Vaccanza a casa

di
genere
tradimenti

Ilario tornò provato e cambiato dalla settimana in Spagna. Oltre alle torture e alle privazioni mi aveva visto con un amante quasi fisso, e relegato quasi sempre al ruolo di osservatore non coinvolto della mia vita.
- Sarà questo il mio ruolo d’ora in poi? – appena entrato in casa si era spogliato e aveva aperto tutte le finestre di casa, senza preoccuparsi di essere visto dai vicini.
- Questa settimana ti ha fatto dimenticare anche quel minimo di senso del pudore?
Si abbassò sulle ginocchia davanti a me, con le mani dietro la nuca. Pensai che fosse la posizione d’attesa che Estefania pretendeva da lui al resort.
- Questo schiavo si scusa se ha messo in imbarazzo la padrona.
- Ma dai scemo, non siamo più in vacanza. Se vuoi stare nudo in casa per me va bene, figurati. Ma ai vicini non penso che interessi così tanto la nostra vita privata.
- Devo chiudere?
- No…ma mi andrebbe di andare un po’ di sotto. Mi sei mancato, Ilario. – slacciai qualche bottone della camicetta, mostrandogli l’incavo dei seni in mezzo a cui penzolava la chiave della sua cintura.
- Questo mi fa piacere. – disse alzandosi e dirigendosi verso la scala – ti prevedo.
- Aspettami giù, e prepara la macchina. Per te.
- Sarà fatto.
Salii per farmi una doccia e cambiarmi. Non avevo niente di simile ai costumi di Estefania, così optai per un miniabito di spandex bianco che mi lasciava scoperti i fianchi, e due fasce ampie che coprivano il seno lasciandogli fare capolino dalla scollatura e dai lati. Perfetto per l’abbronzatura che mi ero portata a casa, e per farlo impazzire di desiderio. Scesi, trovandolo bella posizione di prima accanto alla macchina.
- Sistemati, ora.
Docilmente si mise carponi con le estremità vicine alle cinghie, lasciandosi legare. Gli staccai la cintura, permettendogli l’erezione spontanea che avevo già notato.
- Cos’hai pensato quando ti ha inculato?
- È stato molto umiliante, e avrei voluto che ci fossi tu a guardare.
- Perché?
- Era una cosa che speravo facessi tu per prima. Erano in tanti con gli occhi su di me, ma mancavano i tuoi.
- Fa parte dell’essere uno schiavo. E tu lo sei, giusto? O ti è dispiaciuto essere uno schiavo, tra i tanti, anziché lo schiavo come eri stato con me?
- Forse quello. Ma dovrò abituarmi. So di non bastarti più, ma sarò quello che vorrai. Per sempre.
- Per sempre?
- Se mi vorrai sì.
- E se ti innamorassi di un’altra?
- Impossibile.
Gli stuzzicai il cazzo con un piede, facendolo battere contro la sua pancia tesa.
- Se per ipotesi succedesse?
- Vorrei che tu tenessi la chiave, resterei tuo.
- Davvero?
- Sì, sarebbe la mia punizione per averti tradita anche solo con il pensiero.
- Questo è carino da parte tua. Resteresti mio anche senza amarmi più. Ma sai che diventerei molto crudele, per te diventerebbe insopportabile.
- Sì. Ma continuerei a servirti.
- Ti tratterei con indifferenza.
- Che sarebbe la punizione peggiore.
- Allora fai in modo che non succeda. E se invece fossi io a innamorarmi? Vorresti continuare?
- Se tu me lo permettessi sì.
- Comunque vincerei io – gli dissi infilando il grosso dildo dentro di lui a fondo -non riuscirei a liberarmi di te in nessun modo.
- Avresti dei grandi vantaggi.
- Sempre che il mio fantomatico compagno accettasse la tua presenza. Se fosse geloso le cose si complicherebbero.
- Servirei anche lui.
- Sei quasi troppo perfetto Ilario. Ma non credo che succederà. Ho un modo strano di dimostrarlo ma ti amo tantissimo.
- È reciproco.
