Erika e lo smalto (teasing and denial, feet, femdom)

di
genere
dominazione


*Brrr Brrr*
Uno squillo.
Erika stava per arrivare. Accessi il fornello e ci appoggiai la moka preparata in precedenza. Mentre aspettavo che il caffè salisse presi tabacco, cartina e filtro e arrotolai la sigaretta facendo attenzione che non ci fossero pieghe e che fosse perfettamente dritta.
Sentii i suoi passi nel cortile, aprii il portoncino al piano terra e corsi a versare il caffè nella tazzina. Zucchero, cucchiaino, caffè, sigaretta, accendino e posacenere immacolato, tutto pronto appena in tempo. Erika era già sulle scale. "Il cioccolatino!" Mi ero scordato il cioccolatino! Corsi a prendere un piattino nella credenza, scartai in fretta la tavoletta di cioccolato, staccai il quadratino di fondente stando attento a non rovinarlo, lo appoggiai vicino alla tazzina di caffè e corsi ad aprire la porta. Feci appena in tempo a farmi trovare con la porta aperta in ginocchio ad aspettarla.
Lei entrando mi buttò in braccio la borsa e si diresse verso la sua tazzina di caffè fumante appena fatto. Mi alzai allora e poggiai la sua borsa sulla sedia vicino alla sua, per poi inginocchiarmi nuovamente e baciare le sue Vans mentre gustava il caffè.
Erika bevve il caffè e accese la sigaretta, ignorando il cioccolatino, come sempre, ma guai non fosse stato lì.
Mi raccontò della sua mattinata e io ascoltavo attentamente mentre baciavo i lacci delle sue scarpe.
"Ascolta, mi devo fare lo smalto oggi, che domani sera vado ad una festa"
"Certo padroncina"
"Voglio tenerti impegnato mentre mi dipingo le unghie, è venerdì, sei negato da cinque giorni, quindi sicuramente sarai arrapato come un cane, non mi va di stare a sentire le tue lodi. E di sicuro non mi puoi toccare mentre metto lo smalto. Quindi facciamo un bel giochino. Vatti a sdraiare sul letto a pancia in su, nudo e bendato. Hai 20 secondi!"
"Si padroncina"
"La borsa cretino!!! Porta la mia borsa!"
" Si padroncina. Scusa padroncina."
Corsi allora in camera da letto, mi spogliai, e mi sdraiai sul letto, misi poi la benda e aspettai.
Sentii la porta aprirsi ed Erika sedersi sulla poltrona accanto al letto.
"Non ti azzardare a muovere un muscolo ok?"
"Si padroncina"
La sentii frugare nella borsa, pensavo stesse prendendo lo smalto.
Ma subito dopo la sentii afferrare il mio pene che crebbe immediatamente al tocco della sua mano.
Poi la sentii appoggiare qualcosa di piccolo e freddo lungo l'asta, legò l'oggetto con quello che credo fosse un elastico per capelli. E all'improvviso...
*Vrrrrrrrrrrr*
"Ora tu te ne stai fermo qui con questo vibratore attaccato al cazzo e devi resistere finché non avrò finito di mettere lo smalto."
"Ma padroncina..."
"Taci! Lo so lo so, non vieni da cinque giorni, sei eccitato, e io sono così bella ecc... Non mi interessa, e lo so che di solito ti do solo 30 secondi per venire, quindi sei abituato a fare infretta, ma oggi devi resistere ok? Se ti azzardi a venire giuro su Dio che ti buco lo scroto con una spilla da balia e te la lascio lì per sempre "
"Si padroncina"
"Revocato diritto di parola da ora!"
La sentii dunque estrarre lo smalto dalla borsa e , dopo essersi appoggiata al comodino, seduta sulla poltrona accanto al letto, cominciò a dipingere le unghie.
Per fortuna la vibrazione di quell'oggetto non era molto forte, ma vi assicuro che mi serviva una grande concentrazione per non venire, come già detto in un altro racconto, mi era concesso un solo orgasmo a settimana, la domenica, rovinato per di più, mentre gli altri giorni venivo stuzzicato fino a sentire le palle esplodere per poi fare sesso orale a lei.
Dopo qualche minuto, mi ero abituato alla sensazione ed ero ormai sicuro di avercela fatta.
Aspettai .
...
"Ok. Mani finite."
