Una mano mi ha cambiata 4 – L'intruso
di
Alessandra Gu
genere
dominazione
Avevo bisogno di uscire, di respirare altra aria. Un orgasmo arrivato in un momento non opportuno, tra la gente mentre cercavo con tutte le mie forze di trattenermi, impresa impossibile vista l'insistenza e la maestria di chi me lo stava sollecitando, un altro bloccato al momento in cui stava per esplodere perché il porco aveva raggiunto il suo piacere. Poi quelle parole; - ti lascio con la voglia, così altri sapranno quanto sai scopare-.
Stavo uscendo fuori di testa. L'unica cosa da fare: cambiare aria, ambienti, non mi avrebbe calmato, ma almeno non ero lì. Far colazione al bar? Non era il caso. Camminata in spiaggia invernale con urla di sfogo? Non mi convinceva. Casa, doccia calda ricorrendo all'autoerotismo? Forse l'unica soluzione sensata da provare anche se già il dubbio che non mi avrebbe calmata affiorava.
Cercando la Dirigente scolastica, mi sono imbattuta nuovamente nel bidello che poco prima si era assicurato che io stessi bene, chiedendomi nuovamente se avessi bisogno. Al mio : - no grazie, tutto bene- ha ripreso la sua via. Trovata la Dirigente mi ha concesso l'uscita ricordandomi, però, che la giornata non finiva lì; per la sera era in programma una, chiamiamola, -cena di gala- in ossequio all'Istituto Alberghiero con cui la nostra scuola aveva acceso una collaborazione. Ognuno di noi, personale scolastico e allievi, aveva la possibilità di portare qualche familiare. Ho ricordato alla Dirigente, tra l'altro amica, che mio marito non era in loco per lavoro e i miei figli superata l'età prettamente adolescenziale, non stavano più incollati alle gonne della mamma.
-Va bene, ma tu ci devi essere. Ti voglio qui.-
Pensiero flash affiorato alla mente: bella donna la Dirigente, chissà che fantasie sessuali ha. Dominatrice? Succube? Rapporti omo? O bisex? Mah....
Avrei fatto volentieri a meno della cena, ma come deluderla? Considerando che la mia presenza lì era dovuta ad un progetto a scadenza e non ad un contratto a tempo indeterminato, ma questo, seppur importante, non era il punto fondamentale.
Raggiunta l'auto, ho dovuto faticare un po' per metterla in moto, ai primi tentativi non voleva saperne. Piove sul bagnato.
Stavo per arrendermi: Chiamare qualcuno a scuola che venisse a darmi una mano? Ma chi? Il bidello? Altri? E se standomi vicini avessero capito o intuito il mio stato d'animo. La mia eccitazione mista a nervosismo e stanchezza? Mi sentivo preda facile, con le difese azzerate: alla mercè di chiunque avesse voluto approfittarne. Lo so; pensiero stupido; ma mi è balenato in mente. Poi, finalmente il rombo del motore.
Come prevedevo docce calde e masturbazione non mi hanno dato tutto il sollievo che avrei voluto. I nervi continuavano ad essere a fior di pelle, però almeno ero a casa. Con i figli fuori per lezioni all'università e, come già scritto, marito via per lavoro. Il dormi/veglia disturbato da immagini mentali in cui ero presa da chissà chi e io stessa andavo alla ricerca di chissà quali avventure.
I:-no lasciami! Cosa fai porco?- alternati ai: -dai bastardo. Mi hai voluto? Adesso fammi godere- si alternavano finché è giunta l'ora di vestirmi per tornare a scuola.
Un pensiero ai miei figli. Ho tremato quando mi è venuto in mente che mia figlia mi somiglia tantissimo come carattere, temperamento, determinazione, ma anche arrendevolezza. Non ho voluto proseguire su quella china. Ho cancellato pensando a cosa indossare
Coordinato mutandine/reggiseno; solite comode autoreggenti Vestito con ampio decolleté lungo ai piedi, Non certo il mio modo abituale di vestire, Meglio abitini appena al di sotto del ginocchio che accavallando le gambe, il che mi capita di rado, non costringono a mettere le cosce in mostra, oppure pantaloni. Ma era pur sempre una cena di gala.
