Una mano ha cambiato tutto 3
di
Alessandra Gu
genere
dominazione
In quell'angolo semibuio dell'edificio scolastico, dove ero stata io stessa a trascinare il mio studente per minacciarlo di pesanti conseguenze che avrebbe pagato per quello che mi aveva fatto e non certamente con l'intenzione di far succedere quello che è poi accaduto, mi ero preparata a sputargli addosso tutta la rabbia che avevo in corpo per come lui si era permesso di abusare di me, usando il mio corpo per soddisfare i suoi istinti e fare i suoi porci comodi senza che io gliene dessi facoltà, ma la facoltà se l'era presa, facendo di me quel che voleva e, alla fine, tutte e due le volte vedendomi completamente partecipe al piacere torbido, totale che ne era seguito, senza il minimo ritegno e in entrambi i casi con il rischio, calcolato ma comunque esistente, di essere colti in flagrante
In quell'anfratto vicino la palestra della scuola si era chiarita una cosa: -ero sua-.
Averlo vicino decapitava le mie intenzioni di chiudere quella storia assurda ma reale. Storia che nei momenti di lucidità che ancora fortunatamente occupavano la maggior parte del mio tempo, ma che stavano comunque cedendo il passo all'istinto di femmina, all'istinto dell'animale nei momenti di “calore” in vista dell'accoppiamento, per Alessandra donna, professoressa, stimata e apprezzata professionista, profonda conoscitrice delle sue Discipline, Antropologiche ed etnologiche, era una... come dire: fantasia perversa? Ma no, neanche. Per Alessandra del quotidiano quieto vivere non era neanche immaginabile. Ma c'era da fare i conti con Alessandra femmina che era prepotentemente emersa per colpa di, oppure grazie a quella mano che in macchina ne aveva frugato le più nascoste intimità, Andandole a trovare senza grossi sforzi anche per l'arrendevolezza che aveva colto il mio essere femmina, la troia prepotentemente venuta allo scoperto. La donna da usare, a piacimento del maschio, come mai mi ero sentita neanche con l'uomo che avevo scelto anni prima come compagno di vita: mio marito. Il padre dei miei figli.
Quello che si svolgeva quel giorno a scuola, nei prestigiosi giardini della Villa di rappresentanza del Presidente della Giunta Regionale, Villa che ha i suoi giardini confinanti con gli spazi all'aperto della scuola, era un evento alla cui preparazione allievi e quasi tutti i docenti avevano lavorato per più di due mesi. Era finalmente arrivato il giorno del grande debutto.
Abiti disegnati dagli allievi del Corso di Design, indossati da allieve dei vari Corsi che sfilando ne facevano apprezzare la qualità, aiutate anche dalla proiezione su grande schermo mentre percorrevano la passerella.
Ambientazioni create da altri allievi che studiano la compatibilità ambientale coniugata con l'estetica. Ricco buffet per promuovere la collaborazione con un a Scuola Alberghiera... insomma, gli ingredienti per una piacevole, frizzante giornata c'erano tutti: Accomodata in prima fila a bordo passerella mi godevo la sfilata quando il cellulare che tenevo in mano vista la modalità in silenzioso opportuna per il contesto, ha vibrato e si è illuminato, non smetteva, dovevo rispondere.
A Malincuore e malavoglia mi sono alzata per spostarmi in un punto più appartato: niente di che, l'ennesimo invito a partecipare ad un Convegno come relatrice. Intanto un'anziana signora si era accomodata al mio posto e non mi andava di farla alzare. Sono rimasta in piedi dietro l'ultima fila di sedie. Dietro me nell'ampio spazio tra ultima fila di sedie e muro non c'era nessuno, ma all'improvviso, al mio fianco, si è materializzato lui, il ragazzo, il mio Virgilio che mi guidava nella visita al mio inferno fatto di sesso animalesco che dà sfogo agli istinti, sesso passionale non mitigato da educazione e buone maniere.
