Inferno Cap4
di
Chiodino
genere
sadomaso
Ci si abitua a tutto. L'ha detto pochi sonni prima un Padrone, un vecchio. Se sapesse che lo chiamo così...mi farebbe ammazzare. Non che sappia od abbia solo sentito di omicidi tra noi ragazze, noi schiave, ma di quelle vecchie, diciamo oltre i venticinque o trent'anni anni, cosa se ne fanno? Mica le mandano a casa. Io mi sono abituata. Abituata ai Padroni ed ai Famigli, alle loro... al fatto di dover accettar di fare cose col sorriso sulle labbra, qualsiasi cosa ti chiedano, e sono spessissimo cose che la brava ragazza un poco snob che ero fino a poco tempo prima, quasi neppure sospettava esistessero. Certo a diciotto o diciannove anni hai sentito parlare di cazzi in culo, pompini ed il resto. Sai che a certe ragazze imprudenti o svampite capitano, possono capitare brutte cose. A te no. Non vai a metterti nei casini. Nel mio caso però, sono stati i casini a cercare me. Mi sono abituata. Mi sono crogiolata nel tran tran di tutti i giorni, mi sto crogiolando soddisfatta perchè da qualche tempo non vengo più battuta, perchè il cibo ancora schifoso, se non abbondante mi è sufficiente, perchè la nuova mantella di lana mi preserva meglio dal freddo. Ed hanno aggiunto qualche anello alla catena che di notte, in cella, mi tiene legato il polso sinistro al muro. Posso mettere la mano in questione sotto la testa. Ma no! Non mi duole più farmi sodomizzare, non molto a meno di non avere a che fare con dei superdotati per fortuna rari. A volte basta poco! Odio i Padroni, sopratutto i miei tre Padroni. Odio ancora di più i Famigli e tra loro odio sopratutto le femmine. Ex schiave? Non l'ho mai creduto per una semplice ragione. Non ne ho mai vista una in faccia, sono avanti con gli anni ma questo non conta. Conta invece che tra quelle che ho viste, non più di una mezza dozzina, molte sono sformate e non possono aver mai corrisposto ai canoni estetici delle schiave. Noi ragazze siamo tutte, a parte l'età che raramente arriva ai trenta, o belle o molto belle, alcune, non io, bellissime. E' logico visto che ci rapiscono. Anzi ci portano fuori, fuori da cosa? Dal mondo reale? Non me l'hanno mai spiegato, non spiegano mai niente. Tutto è finalizzato a piegarti e poi a sottometterti ed io mi sono piegata. C'è però una cosa cui non so abituarmi almeno dentro di me, e per questo più di tutto odio i Famigli, le donne Famiglio, le Famiglie in primo luogo. La falsa ed ipocrita cortesia, signorina qua, signorina là. Pulisca bene il cesso. Sopratutto odio sentirmi dire che vogliono “usarmi”, i Padroni ovviamente. Qualsiasi Padrone. In qualsiasi modo voglia, il che, anche con la fantasia più sbrigliata, restringe il campo a poche cose. Non credo che negli ultimi trenta secoli abbiano inventato niente di nuovo. Il Padrone, il numero 1 non lo vedo ed anzi non vedo neanche i suoi fratelli da...giusto da quanto? Non si sognano certo di avvertirmi dei loro spostamenti. Se mi vogliono o comunque c'è qualche Servizio, arriva un Famiglio e dice di affrettarmi, vogliono usarmi. Appunto! Vengo preparata ed accompagnata ed usata, da sola o con altre ragazze. Non mi piace dire “ schiave”. La noia di lavori del cazzo come quello che sto facendo mi hanno fatto riconsiderare le mie speranze, il progetto di fuga. Capirli, conoscerli e fregarli. Un progetto sottilmente e diabolicamente astuto. Non ha funzionato. Neanche ho provato a metterlo in atto. In questi giorni ho però ripensato al tutto. Lasciamo da parte idee del tipo uscire di notte, quando mai ho capito quando fosse notte? D'introdurmi di nascosto nella zona dei Padroni e scoprire uffici, documenti o spiare le loro conversazioni...semplicemente idiota solo pensarci. Di loro conversazioni ne ho ascoltate molte però, dei Famigli prima. Dei Padroni poi, quando è cominciata la mia “doma.” Doma da domare. Ho un memoria notevole, non sono Pico Della Mirandola ma mi difendo. Voglio riandare non al mio arrivo qui. Loro dividono la mia vita tra prima e dopo il mio risveglio nel sotterranei, le cantine, tra i topi, pantegane anzi. E' Così che mi hanno portata rapidamente ad accettare tutto.
Botte ovviamente e poi fame e freddo, disorientamento ed insicurezza, paura. Accettare la sottomissione e l'ubbidienza, obbedienza anzi con la o, era questione di tempo, poco tempo. Pochissimo tempo. Dopo essere stata appesa e frustata due volte, la terza ho ceduto. Ho chiesto l'altissimo onore di essere Sua schiava. Aspirante schiava anzi. Schiava lo diventerai solo se e quando te lo meriterai. Pulire i corridoi polverosi, la onnipresente passatoia dei corridoi con un aspirapolvere. Tirare a lucido vecchi stanzini da bagno, e fare quant'altro inventano penso solo per tenermi occupata con mestieri "idonei", non è lavoro da poco. Cucino ancora e servo a tavola i Famigli, in cucina, ma sono tornata ad usare la testa. Difficilmente potrà servire a farmi scappare ma almeno mi estraneo da quello che sto facendo ed il tempo passa più in fretta, ammazzo la noia e può servire magari a pararmi il culo. Per me il "qui e ora" comincia dalla sottomissione, anzi dopo qualche giorno. Non avevo ancora cominciato a chiamare veglie e sonni i periodi considerati prima e da tutti, giorni e notti. Sono discretamente certa che mi mandino a dormire o mi sveglino, almeno qualche volta, solo in considerazione di cosa vogliano farmi fare.
La mia doma. Non ne sapevo nulla, non me ne avevano mai accennato in mia presenza non avevo carpito qualche accenno ai Famigli. Anche a pensarci solo fa male, ma ne ricordo poco. Ci penso, appunto perchè ne ricordo poco e col tempo mi sono fatta l'idea che tanta feroce cattiveria non dipenda da crudeltà soltanto. Un premio, un regalo, ecco cosa sono per Lui e per Loro. Come un gatto, magari di stoffa, un soprammobile. Ma sono una donna. Se gli piace torturare e seviziare perchè rapire belle ragazze? Molto pericoloso. O l'hanno fatto istigati da qualcuno. Perché? Chi ci avrebbe guadagnato dalla mia scomparsa? Ho pensato all'Amministratore della ditta. Ma la delega è a tempo, un tempo che sta per scadere.
