Desiderio realizzato - seconda parte
di
Barsine
genere
prime esperienze
...
“...messa su un tavolo, oggetto del piacere di più persone”. Cazzo allora era tutto vero.
Sandra non si era ancora ripresa dalla sorpresa di essere baciata da una donna che sentì la bocca “femminile” che scendeva sul suo seno e iniziava a torturare dolcemente il capezzolo. Inutile negarlo, quella accoppiata di baci, destra sinistra non poteva certo non definirli intriganti. Non capiva più dove finiva l’aspetto fisico e iniziava quello mentale, quanto impattasse la sua privazione della vista, quanto l’idea che da qualche parte ci fosse anche Alessandro a guardare e a godere del suo piacere.
Ormai era più che convinta che Alessandro fosse in disparte a godersi tutto. Sorpresa dopo sorpresa, già sapeva che la strada per arrivare ad assaggiare quel corpo tanto desiderato era ancora lunga. Ma adesso doveva tornare sulla terra perché i due baci sui capezzoli, quella coppia di labbra, di denti, quelle due lingue che torturavano entrambi i suoi capezzoli iniziavano ad essere piacevolmente ingorde e insistenti.
Come aveva detto in una chat Alessandro? Il 99% dei primi orgasmi di una donna stanno nel cervello e non tra le gambe. Bisogna solo saperli trovare. Cazzo. Queste due bocche di questi due sconosciuti sapevano cercare il suo orgasmo e sapevano tirarlo fuori dalle profondità del suo cervello, farlo scivolare lungo il seno e farlo precipitare eccome tra le sue gambe.
Il bacio femminile era più delicato, più sofisticato, più lento ma più porco. La lei che la baciava si stava godendo il suo capezzolo e lo succhiava e lo mordicchiava come se volesse tirarne fuori un latte a cui Sandra non aveva ancora mai pensato. Forte, deciso, doloroso, eccitante.
Il bacio maschile era invece più deciso, più avvolgente. Ormai sentiva la mano del maschio che stringeva il seno, la palpava, la faceva sentire posseduta, una mano decisa, vogliosa, quasi grezza nel suo carezzare, se non fosse stato per il folle desiderio che scivolava sul corpo di Sandra.
Sandra chiuse gli occhi sotto la benda e decise di farsi cullare dalle emozioni che quelle due vogliose bocche e quella coppia di mani le stavano procurando. L’aveva detto Alessandro: “goditi ogni istante del tuo tempo”. E lei se lo stava godendo.
Un nuovo tocco la fece trasalire. Emerse lentamente dall’estasi in cui era precipitata per rendersi nuovamente conto che stava succedendo qualcosa attorno a lei. Le bocche continuavano a pasteggiare sui suoi seni quando ormai in maniera definita si rese conto che entrambe le mani erano adesso occupate. Due uomini avevano deciso di appoggiare due sessi sulle sue mani aperte e legate lungo il bordo del tavolo. Sì, non c’erano dubbi. Erano proprio due cazzi caldi, vellutati, duri, nodosi. Due cazzi eccitati che le erano stati letteralmente “messi in mano”.
Non appena si rese conto del contatto e ne prese coscienza, la reazione istintiva fu quella di stringere e impugnare entrambi i doni che le erano stati fatti.
Il cazzo di sinistra era decisamente importante. Lo sentiva. Cavoli ancora una volta Sandra era colpita da quanto aveva detto Alessandro in chat. “Vedrai che la privazione dei sensi ti farà sentire e vedere tante cose sotto una prospettiva completamente diversa”. Cavoli. Riusciva a determinare la dimensione del cazzo solo dal tocco anche neanche così comodo della mano. Era bastato stringerlo e impugnarlo per pochi secondi per capire che il cazzo di sinistra era un “signor cazzo”. Non che quello di destra fosse pessimo. Anzi. Era molto bello, caldo, pieno, serico, decisamente nodoso e pieno ma quello di sinistra aveva un fascino tutto suo. Il tocco della pelle era quasi magico. Come se fosse fresco al tocco e caldo alla percezione. Cavoli, questa benda e questi legami la stavano mandando fuori di testa. Stava immaginando cose che non aveva mai pensato. Stava quasi dando un nome ai singoli cazzi, alle labbra. Oggetti di piacere che si godevano il suo corpo nudo.