Uscendo di casa, pensiero all'auto, Speriamo parta. Macché; anche in quel frangente fa le bizze. Tensione a mille- Taxi? A piedi fino al bus? Se qualcuno mi abborda salgo in macchina, gli lascio fare quello che vuole e sogni d'oro alla scuola.
Alessandra... ma la vuoi finire? Riprova a mettere in moto! OHHHH.... è andata! Partita.
Mi dispiaceva effettivamente deludere l'amica Dirigente che tanto aveva fatto per avermi con loro accendendo un progetto che mi vedeva insegnare ai ragazzi più grandi una materia come Antropologia dell’alimentazione e del turismo enogastronomico. Branca, dell'Antropologia culturale, settore della Disciplina di cui mi occupo, di cui scrivo in riviste del settore, quello in cui mi sono preparata diventandone, credo, discreta esperta
Il mio rapporto con la scuola, infatti, non era a tempo indeterminato, bensì per il tempo di durata di quello specifico Corso, al fine di saggiarne la fattibilità in modo stabile per gli anni a venire.
19.30 o giù di lì, ero all'interno dell'edificio scolastico. Convenevoli, saluti e bla, bla, bla... ma mi sono resa conto solo dopo averne chiesto notizie ad una sua compagna che i miei occhi non smettevano di perlustrare l'ambiente in cerca del ragazzo. Per starne alla larga? O per sentirmi ancora preda? Premio di caccia?
La vocina interna continuava: - Alessandra smettila! Sei un'insegnante. Mamma. Moglie.
Hai una visibilità da difendere. Figlia, figlio, marito. Sei conosciuta: Vuoi rovinare tutto? Perché? Per delle scopate?
Ma quelle occasioni, mi avevano procurato piaceri che non pensavo una donna potesse mai raggiungere, complice la paura, la tensione procurata dal rischio, piaceri a cui una volta provati, ritengo impossibile saper rinunciare e quella scopata interrotta in bagno prometteva scintille
Non vedendolo lì, immaginavo il ragazzo tra le cosce di altre donne, mogli di chissà chi, compagne di classe o mie colleghe o, se non tra le loro cosce, quantomeno a preparare l'occasione perché questo avvenisse, perché tra le loro cosce si infilasse come si era infilato tra le mie e io lo avevo agevolato spalancandole, sedendomi sopra di lui in quel cesso.
Una voce ci invitava a raggiungere il salone per prendere posto a tavola. Tavoli tondi, apparecchiati di tutto punto, otto posti per tavolo. Al mio fianco una donna anziana intenta a parlare con la giovane, figlia? Assistente? Amica? All'altro fianco un giovane venticinque trent'anni con cui mi sono trovata a scambiare parole durante il pasto. Era stato invitato con l'occasione dalla Preside per conoscere la scuola in cui avrebbe preso servizio alcuni giorni dopo. Almeno questo mi ha detto a giustificazione del suo essere lì in quel momento.
Cena finita. Si torna a casa. Pensiero all'auto, Speriamo riparta subito. Stare ferme in questa zona della città non è il massimo. Per carità, zona tranquilla, zona di Ville, condomini di un certo valore e Sede di Istituzioni pubbliche. Zona che la notte, però, vede la presenza di alcune seppur non più di una o due, gentili signore che praticano il mestiere più antico del mondo, Certo, raggiungendo la macchina si può sempre far finta di niente a una voce che proviene da un'auto che di passaggio mentre cammini ti chiede:
-Quanto vuoi? Dai sali, mi piaci. Fai anche questo o quest'altro?- Però colpisce.
Come mi aspettavo l'auto non va, non va e non va. Ok torno dentro, a scuola e chiamo un taxi. Raccogliendo dall'abitacolo alcune suppellettili che metto in borsa, ecco che avviene il fatidico incontro con me di spalle leggermente piegata verso l'interno, Certo, così il mio sedere non può non notarsi, poi... al buio... lì... il quadro è completo.
