Inferno Cap.3
di
Chiodino
genere
sadomaso
Le cose si muovono in fretta. Niente punizione. Una tranquilla se pure strana serata a vuotare dei portacenere, servire caffè e liquori, guidando le due ragazze. Sono un poco imbranate, accettano senza problemi i miei...suggerimenti però. Occhiate e cenni, qualche rara parola, roba consentita dal servizio. Ho capito al volo chi fossero ai due tavoli di bridge i boss. Tra i Padroni c'è una gerarchia che non capisco ma c'è, ed è importante se ti preme pararti il sedere, capirla, magari solo un poco come capita a me. L'ho imparato ascoltando il mio Padrone ed i suoi due fratelli, miei Padroni anche loro, con gli stessi diritti del Padrone numero uno, il mio unico PADRONE... Complicato, non è vero? Comunque funziona ed è stata una serata tranquilla, fino quasi alla fine, perchè dopo è diventata strana. Strana forse lo è stata anche prima, ma di stranezze ne capitano tante. Dal non sapere dove e quando sono. Niente orologi, niente finestre, Famigli, maschi e femmine, sempre mascherati e quasi muti, padroni ciarlieri e spesso infoiati. Agli"incontri" almeno, e non i miei Padroni, i Padroni ospiti: certamente si impasticcano ben bene ed io come le altre ragazze siamo prestate, messe a disposizione per queste occasioni: prime colazioni, pranzi, cene, Meeting, cioè grandi incontri con una trentina di Padroni e dieci o dodici ragazze. Schiave, come me. Temevo di venire punita ma direi che a questo punto sia tutto a posto. Un colpo di culo, veramente un colpo di culo. Tornando a questa sera ho quasi litigato con una delle due ragazze. Scodinzola troppo. E' fuori luogo per una ragazzina così giovane e minuta. Fa tirare il cazzo di più facendo la parte della vergognosetta. A questo non sono arrivata. Mi ha mandata a fare in quel posto appena capita la prima parte del discorso. Il culo però lo ha dato via prima lei. Un "morto", con qualche minuto libero mi ha fatto un cenno. Chi mi suggerisci? La ragazzina ho risposto. Ha un culetto delizioso a vedersi. Credo però che non le farebbe male una aggiustatina da un esperto. Un po' di scuola. Ha ancora molto da imparare. Se non è in vena di insegnare...credo di essere io il meglio in tutto, almeno adesso, modestia a parte ed almeno qui. Ero andata fuori le righe. Ho trattenuto il fiato. Va bene mandamela. Se la è fatta con comodo un paio di volte prima che il gioco finisse. In quelle due ore, solo in tre si sono fatta una ragazza. L'altra schiava si è fatta scopata ed ha fatto un succhiotto. Non conosco le regole del bridge, ma deve essere un gioco che acchiappa se potendo divertirsi con delle belle donne a loro disposizione in tutto... Mi hanno poi tenuta con loro, in quattro, non tutti ed otto, in una saletta più piccola. Le solite cose al' inizio, due nel popò e due in bocca. Altro che tranquilla serata... poi un sacco di domande. Se sono tranquilla qui. Qui dove? Tranquilla quando chiunque ti può fare e ti fa tutto quello che vuole? Tranquilla quando non sai neppure che ora è? Come mi piacerebbe dire quello che penso! Invece: Ci si abitua Padrone, al cibo, a tutto. E' anche in parte vero. Soddisfare il Padrone poi è... diventa...non l'avrei creduto prima...è...chino il capo, finisca lui la frase come vuole. Pattino sul ghiaccio sottile. Non dico altro. Non posso certo dire quello che penso ma non devo assolutamente esagerare. Tutti i Padroni hanno sentito da noi schiave tante di quelle balle da riconoscerle da lontano. Scuoto le spalle, cambio ordine di idee. Quelli che ho intrattenuto sono vecchi. hanno idee...superate. Però mi sono esposta troppo, a che pro poi?
