My parents

di
genere
sadomaso

Mi chiamo Samuele sono uno studente a cui non manca moltissimo per terminare il liceo.
Vi volevo raccontare quanto la rigorosa disciplina familiare dei miei mi ha solamente fatto del bene. Credo che per diventare una persona disposta al sacrificio, alla devozione,sia per la famiglia d’origine che per quella che futura, occorra estrema fermezza, durezza, credo sia nei castighi che nelle punizioni corporali, a differenza di quello che dicono gli esperti e oltretutto sono ancora ammesse in questo paese, se gestite dai genitori.
La mia vita è stata da soldatino comandato a bacchetta, le cose che più non tolleravano i miei erano anche la sola minima mancanza di rispetto, o meglio di importunazione, la puntualità e i risultati scolastici.

“Ciao tesoro, segui bene la lezione che se ai colloqui o nel registro elettronico troviamo voti non lusinghieri le prendi” disse mia madre Agnese, una signora distinta di 43 anni. “Certo mamma, non dubitare”. Tentai di baciarla e salutarla per congedarmi alla volta del liceo come sempre mi recavo con largo anticipo rispetto all’apertura.
Mi fermò dall’avvicinarmi a lei con decisione. “Sai quali sarebbero le conseguenze di un brutto voto, vero?” Rincarò col fare ossessivo. “Certamente mamma ne sono consapevole”. Lei replicò: “Ricordamele e cerca di non sbagliare che le mie mani sono già pronte” ribattè Agnese con una brama di farmi oggi iniziare la giornata con le sue dita stampate sulle mie guance. Le correzioni dei miei erano anche di carattere preventivo o pretestuoso per farmi capire che

“Tutte le sberle che non avrei ricevuto da loro le avrei ricevute dalla vita e moltiplicate”

“Dai mamma mi sembra esagerato” stava per scapparmi di dirle ma mi bloccai immediatamente sapendo che la sua reazione sarebbe stata violenta, il rispetto assoluto era uno dei tre cardini dei loro metodi educativi. “Indubbiamente, madre. Per un sette sono 20 sculacciate a mano anellata e a sedere nudo”. Mi interruppe: “da oggi facciamo 20 io e 20 tuo padre, obiezioni?”. Risposi: “Certo che no mammina”. Mi autorizzò a finire il discorso e continuai: “Per i voti inferiori al sette si passa alle cinghiate a volontà e a seconda del contesto e per 2-5 settimane chiuso in casa senza contatti tramite dispositivi con gli amici”. Le partirono quattro sberloni asserendo che il termine “chiuso in casa” era generico, conteneva troppe accezioni e che dovevo esprimermi con un italiano migliore. Ebbe il suo sfogo, ci baciammo e uscì giusto in tempo per arrivare in orario a scuola. La gente in strada e in autobus guardava stupita quelle rossissime guance con su stampate le cinque dita. Ma quello che mi faceva un male cane erano i colpi degli anelli.

Mio padre invece si chiama Diego, 45 primavere anche lui, come Agnese portati bene, di professione direttore di banca. Uomo esigente nei confronti sia di sé stesso sia degli altri, di poche parole ma molto sicuro di sé stesso.
Come vi ho detto i loro metodi erano anche preventivi, per cui prima di ordinarmi qualcosa, soprattutto mio padre, mi tirava uno schiaffone e poi mi diceva di portargli, ad esempio una bevanda sul tavolinetto presso il divano. Questo per la su virgolettata filosofia riguardo alle sberle che la vita ci può infierire. Mal tollerava che uscissi il sabato sera con gli amici. Io stesso per stemperare la sua intolleranza un sabato mi sono proposto a tavola, mentre pranzavamo di rinunciare di buon grado ad uscire di sera e di dedicarmi a loro due, curando la loro persona con dei massaggi. Scoprii un loro punto debole, li adoravano. Con creme di ottime fragranze sfregavo tutto il loro corpo, eccetto l’intimo e il seno di mamma. Però non si mettevano problemi a farsi trovare completamente nudi sul letto, proni. Finiti schiena, spalle e collo massaggiavo i loro glutei, le gambe e con due creme differenti, una esfoliante e una classica indugiavo per molto tempo sui loro piedi con diversi movimenti. Uno si avvicina alla riflessologia plantare, le mie dita che facevano una forte pressione su piante e parte bassa dei talloni era graditissima. Poteva ricapitare di farglielo persino il giorno che mi prendevano a bastonate e qualche ora dopo mi facevano le moine per un massaggio, io accettavo sempre. Era una strana sensazione per me: poco prima me le davano malamente e poco dopo li massaggiavo dolcemente glutei, piedi e il resto.

