Lei..( mi innamoravo di tutto)
di
Moi77
genere
etero
La sera era arrivata, e lei stava fumando una sigaretta, la pelle ancora bagnata, addosso aveva ancora il piacere a pizzicarla, era nuda e stava scegliendo cosa indossare e cosa voleva essere...
Decise che quella sera voleva essere una puttana, ma lo voleva lei, sorrise allo specchio come a volersi prendere in giro, spense la sigaretta e indossò un abito corto e nero, raccolse i capelli sulla nuca e rese i suoi occhi un disegno, come un carboncino tra le mani di un artista, spiccavano vivaci da un viso che voleva essere il suo lieto fine...
Scese al bar dell'albergo, c'era una sorta di serata di gala quella sera, avrebbero suonato musica francese.
Le donne avevano lunghi abiti da sera e luccicavano come i riflessi delle luci sull'acqua, gli uomini erano quasi tutti in smoking, e lei li guardava come se tra le mani avesse un sasso a punta, per minacciarli solo per il puro gusto di rubarglielo e lasciarli lì, ridicoli e in mutande... era solo una fantasia, ma la fece ridere mentre si avvicinava al bar.
Ordinò tequila, insolito in quella sera dove donne in sarong lunghi e fluttuanti sorseggiavano champagne.
C'era un uomo al bancone, la avvicinò e disse " tequila?"
Lei rispose di sì con sufficiente antipatia, le mani di lui erano grassocce ma ben curate , la sua pancia tradiva troppe giornate di benessere e vizi...
Tentò quindi una conversazione amichevole, così per attaccar bottone..
" come mai una bella donna come lei se ne sta tutta sola qui al bar, aspetta qualc...."
Quell' approccio fastidioso e banale scavo' nella sua rabbia come un cucchiaio di vetro scava nella storia sollevando antichi rancori ancora vividi, dunque, interrompendolo e senza mai guardarlo in faccia ruggi' tra i denti" sono sola perché sono una puttana, puoi avermi se vuoi, anche adesso, ma risparmia il copione, siamo d'accordo?"
L'ultimo sorso di tequila quasi non sfiorò la sua lingua e lei non ne senti' neppure il sapore.
Lui si guardò intorno, aveva le guance lucide e rosse, si tocco' il taschino rapidamente per essere sicuro di avere il portafogli, e diede un occhiata alla moglie che conversava con un sorriso da teatro di posa con le altre donne a bordo piscina.
Lei si alzò, sistematasi i capelli gli fece segno di seguirla, e lui impacciato si accodo'.
Scesero le scalette che portavano alla spiaggia, era buio, la tequila aveva aggiunto una nota ancora più dissacrante a quel momento,
" facciamo presto, e prima dammi i soldi." Disse lei.
Lui stava per parlare, poi il suo sguardo lo congelo', e non disse niente ,prese delle banconote e gliele porse, lei neanche le guardò, le caccio' nella pochette senza riguardo e apri' la porta di un bagno.
Era buio, filtrava una labile luce dalla porta che sembrava quella di una cabina, lei si avvicinò al lavabo si sollevò il vestito sino alla vita, e poi lo scostò dalla scollatura, poggiando i seni nudi sulla ceramica fredda, alzò una gamba e sollevò il sedere.
Lui impacciato, si slaccio' i pantaloni che scivolarono sulle caviglie, non offriva uno spettacolo ammirevole con quella poca virilità che aveva tra le mani, con spasmodica fretta si avvento' su di lei, la penetro' con un equilibrio precario si muoveva scoordinatamente, il suo respiro era affannoso, quello di chi aveva un ricordo troppo lontano di ciò che stava accadendo ora.
Le spingeva dentro con più forza di quella che poteva avere, mentre le mani grassocce si aggrappavano a seni che non le meritavano, e in breve tempo con un verso più simile ad un latrato soffocato e sofferente rallento' fino a fermarsi.
Lei si scosto', si ricompose e andando via gli accarezzò la guancia, come il tocco bonario di chi prova compassione.
Andò via.
Lui rimase lì, i pantaloni a fargli lo sgambetto, la camicia bianca a coprirlo solo a metà e il portafogli appoggiato al lavandino di un bagno anonimo.. e la tazza del wc che pareva " guardarlo" burlandosi di lui.
Si senti' squallido e vuoto, il brusio della festa e la musica gli ricordarono che presto avrebbe dovuto recitare un sorriso nel completo disagio.
Lei entrò nella sua stanza, prese le banconote senza scorgerle neppure, le strappò in mille pezzi e le getto' via.
Dopo essersi spogliata si godeva la brezza della sera stesa sul letto, accese una sigaretta e i suoi pensieri furono interrotti da una breve vibrazione che rieccheggio' come un tuono, era il suo telefono... non lesse il messaggio ancora, e vide solo il nome, " psicologo " .
Si voltò dall'altra parte, la tequila stava sciogliedosi dietro le sue palpebre pesanti..