Ferma signorina. La chiave gira nella toppa, avanti signorina, alt, c'è un gradino da salire, l'aiuto. La stronza, è un Famiglio femmina, sa da quanto sono qui e può benissimo immaginare che conosca la strada a memoria, almeno questo tratto vicino alla galera. Il corridoio delle schiave, dove dormono. Attualmente ci dorme una schiava sola. Io. Le altre, quelle che dico "di passaggio" penso siano qui con i loro Padroni ospiti e dormano o vicino o con loro. Ce n'è spesso qualcuno di Padrone Ospite, quasi sempre. Spero di poter dormire. Lo speravo ed ho dormito a lungo. Tutto tace. Orino nel pitale che sposto il più lontano possibile. La catenella che unisce il polso al muro da qualche tempo è più lunga, hanno aggiunto qualche anello. Un caso? Vuol dire qualcosa? Probabilmente no. Sono paranoica. Adesso però posso mettere entrambe le mani sotto la testa... Ci dormo in questa cuccia per cani da quando ho promesso ubbidienza e sottomissione. Dopo aver ottenuta la mia obbedienza, mi hanno portata di sopra vestita di tutto punto. Vestiti miei, presi da casa mia alla faccia degli allarmi. Le chiavi le avevano, le mie. Il Padrone mi ha tolta la benda. Una stanza piuttosto grande, un poco polverosa e puzzolente di chiuso anche Perché loro i Padroni, molti almeno, fumano. Non mi fa paura tornare a quei momenti. E' al di qua del muro della paura, dei ricordi del "prima". Il Padrone ripete che sono un premio che sono preziosa e per questo mi addestrerà personalmente, con l'aiuto dei suoi due Fratelli. Quei due? Non userà mai i mezzucci dei servi, i topi, per avere la mia ubbidienza. Userò questa. Mi mostra la sferza, frusta o scudiscio che sia. Imparerai a conoscerla ed a temerla. E' un ottimo argomento dialettico, vale più di una biblioteca di discorsi. Ubbidirai ad un ordine, qualsiasi ordine mio o dei miei Fratelli, immediatamente. Se esiterai solo un attimo, sarà come disobbedire. Sarai punita, Ha molti pregi questa frusta. Fa male subito, ma poco. Poi diventa sempre più dolorosa, fin a farti impazzire. Eppure, dopo qualche giorno sei come prima, quasi nuova. Tranne dentro. Ogni volta avrai più paura. Ricordati. Una semplice esitazione significa un rifiuto. Inutile poi piangere o supplicare. Adesso ti darò un ordine. Eseguirlo significa accettare di essere mia, definitivamente. Un semplice oggetto, per il mio piacere, per il nostro piacere. Avrò la tua preziosa verginità, ti romperò il sedere, ti insegnerò, ti insegneremo a farci perfetti pompini. Da subito. Un attimo di silenzio per la suspence. Un attoruncolo da avanspettacolo e poi: spogliati! Ero arrivata più o meno disposta a cedere, a fare tutto quello che volessero, pensavo che mi volesse portare a letto, fare l'amore con me e che non avrei potuto impedirglielo. Parlava sul serio della stanza dei topi? Forse si. Se i topi non erano più un pericolo, allora... Volevo dirgli di andare al diavolo, poi decisi di tacere ed infine dissi con una voce certo non ferma: no! Non provai neppure a scappare. Non mi dibattei, non provai ad oppormi quando mi spogliarono e mi appesero al patibolo. Gridai al primo colpo per la sorpresa più che altro. In effetti non faceva malissimo. Una serie di punture di spillo in fila ad ogni colpo. Tacqui al secondo ed ai successivi. Persi il conto. Cominciò il dolore e ad un certo momento divenne insopportabile e gridai. Non smisi di gridare se non dopo che aveva smesso di colpirmi. Venti o trenta colpi di quell' aggeggio bestiale, scudisciate se è uno scudiscio, sui seni, il ventre e le cosce, la schiena e le natiche, su tutto il corpo, braccia e gambe comprese. All' inizio brucianti,ma solo come tante punture, file di punture. Poi ad ogni colpo le punture hanno cominciato ad unirsi con lampi di calore di fuoco, poi l'inferno. Uno spray sulla pelle e gridai quasi peggio che per la frusta. Bruciava di più. Qualche giorno dopo mi rifiutai di nuovo. Ricevetti qualche sferzata in più. Avrei resistito, si avrei resistito. Mi arresi