Un soffocone della madonna

di
genere
etero


Un soffocone della madonna
I cinque Madrigalisti


A cinque voci
(Mavaffanzzumm pom pom pom pom)


Viene un momento, nelle giornate di ognuno e nelle mie in particolar
modo, in cui ci si rende conto che il tempo non va misurato in minuti e ore.
Ma in momenti d'amore. E allora, che cerchi? Mi chiederai. Nulla.
A parte te.
Non interpretarlo come un bisogno di passare il tempo. E non ridere. Io
sono sempre il compagno di scuola della tua infanzia. Quello che si
specchiava nelle finestre di casa tua durante quei pomeriggi in cui ti
osservavo studiare, attraverso la finestra del tuo salotto. Dava sul tuo
giardino ingabbiato dalla cancellata. In quelle ore il tempo era bandito.
Avrei potuto trascorrere la mia vita fuori dal tuo cancello, annegando
nella trasparenza del vetro che mi separava da quella dei tuoi occhi.
Ho l'impressione che oggi siano i miei di occhi ad essere trasparenti.
Dentro c'è sempre la tua immagine. Il ricordo della sera d'estate in cui
tua madre mi ha invitato per la prima volta ad entrare in casa vostra.
All'epoca decisi che non era merito della buona impressione o della
pena che potevo averle fatto. All'epoca fui certo che il destino mi
avesse teso la mano. Mi sbagliavo. Non lo fece allora e nemmeno dopo,
quando tu hai lasciato questa città di cemento dopo aver superato il
test di ingresso alla facoltà di medicina. Eri felice allora. Io sentivo di
doverlo essere per te. Eppure, la consapevolezza che i minuti della mia
vita avrebbero continuato a scorrere solo a ritmo dei lontanissimi
battiti del tuo cuore, non è mai sbiadita. E tu l'hai alimentata, con la
tua pazienza e le tue telefonate. Quelle che io ho sempre atteso qui,
dietro le tende azzurre della mia sala da pranzo. Negli angoli ombrosi
della camera da letto troppo piena della tua esistenza, sotto i raggi di
luce che passano attraverso il gazebo traforato in giardino. Dove ho
speso troppo tempo a rincorrere il coraggio di chiederti di venire qui
per la prima volta. Perché avevo bisogno di te, per dare senso al mio
tempo. Da quando hai accettato il primo invito, lo hai sempre rifatto.
Anche stavolta so che la tua decisione non è dipesa dalla mano
benevola del destino. In realtà tu aspettavi il mio invito. Come io dietro
la cancellata attendevo il tuo. Il tempo vola sempre ma non in vano, se
si ha il coraggio di chiedere a chi amiamo di passarlo con noi. Adesso lo
so...


...Ed eccoti qui, finalmente. Sempre pronta a mollare tutto e correre
quando ti dico che ti voglio. Che ho bisogno di te.
Questo incontro non programmato, rubato, ci eccita troppo.
Ti stringo e ti bacio. Senza lasciarmi, mi parli, soffiandomi le parole in
bocca.
- Ma non dovevi partire due ore fa?
- Fanculo! Ho rinviato.
- Sei pazzo!
- Tutto merito tuo ..


Mi guardi negli occhi, spalancando i tuoi e accendendoli. In questa luce
vedo quello che desideri. E scopro che è quello che desidero io. Hai
sintonizzato il tuo desiderio sul mio. Sai cosa voglio e mi fai sapere che
stai per darmelo.
Mi baci ancora. Mi prendo un anticipo violando con la lingua le tue
labbra. Penetrandoti, pregustando quello che stai per offrirmi. Dischiudi
la bocca e usi la mia lingua per allenarti al dopo.
Con la mano intanto scivoli sul mio petto. Sbottoni la camicia e infili le
dita per esplorarlo. Sai come farmi inebriare. Sai dove toccare e
graffiare per stimolarmi. Come se poi ce ne fosse bisogno.
La camicia è andata. Adesso sono io a forzare la tua. Ti libero da quella
inutile barriera del reggiseno. Non ti serve. I tuoi seni sono ora liberi di
sfiorarmi il petto.
La tua mano prosegue il viaggio verso la sua meta. Vuoi controllare che
lì tutto sia pronto, tutto sia a posto come lo desideri.
Eccoti accontentata. Lo carezzi e lo stringi da sopra la stoffa dei
pantaloni.
Te ne accorgi subito.
- Sei senza mutande … porco!
- Un fastidio di meno...
Mi slacci la cintura e abbassi la zip. I pantaloni scivolano giù e li scalcio
via insieme alle scarpe. Adesso le tue mani possono apprezzare quanto
ti desidero.
Un solo attimo di distacco per toglierti gonna e mutandine e sei già in
ginocchio.
Ti guardo e non credo al ripetersi di questo miracolo. Le tue labbra lo
sfiorano e la lingua lo percorre facendolo fremere e trasmettendo un
lungo brivido alla mia spina dorsale. Una scossa che mi arriva dritta al
cervello.
E che lo fa letteralmente impazzire quando sento che le labbra si
dischiudono e lo accolgono in quell'umido e caldo rifugio.
Sensazione ambita, da godere e scoprire nuova ogni volta. Mi
abbandono ...