Mia sorella, Sara, un anno in più di me, al contrario mio, in casa era esentata da punizioni e castighi, prendeva giusto ogni tanto una lavata di testa, inoltre i miei tendevano a pendere dalle sue labbra, le davano credito. In compenso Sara mi procacciava punizioni per assistervi, strippava letteralmente a vedere i miei che me le davano di brutto.

Sarà non perdeva tempo a indurre i miei a picchiarmi. Una volta riferì ad Agnese e Diego che ero reo di aver lasciato il letto disfatto, controllarono e purtroppo era vero, in quanto avevo cambiato la biancheria del letto e non feci in tempo a ricomporla perché mio padre, mentre lo,stavo rifacendo, prima mi tirò un ceffone senza dirmi niente e poi mi urlò di offrire da bere a un suo amico ospite e stare con loro.
Mi fecero denudare, mio padre mi pose col torace sul divano, mi sollevò le gambe mettendomi la parte sopra le mie sulle sue spalle. Agnese prese una canna e mi percosse ad oltranza mentre Sara godeva e incitava. Io iniziai a piangere e non avrebbero smesso finché non lo avessi fatto. Ma capisco i miei, visto che ormai dovevano giustamente picchiarmi, tanto valeva provare l’ebbrezza di sentire il mio pianto. Fu una forte e dolorosa esperienza ma meritata. Il letto ordinato è la base dell’ordine, questo fu il messaggio inviato e recepito, a prescindere dal fatto che avessi un giustificato impedimento. Insomma, ben fatto.

Cresciuto a pane e cinghiate un giorno si cambiò registro. Sara, in una nostra riunione familiare, espose il suo pensiero che in effetti sembrava convincente. “Samuele si sta ormai adattando a questo regime.” proseguì mia sorella con noi attorniati in salotto. “Non può rispondere per anni a un solo metodo educativo. Il prossimo,anno andrà all’università, c’è bisogno di un cambiamento, non si può rischiare una sua flessione di rendimento di studi.”. I miei la ascoltarono seriamente e aspettavano di sapere da lei il piano necessario.da attuare.
“Chiaramente le punizioni corporali rimarranno in essere anche durante tutto il periodo universitario di Samuele ma con una variante, è tempo di passare alla frusta, di quella pesante”:
“Mi sembra un’ottima idea disse Agnese, cosa ne pensi Diego?”. Mio padre approvò.
Inoltre si iniziò con la fustigazione ben prima dell’Università, mia sorella fece spendere un capitale ai miei acquistando diverse sferze attraverso un marketplace e-commerce. Erano 5, la loro bellezza estetica era estremamente accattivante, tanto da non potere che indurli ad abusarne e così infatti avvenne.
Ora se rientrava a casa con 2 minuti di ritardo, prima tollerati, i miei e mia sorella mi legavano, nudo, le braccia al soffitto. Cominciava il carosello delle fruste e non si finiva mai, il dolore mi faceva cadere ma ero ben retto ai polsi e rimanevo a penzoloni. “Siccome le nostre fruste sono uno strumento pregiato ed abbiamo speso tanto, visto che ormai sei lì, sotto flagellazione, descrivici il sapore e l’intensità di ognuna, tranquillo, le proverai tutte” disse mia sorella estremamente eccitata, tanto da legarsi una felpa intorno alla vita per nascondere il fatto che era così bagnata da inumidire copiosamente la parte esterna dei jeans.
Cominciò la danza, prima una poi l’altra, con mio padre e mia madre che mi fustigavano a turno, dovetti spiegare le sensazioni provate da ogni singola frusta.