E penso' " ora che ho imparato a pescare con le bombe mano, lasciatemi stare" ...
( Faber)
Decise che quella sera voleva essere una puttana, ma lo voleva lei, sorrise allo specchio come a volersi prendere in giro, spense la sigaretta e indossò un abito corto e nero, raccolse i capelli sulla nuca e rese i suoi occhi un disegno, come un carboncino tra le mani di un artista, spiccavano vivaci da un viso che voleva essere il suo lieto fine...
Scese al bar dell'albergo, c'era una sorta di serata di gala quella sera, avrebbero suonato musica francese.
Le donne avevano lunghi abiti da sera e luccicavano come i riflessi delle luci sull'acqua, gli uomini erano quasi tutti in smoking, e lei li guardava come se tra le mani avesse un sasso a punta, per minacciarli solo per il puro gusto di rubarglielo e lasciarli lì, ridicoli e in mutande... era solo una fantasia, ma la fece ridere mentre si avvicinava al bar.
Ordinò tequila, insolito in quella sera dove donne in sarong lunghi e fluttuanti sorseggiavano champagne.
C'era un uomo al bancone, la avvicinò e disse " tequila?"
Lei rispose di sì con sufficiente antipatia, le mani di lui erano grassocce ma ben curate , la sua pancia tradiva troppe giornate di benessere e vizi...
Tentò quindi una conversazione amichevole, così per attaccar bottone..
" come mai una bella donna come lei se ne sta tutta sola qui al bar, aspetta qualc...."
Quell' approccio fastidioso e banale scavo' nella sua rabbia come un cucchiaio di vetro scava nella storia sollevando antichi rancori ancora vividi, dunque, interrompendolo e senza mai guardarlo in faccia ruggi' tra i denti" sono sola perché sono una puttana, puoi avermi se vuoi, anche adesso, ma risparmia il copione, siamo d'accordo?"
L'ultimo sorso di tequila quasi non sfiorò la sua lingua e lei non ne senti' neppure il sapore.
Lui si guardò intorno, aveva le guance lucide e rosse, si tocco' il taschino rapidamente per essere sicuro di avere il portafogli, e diede un occhiata alla moglie che conversava con un sorriso da teatro di posa con le altre donne a bordo piscina.
Lei si alzò, sistematasi i capelli gli fece segno di seguirla, e lui impacciato si accodo'.
Scesero le scalette che portavano alla spiaggia, era buio, la tequila aveva aggiunto una nota ancora più dissacrante a quel momento,
" facciamo presto, e prima dammi i soldi." Disse lei.
Lui stava per parlare, poi il suo sguardo lo congelo', e non disse niente ,prese delle banconote e gliele porse, lei neanche le guardò, le caccio' nella pochette senza riguardo e apri' la porta di un bagno.
Era buio, filtrava una labile luce dalla porta che sembrava quella di una cabina, lei si avvicinò al lavabo si sollevò il vestito sino alla vita, e poi lo scostò dalla scollatura, poggiando i seni nudi sulla ceramica fredda, alzò una gamba e sollevò il sedere.
Lui impacciato, si slaccio' i pantaloni che scivolarono sulle caviglie, non offriva uno spettacolo ammirevole con quella poca virilità che aveva tra le mani, con spasmodica fretta si avvento' su di lei, la penetro' con un equilibrio precario si muoveva scoordinatamente, il suo respiro era affannoso, quello di chi aveva un ricordo troppo lontano di ciò che stava accadendo ora.
Le spingeva dentro con più forza di quella che poteva avere, mentre le mani grassocce si aggrappavano a seni che non le meritavano, e in breve tempo con un verso più simile ad un latrato soffocato e sofferente rallento' fino a fermarsi.
Lei si scosto', si ricompose e andando via gli accarezzò la guancia, come il tocco bonario di chi prova compassione.
Andò via.
Lui rimase lì, i pantaloni a fargli lo sgambetto, la camicia bianca a coprirlo solo a metà e il portafogli appoggiato al lavandino di un bagno anonimo.. e la tazza del wc che pareva " guardarlo" burlandosi di lui.
Si senti' squallido e vuoto, il brusio della festa e la musica gli ricordarono che presto avrebbe dovuto recitare un sorriso nel completo disagio.
Lei entrò nella sua stanza, prese le banconote senza scorgerle neppure, le strappò in mille pezzi e le getto' via.
Dopo essersi spogliata si godeva la brezza della sera stesa sul letto, accese una sigaretta e i suoi pensieri furono interrotti da una breve vibrazione che rieccheggio' come un tuono, era il suo telefono... non lesse il messaggio ancora, e vide solo il nome, " psicologo " .
Si voltò dall'altra parte, la tequila stava sciogliedosi dietro le sue palpebre pesanti..
E penso' " ora che ho imparato a pescare con le bombe mano, lasciatemi stare" ...
( Faber)
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