- E ora – risi accendendo il motorino – vediamo quanto resisti.
Il dildo iniziò a sondargli le viscere, facendolo grugnire per il disagio. Mi inginocchiai davanti a lui quando si abituò al ritmo. Mi stava fissando la scollatura e gli sollevai il mento con la mano.
- Dimmi cos’hai pensato davvero mentre Jeff mi inculava.
- Che ero contenta per te. Che lui poteva darti qualcosa che io non posso darti – iniziò a respirare un po’ più affannosamente – io sono nato schiavo e non posso darti il piacere che si ha ad essere dominati.
- Potremmo provare. Magari una volta mi lascio legare da te e ti prendi qualche rivincita, no? – gli presi i capelli dietro la nuca, scoprendomi un seno con l’altra mano e offrendolo alla sua bocca. Lo prese con la voracità di un assetato a cui si offre l’acqua – ovviamente non potresti fare tutto perché avresti la cintura, ma cosa mi faresti?
- Ti torturerei per avere la chiave
- E poi?
- E mi farei fare un pompino ficcandoti il cazzo fino in gola come ti ho visto fare tante volte, frustandoti la schiena e il culo.
- Interessante. Ce l’hai parecchio duro.
- Dopo quello che ho passato, anche sentirlo così è quasi una novità.
Strisciai sotto di lui e tirai il cazzo verso di me. Sapevo di fargli un po’ male, ma il piacere della mia bocca sarebbe stato superiore.
- Continua, ti sento anche da qui – lo incitai prendendolo finalmente tra le labbra
- Vorrei che le tue amiche ti vedessero ridotta in schiavitù, nuda e al guinzaglio con le tette schiacciate da quei maledetti morsetti. E ti farei dire che preferisci essere la mia schiava che la mia padrona.
Sentii una pulsazione e mi fermai.
- Stavi per venire?
- C’ero quasi…
- Bene, allora aspetto. Voglio che tu venga da solo. Ma stai facendo eccitare.
Ansimò per la frustrazione, dolcissimo nel suo sogno ad occhi aperti di dominazione, imbastito per quello che pensava mi sarebbe piaciuto. Non gli avrei mai permesso di metterla in pratica, non con lui come protagonista almeno. La stimolazione anale stava per farlo scaricare, e non riusciva più a parlare tra i mugolii. Gemette molto forte e a lungo.
- Ti piace prenderlo…
- Sì…ora…
Non finì la frase. Con una smorfia di dolore si contrasse per quanto poteva, inarcando la schiena e scaricando sul pavimento una massa grumosa e giallognola. La pozzanghera era molto più ampia di una normale eiaculazione, e con una consistenza diversa.
- Dovrai pulire – dissi con voce neutra mentre osservavo il cazzo ancora duro che tamburellava contro la sua pancia, come in preda a piccole convulsioni. Non rispose, frustrato per essere venuto in quel modo anziché con me, e il dildo continuava la sua corsa.
- Pensi che lasciandoti lì potresti…venire ancora?
- No, ma mentalmente ho ancora voglia.
- Vedremo, magari fra un po’…
Me ne andai lasciandolo solo, e sul cellulare mi misi a guardare tra i miei contatti, alla ricerca di un nome. Non conoscevo nessuno che mi ispirasse la realizzazione dell’idea che mi era frullata in testa, così chiamai la mia amica del cuore per raccontarle le ultime vicende.
- Sono in zona, potrei passare se ti va.
- Ok, tanto Ilario è fuori – mentii, scendendo per spegnere il motorino.
- Pulisci, con la bocca, e poi attaccati da qualche parte.
Chiusi la porta e risalii per cambiarmi, ma Elena suonò alla porta. Ci avevo messo troppo. Pazienza, Elena mi conosce
- Aspetti qualcun altro? Non credo che quel vestito sia per me. Carino, fa risaltare l’abbronzatura…
- Giochi…con Ilario.
- Dopo una settimana in vacanza arrivate a casa a fare sesso? Bravi!