Sara, spiegò bene l’uso di ogni scudiscio anche per ragioni di sicurezza. Cominciarono col la frusta tipo bullwhip, devo ammettere, di ottima fattura, lunga 2 metri e mezzo, è uno strumento di precisione, mi percossero da una certa distanza, con molta attenzione, schiena e glutei colpendomi con il solo tail, la punta finale.
Poi la sferza quirt, la più bella esteticamente e la più atroce, frusta corta e grossa con unico grosso tail ma tagliato e diviso in due lunghe parti.
Snake whip, cortissima con la coda che va a ingrossarsi in finale. Doppia pena, mi incoraggiavo pensando che dovevo fare esperienza.
Gatto a nove code, urlavo: “Pietà!”.
In pelle di canguro, estetismo puro, i colpi erano più lisci e scorrevoli, si fa per dire.

Dopo un interminabile calvario i miei finalmente soddisfatti dall’ebrezza di frustare e con Sara felice di aver dato libero sfogo alle sue pulsioni sessuali, tanto da correre nella sua camera e sdraiarsi a letto. Sicuramente per masturbarsi.

All’Università, beneficiai di un regime punitivo più disciplinario, ma sempre molto duro. Non potevo andare con gli amici per esempio al mare, i segni del nerbo sulla schiena me lo impedivano, quindi ci andavo da solo con una maglietta addosso. Seppur temporanei li ricevevo molto spesso.
Ma del resto in quale altra vita mi sarebbe capitata l’occasione di prendere molti 30 e lode? All’ateneo inoltre godevo di un’alta considerazione da parte di colleghi e prof, le cose stavano funzionando.
E per questo, in segno di gratitudine, fui più docile. Per il comfort della mia famiglia feci un breve corso di riflessologia plantare, massaggiavo la sera sul nostro a divano a penisola non solo i piedi con creme profumate di diversi tipi e caratteristiche. Anche quelli di Sara che purtroppo spesso mi faceva interrompere lo studio.
“Cosa state facendo? Samuele deve studiare, mi meraviglio di te Sara.” sbottò Agnese che tornò a casa prima del previsto.” Si sfilò le sue eleganti decolletè e assaggiai una severa passata di tacco a spillo. Terminato mi proposi di portarle le ciabatte per casa. Agnese mi appoggio i piedi sulle ginocchia per agevolarmi.
L’interruzione allo studio, infrazione gravissima, mi i miei mi tennero in cameretta sotto chiave per due settimane, potevo uscire solo per frequentare l’ateneo. In quei giorni la mattina presto, una volta, Agnese entrò in bagno dove io mi stavo rilassando dentro la nostra Jacuzz. Mi guardò con lussuria per alcuni minuti, sicura del suo prepotere che aveva su di me e sull’impunità, fece cascare l’accappatoio che adagiato sul suo corpo per terra, era l’unico indumento che indossava. Si introdusse nell’idromassaggio, il contatto tra i nostri corpi era inevitabile. Alla fui mio malgrado, per riflesso, stimolato carnalmente raggiungendo l’erezione. Mi trombò voracemente. Questo episodio nacque e morì lì senza che mai nessuno seppe niente.

Superfluo dire che sotto il 30 all’esame erano nerbate, sotto il 27 dovevo rifiutare erano nerbate, ma erano eventi rari. Le sessioni di frustate le prendevo ogni settimana, il tempo che andassero via i segni nel corpo delle precedenti. Per pretesto o colpa. Le altre volte mi salivano sopra col mio corpo sdraiato sul tappeto per una passata di sberloni. Ma non mancavano i tempi per le coccole, stare abbracciati sul divano, i baci scambiati dopo una conversazione, le carezze.

Mi laureai a pieni voti, venni forgiato con un carattere remissivo e rispettoso che tanto apprezzano i miei datori di lavoro e mia moglie.
Raramente per sedare discussioni tra me e la mia consorte viene mio padre a prendermi a colpi di cinta. Lei non obiettava per timore reverenziale nei confronti di mio padre ma anche e soprattutto perché poi io volente o nolente mi riappacificavo con lei dandole ragione.

Forse però la mia famiglia ha esagerato un pò troppo.
scritto il
2023-10-25
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