Con Erika a casa di Bernardo (femdom, tradimento)

di
genere
tradimenti

Era un sabato sera caldo d'estate, e con gli amici, decidemmo di andare a trascorrere la serata in un pub di un paese vicino, per cambiare un po'ambiente. Solitamente Erika, la mia ragazza, il sabato sera usciva con le sue amiche e andava a divertirsi un po' senza di me, ma quella sera nessuna era disponibile, quindi si aggregò al mio gruppo di amici, che comunque conosceva tutti in quanto anche amici suoi.
Eravamo divisi in due macchine, io ed Erika stavamo con Manuel e Federico, mentre altri tre ragazzi erano in un'altra auto. Prendemmo posto sul sedile posteriore, e non appena partiti, Erika mi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio di non starle troppo vicino, siccome il sabato da sempre era la sua serata libera e non voleva che si capisse fossimo fidanzati.
Arrivammo a destinazione verso mezzanotte, il posto era molto affollato e Manu dovette parcheggiare a qualche centinaio di metri dal locale. Dopo una breve passeggiata, con Manu in testa, Erika poco dietro di lui e io e Fede a chiudere, giungemmo dunque all'ingresso del pub, dove ci ricongiungemmo al resto del gruppo. Uno alla volta entrammo, e quando il tacco di Erika poggiò il primo passo all'interno del locale, tutti si misero a guardarla, per poi fare commenti tra di loro, o almeno questa era la mia impressione. Lei indossava un tubino nero molto corto e le scarpe nere laccate tacco undici. La sua chioma rosso fuoco attirava facilmente l'attenzione di chi aveva lo sguardo rivolto verso di lei, mentre la scia di Alien Elixir Prodige, sapientemente spruzzato dietro il collo, trasformava il pub in un bosco di gufi che giravano la testa per ammirarla. Allo stesso tempo però notai un gruppo di tre ragazze che bevevano guinness sedute al bancone, e quando i miei occhi si posarono su quelli della ragazza più in fondo, mi accorsi che il suo sguardo già era rivolto al mio. Un secondo, due secondi, tre secondi, continuammo a guardarci negli occhi, sentii come se tutte le altre persone intorno stessero svanendo e come se la distanza tra me e quella ragazza si stesse facendo sempre più breve. Distolsi lo sguardo. Decisi di non pensarci, nonostante fosse incredibilmente bella, mora con i capelli poco sotto le spalle, carnagione bronzea e denti bianchi come la neve. Indossava un bel vestito nero con gonna a balze e sandaletti, con le unghie dei piedi pitturate di bianco a far pendant col suo sorriso.
Ci mettemmo in fila davanti alle spine aspettando il nostro turno per prendere da bere. Io chiacchieravo con gli altri ragazzi mentre ogni tanto davo un'occhiata ad Erika, lei anche scambiava qualche parola con i miei amici, buttando qualche occhiata qua e là per scrutare l'ambiente circostante. Una volta prese le nostre birre ci recammo nuovamente all'esterno, in quanto il locale era stra pieno. Ci mettemmo in piedi accanto ad una delle vetrate, io stavo attento che ci fossero sempre almeno 2 persone tra me e lei, per "lasciarle spazio" diciamo, e lei se ne accorse, tant'è che d'improvviso la trovai a fissarmi negli occhi, e chinando impercettibilmente il capo, mi fece un dolce sorriso, significava "grazie". Il mio cuore cominciò a battere, vederla compiaciuta era la mia fonte di dopamina. Mi sentii più rilassato e mi trovai a parlare con i miei amici per un po', mentre lei chiacchierava con Manu a qualche metro di distanza, si erano allontanati un pochino a fumare una sigaretta. Dopo un po' però Gio, uno dei miei amici, mi fece notare che un'altra persona si era avvicinata ad Erika e Manu. Mi voltai e vidi un ragazzo molto alto, biondo, che parlava ad Erika, mentre lei sembrava pendere dalle sue labbra lasciando la sigaretta a consumarsi tra le dita. Subito incuriosito mi avvicinai a loro, e così fecero gli altri, che volevano sapere chi fosse questo tizio. Pare che avesse approcciato Erika con la scusa di voler provare un test psicologico. Consisteva nel farle chiudere gli occhi e farle immaginare un cubo nel deserto, poi una scala, un cavallo, dei fiori e una tempesta, in base a come Erika avrebbe immaginato queste cose lui ne avrebbe poi