qualche giorno dopo; era solo la mia terza volta sul patibolo, all'ordine di spogliarmi per farmi possedere chinai il capo e piangendo cominciai a slacciare lentamente i bottoni. Era tardi per farlo, avevo esitato, ma ricevetti solo pochi colpi, dolorosi ma pochi. Non è pietà o compassione. Mi vogliono subito. Mi aspetto mi prendano, mi violentino subito ma non lo fanno. Stesa a terra dolorante, in lacrime per la mia vigliaccheria più che per il dolore, impazzisco per l'ansia. E' peggio aspettare, immaginare il suo corpo sopra il mio, lo schifo, il dolore della... di quando mi entra, solo lui, gli altri? Solo quella cosa?. M'accorgo di una occhiata, non di pietà, anzi...intuisco che si aspettano le mie suppliche, che ciò fa parte del loro divertimento e che aumenterà il piacere di possedermi, violentandomi. Secondo loro non è violenza. Io stessa mi sono messa nelle Sue mani, mi sono offerta schiava, ed una schiava non può essere violentata. Non esiste, non è un soggetto ma un oggetto. Se un Fratello od un altro Padrone Ospite mi colpisse con troppa violenza, senza ragione, rovinandomi per sempre, mi lascerebbe a terra ed andrebbe parlare col Padrone, Il mio Padrone, il Padrone di me, di questo corpo. Questa faccenda però non l'ho capita del tutto. Un'ira ferocemente, fredda, feroce e determinata mi invade. Non tremo più per il dolore e la paura ma per la rabbia. Mi avrai, mi farai, mi farete tutto quello che volete, farò tutto quello che volete, io farò, farò la puttana e ci godrò magari. Poi mi vendicherò sa dio come ma mi vendicherò, vi castrerò tutti, vi... E' da quel momento, mentre aspetto di essere violentata e goduta dai Padroni, che comincia il mio presente, il mio adesso e qui. Mi rendo conto di essere più forte di quanto pensino o pensassi io stessa. Non devono saperlo, non devono saperlo mai. Dovrò superarli in astuzia. Sono troppe le cose che ignoro su di loro e su questo posto. Dovranno fidarsi di me, almeno un poco. Sarò la loro puttana. La puttana migliore, la più puttana di tutte le puttane del mondo. E li lascerò con un palmo di naso e tornerò con i Carabinieri. Calma, tempo e pazienza.
Quasi ventenne non ignoro quanto e cosa potranno farmi. Non devo dar loro ragioni per frustarmi. Ti avvilisce, ti sminuisce anche dentro ti svuota di ogni forza e volontà. Sarò la loro puttana ma non una puttana qualsiasi. Cederò, non protesterò, non vedranno lacrime, poche lacrime e poche grida. Senza gridare no. Impossibile! Oppure si, possibile,secondo quello che mi faranno. Devo cedere, fare tutto quello che vogliono, tanto lo faranno, me lo faranno fare lo stesso. Cederò, ecco...dignitosamente. Non mi potranno togliere la dignità. Quasi mi tranquillizzo. Mangiano, bevono. La bottiglia di vino però mostra che hanno bevuto ben poco, ho sempre temuto e schifato gli ubriaconi. Parlano anche poco. Che lingua parlano? Sono certamente italiani e del nord credo. Conversano tra loro però in una lingua che non mi ricorda niente di già sentito. Uno si alza. Viene accanto a me, si pone con i piedi ai lati delle mie spalle. Scuote il capo. Sei nuda perchè il Padrone possa in qualsiasi momento avere senza fatica accesso al tuo corpo, hanno detto i Famigli ed ora me lo ripeto io. E così sia. Scosto le mani che ho istintivamente portato a coprire il petto ed il ventre. Un assenso con la testa di quello che mi sovrasta. Avevo ragione, ho ragione. Non gli basta maltrattarmi fisicamente, mi vogliono umiliare per spezzarmi del tutto. Forse è solo un lampo di intuizione che però più tardi diventa un ragionamento razionale. Stesa aspetto disfatta. Dio fa che si sbrighino. Non ho più lacrime. Se è inevitabile che succeda subito, in fretta...E succede. Lui, il Padrone, mi chiama con lo schiocco delle dita. Vieni qua. Mi prende tra le braccia e mi pone sulle ginocchia senza che mi difenda. Come posso difendermi? Porta la bocca sulla mia; un bacio freddo. Non sono esperta neppure in questo ma è certamente un bacio provocatorio. Anche