Chi altri? Se ci guadagnano solo una ragazza belloccia da sbattere perchè tanta ferocia? Per soddisfare il loro ego maschile, per desiderio di onnipotenza? Forse domare completamente, definitivamente una giovane donna, tra loro è una dimostrazione di capacità, di superiorità? Non so, forse non lo saprò mai, probabilmente saperlo non mi servirebbe a niente. Mentre aspettavo mezzo inebetita dal dolore della frusta, pochissimi colpi peraltro,volevano usarmi subito, si usarmi, " usarmi" descrive alla perfezione quello che mi hanno fatto e che continuano a farmi, impaurita da morire per terra, ho capita una cosa: si aspettavano le mie suppliche. E' allora che ho deciso di sottomettermi ma di non umiliarmi. Volevano una puttana ed una puttana avrebbero avuto, la miglior puttana avessero mai visto, la più gran puttana del mondo, Non mi avrebbero però vista strisciare. Almeno dentro di me non mi sarei umiliata. Servile all'apparenza, ma solo in superficie, perchè ero e sono forte, molto più di quanto immaginino. Mi hanno piegata ma non vinta perchè sono forte, determinata. Mi sono piegata volontariamente, senza rinunciare alla mia dignità. Ricordo poco dell'inizio della doma. Dolore, stress, paura del dopo. Flash più che ricordi. Immagini di momenti diversi che si sovrappongono, che compaiono senza ordine di tempo e di luogo. Ho però ricostruito giorno dopo giorno quelle ore. Il Padrone mi ha sverginata ed i Fratelli si sono preso il loro divertimento. Più tardi ed ancora più tardi li ho dovuti ricevere nello stesso ordine nel sedere ed in bocca. Le "formalità" erano finite e ciascuno ha in seguito disposto di me a suo piacimento. Troppo spesso per i miei gusti. Sono arrivata spesso a piangere ed a dibattermi per il male, ma non ho mai supplicato, non li ho mai supplicati. Non so quanto sia durato, molti giorni di certo. Ma sono uomini e le loro palle, nonostante gli stimolanti si sono scaricate. Hanno smesso per esaurimento. In seguito mi sono dimostrata volonterosa di imparare, nei limiti delle mie possibilità e della logica in quella situazione. Si sono stancati forse di essere inutilmente feroci. Certo che hanno continuato per qualche giorno ad usarmi molto spesso. Sempre meno però. Spesso rimanevo sola per momenti od ore, riuscii un poco a riprendermi. Piangevo, dentro di me li maledicevo. Ma cominciavo quasi a mostrarmi sorridente. Fu allora che il Padrone mi disse che ero bravina, si solo bravina. Ognuno dei tre aveva le sue "esigenze" e le sue preferenze. Uno e Tre pur usando ogni mio orifizio avevano una leggera preferenza per la mia fessura tra le tra le gambe, ormai comoda. A rendere comodo il sedere ci stava pensando con impegno Due. Lentamente emergevo dal buio in cui per giorni ero sprofondata. Stavo imparando a conoscere i segni con i quali spesso mi davano ordini. Ordini, soltanto ordini. Servivo loro il cibo che arrivava attraverso una ruota come quelle dei conventi. Usavo la brocca e la comoda per lavarmi e le esigenze fisiologiche ed imparavo a servirli. Ubbidisco ed imparo, per un periodo che è difficile quantificare. Mi rendo conto che i segni della frusta sono scomparsi. Una frusta odiosa anche in questo. Fa male, loro dicono meno di altre fruste, ma al contrario di quelle, dopo tre o quattro giorni i segni scompaiono almeno se usano quel diabolico liquido puzzolente che brucia dieci volte e più a lungo delle frustate stesse. Sono stata frustata sei o sette giorni fa. Sono qui da almeno una trentina... possibile? Si forse di più, almeno trenta giorni? forse di più. Non so per certo e neppure approssimativamente quante volte abbia dormito e poi, no al massimo...in questo sono nel pallone. Una, due tre oppure quattro settimane. Persino arrivo a pensare di essere stata drogata, che mi abbiano dato dei tranquillanti durante i primi giorni della doma. Ma perchè? Non dico che avrebbero preferito fossi più ribelle ma...Quel giorno ha però segnato la mia vita di schiava, di aspirante schiava. Una giornata che mi sarà difficile dimenticare. Non me ne vergogno, ho desiderato prima e sono stata almeno contenta dopo di una cosetta: di aver dato molto piacere al Padrone. Era cominciata come tante altre giornate. Il cicalino, un trillo fastidioso che continuava finché non mi alzavo,il che significava subito. Una pulizia accurata dietro la porticina. Due donne quella volta. Maschi o femmine ormai è lo stesso. Per il resto del tempo avevo a disposizione la comoda ed il catino. Mi profumano persino. Lo trovo un buon segno. Poi pronta ad una attesa spesso snervante. Il Padrone arriva invece poco dopo, vuole la colazione che arriva e gli servo in silenzio come in silenzio l'avevo accolto; un inchino e poi in ginocchio aspettando ordini. Porto via gli avanzi, finisci pure. Niente di speciale. Una brioche sbocconcellata e l'avanzo del caffè. Mi sciacquo le mani e torno ad inginocchiarmi. La testa deve restare china e gli occhi bassi. Le mani sulle cosce, ma attenta agli ordini. Alla nudità totale ci ho fatto il callo, più che alle ginocchia. Penso mi stia spiando e mi prende come spesso accade in questi casi un leggero timore; eccitazione e paura. Quello che mi permette di restare completamente concentrata e vigile, di resistere alla tentazione di alzare un poco gli occhi o di commettere una delle numerose mancanze di etichetta per le quali sono stata più volte punita. Per poco però finisce male. Lo schioccare delle dita mi prende quasi di sorpresa e mi muovo con un attimo di ritardo. Sta però ascoltando musica, in cuffia ad occhi chiusi. Recupero e sono in piedi quando apre gli occhi. Vieni. Mi avvicino pronta ad un nuovo ordine. Siediti qua. Sulle sue ginocchia, schiudo le gambe. Non è la prima volta, mi fruga ad occhi chiusi immerso nella sua musica, forse a tempo di musica. MI sgrilletta e non è piacevole, sono troppo asciutta. Mi arrovescia baciandomi. Padrone...Mi guarda incredulo. Sei pazza od incosciente? Sono certa di essere l'uno e l'altro. Padrone, posso chieder Vi una cosa?