-Cosa vuoi ancora? Vai via, allontanati, VATTENE!- da me sussurrato perché solo lui sentisse.
-Non ci penso proprio. Sai quanto mi piace toccarti. Dietro non abbiamo nessuno, davanti ci coprono le persone sedute che stanno attente alla sfilata e non a quello che succede dietro di loro, Con il vestito lungo che indossi, non mi è difficile portarlo su fino alle tue ginocchia e infilarci una mano sotto pur restandoti a fianco. Da dietro lo sollevo e ti infilo la mano tra le cosce mentre nessuno noterà niente-
Ha poi proseguito: -aggrappati alla spalliera della sedia che hai di fronte, perché quello che ti faccio ti farà perdere l'equilibrio. Dovrai essere tu molto brava a fare in modo che la gente non presti attenzione a noi, quindi dovrai riuscire a far finta di niente se non vuoi uno scandalo-
Per un attimo ho pensato, più che allo scandalo, al fatto che avrei perso la possibilità di quel piacere porco, torbido, intenso e improvviso da far perdere i sensi. È stato un attimo, ma in quell'attimo questo pensiero ha sovrastato tutto il resto.
Neanche il tempo di finire di minacciarlo: - Non provarci nean....- che la sua mano era a contatto con la calza velatissima nella parte posteriore del ginocchio; la cavità poplitea, dapprima con il dorso, poi il palmo, con i polpastrelli delle dita che forzavano per intrufolarsi tra le cosce, in parte riuscendoci, nonostante io con le ginocchia leggermente piegate chiudessi le gambe serrando le cosce che però, nella loro morbidezza, cedevano alla spinta di quelle dita. La sua mano era tra le mie cosce, a metà strada tra ginocchia e sesso. Sapevo che imprigionando quella mano tenendo strette le cosce, per quanto possibile all'impiedi, facevo il suo gioco; gli facevo gustare la morbidezza delle mie polpe e gli offrivo il calore che si sviluppa con l'essere eccitata senza peraltro riuscire a bloccarne l'avanzata, la salita verso la figa. Così, seppur lentamente quella mano era arrivata al contatto con la parte delle gambe non coperta dalle autoreggenti, sopra la balza. La parte più polposa e delicata dell'interno cosce. Quella parte in cui si sente e si gusta senza inganno tutto il calore della femmina nei momenti di massima libidine. Calore di femmina eccitata, appunto!
Sentivo il contatto sulle grandi labbra attraverso la stoffa delle mutandine. Ero in confusione, cominciavo a non capire più nulla, Guardandolo vedevo il suo viso che mostrava un'espressione compiaciuta, un ghigno di soddisfazione per avermi ancora di sua proprietà e poter fare con me quello che voleva. Comandava lui.
La sua faccia soddisfatta aumentava la mia rabbia che si trasformava in tensione che finiva per sfogarsi proprio lì, nel punto del corpo in cui tutto questo aveva origine: tra le mie cosce. Sulla mia figa. Lo scaricarsi della tensione aumentava il mio piacere, Stringevo ancora di più le cosce dando a lui la gioia di possedermi totalmente lì, davanti, o meglio dietro tutta la scuola, e gli ospiti di alto lignaggio presenti. Ancora peggio della prima volta a bordo strada.
Le sue dita che strusciavano sulla figa coperta dalla biancheria intima . Cominciavo ad assecondare quel contatto con leggeri movimenti del bacino. Il mio sguardo non vedeva le persone, la sfilata, ma chissà cosa, poi... all'improvviso; l'elastico delle mutandine spostato e silenziosi Ahhh Oossshhhh Mmggg mi sono esplosi nel cervello.
Prima un dito poi due affondati di colpo nelle mie carni. Stavolta le sentivo tutte dentro. Fino alle nocche, mentre in macchina mi avevano solamente massaggiato le grandi e piccolo labbra stuzzicando il clitoride.