questo lo razionalizzerò in seguito ma non rispondo al bacio. Non perché non voglia; sono tutta presa ad evitare di vomitare. Adesso comincia, adesso mi fa cosa? Lo sai stronzetta, adesso ti chiava e tu ti lasci fare, ti fai rompere la figa e tutto il resto. Cosa sia il resto lo immagino solo. No, per adesso mi bacia, mi carezza tra le cosce e le tette. Poi altre mani, altre bocche, un sesso sul viso, un altro sulla fessa del sedere. Non quello no, questo no, non l'avevo, ma si che lo avevi pensato. Il più piccolo mi stende senza che protesti ne lo ostacoli. E' una dormeuse, un divano senza spalliera e con un bracciolo solo, più che un bracciolo un vero poggiatesta. Sono attenta, concentrata solo a quello che succede a me anche se mi sembra succeda non a me ma ad un'altra che occupa quel divano. Mi vedo, letteralmente mi vedo stesa con il busto sollevato, le cosce sconciamente schiuse che penzolano ai due lati della dormeuse; anche le braccia penzolano senza forza e lui si avvicina . Di nuovo mi carezza, no mi palpa, mi bacia. Mi fa posare i piedi sul divano, mi fa portare le ginocchia al petto per guardarmi tra le gambe. Mostro, bastardo. Bastardo, ma, ma ottiene quello che voleva. Non subito, qualche schiaffo e vede e tocca tutto quello che vuole, compreso il buco del... Serviti stronzo... Non sorrido non sarebbe... normale ne ci riuscirei. Adesso mi svergina adesso mi fa, Il suo coso è li sulla rosetta, spinge, mi fa male anche perchè la posizione è sbagliata, ci riprova. Io sono fuori di testa. Succede ad un'altra, un'altra. Un dolore acuto, no sordo, male e paura. Mi irrigidisco tutta come se potessi impedire con questo al suo membro di seguire la via che ormai ha trovata. Fa male ma... molto meno di quanto avessi mai immaginato e temessi . Un pizzicotto, un pizzicotto molto forte o poco più. Poi brucia, un poco... neppure lo sento dentro di me... forse, un poco, un poco di fastidio. E' questo che piace così tanto agli uomini? Ed a noi donne anche? E ci hanno fatto anche una guerra, quella di Troia? Per questo? Socchiudo un poco gli occhi che avevo serrati in attesa di uno sfracello. Non lo vedrei in viso neanche senza la maschera. Si affanna a capo chino, sbuffa, è ridicolo, sarebbe ridicolo se sotto non ci fossi io. Accelera i colpi di reni, comincia farmi male alla cervice, brucia? Solo un poco. Bastardo, bastardo bastardo, lo dico a me sola, a ritmo con i colpi che ora mi squassano. Mettimi incinta così te, lo annego tuo figlio...Qualcosa si frappone tra la luce che mi ha costantemente infastidita tanto da farmi chiudere gli occhi. Di nuovo mani ma ora carezzevoli e comunque non intenzionate a dare dolore a fare male, mani sul mio corpo, sui seni. sul pube. E' troppo. Una bocca, questa volta collaboro, almeno un poco. Quello dentro di me accelera i colpi ancora di più. Fa male, adesso brucia. Non riesco a trattenere i lamenti, chiedo mi lasci e lo supplico di smettere. Smette quando sussulta e si abbandona sopra di me. Ansima come un cane, poi imparerò che ansima come un uomo che si è fatta una bella scopata. Ansimo anch'io. Mi vedo, sono stesa a cosce aperte, immonda del suo seme, ma... tornano. Mi prendono a turno poco più tardi o molto dopo. Mi prendono quando vogliono e come vogliono. Non grido più. Il dolore non si accheta, sono io che quasi mi allontano in punta di piedi dal corpo sul quale si accaniscono e li osservo li ascolto, prendo nota. Li ho nominati padrone 1,2,3, l'ordine col quale mi hanno violentata. Poi imparerò a dire : l'ordine col quale i Padroni si sono compiaciuti di godere o di prendere piacere o di onorare questa chiava, i numeri nel loro nome, almeno in me, resteranno per sempre. Mi hanno marchiata indelebilmente, per sempre. Rispecchiano, scopro, la loro gerarchia. Almeno credo. Non sono scesa al piano sotto per qualche tempo. Una comoda, una brocca ed un catino, rimosse e pulite tutte le volte che serve, a quel che so, giorno e notte. Mi lavo e faccio il