Le raccontai un po’ della settimana trascorsa in Spagna, e leicmi ascoltò con curiosità come sempre. Per quanto fosse liberale e di mentalità aperta era molto normale, ma si divertiva ad ascoltarmi, perché la portavo in un mondo che per lei era inconcepibile nella pratica. Sull’onda dell’entusiasmo le accennai qualcosa della nuova idea che mi stava germogliando, lamentandomi di non poterla realizzare perché non conoscevo un partner affidabile.
- Roba nuova allora…beh, dovessi farlo io penserei a Diego.
- Diego chi?
- Quello della palestra – e con le mani disegnò quello che per lei era la silhouette di Diego, uno dei nostri istruttori.
- Dici? A me sembra uno quasi disinteressato alle ragazze, a cui dava confidenza solo se si parlava di esercizi.
- A me dà l’idea di uno con dei segreti.
- Ma ci ho parlato due volte.
- E ti guarda quando non te ne accorgi. Alla peggio ti fai una scopata, tanto ormai non sarebbe il primo.
- Boh, sei più psicologa e osservatrice di me.
In effetti aveva ragione, ma dovetti aspettare due mesi prima di riuscire ad arrivare a parlare di una cosa così delicata con lui. Intanto avevo irreggimentato Ilario ad un’uscita mensile dalla cintura, dopo il cambio con una gabbia metallica, molto più efficace anche per le torture con l’elettricità a cui avevo iniziato a sottoporlo, e per la prima volta lo avevo anche mostrato a Elena che, già preparata non si scompose nel vederlo schiavizzato e ingabbiato.
- Quella cosa? – mi chiese davanti a lui – va avanti?
- Lentamente.
- E lui lo sa? Aggiunse indicando Ilario inginocchiato davanti a noi.
- No, come al solito saprà al momento giusto.
Diego non credeva che la mia relazione con Ilario fosse com’era in realtà, ed era contro i suoi principi considerare il sesso con una cliente oltrettutto non single, e non trovai di meglio che invitarlo a cena e dimostrargli come vivevamo. Parlandogli avevo però avuto conferma delle sue attitudini al dominio. Era più sadico che dominatore, e avrebbe lavorato su entrambi.
- Io sarò abbigliata in modo consono a quello che vorrei che facessimo, e lui…
- Sarà nudo, me l’hai detto. Non ci crederò finché non lo vedo. E ti prego, non farne parola con nessuno che verrò da te…
- Stavo per chiederti la stessa cosa. Non mi va che si sparga la voce.
Decidemmo per un venerdì sera, e Diego si presentò comunque con fiori e cioccolatini, come se fosse venuto per un appuntamento romantico. Andai ad aprire la porta con un completino elegante, sotto al quale avevo indossato un set di intimo in pelle che urlava “schiavizzami!”. Diego salutò con nonchalance Ilario, che conosceva di vista.
- Mi aspettavo qualcosa di diverso. O forse no. Però vedo che quello che mi hai raccontato di lui è vero.
- Se vuoi entro subito nel personaggio…padrone.
- Lo preferirei – disse consegnandomi fiori e cioccolatini che passai a mia volta a Ilario – nel frattempo mi piacerebbe avere qualcosa da bere.
Ilario si mosse subito per accontentarlo, mentre io scesi per indossare polsiere e cavigliere, come Ilario. Mi spogliai velocemente dell’abito e tornai poco dopo al piano superiore.
- Così va meglio? – esordii attirando l’attenzione di entrambi nel completo di strisce di pelle che lasciavano molto poco da immaginare del mio corpo e delle mie intenzioni.
- Indubbiamente. E complimenti anche per il lavoro in palestra.
- Contenta che lo abbia notato.
Mi inginocchiai accanto a Ilario ma Diego volle che sedessi accanto a lui sul divano.
- Più tardi – e mi baciò quasi con violenza, esplorandomi la bocca con la lingua a lungo, e so che più che per mostrarmi la sua voglia di me vuole saggiare la sottomissione di Ilario, che è eccitato come al solito senza poterlo nascondere ma non si muove dalla sua posizione di attesa.
