Notte di tempesta

di
genere
sadomaso

Stasera, mi hai anticipato, mi tratterai molto male. Non per via di qualche demerito particolare ma perché ti va. E anche perché sai che mi piace quando sei spietato. É bastato il tuo messaggio a farmi sentire pronta, a inumidirmi fra le cosce come una ragazzina, a immaginarmi seviziata e sofferente davanti a te, che ogni volta mi fai superare qualche limite. E dall'ufficio corro a casa cercando di anticiparti come mi hai chiesto. Devo attenderti in garage, vestita della tunica trasparente che mi hai portato pochi giorni fa, così che i tuoi fari mi illuminino. So già che dovrò attendere prima che tu entri e mi liberi dalla paura di essere vista dai vicini, a cui permetti già di vedermi quando mi imponi di indossare solo il perizoma nella piscina del residence. Sai che ancora oggi provo imbarazzo a mostrarmi così, che non mi piaccio, nonostante i tuoi complimenti e le tue rassicurazioni. E io accetto perché ti vedo contento, e a me non costa in fondo nulla.
Sono pronta da poco, completamente struccata e vestita come vuoi tu, quando il portone si alza. Deglutisco, preparandomi per quello che vorrai darmi. Mi sgridi perché non indosso scarpe, ma non le avevi menzionate, e con il portone ancora aperto mi dici di spogliarmi e consegnarti la tunica. Vai all'armadietto e tiri fuori l'intimo punitivo, come tu giustamente chiami il set di mutandine e reggiseno che hai completamente foderato di puntine da disegno, e me le porti. Infilo la mutandina, in realtà un boxer di tessuto elastico, e le punte mi rigano le cosce, ma il vero dolore arriva quando sistemo il boxer correttamente, e non c'è un angolo del mio bacino libero da quella sofferenza insinuante, e poi é la volta del reggiseno. Ti guardo mentre mi osservi severo, senza aiutarmi a chiudere i ganci, mentre gemo ad ogni movimento. Chiudi il garage e vieni verso di me, il tuo petto contro il mio mi fa penetrare ancora di più le punte su seni e capezzoli, e con le mani mi stringi il culo rigandomi le guance di lacrime. Mi chiedi se voglio essere legata e io ti dico sì, ti prego, ma tu mi sculacci e mi afferri le tette facendomi urlare, poi mi fai andare a terra e prendi un collare. Seguirti in casa con quell'intimo é feroce, ma l'attrito contro le labbra mi stuzzica e in mezzo ai lamenti c'è anche qualche gemito di piacere. In casa mi fai sedere su una sedia di legno, con il petto verso lo schienale, e mi leghi in modo che non possa sfuggire al patimento ai seni, che il mio stesso peso schiaccia contro il legno. Le gambe aperte lasciano tutto lo spazio alle punte per tormentarmi le labbra, e anche il sedere é trafitto da quelle maledette punte acuminate. Vai a cambiarti e torni nudo ed imponente, e la mia bocca si apre in attesa che tu la riempia. É solo un attimo, il paddle che hai in mano sta per finire sulle mie natiche, e quando mi liberi e mi spogli porto i segni delle puntine e dei colpi. Mi blocchi il magic wand tra le gambe con le corde, poi mi stendi sul tavolo, mi leghi ai quattro piedi e mi applichi gli elettrodi del tens. Fai vari tentativi prima di arrivare a fissarli nei punti peggiori, e vai subito a metà potenza, accendendo anche il wand. Entrambi mi fanno effetto subito, ma non posso concentrarmi né sul piacere che provo per l'uno né sul dolore crescente degli altri, perché il tuo cazzo vuole attenzioni che solo la mia bocca può dargli. Inizio a venire e la pelle bagnata veicola ancora meglio la corrente che diventa insopportabile. Ti imploro con gli occhi ma mi guardi sogghignando, mi dici che ho solo quello che merito e che mi piace. E hai ragione, e mi lascio attraversare dal piacere e dal dolore annullandomi in essi. Fuori ora piove e te ne accorgi, mi stacchi tutto tranne il wand trascinandomi fuori, oltre il portico, nel giardino dove le prime pozzanghere si sono già formate, e mi abbandoni legata per il collo alla catena infissa nel terreno. Ho le mani libere ma so di non poter toccare l'aggeggio che continua a dispensarmi scariche di piacere che iniziano a diventare dolorose, con la pioggia che nonostante la serata sia tiepida mi fa rabbrividire, e so di non poter cercare riparo nemmeno dai tuoi sguardi, limitandomi a contrarmi quando ricevo un nuovo orgasmo. Quando torni a prendermi sono allo stremo, mi liberi facendomi rientrare a quattro zampe, mi metti una maschera da maiale sulla faccia e mi dai uno straccio per asciugarmi, mentre mi frusti per farmi sbrigare, e poi mi leghi nuovamente, a terra con le ginocchia che toccano le spalle, completamente esposta. Ancora non vuoi prenderti il tuo piacere, che io sono ansiosa di darti. Hai due candele, e me ne pianti una molto in profondità nella figa. Sento il calore sulla pelle appena la accendi, ma le gocce che cadranno sulle labbra già tumefatte, sul perineo e sull'ano saranno ancora più terribili, e mentre inizio a gemere per quelle mi versi la cera sciolta dell'altra candela, quella che tieni in mano racchiusa da una coppa di vetro, direttamente sul clitoride. Urlo e ti vedo sorridere, sai che scuotendomi verserò cera in punti non ancora toccati. Sollevi la candela per fare proseguire il mio tormento, togli con le mani la cera raffreddata per farmi sentire ancora e meglio il dolore sulla pelle già sensibile, poi finalmente mi baci, mentre il calore della fiamma continua la sua fatica.
- passerai la notte legata davanti al letto. Voglio che il tuo corpo sia lì per me quando mi sveglio. E probabilmente riprenderò a torturarti. Ma ora mi prenderò il tuo bel culo.
E senza aspettare una mia risposta torni fra le mie cosce, sfili la candela e sollevandomi il bacino mi punti il cazzo contro l'ano, forzandomi lentamente e poi spingendo a fondo. Ormai sono un grumo di dolore, e la penetrazione e l'ultima goccia. Cerco di inarcarmi ma non posso, piango lacrime liberatorie mentre mi prendi con tutta la tua forza. Mi rendo conto di adorarti, da quando ho te, o tu hai me, non potrei mai essere soddisfatta da un rapporto romantico, sento il bisogno di essere trattata come la peggiore delle puttane, di non ricevere il minimo rispetto, di essere usata. Ti guardo mentre ti avvicini al piacere, e vengo un'ultima volta poco prima te, che poco prima dei sussulti finali, prima di inarcarti grugnendo e stringendomi le mani sui fianchi mi lanci uno sguardo quasi tenero, una ruvida dolcezza che mi fa sciogliere.
- vieni padrone - ti sussurro sentendo le tue contrazioni, e un attimo dopo ti svuoti dentro di me, forse aiutato dal mio riconoscimento verbale del tuo dominio su di me. Mi lasci legata e ti stendi accanto a me, ed il tuo bacio é completamente diverso, non é più possesso e non é solo amore, é gratitudine. E so che anche se domani forse riprenderai davvero a torturarmi in qualche altro modo, a umiliarmi in qualche modo fantasioso, questa notte dormirò abbracciata a te, dopo un bagno di mezz'ora almeno in cui mi parli di tutto e di niente, mi coccoli e mi fai sentire la donna più amata del mondo.
scritto il
2023-04-08
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