La figlia del Capo

di
genere
etero

Avevo iniziato a riportarla a casa da scuola che aveva 13 anni, un favore che facevo al mio titolare dato che studiava vicino ad una delle filiali dell’azienda in cui lavoravo.
Accadeva un paio di volte alla settimana ed il viaggio durava circa un’oretta in mezzo alle verdi colline dell’appennino.
Era divertente circondarsi di un po’ di giovinezza e dall’alto dei miei quasi 40 anni mi divertivo a raccontarle un po’ di vita vissuta.
Lei molto timida ascoltava per non essere maleducata, ma sotto sotto percepivo il suo totale disinteresse ed un po’ me la ghignavo anche.
Tutto questo durò un paio di anni, poi l’arrivo della pandemia sospese questa consolidata abitudine.
Passarono due anni ed il ritorno alla normalità richiese nuovamente ma saltuariamente il mio servigio.
Ricordavo Anna come una bambina in via di sviluppo, l’apparecchio, i seni appena pronunciati ed acerbi, l’impaccio di un periodo della vita difficoltoso per tutti.
La ritrovai ragazza, fresca, molto carina, non appariscente ma con un bel fisico da sportiva.
Mi fece molto piacere rivederla e passare un po’ di tempo con lei a chiacchierare.
Era rimasta timida ma non ascoltava più i miei discorsi da persona matura, preferiva ascoltare la sua musica con gli auricolari nelle orecchie.
Fu in un giorno di autunno, caldo ma piovoso, che se ne uscì come un fulmine a ciel sereno:
Secondo te sono bella?
Anna, che domande, certo, sei una bellissima ragazza, perché?
Il mio ragazzo mi ha lasciato per un’altra, più grande di me ed io non me lo so spiegare.
Cosa ti posso dire per non banalizzare con le solite frasi? Vuoi sfogarti un po’?
L’ascoltai per tutto il viaggio, pianse, si riprese, si sfogò ed alla fine mi lasciò con un abbraccio di cuore.
I viaggi proseguirono, era diventata più loquace, ero sicuramente entrato di diritto tra le sue amicizie e mi faceva piacere.
Un venerdì ricevetti la telefonata di suo padre chiedendomi se oltre ad accompagnarla a casa potevo fermarmi a dare un’occhiata al suo portatile poiché Anna aveva una ricerca da consegnare per il lunedì ma sembrava ci fossero problemi con il suo portatile.
Acconsentii come al solito.
Entrammo in casa, mi feci indicare la stanza dove si trovava il suo pc e lo accesi.
Lei andò a cambiarsi nella sua stanza.
Mentre ero intento nel mio lavoro di ricerca del problema, sentii due mani che mi coprivano gli occhi ed una risata fresca.
Sorrisi anche io, tolsi le mani e mi girai.
La vidi così, senza reggiseno con la sua seconda scarsa ed un paio di mutandine bianche a coprire la sua intimità.
Anna, cosa stai facendo così?
Mi salì sulle gambe e tentò di baciarmi, iniziò una lotta dove lei cercava di infilarmi le mani ovunque ed io che tentavo di difendermi per quanto fosse difficile mettere un freno agli istinti che un uomo può avere in quel momento.
Anna, cazzo, fermati.
Voglio scopare con te Andrea.
Riprese a cercare di toccarmi goffamente il pisello mentre tentava ancora di baciarmi. Non riuscendoci si era gettata sul mio collo e sull’orecchio destro.
Mentre io cercavo di respingerla con le mani.
Ti prego scopami, una sola volta, mi sussurrò nell’orecchio.
Anna, non possiamo, potresti essere mia figlia…
Si staccò da me rialzandosi in piedi. Ero imbambolato, non sapevo cosa fare.
Si tolse le mutandine, aveva un pelo rado e curato.
Non ti piaccio? Chiese.
Certo che mi piaci, sei molto bella e sensuale, ma…
Non mi fece finire, si avvicinò nuovamente a me prendendo la mano e la strusciò sul dorso tra le sue gambe.
La mia non reazione, il mio stato di choc le diede l’occasione per riuscire ad infilare le mani sui miei pantaloni.
Riuscì in qualche modo ad insinuarsi dentro con una mano e fu lì che cedetti.
L’aiutati nell’azione di abbassare i pantaloni.
Il mio pisello in erezione venne preso da una sua mano ed accompagnato all’ingresso della sua passera.
Bagnata, calda, stretta.
Entrò senza fatica.
Iniziò frenetica a cavalcarmi con l’energia di una ragazzina instancabile mentre io imbambolato la guardavo muoversi scatenata sopra di me.
Dai saltelli passò a sfregare la passera sul mio pube con un moto ondulatorio mentre io la tenevo per i glutei.
Gemeva con respiri affannosi finché non venne.
Si abbracciò a me, baciandomi. Si sfilò, mi fece cenno di seguirla in camera sua.
Prese da un cassetto un preservativo e me lo lanciò.
Si sdraiò sul letto con le gambe aperte e mi disse:
ora tocca a te.
Mi alzai dopo aver indossato il preservativo, mi sdraiai su di lei ed iniziai a scoparla con foga finché non venni.
Poi il silenzio.
Mi rivestii in fretta e furia e scappai dalla casa.
Che cazzo avevo fatto? Poteva essere mia figlia. Era la figlia del mio capo. Cosa sarebbe successo ora?
Gli interrogativi mi rodevano il cervello mentre tornavo a casa.
I pensieri furono rotti da un WA arrivato sul cellulare da un numero che non conoscevo:
Vi ho visto, dobbiamo parlare.
scritto il
2023-08-14
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