Padrone, posso chiedervi una cosa? Come ne vengo fuori? Mi ero preparata un discorsetto ma il difficile era trovare il modo di poterglielo fare il discorso. Sei pazza. La conclusione è una dozzina di colpi. Scema, idiota e deficiente. Sono le parole più gentili che mi dico. Stanno mangiando ed io non mi reggo. Cosa voleva secondo te? Lui mi guarda un attimo. Cosa volevi? Perché ti sei permessa... Allora parla, altrimenti...Padroni, sono una schiava, la vostra schiava. Voglio diventare una buona schiava, ma come faccio se... se nessuno mi insegna. Scuotono il capo. Capisco solo adesso, è la regola. Non chiedo altro, è inutile. Una delle mille regole non scritte o inventate volta per volta.
Più tardi, dolorante per i colpi, Lui mi chiama. Vuole scopare. Mi stendo sulla dormeuse e con mia sorpresa mi trascina in modo che le natiche sporgano un poco dal bordo. Poi il solito. In piedi mi tocca tra le gambe. Peccato che tu sia sempre così asciutta. Si umetta un dito e mi bagna. Bene, così entra meglio. Entra meglio e senza fastidio. Niente il solito fastidio tipo carta vetrata fino a quando i miei umori non mi bagnino naturalmente. Mi monta lentamente, si arresta, mi prende sotto le natiche e le solleva un poco. Entra meglio, e si muove meglio. Solo dopo capisco, o meglio sospetto. So di aver capito correttamente quando Tre mi fa capire come farmi inculare con meno dolore e maggior (sua) soddisfazione. Con il Padrone, qualche tempo dopo, lezione di pompini. Non dice di fare così e così. Così mi piace di più dice, così non mi piace. Imparo a prenderlo nel sedere da Tre ma anche dagli altri stando in ginocchio. Prima vuoi per il male che per il loro peso cadevo in avanti. Non mi risparmiano le botte, ma...vado avanti e, me ne rendo conto da sola, sto diventando una puttana più esperta o come dicono, più soddisfacente. Con orgoglio ma anche ironia mi rendo conto di essere ormai una vera gran puttana.
Tutti apprezzano il mio culetto, sopratutto per adesso Padrone Tre. Potrebbe però migliorare. Lo dice ai Fratelli. Detto e fatto. I primi giorni con i tutori sono tremendi. Tremendi sono anche i giorni successivi e quelli che li seguono. Ho il culo e la figa in fiamme. Ma ormai fanno tic tac con regolarità tutte le volte che serro i muscoli dello sfintere o della vagina. Tutori diversi ovviamente per muscolature e forme diverse. Ho più lividi di una zampogna ma faccio tic tac secondo i loro ordini. Anche solo camminando. Fanno tic, tic, tic, tac, tac, tac, per ore tutte le veglie, per...ore. Quando i Padroni tornano a comparire da... dopo quanto tempo non so, i Famigli hanno smesso di battermi da tempo ed i segni mi sono scomparsi da un bel po. Niente frusta perchè supero i risultati richiesti e persino le capacità dei marchingegni. Oltre che bella è anche brava, molto volonterosa. Il Padrone lo dice ai Fratelli per farmelo sentire? Non ne sono certa. Ero un poco distante. Ho sentito la fine di un discorso più lungo perchè la musica si è affievolita prima di riprendere. Mi usano tutti, spesso, ed io non me ne lamento. Almeno mangio. Al diavolo tutto. Prima era molto peggio. Qualche mattina dopo, ma ormai chiamo sera e mattina i periodi che seguono e precedono il sonno, Lui, il Padrone...Venga signorina, il Padrone vuole usarla. Da qualche veglia non vengo convocata. Lavorare nei corridoi è quasi più faticoso e altrettanto sgradevole che.... Le deve essere scappato di bocca che era il Padrone a volermi. In genere so solo che qualcuno, uno dei tre vuole usarmi. Niente colazione ed una preparazione accurata, poi le scale. Non mi portano nel salone. Credo mi abbiano fatto svoltare prima. Odori simili ma diversi, Porte con cigolii sconosciuti e, si, fa più caldo. L'attesa, una porta che mi chiudono alle spalle, un'altra. Mi tolgono il mantello ma non il cappuccio, vengo fatta stendere su un letto, i polsi avvinti dietro la schiena, cieca e muta. Aspetto. Ogni novità può essere pericolosa, ho un po di paura. La posizione è scomoda con le braccia legate dietro, annuso, ascolto. Fa caldo, quasi troppo. Rumori? Qualche vibrazione al massimo, proprio rumori no. Odore... Forse... non lo identifico, però forse l'ho già sentito. I famigli non sono mai profumati. Uno, Il padrone. No, non usa questo...non so. Mi sforzo, forse ricordo e forse sbaglio. Passando tanto tempo priva della possibilità di vedere gli altri sensi si acuiscono. Si è proprio un sentore, solo il sentore del Padrone. Ne sono però così certa che mi rilasso. Mi rilasso dopo un esame di coscienza generale. Non ho nessun peccato sulla coscienza. Lentamente mi perdo nel torpore che diventa un sonno profondo. Un rumore, una vibrazione, meno di un rumore. Voci attutite, risate. Abituata ai suoni ovattati, alle voci controllate di Padroni e Famigli ascolto tesa ed attenta, ma il tempo passa il torpore torna ad invadermi, cosa vuole. Me ovviamente, godermi, chiavarmi...ci sono abituata... il sonno. Sono di nuovo sveglia, le spalle mi fanno male. C'è qualcuno, questa volta non ho dubbi. Una voce, vicina ma non nella camera, dietro una porta forse. Ed è Lui. Una donna? Una Famiglia od un'altra schiava...che c'è, sei gelosa troietta? Gelosa no di certo, ma...irritata un poco. Sono qua da ore, ore? Di certo da un mucchio di tempo. Mi sposto un poco, cerco di assumere come sempre la posizione più invitante. Sulla schiena, le ginocchia leggermente piegate, mi giro appena un poco sul fianco destro; esito, piego ancora un poco il ginocchio sinistro posato sull'altro, a celare quello che entrando vorrebbe vedere su tra le gambe...Il rumore della serratura e poi della porta. Un riflesso più che una luce, offuscato dal cappuccio. Andare oltre sarebbe un suicidio, già così è dannatamente pericoloso. Piatta sulla schiena, le gambe schiuse, il sesso in mostra. Come deve sempre mostrarsi una schiava al Padrone. Un sesso che deve almeno fingere di essere pronto a soddisfare il Padrone come