Amore di mamma
di
Wolfgang
genere
incesti
AMORE DI MAMMA
Mi chiamo Jolie, ho avuto Manuel 18 anni dopo Marisa, la figlia avuta a diciassette anni, frutto di un incontro occasionale. L’aiuto di mia madre fu fondamentale primi anni di vita.
Ero già in età avanzata per una gravidanza, 38 anni!
Ne fummo destabilizzati.
Prendevamo le dovute precauzioni, non avevamo la più pallida idea di come fosse potuto succedere.
Ero sconvolta, non avevo nessuna intenzione di ricominciare daccapo, dopo le preoccupazioni che ci aveva procurato Marisa.
Gabriel l’aveva accolta che aveva 5 anni, la amava come fosse sua.
Abortire però, sarebbe stato terribile.
Dopo vari giorni di indecisione, agitazione e perché no, disperazione, decidemmo di tenerlo.
Gabriel era felice, Marisa era al settimo cielo, io molto meno.
La mia gravidanza difficoltosa ebbe il merito di trasformare Marisa, che divenne premurosa nei miei confronti, come mai lo era stata in vita sua.
Lo amai dal primo momento che lo vidi, il mio Manuel.
Gabriel ci lasciò troppo presto, a causa di un infarto fulminante, il mio piccolo aveva tre anni, Marisa già 24, era al secondo anno di un master in archeologia, studiava a Londra, dove le arrivò la fatale notizia.
Vivevamo in un attico perimetrale in Montecarlo, Gabriel era stato un broker finanziario, aveva fatto una fortuna con alcuni investimenti ben azzeccati e qualche conoscenza altolocata ed ora vivevamo agiatamente di rendita dividendoci tra Miami e Montecarlo appunto.
Eravamo rimasti soli io e lui, nel grande appartamento, i miei figli diventarono la mia unica ragione di vita, dimenticai me stessa.
Dedicai la mia esistenza soprattutto a Manuel, mi occupavo pienamente di lui.
Ne avevo curato l’educazione con particolare attenzione. Aveva frequentato una scuola internazionale, vacanze estive in paesi anglosassoni e latini, per apprendere le lingue. Lezioni di pianoforte e lezioni di danza moderna.
Siamo molto intimi e disinibiti, ancora oggi manteniamo l’abitudine di girare nudi nel nostro appartamento, di fare il bagno o la doccia insieme ad esempio, una abitudine iniziata per gioco quand’era bambino, perché non voleva mai lavarsi.
Mi inventai lo stratagemma dei giochi.
Riempivo la vasca di acqua, versavo il sapone, li buttavo dentro e ci immergevamo insieme.
Ci divertivamo con i suoi giochi e nel frattempo ci lavavamo insaponandoci a vicenda.
Marisa tornava durante le feste comandate, il suo ritorno suscitava sempre una grande gioia, i due fratelli, nonostante la differenza di età, erano molto legati. Ma la maggior parte dell’anno, la trascorrevamo soli io e Manuel. A volte la raggiungevamo a Londra o facevamo dei viaggi insieme. La vita scorreva serenamente, nonostante il vuoto lasciato da Gabriel.
Verso i 12/13 anni, cominciai a darmi conto che il mio bimbo aveva la tendenza a giocare con oggetti che normalmente sono propri delle bambine, lo sorprendevo in camera della sorella a giocare con la sua collezione di Barbie. Questo atteggiamento mi mise in allarme.
Cominciai a notare la sua postura, l’andamento, accennava ad un laggero ancheggiamento.
Anche la voce stava abbandonando il tono fanciullesco, per poi stabilizzarsi negli anni a venire in un tono femminile che non avrebbe lasciato dubbi sulla sua identità sessuale.
Non gli diedi ancora molta importanza. Col passare del tempo però, cominciai a prestargli sempre più attenzione.