dedotto dei tratti della sua personalità. A me sembrò una cosa davvero cretina, ma Erika al contrario si mostrò molto curiosa e si prestò a questo gioco. Io ascoltai tutto il processo e alla fine lui fece la sua diagnosi. Erika confermò ogni intuizione del ragazzo, ma mentiva, lo so, il mio legame con lei mi aveva portato a sviluppare una sorta di telepatia, potevo leggere i suoi pensieri nel suo sguardo, e di sicuro la conoscevo molto bene, ma pare lei volesse semplicemente stare al gioco, mentre la distanza trai i due si faceva sempre più ridotta. Finito il gioco il ragazzo si presentò a tutto il gruppo. Bernardo, così si chiamava, era poco più giovane di noi e aveva un'ottima parlantina, immediatamente aveva ammaliato tutti quanti, tutti tranne me, a me non sembrò altro che una bella scatola decorata, ma vuota. Bernardo si aggregò praticamente al nostro gruppo cominciando a raccontare aneddoti divertenti o interessanti. Io non ascoltavo una parola, ero troppo distratto dal notare lui e lei farsi sempre più vicini. Mentre lui sciorinava le sue cazzate da palco scenico Erika gli stava accanto, finché i loro fianchi non si toccarono. Ero sicuro, sicuro! Che da un momento all'altro qualcuno gli avrebbe fatto notare che quella accanto a lui era la mia fidanzata, ma lui parlava, parlava, parlava, e nessuno disse una parola. Non era certo qualcosa di ufficiale ma credo che tutti i miei amici sapessero che Erika spesso mi faceva le corna, forse non si sono sentiti di intromettersi o forse non ci hanno proprio pensato, ma fatto sta che nessuno disse una parola. Mentre lui da un lato raccontava storie ai ragazzi, dall'altro con il linguaggio del corpo stava facendo Erika sempre più sua, e lei sembrava essersi ormai fatta catturare. Stavo per impazzire, lo detestavo, ero sul punto di fare intendere in qualche modo di essere il ragazzo di Erika, ma sapevo che lei si sarebbe infuriata se l'avessi fatto e che ne avrei pagato le conseguenze. Da fuori sarò sembrato un tipo taciturno ma in realtà stavo affrontando un difficile dialogo interiore, non sapevo che fare. Mi sentivo sopraffatto dalla situazione, umiliato e abbandonato, ma dal nulla, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
"Ciao..."
Mi voltai, e ciò che vidi mi riportò immediatamente sulla terra. Era lei, quella ragazza, quella che stava al bancone.
"Scusami per caso hai visto una pochette nera con le borchiette da qualche parte?" Mi chiese.
Mi spiegò poi di averla persa e che la stava cercando dappertutto, mi chiese di aiutarla a cercare. Io presi la palla al balzo per allontanarmi da quella situazione nella quale mi sentivo intrappolato. Fu una ventata d'aria fresca. Cominciai dunque a cercare la pochette con Elettra, questo era il suo nome, mentre lei, un po' alticcia, mi spiegava quanto ci tenesse, perché l'era stata regalata da una cara amica. Dopo un po'però ci arrendemmo, la pochette non saltava fuori. Non ricordo come, io ed Elettra, finimmo soli, seduti sul marciapiede lungo l'angolo opposto del pub, a chiacchierare. In realtà parlava per di più lei, cominciò anche a raccontarmi di come fosse da poco uscita da una relazione insoddisfacente, e mentre lo faceva si avvicinava sempre di più. Mi piaceva però ascoltarla, allontanava la mia mente dal pensiero di quei due, non mi importava cosa stesse succedendo, mi sentivo a mio agio mentre quell'angelo si confidava con me, un bel manzetto beccato in un pub. "Un bel manzetto beccato in un pub" questo non era il mio pensiero! Mi ero ora accorto che queste parole erano appena uscite dalla sua bocca! Ero stato così preso a non pensare ad Erika, ma mi accorsi che invece ci stavo pensando da tutto il tempo. Come quando si dice a qualcuno di non pensare ad un elefante rosa, e immediatamente è ciò che immagina. Rincretinito non mi ero accorto di come stessi sì sentendo le sue parole, ma non ero affatto attento a ciò che stava realmente succedendo. Non feci in tempo a realizzare che trovai le morbide labbra di Elettra poggiate sulle mie, mentre la sua mano si accingeva ad accarezzarmi il ginocchio.
"Nonono... Scusami... Scusa... Non posso... "
"Che succede?" Mi chiese lei.