Ciao bella Ma quanti anni hai: Però.. non sei messa male, polpe ne hai, poi, voltandomi... e sei anche carina. Dai sali che facciamo un giro. Ho qualcosa che secondo me ti piacerà parecchio. Dai sali, andiamo.
-no guardi, lasci perdere-
-Dai andiamo. Ti pago bene e magari mi chiederai di farlo ancora. Dai. su.. monta! Che poi ti monto io ahah...-
se ne vada o chiamo qualcuno.
- Seee, chiami la cavalleria. Ma daiiiiiiiiiiiiii 'ndiamo a scopare, dai che ti faccio sentire qualcosa nel pancino. Dai bella, mi stai eccitando ancora di più.-
Alla vista del telefono il tizio si è allontanato, ma prima che raggiungessi di nuovo il cancello di scuola, ecco quella macchina parcheggiarsi proprio vicino all'ingresso. Fari accesi mi segnalava con gli abbaglianti
Certo, mi ha infastidita, ma se sapesse.... Se avesse saputo che gli sarebbe bastato insistere, caricarmi in macchina e palparmi un poco per “accendermi”....... Il pensiero mi turba, mi eccita sento l'umido cominciare a invadermi tra le cosce. Che mi succede? Adesso basta confondermi con una puttana da strada per ottenere l'effetto voluto?
Entrando nell'ampio viale illuminato che dal cancello porta all'edificio ho incontrato il ragazzo che a cena avevo a fianco; il collega appena conosciuto. Gli ho detto della macchina, non certo del tizio che voleva portarmi chissà dove. Dicendogli che avrei aspettato un taxi dentro; mi ha risposto che non c'era più nessuno neanche i collaboratori. Infatti la dirigente aveva organizzato affinché l'indomani non si facesse lezione per dare la possibilità di risistemare la scuola e io in tutta questa vicenda me n'ero dimenticata. Lui aveva l'auto parcheggiata poco più avanti della mia. Ho tentato di mettere in moto un'altra volta, ma niente da fare: Al che lui si è offerto di accompagnarmi a casa: - non ti lascio qui da sola, non è tardissimo, erano all'incirca le 22.00, ma meglio evitare. Dove abiti?-
-Abito a …..- Ah, perfetto, mi è di passaggio, io sto ad...... . Mi sono lasciata convincere.
Tutto liscio, tutto bene; finché ad un certo momento lui ha accostato. Non capivo.
-Ti ricorda niente questo posto? Questa piazzuola di sosta?-
Mi sono guardata attorno. Un flash, un lampo. Era buio, ma era la piazzuola dove il ragazzo mi aveva toccata, masturbata e io avevo ingoiato il suo sperma.
Sudore caldo e freddo. Lacrime che cominciavano a sgorgare, gola secca. Non potevo scendere e stare lì, ma anche in auto mi sentivo persa.
Lui: -adesso facciamo le stesse cose noi, ma io non mi accontento di un pompino e soprattutto non vengo subito come un adolescente.-
-Ti prego portami a casa. Ho i miei figli, mi aspettano, si preoccupano.-
-Che problema c'è? Eri ad una cena: possibile si faccia tardi.. Anzi, sai cosa facciamo? Ci appartiamo meglio.-
Ripartendo andavamo verso in mio luogo di residenza e svoltato al semaforo mi ero convinta mi portasse a casa, poi invece in una sorta di “U” ci siamo ritrovati al posto di prima carreggiata opposta. Ha preso le rampe per aeroporto/zona industriale a quell'ora deserta e ci siamo appartati.
-Tira su quel vestito, dai fammi vedere le cosce-
Pian piano il vestito era su, cosce scoperte oltre la balza delle autoreggenti-
-MMMM che belloooo- infilandoci una mano in mezzo nella parte nuda vicina alle mutandine.
