La terribile Famiglia 3 - Elenuccia

di
genere
incesti


Per tutta la notte Amerigo e Evelina si erano agitati nel loro lettone. Evelina sentiva l’eccitazione del marito e decise di allungare la mano e appoggiargliela tra le gambe per cercare conferma delle sue voglie. Trovò un sesso duro e umido cosa che non poteva ignorare. Si alzò e andò nella camera dove dormiva Elenuccia, la nuova sguattera della cucina.
La ragazza dormiva con una camicia da notte larga, uno scialle rosa sulle spalle e i capelli legati a treccia. Evelina non diede spiegazioni, la chiamò e quella venne subito, intimorita e assonnata, entrambe si diressero verso la camera patronale nella quale ardeva ancora il camino intiepidendo l’ambiente.
Non era la prima volta che Evelina provvedeva scegliendo una serva a vantaggio del marito e Amerigo accolse le due donne con un enorme sorriso. Elenuccia era una recluta scelta apposta per fare quella fine, rispecchiava i gusti estetici di Amerigo e sua moglie sapeva sempre scegliere la ragazza che più lo invogliava. Pelle bianca e sottile perché quando venisse punita fossero bel visibili le striature rosse dei colpi. Un bel sederino tondo e polposo che infondeva un senso di accoglienza. Il seno con i capezzoli rosa e piccoli. Gambe lunghe e nervose. La peluria era riccia e bionda, le fessure ancora ben chiuse e l’imene intatto. Nessuno la aveva aperta e solo Amerigo, dal momento che era entrata in quella casa, l’avrebbe potuto fare: esclusiva pratica e privilegio del Padrone.

Elenuccia tremava e teneva gli occhi spalancati. Evidentemente intimorita dai racconti che animavano i pomeriggi nelle cucine, sapeva che quella notte avrebbe sperimentato le cose che aveva solo in parte visto. Era figlia illegittima del proprietario della tenuta confinante. Conosceva tutto su come si conduce una casa, serviva da sempre, ma era normale che appena arrivata in una nuova casa, cominciasse dal basso.
Nella sua casa di origine era stata tenuta al riparo dalle voglie di padroni e servi perché protetta dalla madre, la Favorita del padrone del luogo. Non aveva assaporato spesso la verga, se non in rari casi e solo dal suo padre naturale o dalla moglie legittima, che amava infierire su di lei per fare uno sgarbo alla madre con la quale veniva palesemente tradita. Era infatti lei l’aguzzina più temuta. La sua mano era sempre guantata ma dura e forte. La colpiva con un frustino di pelle e le piaceva colpirla sul seno mentre lasciava il resto ai colpi del marito.

Quella notte Elenuccia sarebbe stata accolta dal suo Padrone e sapeva che sarebbe stata una notte decisiva per la sua vita. Avrebbe dovuto diventare la Favorita, come lo era stata anche sua madre presa e posseduta da giovanissima da colui che le aveva dato la vita. La madre le aveva fatto assistere ad amplessi consumati nella varie camere da letto della tenuta. Alcune camere da letto avevano dei punti di osservazione che permettevano ai pochissimi che li conoscevano di assistere indisturbati alle attività del letto. Sua madre e spesso anche suo padre, la accompagnavano come spettatrice di quei riti matrimoniali e non solo. Suo padre si eccitava sempre e la accarezzava dolcemente mentre lei osservava, tutto però senza prenderla mai fino in fondo. Si abbassava i pantaloni alla fine dello spettacolo e si lasciava assaporare dalla figlioletta che umida e bollente anche nelle parti più segrete, non aveva altro sfogo che godere della soddisfazione del suo padre Padrone.
«Impara Elenuccia, impara… ti servirà questa arte un giorno e potrai ambire a diventare una donna potente da dietro le quinte della scena di una casa ricca. Ti ho già promessa alla moglie di un nostro confinante che cerca una vergine per il marito. Meglio che tu arrivi preparata.»
Queste le parole che il padre le sussurrava dall’intimo del loro punto di osservazione mentre con il dito le sfiorava leggermente le piccole labbra da sotto la gonna e le sentiva umide e calde mentre si contraevano al contatto di quella dolce inquisizione.

Adesso che era nel letto padronale sotto la regia di Evelina, sentiva di essere grata di quella scuola e di quelle intense lezioni che tanto le facevano sentire la necessità di essere riempita in quella bocca che aveva tra le gambe e che sembrava non dovesse saziarsi mai.
Evelina, da seduta su una poltroncina che le permetteva di vedere bene la scena, la fece spogliare dalla camicia di cotone leggero.
Amerigo guardava quel giunco flessuoso e godeva nel sentire il vigore maschile premere contro le coperte. Il giorno dopo avrebbe dovuto iniziare suo figlio a un percorso di severa educazione sessuale, lo avrebbe fatto in compagnia di don Luigi che di certo quella notte non avrebbe dormito per il pulsare del desiderio. Meglio sfogare ora su quella giovenca il suo ardore e essere il più freddo e controllato possibile davanti a suo figli Giovanni. Il capanno di caccia li attendeva e suo figlio ancora non ne sapeva niente.

Evelina impartiva gli ordini e Elenuccia non doveva fare altro che ubbidire. Mentre Amerigo era sdraiato con la verga eretta ma ancora sotto le coperte, Elenuccia dovette accovacciarsi sul suo viso, tenendosi in equilibrio atta testiera del lettone, per lasciare che il suo profumo ricco di ormoni arrivasse bene alle narici del suo amante. Amerigo la odorò a fondo e con la lingua larga e morbida le asciugava gli umori che il giovane corpo produceva. Un sapore di primavera e di frutti maturi gli sollecitavano le papille gustative e arrivavano come un afrodisiaco al suo ventre che adesso scalciava sotto le coperte.