- Ora direi di cenare, se non è un problema.
A un mio cenno Ilario si alza e porta due piatti per noi.
- Lui mangerà dopo.
Ceniamo con calma studiata, riuscendo anche ad intessere un po’ di conversazione, ma si vede perfettamente che Diego mi mangia con gli occhi e non vede l’ora di portarmi di sotto.
- Il caffè dopo. Ora vieni qui.
Mi avvicino a lui che mi passa le mani sul corpo, dapprima delicatamente, come per saggiare la consistenza della mia pelle, poi più rudemente, strizzandomi prima le tette e poi il culo nelle mani. È soddisfatto, ma voltandosi verso Ilario mostra un certo disappunto.
- Non l'hai addestrato troppo bene. Continua ad eccitarsi come un ragazzino, lo trovo irriverente.
- Non fa sesso da un mese ormai, non gli lascio molto spazio.
- Capisco. Vorrei la chiave, mi servirà più tardi.
Mi sfilai la catenina dal collo porgendogliela, e lui mi sferrò una pacca sul culo che sicuramente avrebbe lasciato il segno delle dita.
- Ora vorrei vedere questa famosa sala.
Sì alzò e agganciò i polsi di entrambi dietro le schiene, poi raccolse il guinzaglio che mi pendeva sul petto.
- Per quella scala?
- Sì, certo.
Una volta di sotto capi da solo qual era la porta e come aprirla, lasciandoci entrare davanti a lui. Per me era la prima volta che entravo da sottomessa e sentii un’emozione molto forte quando la porta si chiuse dietro di noi.
- Per prima cosa voglio vedervi fare i piccioncini. Sarà divertente.
Ci legò insieme, uno di fronte all’altro e appesi per i polsi, sollevando la barra fino a che fui sulla punta dei piedi, poi mi sfilò i tacchi dai piedi, obbligandomi a stare sulle punte. I nostri corpi si toccavano continuamente perché perdendo l’equilibrio sbattevo contro ad Ilario. Eavamo faccia a faccia, vicinissimi.
- Baciatevi, voglio vedere un po’ di passione tra voi.
Mi sporsi in avanti dei pochi centimetri che ci separavano e lo baciai con tutta la voglia che avevo, senza staccarmi da Ilario che mi ricambiava felice di quella sorpresa. Dai rumori intorno pensai che Diego stesse prendendo qualcosa dall’armadietto, invece dopo un po’ di tempo ad osservarci limonare sentii un sibilo seguito da uno schiocco. Sentii il fianco bruciare e Ilario mi grugnì in bocca. Diego aveva iniziato a frustarlo, colpendo anche me con la punta. Aprii gli occhi mentre Diego si era spostato dietro di me per denudarmi, lasciandomi solo il collare.
- Non vorrei rovinare questa cosetta, ti sta d’incanto.
Spogliandomi mi confermò che anche con me non sarebbe andato leggero, e infatti si alternò nel colpirci, spostandosi attorno a noi per avere ogni angolo, incitandoci a baciarci ancora.
- Chissà da quanto non ce l’hai nuda addosso, ti conviene approfittarne.
Le sue non erano minimamente simili alle frustate ricevute da Jeff, ma riuscii in qualche modo ad abituarmi, al punto che ogni volta che mi riprendevo da una frustata sentivo l’eccitazione del trovarmi lì, e la sfogavo nella bocca di Ilario, che si strisciava contro di me eccitatissimo.
- Ora basta, voglio che vi vediate bene.
Mi staccò da Ilario per legarmi alla tavola, stiracchiandomi al massimo. Era ancora vestito, ancora dolore per me. Diego andò a rovistare nell’armadietto tornando con una serie di morsetti che fissò ai capezzoli di entrambi e alle mie labbra, ma tornò a dedicarsi a Ilario, tormentandolo a lungo con un frustino soprattutto sul petto e sui genitali.
- Mi dicono che oltre che uno schiavo cornuto sei anche un rottinculo.
- È vero, una padrona mi…
Diego lo interruppe afferrandogli le palle e tirando violentemente gli fece piegare le gambe.