Le spiegai che ero fidanzato, e che la mia ragazza era la rossa che aveva visto nel mio gruppo di amici. Elettra si mostrò perplessa e mi disse che pensava fosse la ragazza di quel tipo biondo. Allora le spiegai la situazione, che lui non faceva parte del nostro gruppo ma che l'avevamo conosciuto in serata. Lei però ci provò di nuovo, cercando di convincermi a lasciarmi andare in quanto "quella" non mi meritava, altrimenti sarebbe stata accanto a me. Di nuovo però la fermai, e le spiegai che io ed Erika eravamo molto innamorati seppur da fuori fosse difficile capirlo. Elettra scoppiò a piangere. La situazione aveva fatto sì che l'alcol si facesse sentire nel modo peggiore, era in down. Decisi allora di confortarla un po', l'abbracciai teneramente e le accarezzai i capelli. Lei si appoggiò a me e, singhiozzando, si scusò. Le poggiai dunque le mani sulle spalle, le dissi di asciugarsi gli occhi e che l'avrei riaccompagnata dalle sue amiche. Ma proprio in quel momento vidi i miei amici, con Erika e Bernardo, svoltare l'angolo. Erika mi vide con lei, per un istante la sua espressione si fece di ghiaccio. Solo un secondo dopo stava già di nuovo sorridendo al biondino.
"Stiamo andando tutti a casa di Bernardo" mi disse Manu.
"Riaccompagno dentro Elettra e vi raggiungo risposi"
Elettra prese dunque un fazzoletto dalla borsetta e cominciò ad asciugare le lacrime, inevitabilmente il mio sguardo andò verso la borsa, e dentro, vidi la pochette che cercava. Era stata tutta una scusa per approcciarmi. Una parte di me avrebbe voluto restare. Elettra era così bella, dolce, profumata, e siccome Erika mi concedeva un solo orgasmo a settimana, la domenica, e rovinato per giunta, confesso che il solo pensare di farmela per un secondo mi fece bagnare i boxer. Immaginavo di accarezzare la sua pelle, di sentire la sua calda bocca sul mio cazzo e di farmi una cavolo di scopata! Dato che con Erika mi era assolutamente vietato.
Ma tornai in me.
Ricordai a me stesso l'amore folle che avevo per Erika. Nulla valeva altrettanto.
Portai dunque la ragazza dalle sue amiche e la salutai velocemente. Che diavolo era successo?! Perché ci stavamo spostando a casa di Bernardo?
Raggiunsi dunque gli altri ma non vidi Erika con loro. Chiesi allora a Manu dove fosse, e lui si limitò ad alzare il braccio indicando l'altro lato della strada. Feci appena in tempo a sentire la portiera chiudersi. Erika era salita sull'Audi nera di Bernardo, accanto a lui.
"Certo che siete proprio strani voi due" commentò Fede
"Tu sparisci con quella mora e lei che va in macchina con un altro... Bah"
Risposi dicendo che non per forza una coppia deve stare sempre appiccicata e che si può chiacchierare con altre persone. Insomma che dovevo dire? Cercai poi di spiegare che c'era un ottimo rapporto di fiducia tra me e la mia ragazza e che comunque erano fatti nostri.
"Contenti voi..." Mi sentii rispondere.
Raggiungemmo l'auto di Manu dopo qualche minuto di camminata e salimmo. Chiesi dunque come mai stessimo andando a casa di Bernardo. I miei a mici allora mi spiegarono che abitava in una villa e che i suoi erano in vacanza, Bernardo ci aveva invitato da lui per guardare un film nella sua sala cinema, dotata di poltrone e proiettore, e che possedeva anche un fornito angolo bar. Tutti incurioisiti avevano accettato l'invito, e così poco dopo, fummo li.
Notammo che l'Audi di Bernardo era già parcheggiata nel vialetto. Mentre gli altri stavano per raggiungerci a loro volta. Fede suonò il citofono. Passarono diversi secondi. Fede suonò una seconda volta. Qualche attimo di attesa ancora e il cancello automatico cominciò ad aprirsi. Poco dopo fummo davanti alla porta d'ingresso, suonammo il campanello e il ragazzo aprì la porta invitandoci ad entrare. Ci chiese di togliere le scarpe, e appoggiando le mie all'ingresso, vidi i tacchi di vernice di Erika. Ma lei non c'era. Chiesi dunque dove fosse e Bernardo mi disse che era andata in bagno. Dissi allora che anch'io ne avrei avuto bisogno.
"Sali le scale, primo piano, terza porta a sinistra".