Morbide, piene, lisce, setose e che calore. Dai dillo che sei eccitata. Ammettilo!-
-No dai, per favore non dire così: ma tu chi sei veramente?-
-il tuo ragazzino, che dopo aver fatto i compiti va a rompere i coglioni in un'officina, dove ho portato la macchina a riparare. Mentre era con il ragazzo che in officina aiuta il titolare a provare la mia macchina, si è messo alla guida e ha avuto un incidente, 2000 € di danni e ritiri della patente per me: meno male ho dimostrato che avevo l'auto in riparazione, ma i soldi li ho dovuti sborsare e lui me li rende, ma siccome non ha lavoro, allora qualche volta mi fa dei regalini. Femmine di sua conoscenza. Alla festa a scuola mi ci ha infilato lui e il messaggio mentre eri in bagno te l'ho inviato io. Ho visto cosa facevate durante la sfilata.-
-Mi ha costretta-.
-Si, certo, e tu hai goduto poi te lo sei fatto in bagno. Dai, apri ste cosce, fatti toccare.-
- Dai per favore noo portami a casa.-
-Certo. Dopo però. Adesso....... mmm siii senti le dita in figa...... ohhh... sei calda e fradiciaaaa ne hai voglia ammettilo-
-ohhh p p porcooo sei un porco basstrardooooooo-.
-Si dai cosììììììì vieni incontro alle dita così le senti meglio dentro siiii tutte in fondooooo daii: mmm sai stringere beneeee gioia per un cazzo durooooooo. sei bravaaaaaa-
Inclinando leggermente il suo sedile si e tirato giù i pantaloni e denudandosi il casso dritto grosso e lungo me lo ha messo in mano. Lo stavo masturbando, Mi sembrava di avere il mano dell'acciaio non liscio, nodoso Ho pensato alle carni della vagina che si modellavano attorno a quei bozzi di nervatura sotto la pelle del pene
-Adesso datti da fare con la bocca-
-Noo daiiiii ti masturbo.-
- forza o ti porto poco indietro dove sono le nigeriane e ti scarico lì.-
Mentre lo succhiavo e sentivo il palato raschiare sulla cappella che mi sbatteva la gola quando lui premeva la mano sulla mia nuca, con l'altra mano mi frugava culo e figa
-Forza scendi!-
Ad un lato dell'auto con le ginocchia che toccavano la ruota anteriore lato passeggero la mia pancia e le tette schiacciate sul cofano, lui dietro di me. Ne ho capito l'intenzione quando con la cappella mi sono sentita separare le natiche
-NNNOOOOOOOOOOOOO NOOOOOOOO NON VOGLIOOOOOOO- Ahiiiiiiiii fa maleeeeeeeee porcoooooooooo-
un primo colpo ha cominciato ad aprirmi. Si godeva il mio culo. Un altro colpo di reni ed era tutto dentro. I suoi colpi mi facevano sbattere sulla carrozzeria. I suoi coglioni mi sbattevano cosce e vulva.
Con la mano non riuscendo a strizzarmi le tette schiacciate sul cofano, mi infilava le dita in figa. Inculata e masturbata. Figa e culo erano suoi
Tre orgasmi prima che con dei rantoli mi si scaricasse nell'intestino
-Cazzo.. sei fatta per dare gioia al maschio e di maschio ne hai bisogno: ma tuo marito è finocchio per caso? O lo hai fuso completamente? Dopo i figli non scopate più?-
Mi sentivo umiliata, ma soddisfatta da quel modo di fare sesso selvaggio, Sesso per il sesso, per godere e basta, Sesso animale per scaricarsi i coglioni dalla sborra.