Il tocco sincrono delle quattro nuove mani sulla sua pelle la richiamarono ad una realtà immediata. Adesso ne era certa. C’era un regista a coordinare tutti questi movimenti. Sicuramente lei era rapita e persa dal piacere ma tutta questa precisione dei movimenti, questa sincronia era organizzata. E l’organizzatore non poteva essere che lui. Alessandro.
Le mani si appoggiarono sui fianchi e la carezzarono dolcemente mentre i due cazzi, adesso ben stretti nelle mani di Sandra, iniziarono lentamente a muoversi avanti e indietro come se volessero scoparsi le mani. Non era lei che stava facendo una sega a loro. Erano loro che le stavano scopando le mani.
Sandra fece un rapido appello di tutte le aggressioni al suo corpo: due bocche sui capezzoli, quattro mani sui seni, due cazzi nelle sue mani, quattro nuove mani che le stavano carezzando i fianchi scendendo lentamente ma inesorabilmente verso la sua fica.
Il suo cervello, il famoso contenitore di orgasmi, stava iniziando ad essere pieno. Lo sentiva. Sentiva il piacere che scivolava sulla sua pelle. Un graffio forse involontario della bocca femminile sul suo seno sinistro le procurò una scossa di piacere che collegata ad una spinta decisamente più decisa del cazzo di destra la portarono oltre il precipizio. Stava godendo. Il suo primo orgasmo su quel tavolo era arrivato.
Quel graffio, quel bacio, quella spinta, quel cazzo nodoso, quella donna accanto a lei. Non sapeva a chi e a cosa imputare il suo primo orgasmo ma stava venendo. Sì. Lo sapeva che gli altri lo sapevano. Quando veniva era decisamente chiaro a tutti. Soprattutto se l’orgasmo era così violento e deciso come quello che stava provando. I suoi addominali contratti si muovevano in maniera indipendente. la sua pancia mostrava a tutti gli invitati a quel tavolo quanto lei si stesse godendo quel momento.
Era venuta. E neanche l’avevano toccata tra le gambe. O forse si sbagliava. Eh sì forse persa com’era nel piacere, non aveva registrato il percorso delle quattro mani che dai fianchi erano scese sulla sua fica. Adesso che riemergeva da quell’ondata di piacere che era stato il suo primo orgasmo bendata e legata, riusciva a sentire perfettamente le mani che la carezzavano, la esploravano, giocavano con il suo clitoride, con le sue grandi labbra.
“Se adesso entrano dentro di me..”. Non fece in tempo a formulare il pensiero che la mano “sinistra” sulla sua fica decise di entrare in maniera decisa e sicura tra le sue grandi labbra. Il medio si insinuò dentro la sua fica e trovandola completamente allagata, scivolò interamente quasi risucchiato dai suoi muscoli. Giusto il tempo di rendersi conto di questa nuova invasione che le dita diventarono due. Medio e anulare a scavare dentro di lei. Una due e non arrivò alla terza spinta che il suo cervello rilasciò una nuova ondata di piacere nel suo corpo. Eccolo il suo secondo orgasmo.
Sandra lo sapeva. Lei era fatta così. Il primo magari ci metteva un po’ ma poi il secondo lo seguiva sempre quasi immediatamente. Lo sentì pieno, forte, violento. Una nuova scossa di piacere lungo la sua colonna vertebrale, una contrazione della pancia e adesso sì finalmente la sua fica poteva aggrapparsi a qualcosa. Quelle due dita che la stavano violando.