Era ancora troppo giovane, in un preadolescente, non sempre la tendenza sessuale è nitida, ci sono persone però, che già da ben prima dell’età di Manuel, hanno già dentro di loro, una forte carica erotica. Io ne sapevo qualcosa.
Ero sempre attenta ad ogni segnale che il suo corpo potesse mandarmi.
Manuel era gracilino, la copia esatta del padre. Non molto alto, 1,65, un efebo con mani delicate dalle dita sottilissime e piedi magrissimi.
Io ed il suo papà ci eravamo conosciuti a Milano, ad un cocktail, dopo una mia sfilata.
Ero arrivata da Parigi da poco più di un mese, mi sarei fermata ancora un po’ e sarei tornata a casa, per poi ripartire di nuovo, era questa la mia vita, tra università e sfilate di moda.
Gabriel aveva quindici anni più di me, mi affascino’ col suo modo di fare, per nulla intimorito dal fatto che lo sovrastavo di parecchi centimetri, giocava spesso su questa differenza. Il suo sense of humor e la sua sicurezza mi conquistarono. Ci innamorammo follemente e dopo un mese ci sposammo.
Con lui ho scoperto il “sesso”, quello vero, dolce, animalesco, perverso, estremo, sempre uniti.
È stato il mio mentore, ho finalmente assecondato la mia indole, ho potuto soddisfare le mie fantasie, per troppo tempo represse da una educazione particolarmente severa.
Dopo la sua morte avevo perso ogni stimolo sessuale, dovevo occuparmi di Manuel e dovevo farlo da sola, non erano ammesse distrazioni nella mia vita.
Un giorno durante uno dei nostri bagni di routine, preparai la vasca e ci immergemmo.
Gli sciolsi la coda dei capelli, presi la doccetta e glieli lavai, si voltò per farsi insaponare il petto..
Presi la saponetta tra le mani e cominciai a passargliela sulla parte anteriore del corpo.
Dopo averlo strigliato ben bene nella parte, mi accovacciai e proseguii a strofinarlo sui fianchi, mi occupai poi delle palline e del piccolo cazzetto implume, passai la mano sotto lo scroto per lavarlo e cominciai a strofinare dolcemente per timore di fargli male.
Lo sentii indurirsi dentro il palmo della mia mano, era davvero molto piccolo, sottile direi, ma duro, come un automa serrai le dita attorno a quel cazzettino, che spari’ intero dentro il mio palmo.
Era la prima volta che lo tenevo tra le mie mani in piena erezione.
- Excuse moi mama’- disse imbarazzato il mio bambino
- Amore mio, non preoccuparti, sono la tua mamma, tra noi non deve esserci alcun imbarazzo,
nessun tabù e nessuna vergogna - gli diede un innocente bacetto sulle labbra.
Qualcosa mi turbo’, un pensiero proibito, un istinto perverso, apparsomi come un lampo, una frazione infinitesimale di secondo, ma l’avevo colto.
Tornai alla normalità, chiesi a Manuel di voltarsi affinché gli potessi lavare la schiena.
Si voltò, di nuovo stessa operazione, dalle spalle ai piedi, cominciai a strofinarlo.
Le mani scivolarono sui suoi fianchi, li percorsero velocemente, notai che la curva era più accentuata del dovuto, nel caso di una ragazzina sarebbe stato normale, ma Manuel non lo era, o no?
Mi sorpresi nell’osservare che anche il suo culetto, quand’anche denunciasse il suo essere fanciullo, tendeva ad una certa rotondità.
Gli insaponai le natiche, come sempre gli passai la mano nel solco delle chiappette, questa volta Manuel inarcò impercettibilmente la schiena e allo scivolare della mano, quando le dita si trovarono nei pressi dell’ano, spostò con innocenza il bacino indietro, tanto da permettere ai polpastrelli di sfregarne l’orifizio.
Era una operazione che avevo sempre eseguito, per la prima volta però, la sua attitudine mi sembrò tutt’altro che innocente.