Ripartiti. A non più di cento metri si e fermato di nuovo
-Ne ho ancora voglia. Masturbami un altro po'.-
Ha fatto si che il mio sedile si reclinasse e mi ha scopata ancora, Alla missionaria. In figa. Sussurrandomi all'orecchio quanto mi sentisse calda, pronta accogliente e disponibile. Dicendomi che ero la sua troia e lo sentiva da come la mia vagina gli avvolgeva il cazzo massaggiandoglielo
-Dopo quello che ti ho fatto hai ancora la forza di mungere un cazzo con questa figona stupenda. Hai un calore pazzesco tra le cosce: sei fatta per far godere e per godere-
Sono venuta in modo prepotente, per alcuni attimi devo aver perso i sensi mentre venivo durante la sua sborrata che mi invadeva l'0utero
Alessagui@virgilio.it
Stavo uscendo fuori di testa. L'unica cosa da fare: cambiare aria, ambienti, non mi avrebbe calmato, ma almeno non ero lì. Far colazione al bar? Non era il caso. Camminata in spiaggia invernale con urla di sfogo? Non mi convinceva. Casa, doccia calda ricorrendo all'autoerotismo? Forse l'unica soluzione sensata da provare anche se già il dubbio che non mi avrebbe calmata affiorava.
Cercando la Dirigente scolastica, mi sono imbattuta nuovamente nel bidello che poco prima si era assicurato che io stessi bene, chiedendomi nuovamente se avessi bisogno. Al mio : - no grazie, tutto bene- ha ripreso la sua via. Trovata la Dirigente mi ha concesso l'uscita ricordandomi, però, che la giornata non finiva lì; per la sera era in programma una, chiamiamola, -cena di gala- in ossequio all'Istituto Alberghiero con cui la nostra scuola aveva acceso una collaborazione. Ognuno di noi, personale scolastico e allievi, aveva la possibilità di portare qualche familiare. Ho ricordato alla Dirigente, tra l'altro amica, che mio marito non era in loco per lavoro e i miei figli superata l'età prettamente adolescenziale, non stavano più incollati alle gonne della mamma.
-Va bene, ma tu ci devi essere. Ti voglio qui.-
Pensiero flash affiorato alla mente: bella donna la Dirigente, chissà che fantasie sessuali ha. Dominatrice? Succube? Rapporti omo? O bisex? Mah....
Avrei fatto volentieri a meno della cena, ma come deluderla? Considerando che la mia presenza lì era dovuta ad un progetto a scadenza e non ad un contratto a tempo indeterminato, ma questo, seppur importante, non era il punto fondamentale.
Raggiunta l'auto, ho dovuto faticare un po' per metterla in moto, ai primi tentativi non voleva saperne. Piove sul bagnato.
Stavo per arrendermi: Chiamare qualcuno a scuola che venisse a darmi una mano? Ma chi? Il bidello? Altri? E se standomi vicini avessero capito o intuito il mio stato d'animo. La mia eccitazione mista a nervosismo e stanchezza? Mi sentivo preda facile, con le difese azzerate: alla mercè di chiunque avesse voluto approfittarne. Lo so; pensiero stupido; ma mi è balenato in mente. Poi, finalmente il rombo del motore.
Come prevedevo docce calde e masturbazione non mi hanno dato tutto il sollievo che avrei voluto. I nervi continuavano ad essere a fior di pelle, però almeno ero a casa. Con i figli fuori per lezioni all'università e, come già scritto, marito via per lavoro. Il dormi/veglia disturbato da immagini mentali in cui ero presa da chissà chi e io stessa andavo alla ricerca di chissà quali avventure.
I:-no lasciami! Cosa fai porco?- alternati ai: -dai bastardo. Mi hai voluto? Adesso fammi godere- si alternavano finché è giunta l'ora di vestirmi per tornare a scuola.
Un pensiero ai miei figli. Ho tremato quando mi è venuto in mente che mia figlia mi somiglia tantissimo come carattere, temperamento, determinazione, ma anche arrendevolezza. Non ho voluto proseguire su quella china. Ho cancellato pensando a cosa indossare
Coordinato mutandine/reggiseno; solite comode autoreggenti Vestito con ampio decolleté lungo ai piedi, Non certo il mio modo abituale di vestire, Meglio abitini appena al di sotto del ginocchio che accavallando le gambe, il che mi capita di rado, non costringono a mettere le cosce in mostra, oppure pantaloni. Ma era pur sempre una cena di gala.