"Mani!?" Pensai
Udii Erika sfilare sgraziatamente le scarpe facendole cadere. Immediatamente sentii l'odore dei suoi piedi e dovetti concentrarmi per distrarmi, ero sul punto di non farcela.
Lei non mai mi concedeva di vederla nuda, non avevo mai visto, i suoi seni, o la sua vulva, ogni volta mi teneva bendato se doveva scoprirsi, al contrario spesso si faceva adorare i piedi, l'unica parte che mi concedeva di vedere scoperta, e spesso l'unica con cui mi toccava il pene.
Capirete che quindi la mia eccitazione sessuale era ormai dirottata su i suoi piedi.
Si tolse poi jeans buttandoli da qualche parte e appoggiò le mutandine calde sulla mia pancia.
"Apri la bocca"
Ubbidii, Erika si tolse i calzini che indossava dalla mattina e me li mise in bocca.
*Click, Click*
Premette due volte il pulsantino alla base del piccolo vibratore aumentando la vibrazione con un ghigno sadico.
*NNNNNNNNNNNNNNN*
L'odore dei suoi calzini, l'aumentare dell'intensità del vibratore... Cominciai a pregare.
Anche se non ero cristiano cercai di ricordare tutte le preghiere che mia nonna mi insegnava da bambino, quando improvvisamente mi trovai il piede di Erika, morbido e sudato, poggiato sgraziatamente sulla faccia.
"Che c'è cazzetto? Non resisti più? Ma non ti vergogni ad eccitarti per un piede sulla faccia?! Stai fermo che ti devo usare come appoggio"
Ancora ripetevo le preghiere, non ho mai più pregato così tanto in vita mia.
Credo ci abbia messo meno di 3 minuti a dipingere le unghie con lo smalto, ma per me, per me era passata un'eternità, ed era solo il primo.
Poggiò dunque il secondo proprio sulla mia bocca, sotto il mio naso. Altri 3 minuti di inferno e poi...
*Click*
La vibrazione si interruppe.
"Bravo amore della mamma! Bravo! Ce l'hai fatta! Diritto di parola concesso."
Mi tolse dunque i calzini dalla bocca.
"Adesso devo fare asciugare lo smalto, quindi nel frattempo, quanti ne vuoi?"
In questi casi dovevo rispondere con un numero da uno a dieci, e avrei potuto ricevere qualsiasi cosa, baci, carezze, schiaffi, sputi. Era sempre un'incognita, ma sicuro di ricevere apprezzamento per aver superato la sua sfida dissi: "dieci."
Di nuovo quel ghigno sadico.
Mi prese i polsi e mi portò ad afferrare la spalliera del letto.
"Non ti muovere"
*Chaf, chaf, chaf, chaf*
Cominciò a prendere a schiaffi le mie palle doloranti.
E poi ancora sempre più forte
*chaf! Chaf! Chaf!*
Non c'è la facevo più, le lacrime uscivano fai miei occhi e mi stavo mordendo il labbro fino farlo sanguinare.
"Dai le ultime due ehehe"
*Chaf! CHAF!*
"Quanti ne vuoi?"
Piagnucolante e dolorante avevo troppa paura di rispondere, dissi: "uno, padroncina."
Allora Erika mi accarezzò i capelli e mi diede un dolce e romantico bacio con la lingua accarezzandomi le cosce, per poi far colare tutta la sua saliva nella mia bocca.
"Bravo amore, mi hai fatto tanto arrapare"
Si passò una mano tra le gambe e dipinse il mio viso con i suoi umori.
"Vado a fare la pipì"
Tornò poco dopo e si sedette sulla mia bocca con la topa fradicia, rivolta verso i le mie gambe.
Prese incalzini e li infilò sul mio membro.
"Fai il tuo dovere ora"
Cominciai quindi a leccarla con passione riempiendomi la bocca dei suoi umori e del sapore della sua pipì, mentre lei mi cavalcava tendendo in mano il mio uccello avvolto nei calzini
Dopo qualche minuto ebbe finalmente il suo orgasmo, gemendo e col respiro affannato.
"Dio che bello! Ahhhh ahhhhhh ahhhhhhhhhhh"
Si sdraiò accanto a me sul letto.
"Puoi muoverti ora, vai a farmi una sigaretta sù"
Finimmo poi accoccolati sul divano a guardare la televisione.
Le unghie rosso accesso le stavano benissimo.
scritto il
2023-04-17
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