Questi erano gli unici momento in cui la scena era governata da Evelina. Lei decideva cosa e come e sopratutto quando. Voleva una scena lenta, fatta di dolorose attese, voleva fiumi di seme che schizzavano su e dentro i corpi inondandoli. Voleva che durasse a lungo, tutto a rallentatore mentre le voglie del marito, impetuose e villane venivano per merito della sua spietata regia, tenute sotto controllo da lei. Questo eccitava Evelina!
Gli ordii ora volevano che Elenuccia si girasse mostrando al viso del suo amante il sedere tondo con la fessura appena sfiorata da una peluria chiara, doveva quindi protendersi sul corpo di lui ancora coperto e alitare fiato cado attraverso il lenzuolo, su quel fallo che si muoveva intrepido sotto il tessuto. Caldo alito che prometteva una bocca delicata ma piena di capaci gesta.
Amerigo impazziva nell’attesa, guardava quelle fessure e sapeva che nessuno avrebbe potuto averle se non lui, gli spettavano di diritto. Sarebbe stato faticoso farsi strada in quei sentieri angusti, ma lui avrebbe saputo guadagnare terreno, millimetro su millimetro, fino a porre il suo marchio in quelle nuove terre. Gli piaceva spingere, allargare mentre la sua vittima gemeva.

Elenuccia seguiva le indicazioni alla lettere e cominciò a scoprire quel corpo maschile che ancora non conosceva. lo assaggiava solleticando i punti dei capezzoli, dell’ombelico e poi del pube. Il lenzuolo che copriva il fallo era umido, questo non accelerò la discesa, anzi la rendeva solo più sensuale. Elenuccia si sdraiò su corpo di lui prendendo la sporgenza tra le sue gambe e offrendo il seno a quella bocca che ansimava. Il fallo ora era fasciato dal lenzuolo ma ben stretto tra le gambe di Elenuccia che si muoveva appena quel tanto da non farlo capitolare troppo presto. I capezzoli vennero dovutamente succhiati e resi turgidi dalla lingua e dai denti del suo Padrone tanto da farla gemere.

Con un sussurro Evelina ordinò di cambiare la scena e il lenzuolo scivolò giù insieme alla bocca di Elenuccia che prese a succhiare e baciare le caviglie e le dita dei piedi per risalire lenta verso l’inguine. Amerigo teneva la treccia di capelli tra le mani e la tirava leggermente verso il suo totem eretto davanti al quale Elenuccia avrebbe dovuto inchinarsi ancora molte e molte altre volte. Arrivata al culmine della risalita, la lingua rosa indugiò sulla punta rossa e, come aveva avuto modo di osservare molte volte, si agitò tintinnando e premendo su quel filetto teso che tanto era sensibile al tocco magico.
Amerigo non poteva e non voleva più aspettare. Evelina lo capì e sciolse ogni veto lasciando al marito la conquista completa.
Lui fece distendere Elenuccia e puntò la punta larga sul suo sesso. Voleva vederla in faccia mentre la lacerava, sentire i gemiti e puntare gli occhi negli occhi pieni di lacrime di lei. Ebbe per un attimo la sensazione di avere già visto quel viso dolce, ma non capiva dove. Non si sarebbe fermato anzi, avrebbe prolungato con spinte leggere ma dolorose lo strappo della membrana. La ragazza doveva ricordare a lungo il momento della sua iniziazione.
La giovane cercava di allentare la resistenza che il dolore le imponeva, il passaggio era stretto e l’uomo era fornito di una arnese troppo grande per quella prima volta. Elenuccia suo malgrado gli sfuggiva e a quel punto non restava che una cosa da fare. Evelina si avvicinò al lettone, si mise dietro le spalle di Elenuccia mantenendola a disposizione della pressa del marito, le accarezzò la treccia amorevolmente e le sussurrò alcune parole.
« E’ inevitabile, smetti di resistere e andrà tutto bene. Ricorda che hai altre vie che dovranno essere conquistate. Non rendere tutto più difficile.»
Un’ultima spinta e Amerigo ruppe le linee di difesa. Entro dolcemente chiudendo gli occhi mentre sentiva che i muscoli giovani e forti di lei lo massaggiavano e lo succhiavano come una bocca esperta. Elenuccia lacrimava e gemeva mentre lui immobile si faceva succhiare il membro dai muscoli forti che lo imprigionavano. Era così bello e così nuovo che rinunciò a montarla con colpi forti di conquista, come era solito fare. Lasciò fare a lei mentre sentiva un’onda che montava dalle caviglie e che inarrestabile, lo avrebbe scosso nel profondo fino a farlo eruttare lava bollente.

Per quella notte non poteva di più. Il giorno arrivava e lui doveva recuperare le forze. L’ultima cosa che vide prima di addormentarsi furono le macchie di sangue sul lenzuolo e Elenuccia che dolorante, usciva dalla sua camera. Il sogno di quella note fu un dejavu. Una donna incontrata una volta molti anni prima ai confini della sua tenuta. L’aveva presa senza chiedere e lei gli aveva fatto provare per la prima volta il piacere che Elenuccia gli aveva appena regalato. Lo stesso movimento dei forti muscoli della vagina. Un risucchio che lo aveva svuotato di tuto lo sperma e lasciato senza fiato, senza forze. Poi lei era sparita.
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scritto il
2023-02-16
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