Intravidi la sua espressione, stava provando piacere nello sfregarsi contro la mia mano, il suo piccolo cazzo era di nuovo eretto.
Da oggi in avanti, avrei dovuto porre molta attenzione ai miei comportamenti.
Passarono alcuni anni, Manuel era diventato una bellissima ragazzina, la sua natura non poteva più essere nascosta, il suo era il corpo era quello di una femmina, camminava ancheggiando in maniera sensuale, lo faceva in maniera naturale, nulla di costruito, impossibile passare inosservato, se avesse avuto le tette sarebbe stato irriconoscibile per chiunque, lo differenziava solo la piccola appendice che pendeva tra le sue gambe.
Eravamo legatissime, eravamo confidenti ed amiche, ci raccontavamo tutto.
L’avevo protetta fino ad allora, ma era arrivato il momento di cambiare, di spostarci a vivere in un luogo dove Manuel cedesse il posto a Manuela, dove nessuno la conoscesse e potesse vivere la sua vita da femmina, senza dover essere giudicata.
Al compimento dei quattordici anni, ci trasferimmo definitivamente a Miami, in un appartamento al trentaseiesimo piano di un grattacielo che affacciava su Ocean Drive.
Gli anni delle superiori passarono rapidamente giungemmo al diciottesimo compleanno, senza darcene conto, io ne avevo già 56, ma molto ben portati, ero tonica ed in forma, praticavo Yoga e meditazione, curavo il mio corpo ed il mio spirito.
Avevo accettato Manuel così come era , lo avrei protetto dal resto del mondo.
Avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo felice.
Iniziò a fare una cura ormonale, le fattezze femminili si accentuarono, le tettine si fecero prominenti, arrivarono ad una seconda misura , aveva dei grossi e turgidi capezzoli, assomigliavano a dei grossi bottoni. Il pene, assomigliava ad un piccolo sigaro, poco più spesso di una sigaretta, lungo non più di 5/6 centimetri, le palline erano talmente piccole che quasi non si notavano, se non fosse per la pelle raggrinzita ed un leggerissimo gonfiore, era completamente glabro.
I fianchi si fecero più pronunciati ed il culetto a mandolino, diventò culo.
Aveva mantenuto la coda di capelli lisci, non aveva nulla di volgare era un ragazzino raffinato ed elegante nei modi.
Dovevamo prepararci per la festa che avevamo organizzato insieme per celebrare il suo compleanno, avevamo litigato ferocemente più e più volte, sulla scelta del tema.
Mi opposi con tutte le mie forze, ma alla fine dovetti cedere, la festa si sarebbe fatta col tema scelto da Manuel o non si sarebbe fatta.
Era già tardi e per accelerare i tempi, ci infilammo entrambi sotto la doccia.
Non avevamo perso l’abitudine di lavarci insieme. Come sempre lo insaponai, eravamo uno di fronte all’altro, lo sovrastavo in altezza e corpulenza, mi accovacciai, come al solito gli massaggiai le tettine dal basso, i suoi capezzoli si irrigidirono, erano durissimi, passavano attraverso le mie dita scivolose, ne avvertivo la turgidità.
Le mie mani scivolarono all’unisono intorno ai fianchi stretti, li strinsi, i miei pollici scivolarono sul suo ventre liscio e piatto, per bloccarsi poi, alla base del piccolo sigaro, già duro come una pietra.
Riprendo il sapone tra le mani lo passo intorno ai genitali, scivolo sullo scroto, attraverso il solco delle chiappe, sode come pietra e faccio il movimento a ritroso.
Il bacino di Manuel, spinge senza timore sul mio polso.
Poggio il sapone e con le due mani cominciò a strofinare l’intero apparato genitale, il cazzetto, sembra esplodere. Faccio scorrere l’acqua per sciacquare i residui di bagnoschiuma, Manuel mi aiuta nell’operazione inarcando la schiena e sollevando il culo.