Riemergendo dal piacere si rese conto che una mano “destra” la stava masturbando lenta ma decisa sulla clitoride mentre la mano “sinistra”, appena rilasciata dalla sua morsa di piacere, tornava a scavare e cercare nuove aree sensibili.
Stava perdendo il controllo. Lo sentiva. Erano troppe le sollecitazioni. Seni, labbra, capezzoli, mani, cazzi, dita, fica. Glielo aveva detto. Alla fine sarà un’orchestra di emozioni e sensazioni a capo di tutto quel piacere ci sarà un direttore che gestirà e organizzerà il tuo piacere. Gli orgasmi iniziavano a contarsi a coppie, si mescolavano, si alternavano, tra contrazioni e rilassamenti, tra schiene inarcate e tremori di gambe.
Ormai era difficile capire chi facesse cosa. Erano veramente troppe le invasioni nella sua libidine, nel suo desiderio. Mai avrebbe pensato che così tante persone attorno a lei le potessero dedicare così tante attenzioni tutte insieme e che il tutto fosse così tremendamente erotico e eccitante.
Lentamente da questo turbinio di emozioni, Sandra si rese conto che erano emersi due nuovi “strumenti” di piacere. Questo proprio non se lo aspettava. Ma quando l’aveva detto? Era certa di non averla mai confessata questa sua folle voglia. Da quale chat aveva tirato fuori questa sua intima trasgressione mai confessata neanche al marito?
Quando aveva ammesso che adorava essere leccata sotto i piedi?
Eppure la stavano leccando. Cavolo sì. Due lingue le stavano leccando le piante dei piedi e la sensazione era veramente stupenda. Ecco. Questo non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuno dei suoi partner. Qualcuno ci aveva giocato attorno ma mai così sfacciatamente. Le stavano lavando i piedi a colpi di lingua. Ahhhh ma ancora sta cosa?
La lingua di destra era nuovamente di una lei. I capelli lunghi erano una buona indicazione. Una seconda donna attorno a quel tavolo? Ma quando aveva confessato questa sua intangibile voglia di essere sedotta da una donna?
Una donna e un uomo le stavano leccando i piedi. Oh la lingua tra le dita dei piedi. Cavoli che sensazione. L’aveva sempre pensato che le donne fossero delle “leccatrici” più abili. Come non fare un paragone tra la lingua “femminile” e quella “maschile”. La prima, lieve e delicata, dava colpi leggeri ma precisi. Si insinuava tra le dita e afferrava con le labbra la punta delle dita per succhiarle piano piano. La seconda invece più ingorda e vogliosa dava leccate lente e profonde che sembrava volessero toglierle la pelle di dosso.
Oh. Cavoli. Ecco che entrambe, come dirette da uno splendido direttore d’orchestra, avevano deciso di prendere l’alluce e affondarlo tra le loro labbra bollenti. Neanche il tempo di rendersi conto del piacere che provocava questa simulazione di pompino che Sandra sentì nuovamente la sua pancia contrarsi. Un nuovo orgasmo scendeva rapido tra le sue gambe e le invadeva la fica e la testa di piacere liquido. Contrazioni vaginali, schiena inarcata, muscoli tesi, cervello totalmente in panne.
E come se avessero capito che si stava avvicinando il gran finale, tutti i convitati al tavolo ripresero le loro attività lubriche sul corpo di Sandra. Dal seno dai capezzoli ormai consumati dai baci, alle mani che accoglievano quei due cazzi caldi pronti a sborrare, alle mani nella fica che la penetravano e la scavavano, le bocche attorno agli alluci che la succhiavano.
Adesso basta cazzo. Sandra urlò il suo piacere, trasgredendo l’ordine di non dire una parola, e rilasciò un mix di parole sconnesse, richieste, parolacce, voglie represse.