la donna schiava deve dimostrarsi pronta, sorridente, lieta e fiera che il Padrone voglia usarla. Ma va a...maledetto. Silenzio, un altro corpo al mio fianco sul letto, la mano, una mano che conosco bene sulla caviglia, su oltre il ginocchio, sosta per un attimo sulla mia cosina e la fruga, un dito, due, tra le labbra, le grandi labbra, su a chiudere nella mano un seno, a torcere piano il capezzolo. Gemo serenamente, posso in questo caso, sono imbavagliata...altre carezze che dimostrano il possesso illimitato, del Padrone su questa donna schiava; si illimitatamente Sua. Non sono carezze del tutto sgradevoli. All'inizio era dannatamente peggio. "Carpe dies", ovvero, ma non è una traduzione accettabile, goditi quello che passa il convento. Cerca e prenditi il meglio od il meno peggio di ogni situazione, di ogni momento. Un rumore, un odore, cibo, da mangiare. Via il bavaglio. Mi bacia. Avrei voluto, avevo pensato ultimamente di rispondere al suo bacio, di non limitarmi ad accogliere la sua lingua ma di spingergli la mia in bocca. Vietato, Vietatissimo. O meglio penso sia vietato. Noi non facciamo l'amore, non chiaviamo con...siamo possedute, chiavate ed inculate, diamo insomma piacere come bambole di gomma gonfiate d'aria. Esistiamo, esisto, sono stata rapita per essere un premio od un regalo al Padrone da parte di qualcuno. Sta esercitando i suoi diritti su di me che di diritti non ne ho. Mi ha liberato la bocca e la usa. Sono inginocchiata a terra, col cazzo in bocca. Fiacco agli inizi: non che dubiti delle mie possibilità di fargli venire voglia. Ho però le braccia legate, mi esce dalla bocca ripetutamente e fatico a succhiarlo ed a leccarlo come dovrei e vorrei. Si ringalluzzisce lo stesso e più rapidamente di quanto immaginassi, é bello in tiro in un attimo. Fai meno fatica a farli godere quando hanno i coglioni pieni. Mi fa alzare prima, molto prima della conclusione consueta. Mi sospinge, attendo, si muove...qualche rumore. Che cazzo fa? Mi prende per i fianchi e mi attira in avanti: le sue ginocchia... devo allargare le gambe ai lati delle sue che tiene unite per fare quello che vuole. Che cazzo vuole? Un attimo solo e capisco, scendo sul cazzo bagnato della mia stessa saliva fino a riceverlo in figa. Un piccolo balletto di avanti ed indietro di su e giù. La posizione ora è più corretta, me lo infilo fin dove posso. Ed adesso? Mi sembra ovvio, no non è ovvio per niente, si mangia. Era ora. Mi imbocca, ogni tanto un colpo di reni mentre faccio forza sui piedi per alzarmi un poco per poi scendere. Ogni due o tre volte che lo faccio, un boccone, una cucchiaiata anzi. Minestrone, uno schifo, la sbobba che mangio troppo spesso. Poi frittata. Che senso ha mangiare così male per i Padroni? Credevo mangiassero male nel salone: Spinaci, no erbette saltate. Qualche sorso di birra bella fresca e subito dopo sul letto per il dolce. Per Lui almeno. Stesi l'una contro all'altro aspetto ordini. Con Lui può essere qualsiasi cosa, ha fantasia. Mica tanto. Mi sdraia ed io allargo le gambe portando i talloni sotto le ginocchia alzate e schiuse. Posizione necessaria per protendere il bacino e fartelo mettere dentro più comodamente, anche per me più comodamente. Ho già chiavato anche in piedi ma mi prendevano alla pecorina, da dietro. Bastava chinare il busto a gambe aperte e se mai poter appoggiare le mani...Sono loro in quel caso a fare fatica. Entra da conquistatore, senza...inibizioni o remore, da padrone. E' il Padrone, il mio Padrone. Sicuro come un conquistatore che entri in una piazzaforte arresa. Sono persino contenta di essere coperta dal fastidioso cappuccio che mi esime da sorrisi estasiati, chiavo un poco meccanicamente, ma è male è pericoloso. Inoltre...
Forse perchè sono una volta tanto sazia, ben bagnata oppure... Mi sta chiavando lentamente...è entrato dentro dolcemente, senza fretta, dopo avermi toccato il puntino bagnato. Dà un bel po di fastidio quando ti toccano magari rudemente e con le dita asciutte, fa male anzi. Ma non ha le dita asciutte, non fa male, neppure dà fastidio... ed adesso...lentamente, senza colpi violenti alla cervice...mi...rilasso, provo una strana, distensione?...una resa quasi, un senso di abbandono. Piacere? No, certamente non piacere ma non so, mai provato piacere. Tepore li in basso, un tepore che non ho mai provato e che pian piano cresce, oh, lentamente, poco per volta si espande nel ventre ed io non lotto, non... mi abbandono. Cresce ancora un poco, si fa più caldo e ne fremo. Un tremito che...Lui gode, sta per godere e vorrei...no non gode ancora, mi abbandono e non penso a niente solo alla pace che... no... non pace...cosa? Ma non mi chiedo altro perchè si scuote più volte, ansimando per poi restare immobili ed abbandonarsi su di me. Vorrei gridare di rabbia. E' questo, non può essere, non io con uno sconosciuto, non con l'uomo che mi possiede, mi violenta quando vuole, come vuole, come adesso. Legata Lo maledico, piango non vista, mi maledico, maledico il mio corpo che mi tradisce, l'essere donna, essere schiava. Mi toglie il cappuccio? Impossibile. Ma non c'è luce, neppure un barlume. Posso solo sentire il volto rasato di fresco? Per me? La bocca trova la mia. Serro per un attimo le labbra pronta a qualsiasi castigo, le schiudo, schiudo i denti aprendomi a Lui, all'uomo, il mio...no, non voglio. Mi solleva tra le braccia, forti e possessive, mi pone nella posizione che predilige. Seduta sulle sue cosce sul cazzo ormai acquietato, a disposizione delle sue mani irrequiete e curiose. Eppure conosce a menadito il mio corpo. Lo conosce fin troppo bene. Eppure lo fruga, lo penetra con le dita, insistendo sul mio sesso non più innocente, colpevole anzi. Di nuovo mi bacia ed ancora... Sto rispondendo al bacio, non sono più passiva. La lingua segue la sua, ci gioca e ne provo un qualche piacere. Protendo il petto, allargo di più le cosce sollevando i fianchi e lo seguo, quando? Lo