resto sotto gli occhi dei Padroni che d'altronde, quando vogliono mi usano liberamente e senza problemi. Che problema dovrebbe mai esserci? E' il Lungo, il numero tre, siamo Fratelli. Mi ha chiamato con un cenno, sta seduto a leggere. Ubbidiente mi alzo e lo raggiungo, mi ritraggo sorpresa dal loro arrivo, poi lo succhio tra le labbra che ho cercato inutilmente di inumidire abbastanza di saliva. Sotto gli occhi dei due che si sono accostati in silenzio, faccio scivolare il pene appena rigido tra le labbra, lo tocchetto con la lingua, compiaciuta che si gonfi di sangue. Lo faccio scivolare sulla lingua , la chiamano, loro, la mia lingua, passatoia del cazzo. Io non posso, non devo esprimermi così sguaiatamente. Lo finisco e mi inorgoglisco di un mezzo complimento. Sono passati alcuni giorni ormai, quanti non so. Mi terranno qui ancora un poco. Per qui intendono in questa stanza, abbastanza grande, dalla quale loro vanno e vengono. A volte sono sola, dormo su alcune coperte per terra. Almeno fa caldo e mangio; dopo averli serviti e quanto avanzato nei piatti. Se non mangiano qui, salto il pasto. Direi che forse lo fanno di proposito, forse fanno in modo di farmi aver da mangiare. Nella cella della galera sono di nuovo ben presente a me stessa. Ancora nulla. Meglio. Ripenso al pompino, il primo "discreto" ma certo non il primo da quando sono qui con loro. Mi usavano già da giorni. Non avevano mai avuto problemi a godere di me in presenza di uno o di entrambe i Fratelli, ma per ordine di Padrone Tre ero inginocchiata tra le sue gambe. Non era la prima volta. Che aspetti, dai, aveva sibilato, e fallo bene. Era scivolato in avanti tanto da permettermi di carezzargli lo scroto, di leccarglielo, di poggiare il polpastrello dell' indice senza penetrare il buchetto...Il clangore della porta, vengono a prendermi...
Ferma signorina. La chiave gira nella toppa, avanti signorina, alt, c'è un gradino da salire, l'aiuto. La stronza, è un Famiglio femmina, sa da quanto sono qui e può benissimo immaginare che conosca la strada a memoria, almeno questo tratto vicino alla galera. Il corridoio delle schiave, dove dormono. Attualmente ci dorme una schiava sola. Io. Le altre, quelle che dico "di passaggio" penso siano qui con i loro Padroni ospiti e dormano o vicino o con loro. Ce n'è spesso qualcuno di Padrone Ospite, quasi sempre. Spero di poter dormire. Lo speravo ed ho dormito a lungo. Tutto tace. Orino nel pitale che sposto il più lontano possibile. La catenella che unisce il polso al muro da qualche tempo è più lunga, hanno aggiunto qualche anello. Un caso? Vuol dire qualcosa? Probabilmente no. Sono paranoica. Adesso però posso mettere entrambe le mani sotto la testa... Ci dormo in questa cuccia per cani da quando ho promesso ubbidienza e sottomissione. Dopo aver ottenuta la mia obbedienza, mi hanno portata di sopra vestita di tutto punto. Vestiti miei, presi da casa mia alla faccia degli allarmi. Le chiavi le avevano, le mie. Il Padrone mi ha tolta la benda. Una stanza piuttosto grande, un poco polverosa e puzzolente di chiuso anche Perché loro i Padroni, molti almeno, fumano. Non mi fa paura tornare a quei momenti. E' al di qua del muro della paura, dei ricordi del "prima". Il Padrone ripete che sono un premio che sono preziosa e per questo mi addestrerà personalmente, con l'aiuto dei suoi due Fratelli. Quei due? Non userà mai i mezzucci dei servi, i topi, per avere la mia ubbidienza. Userò questa. Mi mostra la sferza, frusta o scudiscio che sia. Imparerai a conoscerla ed a temerla. E' un ottimo argomento dialettico, vale più di una biblioteca di discorsi. Ubbidirai ad un ordine, qualsiasi ordine mio o dei miei Fratelli, immediatamente. Se esiterai solo un attimo, sarà come disobbedire. Sarai punita, Ha molti pregi questa frusta. Fa male subito, ma poco. Poi diventa sempre più dolorosa, fin a farti impazzire. Eppure, dopo qualche giorno sei come prima, quasi nuova. Tranne dentro. Ogni volta avrai più paura. Ricordati. Una