- Non ho chiesto la storia della tua vita. Mi basta un sì.
- Sì, sono stato inculato.
- E dopo vedremo quanto ti piace. In due avete cinque buchi, e sono tutti miei. Mi piace abusare dei miei schiavi.
Pensai che avrei finalmente visto Ilario con un altro uomo, e mi partì una scossa che mi fece muovere, alzando il livello del dolore di tutti i morsetti.
- Se vuoi sentire più dolore non hai che da dirlo, troietta.
E venne verso di me per strattonarmeli e strizzarmi le tette con le mani. Urlai.
- Così sensibile? Abbiamo appena iniziato.
Iniziò a spogliarsi, mostrando per intero il bel corpo. Aveva un cazzo strano, che tendeva a sinistra anche in erezione, ed il glande molto più scuro del resto, che mi trovai subito a portata di bocca. Con una mano tirò la testa verso di sé, continuando con l’altra mano a a torturarmi i seni schiaffeggiandoli, strizzandoli e strattonando i morsetti, che staccò e riattaccò dopo averli ruotati.
- Ti faccio male?
Mugolai un sì con la bocca piena del suo cazzo.
- E ti piace.
Non so se mi piacesse, ma ero eccitata per essere una preda inerme. Annuii ancora, e sentii la mano di Diego allungarsi tra le mie cosce.
- Dici la verità, sei fradicia.
Tornò da Ilario, portandolo da me con i polsi nuovamente legati.
- Pulisci questa puttana, avanti.
Ilario obbedì subito chinandosi su di me. I morsetti lo ostacolavano, facendomi anche male ogni volta che li toccava, e Diego riprese la frusta alternandosi su entrambi. Ilario sopportava bene, mentre io continuavo a gemere, un po’ per i colpi e un po’ per la lingua sul clitoride. Diego strattonò via Ilario, mettendolo in ginocchio accanto a me.
- Ora apri la bocca e fai vedere alla troia quanto sei bravo.
Ilario mi guardò con la coda dell’occhio mentre apriva le labbra, poi chiuse le palpebre come se non volesse vedere quello che stava per fare, iniziando a muovere la testa sull’asta che Diego teneva con la mano.
- Bravino, ma dovrai fare pratica – lo irrise Diego prima di lasciarsi sfuggire un gemito di piacere, uscire dalla bocca e strofinargli il cazzo sulla faccia.
- Leccami le palle ora, da bravo
Diego, completamente depilato, fu percorso a lungo dalla lingua di Ilario.
- Sei fortunato che non mi piacciono gli uomini, ma sei una bella troia anche tu!
Lo abbandonò un attimo per liberarmi, spingendomi in ginocchio accanto ad Ilario a cui liberò le mani.
- Da bravi, insieme.
Mi impegnai sul cazzo del padrone, al pari di Ilario, alternandoci sull’asta, sulle palle, e incontrandoci a volte, come se ci stessimo baciando tenendo fra le nostre bocche il cazzo di Diego, in piedi davanti a noi.
- Falle un po’ male, se lo merita.
E Ilario mi prese i morsetti fra le dita, torcendoli e tirandoli in avanti. La bocca piena smorzava i miei gemiti ma non impediva alle lacrime di rigarmi le guance. Ma mi piaceva essere così al centro dell’attenzione. Mi domandai se Diego avrebbe permesso a Ilario di prendermi in qualche modo insieme a lui.
- Ora metti la troia dove stavi prima, poi attaccati da solo a quel gancio là. E vedi di non toccarla troppo, non è tua.
Ilario mi riportò alla barra per legarmi i polsi, e subito dopo Diego mi tolse i morsetti facendomi mugolare, mettendone altri senza aspettare che il dolore si fosse attenuato. Erano più grossi, più forti e dotati di pesetti. Urlai versando anche qualche lacrima, ma Diego non contento girò e annodò attorno a ciascuna tetta una corda, tendendo ancora di più la carne stretta nel morsetto. Credetti di morire, e la pena aumentò quando Diego sollevò la barra tirandomi verso l’alto fino a sollevarmi da terra e lasciarmi sospesa e in lacrime, completando con vari colpi di bullwhip il mio tormento. Osservò soddisfatto la sua opera per tornare a Ilario, a cui legò una corda attorno ai testicoli, attaccando al capo libero ad una barra di metallo, pesante forse un paio di chili.