seguo senza chiedermi nulla quando le mani stranamente dolci me lo impongono. Niente di nuovo. Cosa mai potrebbe esserci di nuovo?. Vuole il mio sedere. I polsi uniti lo ostacolano e Lui non ama, non tollera nessun ostacolo. Li scioglie. Stesa bocconi porto le mani al sedere e schiudo le natiche. Brava schiava, la mia schiavetta. Godo di queste parole ed al tempo stesso ne sono oltraggiata. No, ne godo ed al diavolo il resto, tutto il resto. Mi bagna dei miei umori intingendo le dita alla loro fonte e questo basta a rendermelo accetto. Mi posa il membro nella fessura tra le natiche, per tutta la sua lunghezza, lo muove ed insieme preme ,si eccita, lo sento. Infine lo punta e spinge. Spingo anch'io. Sono quasi invasata ed al tempo timorosa del male. Ringrazio e mi congratulo del lavoro fatto con i tutori. Fa male ma entra bene, di più. Protendo le natiche al possesso. non spingo più. Non posso, non voglio, perchè mai? Non voglio, entra con maggiore difficoltà. Voglio dargli più piacere e soffrire è quasi un dono che gli faccio. No il male è troppo, cedo e lo lascio muovere a suo piacimento senza più ostacolarlo, lo lascio entrare ed uscire mentre la sua destra si insinua sotto il mio corpo, raggiunge la fighetta ancora bagnata e, e mi fa stendere sul fianco infilzata come una farfalla. Non dura quanto vorrei. Ora ne sono certa, più forte di prima, un inizio forse solo un inizio di piacere, è bello sentirlo crescere in me, invadermi prepotente, sconvolgermi, riscaldarmi il ventre sino quasi a togliermi l'aria dai polmoni, arrestarmi per un attimo il cuore'. Lui gode, è finito. Resto ansante e maledetta, piena di vergogna. La luce mi abbaglia. E' di nuovo, no si è messo la maschera. Mi prende ancora, più tardi. Mi chiedo come sia possibile. Più tardi ancora il cazzo mi viene brutalmente spinto quasi in gola. L'ho preso nel culo ma sa di saponetta, si è lavato. Mi si svuota in bocca...poche gocce... Un Famiglio mi accompagna verso la galera.
Botte ovviamente e poi fame e freddo, disorientamento ed insicurezza, paura. Accettare la sottomissione e l'ubbidienza, obbedienza anzi con la o, era questione di tempo, poco tempo. Pochissimo tempo. Dopo essere stata appesa e frustata due volte, la terza ho ceduto. Ho chiesto l'altissimo onore di essere Sua schiava. Aspirante schiava anzi. Schiava lo diventerai solo se e quando te lo meriterai. Pulire i corridoi polverosi, la onnipresente passatoia dei corridoi con un aspirapolvere. Tirare a lucido vecchi stanzini da bagno, e fare quant'altro inventano penso solo per tenermi occupata con mestieri "idonei", non è lavoro da poco. Cucino ancora e servo a tavola i Famigli, in cucina, ma sono tornata ad usare la testa. Difficilmente potrà servire a farmi scappare ma almeno mi estraneo da quello che sto facendo ed il tempo passa più in fretta, ammazzo la noia e può servire magari a pararmi il culo. Per me il "qui e ora" comincia dalla sottomissione, anzi dopo qualche giorno. Non avevo ancora cominciato a chiamare veglie e sonni i periodi considerati prima e da tutti, giorni e notti. Sono discretamente certa che mi mandino a dormire o mi sveglino, almeno qualche volta, solo in considerazione di cosa vogliano farmi fare.
La mia doma. Non ne sapevo nulla, non me ne avevano mai accennato in mia presenza non avevo carpito qualche accenno ai Famigli. Anche a pensarci solo fa male, ma ne ricordo poco. Ci penso, appunto perchè ne ricordo poco e col tempo mi sono fatta l'idea che tanta feroce cattiveria non dipenda da crudeltà soltanto. Un premio, un regalo, ecco cosa sono per Lui e per Loro. Come un gatto, magari di stoffa, un soprammobile. Ma sono una donna. Se gli piace torturare e seviziare perchè rapire belle ragazze? Molto pericoloso. O l'hanno fatto istigati da qualcuno. Perché? Chi ci avrebbe guadagnato dalla mia scomparsa? Ho pensato all'Amministratore della ditta. Ma la delega è a tempo, un tempo che sta per scadere.
Chi altri? Se ci guadagnano solo una ragazza belloccia da sbattere perchè tanta ferocia? Per soddisfare il loro ego maschile, per desiderio di onnipotenza? Forse domare completamente, definitivamente una giovane donna, tra loro è una dimostrazione di capacità, di superiorità? Non so, forse non lo saprò mai, probabilmente saperlo non mi servirebbe a niente. Mentre aspettavo mezzo inebetita dal dolore della frusta, pochissimi colpi peraltro,volevano usarmi subito, si usarmi, " usarmi" descrive alla perfezione quello che mi hanno fatto e che continuano a farmi, impaurita da morire per terra, ho capita una cosa: si aspettavano le mie suppliche. E' allora che ho deciso di sottomettermi ma di non umiliarmi. Volevano una puttana ed una puttana avrebbero avuto, la miglior puttana avessero mai visto, la più gran puttana del mondo, Non mi avrebbero però vista strisciare. Almeno dentro di me non mi sarei umiliata. Servile all'apparenza, ma solo in superficie, perchè ero e sono forte, molto più di quanto immaginino. Mi hanno piegata ma non vinta perchè sono forte, determinata. Mi sono piegata volontariamente, senza rinunciare alla mia dignità. Ricordo poco dell'inizio della doma. Dolore, stress, paura del dopo. Flash più che ricordi. Immagini di momenti diversi che si sovrappongono, che compaiono senza ordine di tempo e di luogo. Ho però ricostruito giorno dopo giorno quelle ore. Il Padrone mi ha sverginata ed i Fratelli si sono preso il loro divertimento. Più tardi ed ancora più tardi li ho dovuti ricevere nello stesso ordine nel sedere ed in bocca. Le "formalità" erano finite e ciascuno ha in seguito disposto di me a suo piacimento. Troppo spesso per i miei gusti. Sono arrivata spesso a piangere ed a dibattermi per il male, ma non ho mai supplicato, non li ho mai supplicati. Non so quanto sia durato, molti giorni di certo. Ma sono uomini e le loro palle, nonostante gli stimolanti si sono scaricate. Hanno smesso per esaurimento. In seguito mi sono dimostrata volonterosa di