semplice esitazione significa un rifiuto. Inutile poi piangere o supplicare. Adesso ti darò un ordine. Eseguirlo significa accettare di essere mia, definitivamente. Un semplice oggetto, per il mio piacere, per il nostro piacere. Avrò la tua preziosa verginità, ti romperò il sedere, ti insegnerò, ti insegneremo a farci perfetti pompini. Da subito. Un attimo di silenzio per la suspence. Un attoruncolo da avanspettacolo e poi: spogliati! Ero arrivata più o meno disposta a cedere, a fare tutto quello che volessero, pensavo che mi volesse portare a letto, fare l'amore con me e che non avrei potuto impedirglielo. Parlava sul serio della stanza dei topi? Forse si. Se i topi non erano più un pericolo, allora... Volevo dirgli di andare al diavolo, poi decisi di tacere ed infine dissi con una voce certo non ferma: no! Non provai neppure a scappare. Non mi dibattei, non provai ad oppormi quando mi spogliarono e mi appesero al patibolo. Gridai al primo colpo per la sorpresa più che altro. In effetti non faceva malissimo. Una serie di punture di spillo in fila ad ogni colpo. Tacqui al secondo ed ai successivi. Persi il conto. Cominciò il dolore e ad un certo momento divenne insopportabile e gridai. Non smisi di gridare se non dopo che aveva smesso di colpirmi. Venti o trenta colpi di quell' aggeggio bestiale, scudisciate se è uno scudiscio, sui seni, il ventre e le cosce, la schiena e le natiche, su tutto il corpo, braccia e gambe comprese. All' inizio brucianti,ma solo come tante punture, file di punture. Poi ad ogni colpo le punture hanno cominciato ad unirsi con lampi di calore di fuoco, poi l'inferno. Uno spray sulla pelle e gridai quasi peggio che per la frusta. Bruciava di più. Qualche giorno dopo mi rifiutai di nuovo. Ricevetti qualche sferzata in più. Avrei resistito, si avrei resistito. Mi arresi qualche giorno dopo; era solo la mia terza volta sul patibolo, all'ordine di spogliarmi per farmi possedere chinai il capo e piangendo cominciai a slacciare lentamente i bottoni. Era tardi per farlo, avevo esitato, ma ricevetti solo pochi colpi, dolorosi ma pochi. Non è pietà o compassione. Mi vogliono subito. Mi aspetto mi prendano, mi violentino subito ma non lo fanno. Stesa a terra dolorante, in lacrime per la mia vigliaccheria più che per il dolore, impazzisco per l'ansia. E' peggio aspettare, immaginare il suo corpo sopra il mio, lo schifo, il dolore della... di quando mi entra, solo lui, gli altri? Solo quella cosa?. M'accorgo di una occhiata, non di pietà, anzi...intuisco che si aspettano le mie suppliche, che ciò fa parte del loro divertimento e che aumenterà il piacere di possedermi, violentandomi. Secondo loro non è violenza. Io stessa mi sono messa nelle Sue mani, mi sono offerta schiava, ed una schiava non può essere violentata. Non esiste, non è un soggetto ma un oggetto. Se un Fratello od un altro Padrone Ospite mi colpisse con troppa violenza, senza ragione, rovinandomi per sempre, mi lascerebbe a terra ed andrebbe parlare col Padrone, Il mio Padrone, il Padrone di me, di questo corpo. Questa faccenda però non l'ho capita del tutto. Un'ira ferocemente, fredda, feroce e determinata mi invade. Non tremo più per il dolore e la paura ma per la rabbia. Mi avrai, mi farai, mi farete tutto quello che volete, farò tutto quello che volete, io farò, farò la puttana e ci godrò magari. Poi mi vendicherò sa dio come ma mi vendicherò, vi castrerò tutti, vi... E' da quel momento, mentre aspetto di essere violentata e goduta dai Padroni, che comincia il mio presente, il mio adesso e qui. Mi rendo conto di essere più forte di quanto pensino o pensassi io stessa. Non devono saperlo, non devono saperlo mai. Dovrò superarli in astuzia. Sono troppe le cose che ignoro su di loro e su questo posto. Dovranno fidarsi di me, almeno un poco. Sarò la loro puttana. La puttana migliore, la più puttana di tutte le puttane del mondo. E li lascerò con un palmo di naso e tornerò con i Carabinieri. Calma, tempo e pazienza.