Lo ringraziai e salì al piano di sopra. Corsi a bussare alla porta.
"Occupato!"
"Sono io amore"
Mi disse di aspettare. Poco dopo Erika uscì dal bagno, notai subito il rossetto un po'sbavato e i capelli poco più mossi.
"Vi siete baciati?!" Le chiesi
"Molto carina la tua amica." Questa fu la risposta che ricevetti. Erika, mi fece segno col dito sulle labbra di fare silenzio. Mi appoggiò una mano sulla spalla e mi si avvicinò. Mi sussurrò di chiudere gli occhi e di non muovermi. La punta del suonaso toccò quella del mio, poi le sue labbra mi sfiorarono. Io restavo immobile mentre il cuore cominciava a battere forte l'uccello a farsi più gonfio. La sentii abbassarsi di qualche centimetro mentre mi tirava a sé strusciando leggerissimamente le labbra sulle mie. Prese poi la mia mano, e vi mise qualcosa dentro, per poi stringermi il pugno.
"A dopo..." disse ghignando e zompettando via euforica. Aprii la mano e ci trovai dentro il suo tanga di pizzo nero bagnato fradicio. Lo misi in tasca e infuriato e frustrato entrai in bagno. Diavolo, era immenso, tutto di marmo, con Jacuzzi e uno specchio infinito. Dovevano essere gente davvero ricca! Pisciai e tornai di sotto.
Trovai tutti i miei amici con un drink in mano. Mi invitarono a servirmi a mia volta. Così mi versai del whisky. Bernardo ci accompagnò poi nella già citata sala cinema. Era un'intera stanza, dedicata solo alla visione di film. Con poltrone di pelle e proiettore HD. Fede, appassionato di cinema, andò immediatamente fuori di testa, cominciò a scorrere la selezione di film disponibili da un display installato nel muro.
"Ragazzi vi prego! Guardiamo Jurassic Park! Sarà come rivederlo al cinema!".
Furono tutti d'accordo e cominciammo ad accomodarci. Bernardo spense le luci e si congedò augurandoci una buona visione. Aggiunse qualcosa però.
"Mentre vi godete lo spettacolo faccio fare ad Eri un giro della casa".
Tutti quanti li salutarono impazienti di fare partire la proiezione.
Eri... Eri... Eri!!! Le aveva già dato un diminutivo! Questa cosa mi mandò ai matti. Mi fece percepire un senso di intimità tra loro! Per la prima volta sentii qualcosa di diverso. Ero abituato ai tradimenti di Erika, era parte della nostra relazione, ed io acconsentivo sempre consciamente, ma sapevo sempre che si trattava di sesso, di un nostro gioco perverso, che serviva a farle provare la massima eccitazione. Ma questa volta, temevo, temevo per la nostra relazione, lui era più bello di me, più alto di me, ricco da fare schifo, ci sapeva fare, insomma. Di solito Erika andava con altre ragazze o con ragazzi meno belli di me, il ché mi faceva stare più sicuro, per quanto mi umiliasse. Ma sta volta ero davvero nel panico. Nemmeno me ne accorsi e il film era quasi finito. Avevo passato tutto il tempo in paranoia immaginando che Erika mi avrebbe lasciato per frequentare questo tizio. Le avevo pensate tutte. Mentre non solo sapevo che stavano scopando da qualche parte nella casa, ma che anche tutti i miei amici lo sapevano! Erika non mi aveva mai umiliato così. Ero in paranoia. Ero nel panico. Scorrevano i titoli di coda mentre tutti si alzavano e qualcuno riaccese le luci. Tornammo nel salotto dove avevamo preso i drink. Erika stava su una poltrona con un calice di rosso. Il rossetto era sparito dalle sue labbra e anche il mascara era sbavato. Bernardo comparì poco dopo scendendo le scale. Si era fatto molto tardi e tutti quanti ci accingemmo a tornare a casa. Salutammo il ragazzo ringraziando della bella serata e uscimmo dalla casa. Tentai di parlare con Erika ma lei si mise subito accanto a Manu, salimmo in auto ma sta volta Erika sedette davanti, dicendo che le andava bene essere riaccompagnata per ultima. Fede, al quale già si chiudevano le palpebre, non se lo fece ripetere due volte e si buttò sul sedile posteriore, accanto a me. Si addormentò secco poco dopo.