Uscendo di casa, pensiero all'auto, Speriamo parta. Macché; anche in quel frangente fa le bizze. Tensione a mille- Taxi? A piedi fino al bus? Se qualcuno mi abborda salgo in macchina, gli lascio fare quello che vuole e sogni d'oro alla scuola.
Alessandra... ma la vuoi finire? Riprova a mettere in moto! OHHHH.... è andata! Partita.
Mi dispiaceva effettivamente deludere l'amica Dirigente che tanto aveva fatto per avermi con loro accendendo un progetto che mi vedeva insegnare ai ragazzi più grandi una materia come Antropologia dell’alimentazione e del turismo enogastronomico. Branca, dell'Antropologia culturale, settore della Disciplina di cui mi occupo, di cui scrivo in riviste del settore, quello in cui mi sono preparata diventandone, credo, discreta esperta
Il mio rapporto con la scuola, infatti, non era a tempo indeterminato, bensì per il tempo di durata di quello specifico Corso, al fine di saggiarne la fattibilità in modo stabile per gli anni a venire.
19.30 o giù di lì, ero all'interno dell'edificio scolastico. Convenevoli, saluti e bla, bla, bla... ma mi sono resa conto solo dopo averne chiesto notizie ad una sua compagna che i miei occhi non smettevano di perlustrare l'ambiente in cerca del ragazzo. Per starne alla larga? O per sentirmi ancora preda? Premio di caccia?
La vocina interna continuava: - Alessandra smettila! Sei un'insegnante. Mamma. Moglie.
Hai una visibilità da difendere. Figlia, figlio, marito. Sei conosciuta: Vuoi rovinare tutto? Perché? Per delle scopate?
Ma quelle occasioni, mi avevano procurato piaceri che non pensavo una donna potesse mai raggiungere, complice la paura, la tensione procurata dal rischio, piaceri a cui una volta provati, ritengo impossibile saper rinunciare e quella scopata interrotta in bagno prometteva scintille
Non vedendolo lì, immaginavo il ragazzo tra le cosce di altre donne, mogli di chissà chi, compagne di classe o mie colleghe o, se non tra le loro cosce, quantomeno a preparare l'occasione perché questo avvenisse, perché tra le loro cosce si infilasse come si era infilato tra le mie e io lo avevo agevolato spalancandole, sedendomi sopra di lui in quel cesso.
Una voce ci invitava a raggiungere il salone per prendere posto a tavola. Tavoli tondi, apparecchiati di tutto punto, otto posti per tavolo. Al mio fianco una donna anziana intenta a parlare con la giovane, figlia? Assistente? Amica? All'altro fianco un giovane venticinque trent'anni con cui mi sono trovata a scambiare parole durante il pasto. Era stato invitato con l'occasione dalla Preside per conoscere la scuola in cui avrebbe preso servizio alcuni giorni dopo. Almeno questo mi ha detto a giustificazione del suo essere lì in quel momento.
Cena finita. Si torna a casa. Pensiero all'auto, Speriamo riparta subito. Stare ferme in questa zona della città non è il massimo. Per carità, zona tranquilla, zona di Ville, condomini di un certo valore e Sede di Istituzioni pubbliche. Zona che la notte, però, vede la presenza di alcune seppur non più di una o due, gentili signore che praticano il mestiere più antico del mondo, Certo, raggiungendo la macchina si può sempre far finta di niente a una voce che proviene da un'auto che di passaggio mentre cammini ti chiede:
-Quanto vuoi? Dai sali, mi piaci. Fai anche questo o quest'altro?- Però colpisce.
Come mi aspettavo l'auto non va, non va e non va. Ok torno dentro, a scuola e chiamo un taxi. Raccogliendo dall'abitacolo alcune suppellettili che metto in borsa, ecco che avviene il fatidico incontro con me di spalle leggermente piegata verso l'interno, Certo, così il mio sedere non può non notarsi, poi... al buio... lì... il quadro è completo.
Ciao bella Ma quanti anni hai: Però.. non sei messa male, polpe ne hai, poi, voltandomi... e sei anche carina. Dai sali che facciamo un giro. Ho qualcosa che secondo me ti piacerà parecchio. Dai sali, andiamo.