Quasi ventenne non ignoro quanto e cosa potranno farmi. Non devo dar loro ragioni per frustarmi. Ti avvilisce, ti sminuisce anche dentro ti svuota di ogni forza e volontà. Sarò la loro puttana ma non una puttana qualsiasi. Cederò, non protesterò, non vedranno lacrime, poche lacrime e poche grida. Senza gridare no. Impossibile! Oppure si, possibile,secondo quello che mi faranno. Devo cedere, fare tutto quello che vogliono, tanto lo faranno, me lo faranno fare lo stesso. Cederò, ecco...dignitosamente. Non mi potranno togliere la dignità. Quasi mi tranquillizzo. Mangiano, bevono. La bottiglia di vino però mostra che hanno bevuto ben poco, ho sempre temuto e schifato gli ubriaconi. Parlano anche poco. Che lingua parlano? Sono certamente italiani e del nord credo. Conversano tra loro però in una lingua che non mi ricorda niente di già sentito. Uno si alza. Viene accanto a me, si pone con i piedi ai lati delle mie spalle. Scuote il capo. Sei nuda perchè il Padrone possa in qualsiasi momento avere senza fatica accesso al tuo corpo, hanno detto i Famigli ed ora me lo ripeto io. E così sia. Scosto le mani che ho istintivamente portato a coprire il petto ed il ventre. Un assenso con la testa di quello che mi sovrasta. Avevo ragione, ho ragione. Non gli basta maltrattarmi fisicamente, mi vogliono umiliare per spezzarmi del tutto. Forse è solo un lampo di intuizione che però più tardi diventa un ragionamento razionale. Stesa aspetto disfatta. Dio fa che si sbrighino. Non ho più lacrime. Se è inevitabile che succeda subito, in fretta...E succede. Lui, il Padrone, mi chiama con lo schiocco delle dita. Vieni qua. Mi prende tra le braccia e mi pone sulle ginocchia senza che mi difenda. Come posso difendermi? Porta la bocca sulla mia; un bacio freddo. Non sono esperta neppure in questo ma è certamente un bacio provocatorio. Anche questo lo razionalizzerò in seguito ma non rispondo al bacio. Non perché non voglia; sono tutta presa ad evitare di vomitare. Adesso comincia, adesso mi fa cosa? Lo sai stronzetta, adesso ti chiava e tu ti lasci fare, ti fai rompere la figa e tutto il resto. Cosa sia il resto lo immagino solo. No, per adesso mi bacia, mi carezza tra le cosce e le tette. Poi altre mani, altre bocche, un sesso sul viso, un altro sulla fessa del sedere. Non quello no, questo no, non l'avevo, ma si che lo avevi pensato. Il più piccolo mi stende senza che protesti ne lo ostacoli. E' una dormeuse, un divano senza spalliera e con un bracciolo solo, più che un bracciolo un vero poggiatesta. Sono attenta, concentrata solo a quello che succede a me anche se mi sembra succeda non a me ma ad un'altra che occupa quel divano. Mi vedo, letteralmente mi vedo stesa con il busto sollevato, le cosce sconciamente schiuse che penzolano ai due lati della dormeuse; anche le braccia penzolano senza forza e lui si avvicina . Di nuovo mi carezza, no mi palpa, mi bacia. Mi fa posare i piedi sul divano, mi fa portare le ginocchia al petto per guardarmi tra le gambe. Mostro, bastardo. Bastardo, ma, ma ottiene quello che voleva. Non subito, qualche schiaffo e vede e tocca tutto quello che vuole, compreso il buco del... Serviti stronzo... Non sorrido non sarebbe... normale ne ci riuscirei. Adesso mi svergina adesso mi fa, Il suo coso è li sulla rosetta, spinge, mi fa male anche perchè la posizione è sbagliata, ci riprova. Io sono fuori di testa. Succede ad un'altra, un'altra. Un dolore acuto, no sordo, male e paura. Mi irrigidisco tutta come se potessi impedire con questo al suo membro di seguire la via che ormai ha trovata. Fa male ma... molto meno di quanto avessi mai immaginato e temessi . Un pizzicotto, un pizzicotto molto forte o poco più. Poi brucia, un poco... neppure lo sento dentro di me... forse, un poco, un poco di fastidio. E' questo che piace così tanto agli uomini? Ed a noi donne anche? E ci hanno fatto