Per quanto potevano quelle dita si allargavano per poi riavvicinarsi. Dita imprigionate dalle carni della vagina che si modellavano attorno. Dita che uscivano quasi del tutto per riaffondare improvvisamente con colpi secchi, violenti. Sono venuta allagandogli la mano, con scatti del bacino che nonostante tutto sono riuscita non so neanch'io come ad attutire mordendomi le labbra a sangue.
Ha sfilato lentamente le dita dalla figa e la mano da sotto il vestito che si è è risistemato. Non mi reggevo in piedi ma con le ultime forze mi sono allontanata con calma il più in fretta possibile cercando di non attratte l'attenzione. Uscita dallo spazio in cui le attività si stavano svolgendo ho fatto pochi passi e mi sono appoggiata con le spalle alla parete poggiandovi anche la testa . Probabile che in quegli attimi il mio colorito variasse dal rosso sangue al pallido fantasma, Accortami del collaboratore scolastico che passava, ho finto di cercare nella borsa, ma lui, vedendomi: -Professoressa, si sente bene? Vuole che chiami qualcuno? - Io no, no grazie è solo che li dentro... tra caldo e confusione... vado un attimo in bagno. Raggiunto il bagno per il personale vicino alla Sala docenti, nell'antibagno, con dei fazzoletti e salviette mi stavo pulendo alla bella meglio dopo essere stata seduta su uno dei wc non so per quanto tempo. Immobile, imbambolata., con le immagini dell'accaduto che mi scorrevano in mente.
Fortuna che in borsetta ho un paio di slip e calze per cambiarmi.
Tornata dentro uno dei piccoli spazi in cui sono i water mi stavo infilando le mutandine pulite quando la porta dell'antibagno si è aperta: Mannaggia a me, stupida io a non essermi chiusa dentro quel wc. Era lui, il ragazzo, il mio padrone, amante, aguzzino, il mio provocatore di piaceri mai vissuti prima così intensamente. Ho tentato di chiudermi a chiave, tutto inutile, era lì con me in quel wc. Lo avevo ancora addosso. Con le mutandine pulite in mano cercavo inutilmente di respingerlo, Si è calato i pantaloni sedendosi sulla tazza, mi teneva per un braccio e costringendomi a spalancare le cosce mi ha fatto sedere sopra di lui, di fronte. Con il vestito sui fianchi, cosce culo e figa nudi., mi ha tirato fuori le tette dal vestito e dal reggiseno affondandovi in mezzo la faccia.
Con le ginocchia toccavo il muro della parete dietro il water, si è sistemato meglio per avvicinare di più il cazzo durissimo, grosso come lo ricordavo (difficile dimenticarlo avendolo avuto in bocca) alla figa. Se lo teneva con la mano anche se non ce n'era affatto bisogno visto com'era turgido. Sentendo la cappella sulle grandi labbra mi sono lasciata andare accogliendolo completamente dentro. Mi ha riempita; e così, appena l'ho avuto tutto in vagina, sono venuta di nuovo stavolta muovendo culo e fianchi come una forsennata e con un. -AHHHHHHHHH!- che spero nessuno abbia sentito.
Mi sono resa conto, che dopo quell'orgasmo, mi stavo muovendo io, me lo stavo facendo. Lo stavo scopando mentre lui mi impastava il seno succhiandomi i capezzoli. Stavo per venire una terza volta quando quattro schizzi di sborra mi hanno colpito le pareti vaginali invadendomi l'utero.
-Nooo ti prego non adessooo voglio venireee-. Sono state le parole uscite dalla mia bocca che mai, neanche nella più recondita fantasia avrei immaginato di pronunciare Ancora meno immaginavo di dirle nel cesso di una scuola.