- Ti piace vedere la puttana torturata?
- No padrone – disse con un filo di voce.
- Eppure hai il cazzo sempre in tiro, o almeno ci prova. Chi dice la verità, tu o lui?
Abbassò lo sguardo senza rispondere, e Ilario tornò da me, abbassandomi finché non arrivai all’altezza giusta. Mi prese le ginocchia con le mani e mi penetrò tenendomi sollevata da terra. I morsetti alle labbra sbattevano ad ogni affondo contro di lui, facendomi un male assurdo, e le tette che ballavano senza sosta mi distraevano dal piacere che volevo sentire. Reclinai la testa all’indietro continuando a piagnucolare, ma in tutto questo sentii montare l’orgasmo, e Diego capendolo si caricò le mie ginocchia sulle spalle per avere le mani libere e toccarmi il clitoride.
- Avanti baldracca, fai sentire che ti piace.
E urlai fortissimo il piacere che mi trafisse l’inguine irradiandosi verso il petto, mentre Diego proseguiva instancabile a muovermi. Uscì da me, e legò le caviglie ai polsi per non dovermi più sostenere. Le tette schiacciate contro le cosce erano due grumi di dolore, mi dolevanoe braccia e mi sentii come i pezzi di bovino appesi nei macelli. La coda lunga dell’orgasmo continuò quasi per un minuto, con Diego che aveva ripreso a scoparmi muovendomi il bacino con le mani come se fossi stata un’altalena.
- Non pensare che sia per darti piacere. Lo faccio per quello là in fondo, che sappia quanto potresti essere troia per lui e invece lo sei per chiunque altro.
- Lo saaaaa. Lo saaaaa
Un attimo prima di proiettarmi in un nuovo orgasmo Diego mi lasciò, e venni rimanendone totalmente insoddisfatta, come uno starnuto abortito che ti libera le vie aeree ma ti lascia la voglia di starbutire ancora. Bastardo, pensai, mentre tornava da Ilario, ci sai fare.
- Pancia sul tavolo, subito – e gli legò polsi e caviglie in modo che potessi vederlo. Prese un profilattico e lo infilò.
- I capobranco di alcuni animali lo fanno per stabilire la sottomissione dei maschi subalterni. È naturale che lo faccia a te, davanti a quell’altra puttana.
Diego entrò nei reni di Ilario quasi senza sforzo, e bastò poco perché entrambi iniziassero a gemere quasi all’unisono. Erano belli, e avrei voluto essere davanti a Ilario per essere leccata da lui quando sollevò la testa, gemendo per il piacere che stava provando. Diego lo stava trattando come la puttana che era diventato, e Ilario aveva deciso di mettere da parte qualsiasi brandello di dignità per donarsi a me in qualunque modo. Diego si fermò dopo avermi guardata, e tornò all’armadietto alla ricerca di qualcosa, tornando trionfante verso di me con una testa vibrante e del nastro adesivo per fissarmela alla coscia prima di azionarla. Ripresi a venire già mentre lui tornava dietro ad Ilario, evidentemente per finire il lavoro con lui, e lo liberò gettandolo sul pavimento per inginocchiarsi dietro di lui e continuare Godere guardando Ilario usato senza ritegno amplificò il mio piacere. Sentii Ilario gorgogliare, e Diego si fermò.
- Alzati, voglio darti un piccolo premio.
Lo portò davanti a me, oscenamente esposta e in preda a una sequenza di orgasmi. Li sentii avvicinarsi, ma ero talmente spossata da aver lasciato la testa cadere all’indietro. Diego mi fu accanto, e quando mi girò la testa ebbi il suo cazzo davanti alla bocca.