-no guardi, lasci perdere-
-Dai andiamo. Ti pago bene e magari mi chiederai di farlo ancora. Dai. su.. monta! Che poi ti monto io ahah...-
se ne vada o chiamo qualcuno.
- Seee, chiami la cavalleria. Ma daiiiiiiiiiiiiii 'ndiamo a scopare, dai che ti faccio sentire qualcosa nel pancino. Dai bella, mi stai eccitando ancora di più.-
Alla vista del telefono il tizio si è allontanato, ma prima che raggiungessi di nuovo il cancello di scuola, ecco quella macchina parcheggiarsi proprio vicino all'ingresso. Fari accesi mi segnalava con gli abbaglianti
Certo, mi ha infastidita, ma se sapesse.... Se avesse saputo che gli sarebbe bastato insistere, caricarmi in macchina e palparmi un poco per “accendermi”....... Il pensiero mi turba, mi eccita sento l'umido cominciare a invadermi tra le cosce. Che mi succede? Adesso basta confondermi con una puttana da strada per ottenere l'effetto voluto?
Entrando nell'ampio viale illuminato che dal cancello porta all'edificio ho incontrato il ragazzo che a cena avevo a fianco; il collega appena conosciuto. Gli ho detto della macchina, non certo del tizio che voleva portarmi chissà dove. Dicendogli che avrei aspettato un taxi dentro; mi ha risposto che non c'era più nessuno neanche i collaboratori. Infatti la dirigente aveva organizzato affinché l'indomani non si facesse lezione per dare la possibilità di risistemare la scuola e io in tutta questa vicenda me n'ero dimenticata. Lui aveva l'auto parcheggiata poco più avanti della mia. Ho tentato di mettere in moto un'altra volta, ma niente da fare: Al che lui si è offerto di accompagnarmi a casa: - non ti lascio qui da sola, non è tardissimo, erano all'incirca le 22.00, ma meglio evitare. Dove abiti?-
-Abito a …..- Ah, perfetto, mi è di passaggio, io sto ad...... . Mi sono lasciata convincere.
Tutto liscio, tutto bene; finché ad un certo momento lui ha accostato. Non capivo.
-Ti ricorda niente questo posto? Questa piazzuola di sosta?-
Mi sono guardata attorno. Un flash, un lampo. Era buio, ma era la piazzuola dove il ragazzo mi aveva toccata, masturbata e io avevo ingoiato il suo sperma.
Sudore caldo e freddo. Lacrime che cominciavano a sgorgare, gola secca. Non potevo scendere e stare lì, ma anche in auto mi sentivo persa.
Lui: -adesso facciamo le stesse cose noi, ma io non mi accontento di un pompino e soprattutto non vengo subito come un adolescente.-
-Ti prego portami a casa. Ho i miei figli, mi aspettano, si preoccupano.-
-Che problema c'è? Eri ad una cena: possibile si faccia tardi.. Anzi, sai cosa facciamo? Ci appartiamo meglio.-
Ripartendo andavamo verso in mio luogo di residenza e svoltato al semaforo mi ero convinta mi portasse a casa, poi invece in una sorta di “U” ci siamo ritrovati al posto di prima carreggiata opposta. Ha preso le rampe per aeroporto/zona industriale a quell'ora deserta e ci siamo appartati.
-Tira su quel vestito, dai fammi vedere le cosce-
Pian piano il vestito era su, cosce scoperte oltre la balza delle autoreggenti-
-MMMM che belloooo- infilandoci una mano in mezzo nella parte nuda vicina alle mutandine.