.. E chiudo gli occhi, ma le mie mani ugualmente ti trovano, per
convincermi che sei vera. Quel punto sotto le orecchie dove la pelle è
più sottile e più calda, le guance lisce riempiono i miei palmi, e la
mascella dura. Sentirai stanchezza al collo per quel che stai facendo ?
Non preoccuparti, te lo massaggio io, dove incontra le spalle, devi
sentire che non sarò mai lontano, ma per come siamo messi non posso
arrivare ai tuoi seni.
Dovrei godermi le tue attenzioni, ma riesco solo a pensare a quel che ti
farò dopo, quando avrai finito di torturarmi.
Ti butterò su quel divano, oppure sul letto, o per terra, l'importante è poterti prendere le braccia e tenerle ferme in alto, non ci deve più
essere niente tra me e il tuo seno.
Forse ti legherò, per poterti ignorare quando dirai basta, ti pizzicherò il
ventre con la mia guancia, mi perderò nell'odore della tua pelle e non
ricorderò più chi sono. E ti terrò così quanto vorrò, come tu stai
facendo con me ora.
Che importa ricordare, tutte le belle memorie le scambierei per un solo
attimo delle tue labbra, quelle che adesso stai usando con tanto
impegno.
Se ti dicessi che comunque il piacere maggiore mi viene dal poterti
toccare ? Riderai ? Ti offenderai ?
Se adesso cedessi a quel che sono e ti prendessi in giro solo per
stupirti ? Per il divertimento di vederti andare di traverso quel che hai
in bocca ?
Saresti coerente con te stessa, col tuo solito comportamento, fino al
punto di lasciarmi ?
Il brutto è che proprio per la tua coerenza ti amo, meglio stare zitto, è
con le carezze che ti parlo.
Una vela di luce naviga nei tuoi occhi, lasciameli guardare un attimo
va, prima di chiudere i miei ancora...

… Il respiro mi si fa affannoso.
Ti aiuti con la mano ciondolando la mia carne più preziosa.
Respiri profondamente.
Ti riabbassi con un' espressione lasciva e colpevole.
Sono calamita.
Tu un allodola che insegue la luce dello specchietto.
Lo respiri.
Ti attrae. Non puoi farne a meno.
Lo baci.
Lo baci ancora.
Te lo imbocchi. Di nuovo.
-Mmhh.
Adoro quelle labbra.
Quelle labbra che lo abbracciano.
Quelle labbra che lo succhiano.
Quelle labbra che lo consumano.
Ti piace.
Nei pompini non si può mentire.
A te piace.
Parecchio.
Ti sforzi di raggiungerne la base.
Con gli occhi che si chiudono.
Questa cosa, a me eccita da diventare folle.Ma non ce la fai.
Ci provi, ma non ti riesce.
Ad ingoiarlo tutto.
Ci riprovi più di una volta, finché devi riposare le fauci togliendolo dalla
gola, sopprimendo un conato.
...Però te lo tieni vicino, il mio cazzo, agghindato da festoni di saliva.
E me lo accarezzi con le guance, con gli zigomi, con il naso... Lo baci.
Poi lo rimangi.
E ciùcci.
Hai un bel modo di suggere... non eccessivo, né blando.
Sì.
Il cazzo va succhiato.
Per lo meno a me.
Così.
Proprio così.
Sei brava.
E sei lussuriosa, nell'assaporare il tuo desiderio.
E sei appassionata, nel voler darmi piacere.
E sei bella, anche se l'azione che stai compiendo, ti sforma i connotati.
Godo di un'estasi mentale, difficile da descrivere, mentre sono qui, a
guardare la tua testa che dondola.
Mentre i tuoi occhi cercano i miei, per imprigionarmi.
Per ingabbiare anche il mio cervello.
Così come hai catturato la mia carne.
Sono accessori, i piaceri fisici che provochi.
Ma lo so.
Lo sai.
Dove mi stai per portare...
...Questi capelli che si mettono tra la bocca e il cazzo a tratti m’irritano,
ma immagino, quando non li vedo, i tratti del tuo viso distendersi e
contrarsi, mentre succhi con sempre più voracità questo pezzo di carne
che nelle tue mani è diventato travertino.
Lo stringi alla base, come gli anelli che nei Casini siciliani venivano fatti
indossare agli scecchi, uomini dal membro asinino, affinchè non
sfondassero la puttana di turno.
Te lo stai gustando, lo vedo da come lo sbatti sulla lingua protesa, lo
sento dal modo in cui carezzi con l’umida appendice il cornicione della
cappella paonazza, indugiando sulla tenerezza del frenulo, che appena
sfiorato ricambia con scariche elettriche che arrivano all’ano, dove il
tuo medio stuzzica lo stretto pertugio nel quale nulla è mai entrato
prima; mentre la tua bocca come una ventosa risucchia dentro di se ilmio uccello, esplori la prostata, cercando il punto per sollecitare
un’erezione ancora più potente che potrebbe inondarti di sborra.
Afferro la tua testa e comincio a muoverla velocemente, seguendo il
ritmo del mio piacere, so che ti piace, smetti di respirare e gorgheggi
rantoli di saliva sul mio cazzo ormai congestionato, il medio non cerca
più la perfezione del movimento, giace ancora nelle viscere quando
alzo il bacino fondendolo con la tua bocca, chiusa su di me, gridando:
“Sborroooooooo!!!”, gli spasmi incontrollabili scuotono la tua testa,
sempre salda nelle mie mani, poi si placano ed un rivolo di sperma
scivola sul mio ventre, appiccicandosi al pube rado, mentre il resto e
ancora nella tua bocca; me lo mostri prima di sorridermi, chiudere gli
occhi e mandarlo giù.


I cinque Madrigalisti
scritto il
2023-11-15
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