Una mano ha cambiato tutto 2
di
Alessandra Gu
genere
dominazione
L'indomani ero in fibrillazione. La notte non ho chiuso occhio pensando che a scuola avrei rivisto il ragazzino che dopo mio marito, mi conosceva meglio . Conosceva il mio essere femmina, aveva appurato che vincendo le mie iniziali resistenze, poteva godersi tutto di me. Lo aveva capito? Ne era cosciente? Speravo di no, ma credevo di si. Al di là del ricatto, mi aveva fatta sua e gli era bastato masturbarmi, farmi godere con la sua mano, con quelle dita dentro le mie carni che gliele risucchiavano. Le mie carni che si modellavano attorno a quei corpi estranei di ragazzino, ma già esperto come un uomo navigato nel strapparmi l'orgasmo molto più potente di quando a toccarmi era mio marito o gli altri ragazzi avuti in precedenza. Un ragazzino già uomo aveva conosciuto in pochi minuti il mio essere femmina. Pensavo alla durezza del suo pene, mi avrebbe fatto decisamente male, Immaginavo il suo modo di penetrarmi: il primo colpo secco che lo infila su per giù per metà e già lì mi sentivo urlare un . -AHIIII... PIANOOO MI FAI MALEEE- benzina sul fuoco per lui che con un secondo colpo di reni lo infila tutto e altra stoccata lancinante per me che subito sento i testicoli sbattermi sulle natiche e la bocca del mio utero baciargli la cappella. Dopo pochissimi vai e vieni, però, immaginavo il piacere crescere sempre di più.
A colazione avevo risposto molto irritata a mia figlia che semplicemente mi aveva chiesti se avessi rimesso in frigo la bottiglia del latte. Era rimasta di sasso. Mamma, cos'hai?
Lei mi assomiglio moltissimo, nel fisico, ma anche nel carattere. Nei suoi modi di fare. Ha preso da me Riconosco i miei diciotto anni nei suoi, ovviamente con le dovute differenze.
Il maschio, invece, va verso suo padre.
Le avevo chiesto scusa dicendo che pensavo ai problemi a scuola e per un Convegno a cui avrei partecipato dopo pochi giorni e in parte era vero perché lì, avrei incontrato un uomo che lavora nel mio settore e che già dalla prima volta che l'ho conosciuto ho pensato che mai avrei voluto trovarmi da sola con lui.
Ok, queste sono divagazioni: la realtà era che a scuola avrei rivisto il mio dispensatore di piacere perverso. Non volevo incontralo, ma volevo che ci fosse, volevo essere praticamente costretta a non sfuggirgli.
Ero da cinque minuti in sala professori e il trillo sul cellulare mi avvertiva di un messaggio in arrivo. Era lui. Mi aveva vista entrare. Il testo: - quei pantaloni non mi piacciono; per te solo gonne e vestiti: sotto hai autoreggenti o gambaletti?-
Risposta: - mi vesto come piace a me, Non decidi tu e vieni in palestra, adesso non c'è nessuno. Prima che entriamo in classe, in due minuti ti chiarisco le idee. Ringrazia che non prendo provvedimenti
Il corridoio verso la palestra forma un'ansa in cui chi passa non vede a prim'acchito, Ci siamo fermati lì. l'istinto di picchiarlo era forte e mi sono bloccata, Non lui, lui no, mi ha appiccicata al muro riuscendo a premere la sua bocca sulla mia. Con la mano mi strizzava il seno, mi faceva male-
lui: -Non abbiamo tempo.
Mi ha voltata e lo avevo alle spalle. Ero schiacciata tra lui e il muro,
Le sue mani sui miei fianchi mi forzano a esporre di più il culo. Incolla il suo pene alle mie natiche, lo sento sfregare addosso a me. Lo ho nel solco lo sento attraverso i vestiti, Sempre duro come fosse ferro Mi cinge la vita con il suo braccio e la mano sul davanti mi fruga tra le cosce costringendomi ad accettare meglio il cazzo sul culo
Attraverso i vestiti sento il suo glande incollarsi alle labbra della figa. È gonfia, sto per esplodere e con scatti incontrollati del bacino gli do soddisfazione sentendo che anche lui sta dando via libera al suo sperma.
Sperando che nessuno noti il bagnato dei miei pantaloni. Con le mutandine fradice del succo della figa e della sborra di lui, sono costretta per le prime due ore a non alzarmi dalla sedia, mentre in quinta spiego
Alessagui@virgilio.it
A colazione avevo risposto molto irritata a mia figlia che semplicemente mi aveva chiesti se avessi rimesso in frigo la bottiglia del latte. Era rimasta di sasso. Mamma, cos'hai?
Lei mi assomiglio moltissimo, nel fisico, ma anche nel carattere. Nei suoi modi di fare. Ha preso da me Riconosco i miei diciotto anni nei suoi, ovviamente con le dovute differenze.
Il maschio, invece, va verso suo padre.
Le avevo chiesto scusa dicendo che pensavo ai problemi a scuola e per un Convegno a cui avrei partecipato dopo pochi giorni e in parte era vero perché lì, avrei incontrato un uomo che lavora nel mio settore e che già dalla prima volta che l'ho conosciuto ho pensato che mai avrei voluto trovarmi da sola con lui.
Ok, queste sono divagazioni: la realtà era che a scuola avrei rivisto il mio dispensatore di piacere perverso. Non volevo incontralo, ma volevo che ci fosse, volevo essere praticamente costretta a non sfuggirgli.
Ero da cinque minuti in sala professori e il trillo sul cellulare mi avvertiva di un messaggio in arrivo. Era lui. Mi aveva vista entrare. Il testo: - quei pantaloni non mi piacciono; per te solo gonne e vestiti: sotto hai autoreggenti o gambaletti?-
Risposta: - mi vesto come piace a me, Non decidi tu e vieni in palestra, adesso non c'è nessuno. Prima che entriamo in classe, in due minuti ti chiarisco le idee. Ringrazia che non prendo provvedimenti
Il corridoio verso la palestra forma un'ansa in cui chi passa non vede a prim'acchito, Ci siamo fermati lì. l'istinto di picchiarlo era forte e mi sono bloccata, Non lui, lui no, mi ha appiccicata al muro riuscendo a premere la sua bocca sulla mia. Con la mano mi strizzava il seno, mi faceva male-
lui: -Non abbiamo tempo.
Mi ha voltata e lo avevo alle spalle. Ero schiacciata tra lui e il muro,
Le sue mani sui miei fianchi mi forzano a esporre di più il culo. Incolla il suo pene alle mie natiche, lo sento sfregare addosso a me. Lo ho nel solco lo sento attraverso i vestiti, Sempre duro come fosse ferro Mi cinge la vita con il suo braccio e la mano sul davanti mi fruga tra le cosce costringendomi ad accettare meglio il cazzo sul culo
Attraverso i vestiti sento il suo glande incollarsi alle labbra della figa. È gonfia, sto per esplodere e con scatti incontrollati del bacino gli do soddisfazione sentendo che anche lui sta dando via libera al suo sperma.
Sperando che nessuno noti il bagnato dei miei pantaloni. Con le mutandine fradice del succo della figa e della sborra di lui, sono costretta per le prime due ore a non alzarmi dalla sedia, mentre in quinta spiego
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