Mentre con una mano reggo la doccetta, con l’altra passo tra i genitali, lo scroto e l’ano, aiutando a rimuovere i residui di sapone. Insisto sull’ano con i polpastrelli, spingendo anche dentro lo sfintere.
Manuel, strinse le gambe bloccando la mia mano in mezzo alle sue chiappe, poggia le dita della sua mano sulla mia e la spinge contro il suo ano.
Allentò la presa, afferrò il mio polso, prese nella sua bocca il dito medio della mia mano destra, mi fissò negli occhi con lo sguardo della perduto, lo assecondai, tirò fuori la lingua e lo cosparse di saliva, inarcò di nuovo la schiena e, sempre fissandomi negli occhi, cominciò a roteare la punta del dito alla ricerca dello sfintere, infilò la prima falange, afferrò di nuovo il mio polso e spinse forte dentro di se.
Mi chiamo Jolie, ho avuto Manuel 18 anni dopo Marisa, la figlia avuta a diciassette anni, frutto di un incontro occasionale. L’aiuto di mia madre fu fondamentale primi anni di vita.
Ero già in età avanzata per una gravidanza, 38 anni!
Ne fummo destabilizzati.
Prendevamo le dovute precauzioni, non avevamo la più pallida idea di come fosse potuto succedere.
Ero sconvolta, non avevo nessuna intenzione di ricominciare daccapo, dopo le preoccupazioni che ci aveva procurato Marisa.
Gabriel l’aveva accolta che aveva 5 anni, la amava come fosse sua.
Abortire però, sarebbe stato terribile.
Dopo vari giorni di indecisione, agitazione e perché no, disperazione, decidemmo di tenerlo.
Gabriel era felice, Marisa era al settimo cielo, io molto meno.
La mia gravidanza difficoltosa ebbe il merito di trasformare Marisa, che divenne premurosa nei miei confronti, come mai lo era stata in vita sua.
Lo amai dal primo momento che lo vidi, il mio Manuel.
Gabriel ci lasciò troppo presto, a causa di un infarto fulminante, il mio piccolo aveva tre anni, Marisa già 24, era al secondo anno di un master in archeologia, studiava a Londra, dove le arrivò la fatale notizia.
Vivevamo in un attico perimetrale in Montecarlo, Gabriel era stato un broker finanziario, aveva fatto una fortuna con alcuni investimenti ben azzeccati e qualche conoscenza altolocata ed ora vivevamo agiatamente di rendita dividendoci tra Miami e Montecarlo appunto.
Eravamo rimasti soli io e lui, nel grande appartamento, i miei figli diventarono la mia unica ragione di vita, dimenticai me stessa.
Dedicai la mia esistenza soprattutto a Manuel, mi occupavo pienamente di lui.
Ne avevo curato l’educazione con particolare attenzione. Aveva frequentato una scuola internazionale, vacanze estive in paesi anglosassoni e latini, per apprendere le lingue. Lezioni di pianoforte e lezioni di danza moderna.
Siamo molto intimi e disinibiti, ancora oggi manteniamo l’abitudine di girare nudi nel nostro appartamento, di fare il bagno o la doccia insieme ad esempio, una abitudine iniziata per gioco quand’era bambino, perché non voleva mai lavarsi.
Mi inventai lo stratagemma dei giochi.
Riempivo la vasca di acqua, versavo il sapone, li buttavo dentro e ci immergevamo insieme.
Ci divertivamo con i suoi giochi e nel frattempo ci lavavamo insaponandoci a vicenda.
Marisa tornava durante le feste comandate, il suo ritorno suscitava sempre una grande gioia, i due fratelli, nonostante la differenza di età, erano molto legati. Ma la maggior parte dell’anno, la trascorrevamo soli io e Manuel. A volte la raggiungevamo a Londra o facevamo dei viaggi insieme. La vita scorreva serenamente, nonostante il vuoto lasciato da Gabriel.