Lui: -meglio! Ti lascio con la voglia, così quando scopi con tuo marito pensi a me e se ti masturbi a scuola magari qualcun altro scopre quanto sei brava, quanto sei femmina. Anche se dovendo scoprire che hai scopato con qualcun altro, oltre tuo marito, senza il mio consenso la pagheresti molto cara.- Mi ha lasciato lì. Così con un orgasmo incompiuto che mi faceva impazzire
Rivestendomi un trillo di un messaggio whatsap da un numero a me sconosciuto. Una foto e un breve video che riprendeva da dietro di noi, tutto quello che il ragazzo mi aveva fatto mentre assistevamo alla sfilata. Qualcuno dietro di noi di cui non mi ero accorta si era goduto la scena
Alessagui@virgilio.it
In quell'anfratto vicino la palestra della scuola si era chiarita una cosa: -ero sua-.
Averlo vicino decapitava le mie intenzioni di chiudere quella storia assurda ma reale. Storia che nei momenti di lucidità che ancora fortunatamente occupavano la maggior parte del mio tempo, ma che stavano comunque cedendo il passo all'istinto di femmina, all'istinto dell'animale nei momenti di “calore” in vista dell'accoppiamento, per Alessandra donna, professoressa, stimata e apprezzata professionista, profonda conoscitrice delle sue Discipline, Antropologiche ed etnologiche, era una... come dire: fantasia perversa? Ma no, neanche. Per Alessandra del quotidiano quieto vivere non era neanche immaginabile. Ma c'era da fare i conti con Alessandra femmina che era prepotentemente emersa per colpa di, oppure grazie a quella mano che in macchina ne aveva frugato le più nascoste intimità, Andandole a trovare senza grossi sforzi anche per l'arrendevolezza che aveva colto il mio essere femmina, la troia prepotentemente venuta allo scoperto. La donna da usare, a piacimento del maschio, come mai mi ero sentita neanche con l'uomo che avevo scelto anni prima come compagno di vita: mio marito. Il padre dei miei figli.
Quello che si svolgeva quel giorno a scuola, nei prestigiosi giardini della Villa di rappresentanza del Presidente della Giunta Regionale, Villa che ha i suoi giardini confinanti con gli spazi all'aperto della scuola, era un evento alla cui preparazione allievi e quasi tutti i docenti avevano lavorato per più di due mesi. Era finalmente arrivato il giorno del grande debutto.
Abiti disegnati dagli allievi del Corso di Design, indossati da allieve dei vari Corsi che sfilando ne facevano apprezzare la qualità, aiutate anche dalla proiezione su grande schermo mentre percorrevano la passerella.
Ambientazioni create da altri allievi che studiano la compatibilità ambientale coniugata con l'estetica. Ricco buffet per promuovere la collaborazione con un a Scuola Alberghiera... insomma, gli ingredienti per una piacevole, frizzante giornata c'erano tutti: Accomodata in prima fila a bordo passerella mi godevo la sfilata quando il cellulare che tenevo in mano vista la modalità in silenzioso opportuna per il contesto, ha vibrato e si è illuminato, non smetteva, dovevo rispondere.
A Malincuore e malavoglia mi sono alzata per spostarmi in un punto più appartato: niente di che, l'ennesimo invito a partecipare ad un Convegno come relatrice. Intanto un'anziana signora si era accomodata al mio posto e non mi andava di farla alzare. Sono rimasta in piedi dietro l'ultima fila di sedie. Dietro me nell'ampio spazio tra ultima fila di sedie e muro non c'era nessuno, ma all'improvviso, al mio fianco, si è materializzato lui, il ragazzo, il mio Virgilio che mi guidava nella visita al mio inferno fatto di sesso animalesco che dà sfogo agli istinti, sesso passionale non mitigato da educazione e buone maniere.
-Cosa vuoi ancora? Vai via, allontanati, VATTENE!- da me sussurrato perché solo lui sentisse.