- Sei uno schiavo di merda ma meritavi un po’ di piacere anche tu. Incula la troia
- Grazie padrone – Ilario mi afferrò i fianchi e si mise in posizione, forzando dentro di me il cazzo che evidentemente Diego aveva liberato. Urlai il mio dolore, l’umiliazione, il piacere che non potevo evitare. Ero talmente stanca da non riuscire a spompinare Diego, che mi tirava la testa avanti e indietro usando i capelli, mentre Ilario grugniva , ormai vicino all’orgasmo, ma non lo sentivo nemmeno più a causa delle continue contrazioni che mi arrivavano dal coso che mi vibrava sulla figa. Fu invece Diego a scaricarmisi in bocca senza un gemito, un gesto, e sollevai gli occhi su di lui che mi guardava ironico e trionfante.
- Tempo scaduto, coglione. Esci.
- No, ancora un minuto, sto per venire …
Ma Diego lo spinse via, incurante delle lamentele. Sorrisi stancamente, pensando che in fondo se lo era meritato, con tutto quello che aveva passato. Diego invece lo stava legando al tavolaccio, per nulla intenzionato a dargli respiro. Una volta immobilizzato, gli legò una corda attorno al cazzo ed un’altra attorno alle palle. Il cazzo di Ilario sembrava un wurstel deformato, con il glande viola che sporgeva dalla pelle, e per quanto flaccido sembrava lungo come in erezione. Anche le palle sembravano enormi, ma non contento Diego tirò la corda che le teneva in alto, facendo sollevare il bacino dello schiavo dal tavolo tra le sue urla incontrollate, e fissandola ad un gancio sul soffitto.
- Cerca di controllarti o ti farò male sul serio.
Venne il mio turno. Spense e rimosse il vibratore e tolse tutti i morsetti, con le conseguenze immaginabili, lasciandomi le corde attorno ai seni, e dopo avermi legato le mani dietro e le caviglie ai ganci sul pavimento, agganciò le corde sui seni alla barra, iniziando a sollevarmi. Cercai di divincolarmi, inutilmente e facendo il gioco di Diego che rideva di noi.
- Esco a fumarmi una sigaretta, voi non andate da nessuna parte, ok?
Ci lasciò in compagnia uno delle urla dell’altro. Non avevo mai sentito tanto male, e credo fosse lo stesso per Ilario. Quando tornò lo vidi prendere una canna sottile.
- Chi vuole essere il primo?
Nessuno parlò, e Diego si diresse verso di me, iniziando a percuotermi leggermente, ma il dolore si amplificò ulteriormente. Ero appesa per le tette, con i piedi a un paio di centimetri dal suolo, e Diego mi stava battendo sulle tette come fossero un tamburo.
- Basta ti prego, non ce la faccio più. Ti farò quello che vuoi, ma fermati – piansi disperata, e Diego capì che ero molto oltre il mio limite liberandomi di tutto.
- Sei sempre la mia schiava?
- Sì – risposi massaggiandomi i seni che sembravano bruciare più di ogni altra parte del corpo – farò quello che vuoi, ma non farmi più male.
- Va bene. Di lui che facciamo?
Ilario aveva smesso di gridare, ma tremava tutto, come se fosse anche lui al limite.
- Almeno tira giù anche lui.
- Volevo provare un altro paio di cose che ho visto…pensi che ci rivedremo? Qui, intendo.
- A parte l’ultima cosa mi sono divertita. In pratica non abbiamo quasi scopato però. Non ti piace proprio? Non ti piaccio abbastanza io forse…
- Tutt’altro, ma è raro trovare qualcuno che mi faccia sbizzarrire così e ne ho approfittato. Ti lascio il tempo di fare una doccia – disse liberandomi le mani – io provo una cosa con lui e poi saliamo. Se mi ospiti ti darei un’altra ripassata nel vostro letto.
- Dubito che sentirò qualcosa, ma lo faccio come schiava obbediente, va bene?
- Ok. Ora vai.
- A lui che farai?
- Voglio provare l’elettricità, non l’ho mai fatto e ho visto che hai qualcosa.
- Ti lascio fare.