Manu chiese allora ad Erika come fosse la casa, lei non fu di molte parole, si limitò a descriverla vagamente come una bella casa, ma cambiò tono iniziando a descrivere la camera da letto. Improvvisamente alzò la voce e ne raccontò ogni dettaglio, dalla cabina armadio, al bagno privato con idromassaggio, descrivendo il letto, i quadri e il soffitto decorato. Ero infuriato. Ma non dissi una parola. Feci finta di dormicchiare.
Sentii poi Manu chiedere qualcosa ad Erika sotto voce, non riuscii a sentire le parole, l'autoradio coprì la sua voce. Ciò che sentii però fu il ghigno di Erika, e credo di averla sentita dire euforica: dopo ti racconto!
Fummo presto sotto casa di Fede, e Manu lo svegliò urlando. Fede stordito e assonnato salutò velocemente e scese dal veicolo. Solo tre minuti dopo fu il mio turno, scesi dall'auto, salutai Manu ringraziando del passaggio, e andai poi dal lato di Erika per darle un bacio. Si fece baciare , ma a labbra serrate. Lasciandomi lì, con le sue mutandine ancora in tasca.
Una volta a casa le scrissi un messaggio, le chiesi se fosse tutto a posto.
- ne parliamo domani sera da te -
Arrivò dunque domenica sera. La domenica era il momento in cui Erika si presentava da me vestita in modo sexy, si guardava un po'la TV insieme e, dopo averla soddisfatta per qualche ora con la lingua, lei mi concedeva di masturbarmi sotto la sua supervisione.
Le cose procedettero come sempre, lei arrivò, gustò il vino che come sempre avevo preparato per lei, raccontandomi la sua giornata, mentre in ginocchio le baciavo i piedi e le scarpe. Come sempre poi finimmo in camera da letto e come sempre mi trovai bendato tra le sue cosce e baciare appassionatamente la sua topina.
La stavo leccando gonfio di eccitazione, seppur un po'arrabbiato per il trattamento ricevuto la sera prima. Quando lei spense il televisore. E mi fece smettere per un istante.
"Oggi tu ti aspetti di venire giusto?"
"Si mia padroncina"
"Dimmi... Perché ti concedo di venire la domenica sera?"
"Perché ti venero e ti servo con amore tutta la settimana padroncina"
"Quindi lo sai che per meritarti di venire devi comportarti bene fino a quell'istante vero?"
"Certo padroncina"
"Allora adesso fai il bravo, leccami bene, lentamente, e usa anche le dita, come sai che mi piace, e ascolta bene tutto quello che ti dico. Diritto di parola revocato da ora!"
Cominciai dunque a succhiare e leccare la sua figa, mentre con due dita la penetravo e tenevo due falangi del mignolo dell'altra mano nel suo ano, quel tanto che basta da sentirne le contrazioni. Lei cominciò a gemere e muoversi. Mentre godeva iniziò a sussurrare con voce calda e ritmo lento.
"Sei curioso vero?"
Mi concentrai nel leccarla, non potevo comunque rispondere.
"Ero così eccitata e bagnata ieri sera... Mi ha fatto un dito prima che arrivaste voi e sono venuta proprio quando avete suonato il citofono... Aaaahhhh... È stato bravissimo."
Continuavo a leccarla e baciarla.
"Mentre voi siete stati a vedere il film siamo andati subito in camera da letto, ci siamo limonati e mi ha messo seduta sulla scrivania di mogano... Siii bravo... Sii... Leccami... Allora ho spalancato le gambe facendogli vedere che non portavo più le mutandine... Allora ha iniziato a leccarmela... E mi ha fatto godere tanto lo sai? Sei felice vero? Ti piace sapere che ho goduto amore? ... Aaaah... Si bravo... Oooh mmmm... Poi non ho resistito... Volevo il suo cazzo... Mmmm... Gliel'ho tirato fuori dai pantaloni... Era enorme! Il doppio del tuo amore..."
La sentii bagnarsi e sussultare.
"Piano amore... Fai piano... La mamma è tanto arrapata... Pensare a quel bel cazzo... L'ho preso in bocca subito... All'inizio facevo fatica a prenderlo tutto... Mi ha dovuto spingere lui la testa... Per allargarmi la gola..."
Si bagnava sempre di più, la sua topa aveva un sapore fortissimo e delizioso ora.
"Poi ci siamo spogliati... Ha preso il preservativo... Gliel'ho messo io... Con la bocca... Si è messo sopra di me... Aaaahhhh siii siii siiiii... Me l'ha infilato amore... Mi faceva addirittura male... Abbiamo dovuto fare piano... Mi ha allargato... Mi ha messo le mani al collo... Ahhhh lo sai quanto mi piacciono le mani al collo..."