Tutto inframezzato da una sequenza di orgasmi che ormai non finiva più. Arrivava il piacere e appena riprendeva minimamente coscienza di dove fosse, veniva travolta nuovamente da un’altra ondata di piacere che la riportava sotto acqua. Ogni orgasmo ormai era il seguito del precedente.
“Perderai il conto dei tuoi orgasmi”. Mai avrebbe pensato di provare quelli che Alessandro aveva definito “orgasmi a grappoli”. Ecco sì. Adesso capiva di cosa stesse parlando. Oh … una schizzata bollente sulla sua pelle. Sul suo fianco. Doveva essere il cazzo di sinistra che aveva schizzato il suo piacere sulla sua pelle infuocata. Due dita che sapevano di figa nella sua bocca. Umori della sua figa o della figa di una delle invitate al tavolo? Un altro schizzo sul seno, sul viso … sul monte di venere. Ma che si erano messi d’accordo. Come era possibile. Forse era lei che aveva perso la cognizione del tempo, dello spazio, del piacere.
Ecco. Si sono fermati. Sì. Adesso nessuna la tocca. Nessuno la penetra. Nessuna la bacia. Nessuno la succhia. Gli uomini e le donne attorno al tavolo sembra che si siano ritratti. L’hanno lasciata sola. Adesso è il momento del riposo. Il momento di tornare dentro il mondo reale. Il momento di tornare Sandra e non più un oggetto di desiderio per i convitati.
Sandra è sola. Lo sente. Non c’è più nessuno attorno a lei. Anzi no. Forse si sbaglia. Una persona è rimasta. Forse è sempre stata lì accanto a lei. Sul palco. Davanti a quella orchestra che dirigeva in maniera così sublime.
Sente le mani che la sfiorano. Sente la benda che l’ha privata della vista che viene dolcemente slegata.
“Sei una troia”. “La mia magnifica troia”.
“Grazie Ale”.
Questo racconto è ispirato a fatti realmente accaduti/accadibili ed è un tributo alla mia musa che so essere lettrice indefessa e pluriorgasmica.
“...messa su un tavolo, oggetto del piacere di più persone”. Cazzo allora era tutto vero.
Sandra non si era ancora ripresa dalla sorpresa di essere baciata da una donna che sentì la bocca “femminile” che scendeva sul suo seno e iniziava a torturare dolcemente il capezzolo. Inutile negarlo, quella accoppiata di baci, destra sinistra non poteva certo non definirli intriganti. Non capiva più dove finiva l’aspetto fisico e iniziava quello mentale, quanto impattasse la sua privazione della vista, quanto l’idea che da qualche parte ci fosse anche Alessandro a guardare e a godere del suo piacere.
Ormai era più che convinta che Alessandro fosse in disparte a godersi tutto. Sorpresa dopo sorpresa, già sapeva che la strada per arrivare ad assaggiare quel corpo tanto desiderato era ancora lunga. Ma adesso doveva tornare sulla terra perché i due baci sui capezzoli, quella coppia di labbra, di denti, quelle due lingue che torturavano entrambi i suoi capezzoli iniziavano ad essere piacevolmente ingorde e insistenti.
Come aveva detto in una chat Alessandro? Il 99% dei primi orgasmi di una donna stanno nel cervello e non tra le gambe. Bisogna solo saperli trovare. Cazzo. Queste due bocche di questi due sconosciuti sapevano cercare il suo orgasmo e sapevano tirarlo fuori dalle profondità del suo cervello, farlo scivolare lungo il seno e farlo precipitare eccome tra le sue gambe.
Il bacio femminile era più delicato, più sofisticato, più lento ma più porco. La lei che la baciava si stava godendo il suo capezzolo e lo succhiava e lo mordicchiava come se volesse tirarne fuori un latte a cui Sandra non aveva ancora mai pensato. Forte, deciso, doloroso, eccitante.
