Nei bagni del bar

di
genere
dominazione

Sono a lavoro di prima mattina, ponendo la merce a posto senza prestare particolare attenzione pensando alle diverse mansioni che avrei dovuto svolgere in seguito, come contare il fondo e preparare il layout di cassa. Due persone, un po’ indecisa se definirli ragazzi o uomini mi chiedono informazioni. Li conduco fino alla corsia desiderata e suggerisco loro il prodotto migliore sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi. Tutto questo però riaccade e riaccade ancora come un dèjà vu. Sebbene a quest’ora non sia l’unica commessa in zona i due clienti continuano a tornare da me e chiedermi consigli sulle cose più banali, da qui l’idea di mostrarmi meno disponibile. Dopo una mia risposta più fredda e spontanea ricevo le scuse di uno di loro che mi ricorda però quanto io solitamente sia più socievole e disponibile, e di quanto io lo sia stata in passato. Quasi senza pensarci confido loro quanto sia stressante lavorare in un negozio con turni massacranti e sotto personale. Lui con fare sorpreso fa cenno di approvazione ma allo stesso tempo dice di non riferirsi a questo ma a altro, a quanto io sia stata “disponibile” qualche mese fa. L’altro sviando discorso mi fa notare uno strappo tra la manica e il polso della divisa rossa, per poi esprimere apprezzamenti sul mio fisico. Ammutolita vado via non sapendo cosa rispondere, per poi tenerli sottocchio da lontano. Nulla di insolito.
Nel mentre le ore passano, devo staccare e passo al bar di fianco, dove mi ritrovo una consumazione già pagata. Mi guardo attorno, faccio domande ma la barista non sa darmi molte spiegazioni. Mangio il mio solito mini pasticciotto leccese alla crema e vado in bagno. Vengo sorpresa da uno dei due che prontamente mi chiude la porta alle spalle, facendomi delle avance piuttosto spinte così dal nulla. Continuava a ricordarmi di quanto io sia “disponibile”, di “non fare la frigida” (termine che non conoscevo), di quanto io “abbia bisogno di cazzo” e via via volgarità simili.. Per fortuna non si è azzardato a toccarmi nemmeno per un istante, spaventata sono corsa via con lo zaino al petto.
Ormai sono trascorsi giorni e lo ammetto, nella mia intimità ho immaginato che lì accadesse qualcosa. Non so se è colpa di quella molestia ricevuta in passato tra le corsie o se si tratta di una indole personale segretamente riposta in me, quello che so e che una parte di me si eccita pensando a quello che sarebbe potuto essere. Immagino la sua mano sinistra sulla mia bocca mentre con l’altra si fa spazio tra i miei vestiti. Le sue dita mi sbottonano i jeans per poi spostare quel sottile lembo di tessuto nero sino a raggiungere la mia pelle. La sua mano è calda e decisa, ma al tempo stesso precisa come se lo avesse fatto un milione di volte. Mi fissa in volto, sussurrandomi con voce affabile di lasciarmi andare, come se cercasse in me un cenno d’intesa che non tarda ad arrivare. Dilato leggermente le cosce, il suo ghigno compiaciuto non lascia spazio a dubbi, sembra apprezzare. Cautamente toglie la mano dalle mie labbra, mi bacia, sento il suo respiro sul collo, mi lascia dei succhiotti e mi lecca con la punta della lingua fino a perdere ogni ben che minima inibizione. Chiudo gli occhi e mi lascio spogliare. Mi lascio toccare. Mi lascio scopare. Do sfogo alle mie più primitive voglie mentre lui mi riempie di volgarità.

Rinvengo con la testa leggerissima e il fiato corto, osservando compiaciuta la mano intrisa dei miei umori.

Firmato Ra
scritto il
2023-09-02
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