Salii e mi godetti davvero lo scroscio dell’acqua calda sul corpo. Mi spaventai un po’ guardandomi nello specchio, con il viso stravolto e le occhiaie scavate. Ero piena di segni e i seni non sembravano più nemmeno i miei, ma dopo un po’ di massaggi restarono solo le frustate e una cornice violacea attorno alle tette. E non potevo letteralmente sfiorarmi tra le gambe, tanto ero tumefatta e gonfia. Mi domandai come avrei retto un’altra Diego mi raggiunse seguito da Ilario, nuovamente ingabbiato e immaginai senza essere riuscito a venire.
- Va meglio?
- Molto.
Diego era ancora in assetto di guerra, evidentemente l’ultima tortura su Ilario lo aveva eccitato, e si stese sul letto toccandosi.
- Pensavo di liberarlo e permettergli di masturbarsi mentre noi facciamo le cose da grandi, ma la sua padrona sei tu…
- Ma tu hai la chiave. Forse è una buona idea, prima sei stato perfido.
- È abituato, credo. E poi ti stava inculando per la prima volta, credevo che finisse in pochi secondi. – fece avvicinare Ilario per togliergli la cintura, poi fece un cenno a me - Vieni qui.
- Ilario rimase in piedi vicino alla sponda, iniziando a toccarsi, e io salii gattoni sul letto, sostituendo la mia mano a quella di Diego, eccitandolo completamente.
- Penso che dovrai accontentarti del culo, davanti non riesco a sfiorarmi – sorrisi continuando a menarglielo, e guardando Ilario vidi che anche a lui piaceva l’idea. Mi girai, ancora a quattro zampe, offrendo le terga al mio padrone di quella sera, che si alzò sulle ginocchia senza farsi pregare e mi impalò.
- Ti si entra dietro come davanti, sei una troia sfondata. Ma un culo come il tuo non si rifiuta.
Inarcai la schiena, godendomi il senso di sottomissione implicito nel sesso anale passivo. La donna per natura riceve il maschio, ne è posseduta, ma nel culo assume una dimensione completamente diversa, anche perché mentre l’orgasmo maschile è più o meno garantito, quello femminile non lo é. Ci si dà in un modo diverso. Diego accentuò la cosa girandomi un braccio dietro la schiena e facendomi appoggiare la testa sul materasso, e vidi Ilario che si dava piacere da solo, ancora una volta guardandomi con un altro. Gli mandai un bacio, e con la mano libera mi toccai il seno e il fianco, coprendomi poi il seno con la mano, come a privarlo anche di quella vista. Capì, e lo vidi accelerare, schizzando varie volte sul pavimento e su di sé.
- Non muoverti, guarda fino alla fine – gli intimò Diego, che sentivo enorme e pronto a godere dentro di me, ma mi sbagliavo perché continuò ancora parecchio, prendendomi verso la fine entrambi i polsi e tenendomi il busto sollevato dalle lenzuola. Ilario si era messo davanti a me, in ginocchio, come se di tutto quello che succedeva gli interessassi solo io. Osservava le smorfie sul mio volto, e ogni volta che riaprivo gli occhi trovavo i suoi. Riuscii a venire ancora, un orgasmo più mentale che fisico, grazie a lui. Mi eccitava la sua devozione quasi canina, il suo essere così dipendente da me da farmi fare qualsiasi cosa.
- Prendimi le tette – gli dissi – toccale.
Mise le mani a coppa sotto di me, accarezzandole come in adorazione, mentre continuavo a subire l’assalto di Diego, che finalmente venne, rimanendo dentro di me fino a quando fu troppo flaccido. Mi stesi sulle lenzuola, mentre Diego andava a fare una doccia, e tirai Ilario a me per un bacio.
- Che ne pensi?
- È più difficile per me vederti torturata, ma credo che ti sia divertita molto.
- Non è una cosa da fare tutti i giorni, ma ogni tanto potrei anche rifarlo.
- Lui ti piace?
- È bravo. Ma non mi innamorerei di uno così. Preferisco te
scritto il
2023-03-19
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