Il bacio maschile era invece più deciso, più avvolgente. Ormai sentiva la mano del maschio che stringeva il seno, la palpava, la faceva sentire posseduta, una mano decisa, vogliosa, quasi grezza nel suo carezzare, se non fosse stato per il folle desiderio che scivolava sul corpo di Sandra.
Sandra chiuse gli occhi sotto la benda e decise di farsi cullare dalle emozioni che quelle due vogliose bocche e quella coppia di mani le stavano procurando. L’aveva detto Alessandro: “goditi ogni istante del tuo tempo”. E lei se lo stava godendo.
Un nuovo tocco la fece trasalire. Emerse lentamente dall’estasi in cui era precipitata per rendersi nuovamente conto che stava succedendo qualcosa attorno a lei. Le bocche continuavano a pasteggiare sui suoi seni quando ormai in maniera definita si rese conto che entrambe le mani erano adesso occupate. Due uomini avevano deciso di appoggiare due sessi sulle sue mani aperte e legate lungo il bordo del tavolo. Sì, non c’erano dubbi. Erano proprio due cazzi caldi, vellutati, duri, nodosi. Due cazzi eccitati che le erano stati letteralmente “messi in mano”.
Non appena si rese conto del contatto e ne prese coscienza, la reazione istintiva fu quella di stringere e impugnare entrambi i doni che le erano stati fatti.
Il cazzo di sinistra era decisamente importante. Lo sentiva. Cavoli ancora una volta Sandra era colpita da quanto aveva detto Alessandro in chat. “Vedrai che la privazione dei sensi ti farà sentire e vedere tante cose sotto una prospettiva completamente diversa”. Cavoli. Riusciva a determinare la dimensione del cazzo solo dal tocco anche neanche così comodo della mano. Era bastato stringerlo e impugnarlo per pochi secondi per capire che il cazzo di sinistra era un “signor cazzo”. Non che quello di destra fosse pessimo. Anzi. Era molto bello, caldo, pieno, serico, decisamente nodoso e pieno ma quello di sinistra aveva un fascino tutto suo. Il tocco della pelle era quasi magico. Come se fosse fresco al tocco e caldo alla percezione. Cavoli, questa benda e questi legami la stavano mandando fuori di testa. Stava immaginando cose che non aveva mai pensato. Stava quasi dando un nome ai singoli cazzi, alle labbra. Oggetti di piacere che si godevano il suo corpo nudo.
Il tocco sincrono delle quattro nuove mani sulla sua pelle la richiamarono ad una realtà immediata. Adesso ne era certa. C’era un regista a coordinare tutti questi movimenti. Sicuramente lei era rapita e persa dal piacere ma tutta questa precisione dei movimenti, questa sincronia era organizzata. E l’organizzatore non poteva essere che lui. Alessandro.
Le mani si appoggiarono sui fianchi e la carezzarono dolcemente mentre i due cazzi, adesso ben stretti nelle mani di Sandra, iniziarono lentamente a muoversi avanti e indietro come se volessero scoparsi le mani. Non era lei che stava facendo una sega a loro. Erano loro che le stavano scopando le mani.
Sandra fece un rapido appello di tutte le aggressioni al suo corpo: due bocche sui capezzoli, quattro mani sui seni, due cazzi nelle sue mani, quattro nuove mani che le stavano carezzando i fianchi scendendo lentamente ma inesorabilmente verso la sua fica.
Il suo cervello, il famoso contenitore di orgasmi, stava iniziando ad essere pieno. Lo sentiva. Sentiva il piacere che scivolava sulla sua pelle. Un graffio forse involontario della bocca femminile sul suo seno sinistro le procurò una scossa di piacere che collegata ad una spinta decisamente più decisa del cazzo di destra la portarono oltre il precipizio. Stava godendo. Il suo primo orgasmo su quel tavolo era arrivato.