Di nuovo i suoi umori colavano nella mia bocca come una cascata, mentre continuavo a leccarla sull'orlo del pianto.
"Ha iniziato a mordicchiarmi i capezzoli mentre mi scopava... E gli accarezzavo tutta la schiena... Era muscolosissimo... Un figo amore... Aaaahhhh... Mi ha fatto venire altre tre volte di seguito... Solo col suo cazzo amore... E io pensavo a te... Voleva scopare ancora ma a me faceva male... Allora gli ho dato il culo amore..."
Sentendo queste parole ho tolto il mignolo dal suo ano, per infilarci indice e medio, dopo averli bagnati con i suoi liquidi e la mia saliva. Lei cominciò ad ansimare sempre più forte.
"Sisisi bravissimo sii... Vai... Vai... Vai... Toccandomi sono venuta ancora ... Ero eccitatissima... Sono venuta cinque volte amore... Sei felice amore? La mamma ha goduto tanto tan.. t.. ooo.... Oh... Oooh... Si..."
La leccavo sempre di più, ormai era vicina ad esplodere.
"Fermati..."
Smisi di leccare e tolsi le mani.
"Dici sempre che godi dei miei orgasmi più che se fossero i tuoi... Beh... Questo non lo avrai... Esci!"
Ubbidii e senza togliere la benda uscii dalla stanza lasciandola sola.
"Stai vicino alla porta!"
Mi misi allora in piedi accanto alla porta. La sentii masturbarsi e gemere forte dicendo il suo nome. Mi lasciò lì qualche minuto. Mi disse poi di rientrare e che potevo togliere la benda. La trovai rivestita, seduta sul bordo del letto.
Spogliati e vieni qui.
Mi tolsi i vestiti e mi inginocchiai di fronte a lei. Lei cominciò ad accarezzarmi l'uccello con la punta dei piedi... Fino a farmelo diventare durissimo.
"Diritto di parola concesso. Lo sai perché non ti ho lasciato farmi venire vero?"
"Si padroncina..."
"Perché?"
"Perché mi hai visto con quella ragazza"
"Esatto... Quindi ora stringi le cosce"
Ubbidii e lei poggiò le dita del piede sulle mie palle, che si trovarono compresse sulle mie cosce. Si sporse dunque in avanti fuori dal letto reggendosi con le mani sul materasso, poggiando un piede sopra l'altro ed entrambi dunque sulle mie palle, schiacciandole con tutto il suo dolce peso. Iniziai ad urlare dal dolore improrandola di smettere.
"Chiedimi scusa cane!"
"Ti... Ch-chiedo sss-scusa mia padroncina!"
Tornò di nuovo seduta sul letto.
"Ti ho fatto tanto male?" Mi chiese.
"Si padroncina..." Dissi piangendo.
"La prossima volta ti comporterai meglio allora. Ricordati che ci sono delle regole, a cui tu hai aderito! Io faccio quello che voglio, quando voglio, tu no!!! Ripetilo"
"Tu fai quello che vuoi, quando vuoi, io no padroncina"
"Su... Segati dai... Fai in fretta che voglio andare a casa. Venti secondi come sempre"
Presi il bicchierino dal comodino, perché ogni volta che venivo dovevo poi bere il mio seme. Cominciai dunque a masturbarmi velocemente fissando le sue bellissime gambe e ripensando al sapore della sua figa.
"1... 2... 3..."
"Mi sono fatta venire in faccia. Come nei porno. Hehe"
"7... 8... 9..."
Mi mostrò un selfie del suo viso sorridente imbrattato di sperma.
"14... 15... 16..."
"Posso padroncina?" Chiesi il permesso di raggiungere l'orgasmo come sempre.
"No! Fermo!"
Erika si alzò, e mi spinse la faccia tra le sue gambe tappandomi la bocca.
"Ora ti rivesti, e resti con le palle piene fino a domenica prossima. Questa settimana ti sarà vietato toccarmi e non vedrai un centimetro della mia pelle scoperta. Nemmeno una caviglia, tutti i giorni verrò da te che mi sarò già masturbata, comportati bene e vediamo se domenica prossima ti lascio sborrare. E mi aspetto un regalo ok?!"
"Si padroncina. Grazie padroncina."
"Baciami i piedi un'ultima volta... Non li rivedrai per un bel po'."
scritto il
2023-05-13
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