-Non ci penso proprio. Sai quanto mi piace toccarti. Dietro non abbiamo nessuno, davanti ci coprono le persone sedute che stanno attente alla sfilata e non a quello che succede dietro di loro, Con il vestito lungo che indossi, non mi è difficile portarlo su fino alle tue ginocchia e infilarci una mano sotto pur restandoti a fianco. Da dietro lo sollevo e ti infilo la mano tra le cosce mentre nessuno noterà niente-
Ha poi proseguito: -aggrappati alla spalliera della sedia che hai di fronte, perché quello che ti faccio ti farà perdere l'equilibrio. Dovrai essere tu molto brava a fare in modo che la gente non presti attenzione a noi, quindi dovrai riuscire a far finta di niente se non vuoi uno scandalo-
Per un attimo ho pensato, più che allo scandalo, al fatto che avrei perso la possibilità di quel piacere porco, torbido, intenso e improvviso da far perdere i sensi. È stato un attimo, ma in quell'attimo questo pensiero ha sovrastato tutto il resto.
Neanche il tempo di finire di minacciarlo: - Non provarci nean....- che la sua mano era a contatto con la calza velatissima nella parte posteriore del ginocchio; la cavità poplitea, dapprima con il dorso, poi il palmo, con i polpastrelli delle dita che forzavano per intrufolarsi tra le cosce, in parte riuscendoci, nonostante io con le ginocchia leggermente piegate chiudessi le gambe serrando le cosce che però, nella loro morbidezza, cedevano alla spinta di quelle dita. La sua mano era tra le mie cosce, a metà strada tra ginocchia e sesso. Sapevo che imprigionando quella mano tenendo strette le cosce, per quanto possibile all'impiedi, facevo il suo gioco; gli facevo gustare la morbidezza delle mie polpe e gli offrivo il calore che si sviluppa con l'essere eccitata senza peraltro riuscire a bloccarne l'avanzata, la salita verso la figa. Così, seppur lentamente quella mano era arrivata al contatto con la parte delle gambe non coperta dalle autoreggenti, sopra la balza. La parte più polposa e delicata dell'interno cosce. Quella parte in cui si sente e si gusta senza inganno tutto il calore della femmina nei momenti di massima libidine. Calore di femmina eccitata, appunto!
Sentivo il contatto sulle grandi labbra attraverso la stoffa delle mutandine. Ero in confusione, cominciavo a non capire più nulla, Guardandolo vedevo il suo viso che mostrava un'espressione compiaciuta, un ghigno di soddisfazione per avermi ancora di sua proprietà e poter fare con me quello che voleva. Comandava lui.
La sua faccia soddisfatta aumentava la mia rabbia che si trasformava in tensione che finiva per sfogarsi proprio lì, nel punto del corpo in cui tutto questo aveva origine: tra le mie cosce. Sulla mia figa. Lo scaricarsi della tensione aumentava il mio piacere, Stringevo ancora di più le cosce dando a lui la gioia di possedermi totalmente lì, davanti, o meglio dietro tutta la scuola, e gli ospiti di alto lignaggio presenti. Ancora peggio della prima volta a bordo strada.
Le sue dita che strusciavano sulla figa coperta dalla biancheria intima . Cominciavo ad assecondare quel contatto con leggeri movimenti del bacino. Il mio sguardo non vedeva le persone, la sfilata, ma chissà cosa, poi... all'improvviso; l'elastico delle mutandine spostato e silenziosi Ahhh Oossshhhh Mmggg mi sono esplosi nel cervello.
Prima un dito poi due affondati di colpo nelle mie carni. Stavolta le sentivo tutte dentro. Fino alle nocche, mentre in macchina mi avevano solamente massaggiato le grandi e piccolo labbra stuzzicando il clitoride.
Per quanto potevano quelle dita si allargavano per poi riavvicinarsi. Dita imprigionate dalle carni della vagina che si modellavano attorno. Dita che uscivano quasi del tutto per riaffondare improvvisamente con colpi secchi, violenti. Sono venuta allagandogli la mano, con scatti del bacino che nonostante tutto sono riuscita non so neanch'io come ad attutire mordendomi le labbra a sangue.