anche una guerra, quella di Troia? Per questo? Socchiudo un poco gli occhi che avevo serrati in attesa di uno sfracello. Non lo vedrei in viso neanche senza la maschera. Si affanna a capo chino, sbuffa, è ridicolo, sarebbe ridicolo se sotto non ci fossi io. Accelera i colpi di reni, comincia farmi male alla cervice, brucia? Solo un poco. Bastardo, bastardo bastardo, lo dico a me sola, a ritmo con i colpi che ora mi squassano. Mettimi incinta così te, lo annego tuo figlio...Qualcosa si frappone tra la luce che mi ha costantemente infastidita tanto da farmi chiudere gli occhi. Di nuovo mani ma ora carezzevoli e comunque non intenzionate a dare dolore a fare male, mani sul mio corpo, sui seni. sul pube. E' troppo. Una bocca, questa volta collaboro, almeno un poco. Quello dentro di me accelera i colpi ancora di più. Fa male, adesso brucia. Non riesco a trattenere i lamenti, chiedo mi lasci e lo supplico di smettere. Smette quando sussulta e si abbandona sopra di me. Ansima come un cane, poi imparerò che ansima come un uomo che si è fatta una bella scopata. Ansimo anch'io. Mi vedo, sono stesa a cosce aperte, immonda del suo seme, ma... tornano. Mi prendono a turno poco più tardi o molto dopo. Mi prendono quando vogliono e come vogliono. Non grido più. Il dolore non si accheta, sono io che quasi mi allontano in punta di piedi dal corpo sul quale si accaniscono e li osservo li ascolto, prendo nota. Li ho nominati padrone 1,2,3, l'ordine col quale mi hanno violentata. Poi imparerò a dire : l'ordine col quale i Padroni si sono compiaciuti di godere o di prendere piacere o di onorare questa chiava, i numeri nel loro nome, almeno in me, resteranno per sempre. Mi hanno marchiata indelebilmente, per sempre. Rispecchiano, scopro, la loro gerarchia. Almeno credo. Non sono scesa al piano sotto per qualche tempo. Una comoda, una brocca ed un catino, rimosse e pulite tutte le volte che serve, a quel che so, giorno e notte. Mi lavo e faccio il resto sotto gli occhi dei Padroni che d'altronde, quando vogliono mi usano liberamente e senza problemi. Che problema dovrebbe mai esserci? E' il Lungo, il numero tre, siamo Fratelli. Mi ha chiamato con un cenno, sta seduto a leggere. Ubbidiente mi alzo e lo raggiungo, mi ritraggo sorpresa dal loro arrivo, poi lo succhio tra le labbra che ho cercato inutilmente di inumidire abbastanza di saliva. Sotto gli occhi dei due che si sono accostati in silenzio, faccio scivolare il pene appena rigido tra le labbra, lo tocchetto con la lingua, compiaciuta che si gonfi di sangue. Lo faccio scivolare sulla lingua , la chiamano, loro, la mia lingua, passatoia del cazzo. Io non posso, non devo esprimermi così sguaiatamente. Lo finisco e mi inorgoglisco di un mezzo complimento. Sono passati alcuni giorni ormai, quanti non so. Mi terranno qui ancora un poco. Per qui intendono in questa stanza, abbastanza grande, dalla quale loro vanno e vengono. A volte sono sola, dormo su alcune coperte per terra. Almeno fa caldo e mangio; dopo averli serviti e quanto avanzato nei piatti. Se non mangiano qui, salto il pasto. Direi che forse lo fanno di proposito, forse fanno in modo di farmi aver da mangiare. Nella cella della galera sono di nuovo ben presente a me stessa. Ancora nulla. Meglio. Ripenso al pompino, il primo "discreto" ma certo non il primo da quando sono qui con loro. Mi usavano già da giorni. Non avevano mai avuto problemi a godere di me in presenza di uno o di entrambe i Fratelli, ma per ordine di Padrone Tre ero inginocchiata tra le sue gambe. Non era la prima volta. Che aspetti, dai, aveva sibilato, e fallo bene. Era scivolato in avanti tanto da permettermi di carezzargli lo scroto, di leccarglielo, di poggiare il polpastrello dell' indice senza penetrare il buchetto...Il clangore della porta, vengono a prendermi...
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