imparare, nei limiti delle mie possibilità e della logica in quella situazione. Si sono stancati forse di essere inutilmente feroci. Certo che hanno continuato per qualche giorno ad usarmi molto spesso. Sempre meno però. Spesso rimanevo sola per momenti od ore, riuscii un poco a riprendermi. Piangevo, dentro di me li maledicevo. Ma cominciavo quasi a mostrarmi sorridente. Fu allora che il Padrone mi disse che ero bravina, si solo bravina. Ognuno dei tre aveva le sue "esigenze" e le sue preferenze. Uno e Tre pur usando ogni mio orifizio avevano una leggera preferenza per la mia fessura tra le tra le gambe, ormai comoda. A rendere comodo il sedere ci stava pensando con impegno Due. Lentamente emergevo dal buio in cui per giorni ero sprofondata. Stavo imparando a conoscere i segni con i quali spesso mi davano ordini. Ordini, soltanto ordini. Servivo loro il cibo che arrivava attraverso una ruota come quelle dei conventi. Usavo la brocca e la comoda per lavarmi e le esigenze fisiologiche ed imparavo a servirli. Ubbidisco ed imparo, per un periodo che è difficile quantificare. Mi rendo conto che i segni della frusta sono scomparsi. Una frusta odiosa anche in questo. Fa male, loro dicono meno di altre fruste, ma al contrario di quelle, dopo tre o quattro giorni i segni scompaiono almeno se usano quel diabolico liquido puzzolente che brucia dieci volte e più a lungo delle frustate stesse. Sono stata frustata sei o sette giorni fa. Sono qui da almeno una trentina... possibile? Si forse di più, almeno trenta giorni? forse di più. Non so per certo e neppure approssimativamente quante volte abbia dormito e poi, no al massimo...in questo sono nel pallone. Una, due tre oppure quattro settimane. Persino arrivo a pensare di essere stata drogata, che mi abbiano dato dei tranquillanti durante i primi giorni della doma. Ma perchè? Non dico che avrebbero preferito fossi più ribelle ma...Quel giorno ha però segnato la mia vita di schiava, di aspirante schiava. Una giornata che mi sarà difficile dimenticare. Non me ne vergogno, ho desiderato prima e sono stata almeno contenta dopo di una cosetta: di aver dato molto piacere al Padrone. Era cominciata come tante altre giornate. Il cicalino, un trillo fastidioso che continuava finché non mi alzavo,il che significava subito. Una pulizia accurata dietro la porticina. Due donne quella volta. Maschi o femmine ormai è lo stesso. Per il resto del tempo avevo a disposizione la comoda ed il catino. Mi profumano persino. Lo trovo un buon segno. Poi pronta ad una attesa spesso snervante. Il Padrone arriva invece poco dopo, vuole la colazione che arriva e gli servo in silenzio come in silenzio l'avevo accolto; un inchino e poi in ginocchio aspettando ordini. Porto via gli avanzi, finisci pure. Niente di speciale. Una brioche sbocconcellata e l'avanzo del caffè. Mi sciacquo le mani e torno ad inginocchiarmi. La testa deve restare china e gli occhi bassi. Le mani sulle cosce, ma attenta agli ordini. Alla nudità totale ci ho fatto il callo, più che alle ginocchia. Penso mi stia spiando e mi prende come spesso accade in questi casi un leggero timore; eccitazione e paura. Quello che mi permette di restare completamente concentrata e vigile, di resistere alla tentazione di alzare un poco gli occhi o di commettere una delle numerose mancanze di etichetta per le quali sono stata più volte punita. Per poco però finisce male. Lo schioccare delle dita mi prende quasi di sorpresa e mi muovo con un attimo di ritardo. Sta però ascoltando musica, in cuffia ad occhi chiusi. Recupero e sono in piedi quando apre gli occhi. Vieni. Mi avvicino pronta ad un nuovo ordine. Siediti qua. Sulle sue ginocchia, schiudo le gambe. Non è la prima volta, mi fruga ad occhi chiusi immerso nella sua musica, forse a tempo di musica. MI sgrilletta e non è piacevole, sono troppo asciutta. Mi arrovescia baciandomi. Padrone...Mi guarda incredulo. Sei pazza od incosciente? Sono certa di essere l'uno e l'altro. Padrone, posso chieder Vi una cosa?
Padrone, posso chiedervi una cosa? Come ne vengo fuori? Mi ero preparata un discorsetto ma il difficile era trovare il modo di poterglielo fare il discorso. Sei pazza. La conclusione è una dozzina di colpi. Scema, idiota e deficiente. Sono le parole più gentili che mi dico. Stanno mangiando ed io non mi reggo. Cosa voleva secondo te? Lui mi guarda un attimo. Cosa volevi? Perché ti sei permessa... Allora parla, altrimenti...Padroni, sono una schiava, la vostra schiava. Voglio diventare una buona schiava, ma come faccio se... se nessuno mi insegna. Scuotono il capo. Capisco solo adesso, è la regola. Non chiedo altro, è inutile. Una delle mille regole non scritte o inventate volta per volta.
Più tardi, dolorante per i colpi, Lui mi chiama. Vuole scopare. Mi stendo sulla dormeuse e con mia sorpresa mi trascina in modo che le natiche sporgano un poco dal bordo. Poi il solito. In piedi mi tocca tra le gambe. Peccato che tu sia sempre così asciutta. Si umetta un dito e mi bagna. Bene, così entra meglio. Entra meglio e senza fastidio. Niente il solito fastidio tipo carta vetrata fino a quando i miei umori non mi bagnino naturalmente. Mi monta lentamente, si arresta, mi prende sotto le natiche e le solleva un poco. Entra meglio, e si muove meglio. Solo dopo capisco, o meglio sospetto. So di aver capito correttamente quando Tre mi fa capire come farmi inculare con meno dolore e maggior (sua) soddisfazione. Con il Padrone, qualche tempo dopo, lezione di pompini. Non dice di fare così e così. Così mi piace di più dice, così non mi piace. Imparo a prenderlo nel sedere da Tre ma anche dagli altri stando in ginocchio. Prima vuoi per il male che per il loro peso cadevo in avanti. Non mi risparmiano le botte, ma...vado avanti e, me ne rendo conto da sola, sto diventando una puttana più esperta o come dicono, più soddisfacente. Con orgoglio ma anche ironia mi rendo conto di essere ormai una vera gran puttana.