Quel graffio, quel bacio, quella spinta, quel cazzo nodoso, quella donna accanto a lei. Non sapeva a chi e a cosa imputare il suo primo orgasmo ma stava venendo. Sì. Lo sapeva che gli altri lo sapevano. Quando veniva era decisamente chiaro a tutti. Soprattutto se l’orgasmo era così violento e deciso come quello che stava provando. I suoi addominali contratti si muovevano in maniera indipendente. la sua pancia mostrava a tutti gli invitati a quel tavolo quanto lei si stesse godendo quel momento.
Era venuta. E neanche l’avevano toccata tra le gambe. O forse si sbagliava. Eh sì forse persa com’era nel piacere, non aveva registrato il percorso delle quattro mani che dai fianchi erano scese sulla sua fica. Adesso che riemergeva da quell’ondata di piacere che era stato il suo primo orgasmo bendata e legata, riusciva a sentire perfettamente le mani che la carezzavano, la esploravano, giocavano con il suo clitoride, con le sue grandi labbra.
“Se adesso entrano dentro di me..”. Non fece in tempo a formulare il pensiero che la mano “sinistra” sulla sua fica decise di entrare in maniera decisa e sicura tra le sue grandi labbra. Il medio si insinuò dentro la sua fica e trovandola completamente allagata, scivolò interamente quasi risucchiato dai suoi muscoli. Giusto il tempo di rendersi conto di questa nuova invasione che le dita diventarono due. Medio e anulare a scavare dentro di lei. Una due e non arrivò alla terza spinta che il suo cervello rilasciò una nuova ondata di piacere nel suo corpo. Eccolo il suo secondo orgasmo.
Sandra lo sapeva. Lei era fatta così. Il primo magari ci metteva un po’ ma poi il secondo lo seguiva sempre quasi immediatamente. Lo sentì pieno, forte, violento. Una nuova scossa di piacere lungo la sua colonna vertebrale, una contrazione della pancia e adesso sì finalmente la sua fica poteva aggrapparsi a qualcosa. Quelle due dita che la stavano violando.
Riemergendo dal piacere si rese conto che una mano “destra” la stava masturbando lenta ma decisa sulla clitoride mentre la mano “sinistra”, appena rilasciata dalla sua morsa di piacere, tornava a scavare e cercare nuove aree sensibili.
Stava perdendo il controllo. Lo sentiva. Erano troppe le sollecitazioni. Seni, labbra, capezzoli, mani, cazzi, dita, fica. Glielo aveva detto. Alla fine sarà un’orchestra di emozioni e sensazioni a capo di tutto quel piacere ci sarà un direttore che gestirà e organizzerà il tuo piacere. Gli orgasmi iniziavano a contarsi a coppie, si mescolavano, si alternavano, tra contrazioni e rilassamenti, tra schiene inarcate e tremori di gambe.
Ormai era difficile capire chi facesse cosa. Erano veramente troppe le invasioni nella sua libidine, nel suo desiderio. Mai avrebbe pensato che così tante persone attorno a lei le potessero dedicare così tante attenzioni tutte insieme e che il tutto fosse così tremendamente erotico e eccitante.
Lentamente da questo turbinio di emozioni, Sandra si rese conto che erano emersi due nuovi “strumenti” di piacere. Questo proprio non se lo aspettava. Ma quando l’aveva detto? Era certa di non averla mai confessata questa sua folle voglia. Da quale chat aveva tirato fuori questa sua intima trasgressione mai confessata neanche al marito?
Quando aveva ammesso che adorava essere leccata sotto i piedi?
Eppure la stavano leccando. Cavolo sì. Due lingue le stavano leccando le piante dei piedi e la sensazione era veramente stupenda. Ecco. Questo non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuno dei suoi partner. Qualcuno ci aveva giocato attorno ma mai così sfacciatamente. Le stavano lavando i piedi a colpi di lingua. Ahhhh ma ancora sta cosa?