Morbide, piene, lisce, setose e che calore. Dai dillo che sei eccitata. Ammettilo!-
-No dai, per favore non dire così: ma tu chi sei veramente?-
-il tuo ragazzino, che dopo aver fatto i compiti va a rompere i coglioni in un'officina, dove ho portato la macchina a riparare. Mentre era con il ragazzo che in officina aiuta il titolare a provare la mia macchina, si è messo alla guida e ha avuto un incidente, 2000 € di danni e ritiri della patente per me: meno male ho dimostrato che avevo l'auto in riparazione, ma i soldi li ho dovuti sborsare e lui me li rende, ma siccome non ha lavoro, allora qualche volta mi fa dei regalini. Femmine di sua conoscenza. Alla festa a scuola mi ci ha infilato lui e il messaggio mentre eri in bagno te l'ho inviato io. Ho visto cosa facevate durante la sfilata.-
-Mi ha costretta-.
-Si, certo, e tu hai goduto poi te lo sei fatto in bagno. Dai, apri ste cosce, fatti toccare.-
- Dai per favore noo portami a casa.-
-Certo. Dopo però. Adesso....... mmm siii senti le dita in figa...... ohhh... sei calda e fradiciaaaa ne hai voglia ammettilo-
-ohhh p p porcooo sei un porco basstrardooooooo-.
-Si dai cosììììììì vieni incontro alle dita così le senti meglio dentro siiii tutte in fondooooo daii: mmm sai stringere beneeee gioia per un cazzo durooooooo. sei bravaaaaaa-
Inclinando leggermente il suo sedile si e tirato giù i pantaloni e denudandosi il casso dritto grosso e lungo me lo ha messo in mano. Lo stavo masturbando, Mi sembrava di avere il mano dell'acciaio non liscio, nodoso Ho pensato alle carni della vagina che si modellavano attorno a quei bozzi di nervatura sotto la pelle del pene
-Adesso datti da fare con la bocca-
-Noo daiiiii ti masturbo.-
- forza o ti porto poco indietro dove sono le nigeriane e ti scarico lì.-
Mentre lo succhiavo e sentivo il palato raschiare sulla cappella che mi sbatteva la gola quando lui premeva la mano sulla mia nuca, con l'altra mano mi frugava culo e figa
-Forza scendi!-
Ad un lato dell'auto con le ginocchia che toccavano la ruota anteriore lato passeggero la mia pancia e le tette schiacciate sul cofano, lui dietro di me. Ne ho capito l'intenzione quando con la cappella mi sono sentita separare le natiche
-NNNOOOOOOOOOOOOO NOOOOOOOO NON VOGLIOOOOOOO- Ahiiiiiiiii fa maleeeeeeeee porcoooooooooo-
un primo colpo ha cominciato ad aprirmi. Si godeva il mio culo. Un altro colpo di reni ed era tutto dentro. I suoi colpi mi facevano sbattere sulla carrozzeria. I suoi coglioni mi sbattevano cosce e vulva.
Con la mano non riuscendo a strizzarmi le tette schiacciate sul cofano, mi infilava le dita in figa. Inculata e masturbata. Figa e culo erano suoi
Tre orgasmi prima che con dei rantoli mi si scaricasse nell'intestino
-Cazzo.. sei fatta per dare gioia al maschio e di maschio ne hai bisogno: ma tuo marito è finocchio per caso? O lo hai fuso completamente? Dopo i figli non scopate più?-
Mi sentivo umiliata, ma soddisfatta da quel modo di fare sesso selvaggio, Sesso per il sesso, per godere e basta, Sesso animale per scaricarsi i coglioni dalla sborra.
Ripartiti. A non più di cento metri si e fermato di nuovo
-Ne ho ancora voglia. Masturbami un altro po'.-
Ha fatto si che il mio sedile si reclinasse e mi ha scopata ancora, Alla missionaria. In figa. Sussurrandomi all'orecchio quanto mi sentisse calda, pronta accogliente e disponibile. Dicendomi che ero la sua troia e lo sentiva da come la mia vagina gli avvolgeva il cazzo massaggiandoglielo
-Dopo quello che ti ho fatto hai ancora la forza di mungere un cazzo con questa figona stupenda. Hai un calore pazzesco tra le cosce: sei fatta per far godere e per godere-
Sono venuta in modo prepotente, per alcuni attimi devo aver perso i sensi mentre venivo durante la sua sborrata che mi invadeva l'0utero
Alessagui@virgilio.it
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