Ha sfilato lentamente le dita dalla figa e la mano da sotto il vestito che si è è risistemato. Non mi reggevo in piedi ma con le ultime forze mi sono allontanata con calma il più in fretta possibile cercando di non attratte l'attenzione. Uscita dallo spazio in cui le attività si stavano svolgendo ho fatto pochi passi e mi sono appoggiata con le spalle alla parete poggiandovi anche la testa . Probabile che in quegli attimi il mio colorito variasse dal rosso sangue al pallido fantasma, Accortami del collaboratore scolastico che passava, ho finto di cercare nella borsa, ma lui, vedendomi: -Professoressa, si sente bene? Vuole che chiami qualcuno? - Io no, no grazie è solo che li dentro... tra caldo e confusione... vado un attimo in bagno. Raggiunto il bagno per il personale vicino alla Sala docenti, nell'antibagno, con dei fazzoletti e salviette mi stavo pulendo alla bella meglio dopo essere stata seduta su uno dei wc non so per quanto tempo. Immobile, imbambolata., con le immagini dell'accaduto che mi scorrevano in mente.
Fortuna che in borsetta ho un paio di slip e calze per cambiarmi.
Tornata dentro uno dei piccoli spazi in cui sono i water mi stavo infilando le mutandine pulite quando la porta dell'antibagno si è aperta: Mannaggia a me, stupida io a non essermi chiusa dentro quel wc. Era lui, il ragazzo, il mio padrone, amante, aguzzino, il mio provocatore di piaceri mai vissuti prima così intensamente. Ho tentato di chiudermi a chiave, tutto inutile, era lì con me in quel wc. Lo avevo ancora addosso. Con le mutandine pulite in mano cercavo inutilmente di respingerlo, Si è calato i pantaloni sedendosi sulla tazza, mi teneva per un braccio e costringendomi a spalancare le cosce mi ha fatto sedere sopra di lui, di fronte. Con il vestito sui fianchi, cosce culo e figa nudi., mi ha tirato fuori le tette dal vestito e dal reggiseno affondandovi in mezzo la faccia.
Con le ginocchia toccavo il muro della parete dietro il water, si è sistemato meglio per avvicinare di più il cazzo durissimo, grosso come lo ricordavo (difficile dimenticarlo avendolo avuto in bocca) alla figa. Se lo teneva con la mano anche se non ce n'era affatto bisogno visto com'era turgido. Sentendo la cappella sulle grandi labbra mi sono lasciata andare accogliendolo completamente dentro. Mi ha riempita; e così, appena l'ho avuto tutto in vagina, sono venuta di nuovo stavolta muovendo culo e fianchi come una forsennata e con un. -AHHHHHHHHH!- che spero nessuno abbia sentito.
Mi sono resa conto, che dopo quell'orgasmo, mi stavo muovendo io, me lo stavo facendo. Lo stavo scopando mentre lui mi impastava il seno succhiandomi i capezzoli. Stavo per venire una terza volta quando quattro schizzi di sborra mi hanno colpito le pareti vaginali invadendomi l'utero.
-Nooo ti prego non adessooo voglio venireee-. Sono state le parole uscite dalla mia bocca che mai, neanche nella più recondita fantasia avrei immaginato di pronunciare Ancora meno immaginavo di dirle nel cesso di una scuola.
Lui: -meglio! Ti lascio con la voglia, così quando scopi con tuo marito pensi a me e se ti masturbi a scuola magari qualcun altro scopre quanto sei brava, quanto sei femmina. Anche se dovendo scoprire che hai scopato con qualcun altro, oltre tuo marito, senza il mio consenso la pagheresti molto cara.- Mi ha lasciato lì. Così con un orgasmo incompiuto che mi faceva impazzire
Rivestendomi un trillo di un messaggio whatsap da un numero a me sconosciuto. Una foto e un breve video che riprendeva da dietro di noi, tutto quello che il ragazzo mi aveva fatto mentre assistevamo alla sfilata. Qualcuno dietro di noi di cui non mi ero accorta si era goduto la scena
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