Tutti apprezzano il mio culetto, sopratutto per adesso Padrone Tre. Potrebbe però migliorare. Lo dice ai Fratelli. Detto e fatto. I primi giorni con i tutori sono tremendi. Tremendi sono anche i giorni successivi e quelli che li seguono. Ho il culo e la figa in fiamme. Ma ormai fanno tic tac con regolarità tutte le volte che serro i muscoli dello sfintere o della vagina. Tutori diversi ovviamente per muscolature e forme diverse. Ho più lividi di una zampogna ma faccio tic tac secondo i loro ordini. Anche solo camminando. Fanno tic, tic, tic, tac, tac, tac, per ore tutte le veglie, per...ore. Quando i Padroni tornano a comparire da... dopo quanto tempo non so, i Famigli hanno smesso di battermi da tempo ed i segni mi sono scomparsi da un bel po. Niente frusta perchè supero i risultati richiesti e persino le capacità dei marchingegni. Oltre che bella è anche brava, molto volonterosa. Il Padrone lo dice ai Fratelli per farmelo sentire? Non ne sono certa. Ero un poco distante. Ho sentito la fine di un discorso più lungo perchè la musica si è affievolita prima di riprendere. Mi usano tutti, spesso, ed io non me ne lamento. Almeno mangio. Al diavolo tutto. Prima era molto peggio. Qualche mattina dopo, ma ormai chiamo sera e mattina i periodi che seguono e precedono il sonno, Lui, il Padrone...Venga signorina, il Padrone vuole usarla. Da qualche veglia non vengo convocata. Lavorare nei corridoi è quasi più faticoso e altrettanto sgradevole che.... Le deve essere scappato di bocca che era il Padrone a volermi. In genere so solo che qualcuno, uno dei tre vuole usarmi. Niente colazione ed una preparazione accurata, poi le scale. Non mi portano nel salone. Credo mi abbiano fatto svoltare prima. Odori simili ma diversi, Porte con cigolii sconosciuti e, si, fa più caldo. L'attesa, una porta che mi chiudono alle spalle, un'altra. Mi tolgono il mantello ma non il cappuccio, vengo fatta stendere su un letto, i polsi avvinti dietro la schiena, cieca e muta. Aspetto. Ogni novità può essere pericolosa, ho un po di paura. La posizione è scomoda con le braccia legate dietro, annuso, ascolto. Fa caldo, quasi troppo. Rumori? Qualche vibrazione al massimo, proprio rumori no. Odore... Forse... non lo identifico, però forse l'ho già sentito. I famigli non sono mai profumati. Uno, Il padrone. No, non usa questo...non so. Mi sforzo, forse ricordo e forse sbaglio. Passando tanto tempo priva della possibilità di vedere gli altri sensi si acuiscono. Si è proprio un sentore, solo il sentore del Padrone. Ne sono però così certa che mi rilasso. Mi rilasso dopo un esame di coscienza generale. Non ho nessun peccato sulla coscienza. Lentamente mi perdo nel torpore che diventa un sonno profondo. Un rumore, una vibrazione, meno di un rumore. Voci attutite, risate. Abituata ai suoni ovattati, alle voci controllate di Padroni e Famigli ascolto tesa ed attenta, ma il tempo passa il torpore torna ad invadermi, cosa vuole. Me ovviamente, godermi, chiavarmi...ci sono abituata... il sonno. Sono di nuovo sveglia, le spalle mi fanno male. C'è qualcuno, questa volta non ho dubbi. Una voce, vicina ma non nella camera, dietro una porta forse. Ed è Lui. Una donna? Una Famiglia od un'altra schiava...che c'è, sei gelosa troietta? Gelosa no di certo, ma...irritata un poco. Sono qua da ore, ore? Di certo da un mucchio di tempo. Mi sposto un poco, cerco di assumere come sempre la posizione più invitante. Sulla schiena, le ginocchia leggermente piegate, mi giro appena un poco sul fianco destro; esito, piego ancora un poco il ginocchio sinistro posato sull'altro, a celare quello che entrando vorrebbe vedere su tra le gambe...Il rumore della serratura e poi della porta. Un riflesso più che una luce, offuscato dal cappuccio. Andare oltre sarebbe un suicidio, già così è dannatamente pericoloso. Piatta sulla schiena, le gambe schiuse, il sesso in mostra. Come deve sempre mostrarsi una schiava al Padrone. Un sesso che deve almeno fingere di essere pronto a soddisfare il Padrone come la donna schiava deve dimostrarsi pronta, sorridente, lieta e fiera che il Padrone voglia usarla. Ma va a...maledetto. Silenzio, un altro corpo al mio fianco sul letto, la mano, una mano che conosco bene sulla caviglia, su oltre il ginocchio, sosta per un attimo sulla mia cosina e la fruga, un dito, due, tra le labbra, le grandi labbra, su a chiudere nella mano un seno, a torcere piano il capezzolo. Gemo serenamente, posso in questo caso, sono imbavagliata...altre carezze che dimostrano il possesso illimitato, del Padrone su questa donna schiava; si illimitatamente Sua. Non sono carezze del tutto sgradevoli. All'inizio era dannatamente peggio. "Carpe dies", ovvero, ma non è una traduzione accettabile, goditi quello che passa il convento. Cerca e prenditi il meglio od il meno peggio di ogni situazione, di ogni momento. Un rumore, un odore, cibo, da mangiare. Via il bavaglio. Mi bacia. Avrei voluto, avevo pensato ultimamente di rispondere al suo bacio, di non limitarmi ad accogliere la sua lingua ma di spingergli la mia in bocca. Vietato, Vietatissimo. O meglio penso sia vietato. Noi non facciamo l'amore, non chiaviamo con...siamo possedute, chiavate ed inculate, diamo insomma piacere come bambole di gomma gonfiate d'aria. Esistiamo, esisto, sono stata rapita per essere un premio od un regalo al Padrone da parte di qualcuno. Sta esercitando i suoi diritti su di me che di diritti non ne ho. Mi ha liberato la bocca e la usa. Sono inginocchiata a terra, col cazzo in bocca. Fiacco agli inizi: non che dubiti delle mie possibilità di fargli venire voglia. Ho però le braccia legate, mi esce dalla bocca ripetutamente e fatico a succhiarlo ed a leccarlo come dovrei e vorrei. Si ringalluzzisce lo stesso e più rapidamente di quanto immaginassi, é bello in tiro in un attimo. Fai meno fatica a farli godere quando hanno i coglioni pieni. Mi fa alzare prima, molto prima della conclusione consueta. Mi sospinge, attendo, si muove...qualche rumore. Che cazzo fa? Mi prende per i fianchi e mi attira in avanti: le sue ginocchia... devo allargare le gambe ai lati delle sue che tiene unite per fare quello che vuole. Che cazzo vuole? Un attimo solo e capisco, scendo sul cazzo bagnato della mia stessa saliva fino a riceverlo in figa. Un piccolo balletto di avanti ed indietro di su e giù. La posizione ora è più corretta, me lo infilo fin dove posso. Ed adesso? Mi sembra ovvio, no non è ovvio per niente, si mangia. Era ora. Mi imbocca, ogni tanto un colpo di reni mentre faccio forza sui piedi per alzarmi un poco per poi scendere. Ogni due o tre volte che lo faccio, un boccone, una cucchiaiata anzi. Minestrone, uno schifo, la sbobba che mangio troppo spesso. Poi frittata. Che senso ha mangiare così male per i Padroni? Credevo mangiassero male nel salone: Spinaci, no erbette saltate. Qualche sorso di birra bella fresca e subito dopo sul letto per il dolce. Per Lui almeno. Stesi l'una contro all'altro aspetto ordini. Con Lui può essere qualsiasi cosa, ha fantasia. Mica tanto. Mi sdraia ed io allargo le gambe portando i talloni sotto le ginocchia alzate e schiuse. Posizione necessaria per protendere il bacino e fartelo mettere dentro più comodamente, anche per me più comodamente. Ho già chiavato anche in piedi ma mi prendevano alla pecorina, da dietro. Bastava chinare il busto a gambe aperte e se mai poter appoggiare le mani...Sono loro in quel caso a fare fatica. Entra da conquistatore, senza...inibizioni o remore, da padrone. E' il Padrone, il mio Padrone. Sicuro come un conquistatore che entri in una piazzaforte arresa. Sono persino contenta di essere coperta dal fastidioso cappuccio che mi esime da sorrisi estasiati, chiavo un poco meccanicamente, ma è male è pericoloso. Inoltre...