La lingua di destra era nuovamente di una lei. I capelli lunghi erano una buona indicazione. Una seconda donna attorno a quel tavolo? Ma quando aveva confessato questa sua intangibile voglia di essere sedotta da una donna?
Una donna e un uomo le stavano leccando i piedi. Oh la lingua tra le dita dei piedi. Cavoli che sensazione. L’aveva sempre pensato che le donne fossero delle “leccatrici” più abili. Come non fare un paragone tra la lingua “femminile” e quella “maschile”. La prima, lieve e delicata, dava colpi leggeri ma precisi. Si insinuava tra le dita e afferrava con le labbra la punta delle dita per succhiarle piano piano. La seconda invece più ingorda e vogliosa dava leccate lente e profonde che sembrava volessero toglierle la pelle di dosso.
Oh. Cavoli. Ecco che entrambe, come dirette da uno splendido direttore d’orchestra, avevano deciso di prendere l’alluce e affondarlo tra le loro labbra bollenti. Neanche il tempo di rendersi conto del piacere che provocava questa simulazione di pompino che Sandra sentì nuovamente la sua pancia contrarsi. Un nuovo orgasmo scendeva rapido tra le sue gambe e le invadeva la fica e la testa di piacere liquido. Contrazioni vaginali, schiena inarcata, muscoli tesi, cervello totalmente in panne.
E come se avessero capito che si stava avvicinando il gran finale, tutti i convitati al tavolo ripresero le loro attività lubriche sul corpo di Sandra. Dal seno dai capezzoli ormai consumati dai baci, alle mani che accoglievano quei due cazzi caldi pronti a sborrare, alle mani nella fica che la penetravano e la scavavano, le bocche attorno agli alluci che la succhiavano.
Adesso basta cazzo. Sandra urlò il suo piacere, trasgredendo l’ordine di non dire una parola, e rilasciò un mix di parole sconnesse, richieste, parolacce, voglie represse.
Tutto inframezzato da una sequenza di orgasmi che ormai non finiva più. Arrivava il piacere e appena riprendeva minimamente coscienza di dove fosse, veniva travolta nuovamente da un’altra ondata di piacere che la riportava sotto acqua. Ogni orgasmo ormai era il seguito del precedente.
“Perderai il conto dei tuoi orgasmi”. Mai avrebbe pensato di provare quelli che Alessandro aveva definito “orgasmi a grappoli”. Ecco sì. Adesso capiva di cosa stesse parlando. Oh … una schizzata bollente sulla sua pelle. Sul suo fianco. Doveva essere il cazzo di sinistra che aveva schizzato il suo piacere sulla sua pelle infuocata. Due dita che sapevano di figa nella sua bocca. Umori della sua figa o della figa di una delle invitate al tavolo? Un altro schizzo sul seno, sul viso … sul monte di venere. Ma che si erano messi d’accordo. Come era possibile. Forse era lei che aveva perso la cognizione del tempo, dello spazio, del piacere.
Ecco. Si sono fermati. Sì. Adesso nessuna la tocca. Nessuno la penetra. Nessuna la bacia. Nessuno la succhia. Gli uomini e le donne attorno al tavolo sembra che si siano ritratti. L’hanno lasciata sola. Adesso è il momento del riposo. Il momento di tornare dentro il mondo reale. Il momento di tornare Sandra e non più un oggetto di desiderio per i convitati.
Sandra è sola. Lo sente. Non c’è più nessuno attorno a lei. Anzi no. Forse si sbaglia. Una persona è rimasta. Forse è sempre stata lì accanto a lei. Sul palco. Davanti a quella orchestra che dirigeva in maniera così sublime.
Sente le mani che la sfiorano. Sente la benda che l’ha privata della vista che viene dolcemente slegata.
“Sei una troia”. “La mia magnifica troia”.
“Grazie Ale”.
Questo racconto è ispirato a fatti realmente accaduti/accadibili ed è un tributo alla mia musa che so essere lettrice indefessa e pluriorgasmica.
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