Forse perchè sono una volta tanto sazia, ben bagnata oppure... Mi sta chiavando lentamente...è entrato dentro dolcemente, senza fretta, dopo avermi toccato il puntino bagnato. Dà un bel po di fastidio quando ti toccano magari rudemente e con le dita asciutte, fa male anzi. Ma non ha le dita asciutte, non fa male, neppure dà fastidio... ed adesso...lentamente, senza colpi violenti alla cervice...mi...rilasso, provo una strana, distensione?...una resa quasi, un senso di abbandono. Piacere? No, certamente non piacere ma non so, mai provato piacere. Tepore li in basso, un tepore che non ho mai provato e che pian piano cresce, oh, lentamente, poco per volta si espande nel ventre ed io non lotto, non... mi abbandono. Cresce ancora un poco, si fa più caldo e ne fremo. Un tremito che...Lui gode, sta per godere e vorrei...no non gode ancora, mi abbandono e non penso a niente solo alla pace che... no... non pace...cosa? Ma non mi chiedo altro perchè si scuote più volte, ansimando per poi restare immobili ed abbandonarsi su di me. Vorrei gridare di rabbia. E' questo, non può essere, non io con uno sconosciuto, non con l'uomo che mi possiede, mi violenta quando vuole, come vuole, come adesso. Legata Lo maledico, piango non vista, mi maledico, maledico il mio corpo che mi tradisce, l'essere donna, essere schiava. Mi toglie il cappuccio? Impossibile. Ma non c'è luce, neppure un barlume. Posso solo sentire il volto rasato di fresco? Per me? La bocca trova la mia. Serro per un attimo le labbra pronta a qualsiasi castigo, le schiudo, schiudo i denti aprendomi a Lui, all'uomo, il mio...no, non voglio. Mi solleva tra le braccia, forti e possessive, mi pone nella posizione che predilige. Seduta sulle sue cosce sul cazzo ormai acquietato, a disposizione delle sue mani irrequiete e curiose. Eppure conosce a menadito il mio corpo. Lo conosce fin troppo bene. Eppure lo fruga, lo penetra con le dita, insistendo sul mio sesso non più innocente, colpevole anzi. Di nuovo mi bacia ed ancora... Sto rispondendo al bacio, non sono più passiva. La lingua segue la sua, ci gioca e ne provo un qualche piacere. Protendo il petto, allargo di più le cosce sollevando i fianchi e lo seguo, quando? Lo seguo senza chiedermi nulla quando le mani stranamente dolci me lo impongono. Niente di nuovo. Cosa mai potrebbe esserci di nuovo?. Vuole il mio sedere. I polsi uniti lo ostacolano e Lui non ama, non tollera nessun ostacolo. Li scioglie. Stesa bocconi porto le mani al sedere e schiudo le natiche. Brava schiava, la mia schiavetta. Godo di queste parole ed al tempo stesso ne sono oltraggiata. No, ne godo ed al diavolo il resto, tutto il resto. Mi bagna dei miei umori intingendo le dita alla loro fonte e questo basta a rendermelo accetto. Mi posa il membro nella fessura tra le natiche, per tutta la sua lunghezza, lo muove ed insieme preme ,si eccita, lo sento. Infine lo punta e spinge. Spingo anch'io. Sono quasi invasata ed al tempo timorosa del male. Ringrazio e mi congratulo del lavoro fatto con i tutori. Fa male ma entra bene, di più. Protendo le natiche al possesso. non spingo più. Non posso, non voglio, perchè mai? Non voglio, entra con maggiore difficoltà. Voglio dargli più piacere e soffrire è quasi un dono che gli faccio. No il male è troppo, cedo e lo lascio muovere a suo piacimento senza più ostacolarlo, lo lascio entrare ed uscire mentre la sua destra si insinua sotto il mio corpo, raggiunge la fighetta ancora bagnata e, e mi fa stendere sul fianco infilzata come una farfalla. Non dura quanto vorrei. Ora ne sono certa, più forte di prima, un inizio forse solo un inizio di piacere, è bello sentirlo crescere in me, invadermi prepotente, sconvolgermi, riscaldarmi il ventre sino quasi a togliermi l'aria dai polmoni, arrestarmi per un attimo il cuore'. Lui gode, è finito. Resto ansante e maledetta, piena di vergogna. La luce mi abbaglia. E' di nuovo, no si è messo la maschera. Mi prende ancora, più tardi. Mi chiedo come sia possibile. Più tardi ancora il cazzo mi viene brutalmente spinto quasi in gola. L'ho preso nel culo ma sa di saponetta, si è lavato. Mi si svuota in bocca...poche gocce... Un Famiglio mi accompagna verso la galera.
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