Verso i 12/13 anni, cominciai a darmi conto che il mio bimbo aveva la tendenza a giocare con oggetti che normalmente sono propri delle bambine, lo sorprendevo in camera della sorella a giocare con la sua collezione di Barbie. Questo atteggiamento mi mise in allarme.
Cominciai a notare la sua postura, l’andamento, accennava ad un laggero ancheggiamento.
Anche la voce stava abbandonando il tono fanciullesco, per poi stabilizzarsi negli anni a venire in un tono femminile che non avrebbe lasciato dubbi sulla sua identità sessuale.
Non gli diedi ancora molta importanza. Col passare del tempo però, cominciai a prestargli sempre più attenzione.
Era ancora troppo giovane, in un preadolescente, non sempre la tendenza sessuale è nitida, ci sono persone però, che già da ben prima dell’età di Manuel, hanno già dentro di loro, una forte carica erotica. Io ne sapevo qualcosa.
Ero sempre attenta ad ogni segnale che il suo corpo potesse mandarmi.
Manuel era gracilino, la copia esatta del padre. Non molto alto, 1,65, un efebo con mani delicate dalle dita sottilissime e piedi magrissimi.
Io ed il suo papà ci eravamo conosciuti a Milano, ad un cocktail, dopo una mia sfilata.
Ero arrivata da Parigi da poco più di un mese, mi sarei fermata ancora un po’ e sarei tornata a casa, per poi ripartire di nuovo, era questa la mia vita, tra università e sfilate di moda.
Gabriel aveva quindici anni più di me, mi affascino’ col suo modo di fare, per nulla intimorito dal fatto che lo sovrastavo di parecchi centimetri, giocava spesso su questa differenza. Il suo sense of humor e la sua sicurezza mi conquistarono. Ci innamorammo follemente e dopo un mese ci sposammo.
Con lui ho scoperto il “sesso”, quello vero, dolce, animalesco, perverso, estremo, sempre uniti.
È stato il mio mentore, ho finalmente assecondato la mia indole, ho potuto soddisfare le mie fantasie, per troppo tempo represse da una educazione particolarmente severa.
Dopo la sua morte avevo perso ogni stimolo sessuale, dovevo occuparmi di Manuel e dovevo farlo da sola, non erano ammesse distrazioni nella mia vita.
Un giorno durante uno dei nostri bagni di routine, preparai la vasca e ci immergemmo.
Gli sciolsi la coda dei capelli, presi la doccetta e glieli lavai, si voltò per farsi insaponare il petto..
Presi la saponetta tra le mani e cominciai a passargliela sulla parte anteriore del corpo.
Dopo averlo strigliato ben bene nella parte, mi accovacciai e proseguii a strofinarlo sui fianchi, mi occupai poi delle palline e del piccolo cazzetto implume, passai la mano sotto lo scroto per lavarlo e cominciai a strofinare dolcemente per timore di fargli male.
Lo sentii indurirsi dentro il palmo della mia mano, era davvero molto piccolo, sottile direi, ma duro, come un automa serrai le dita attorno a quel cazzettino, che spari’ intero dentro il mio palmo.
Era la prima volta che lo tenevo tra le mie mani in piena erezione.
- Excuse moi mama’- disse imbarazzato il mio bambino
- Amore mio, non preoccuparti, sono la tua mamma, tra noi non deve esserci alcun imbarazzo,
nessun tabù e nessuna vergogna - gli diede un innocente bacetto sulle labbra.
Qualcosa mi turbo’, un pensiero proibito, un istinto perverso, apparsomi come un lampo, una frazione infinitesimale di secondo, ma l’avevo colto.
Tornai alla normalità, chiesi a Manuel di voltarsi affinché gli potessi lavare la schiena.
Si voltò, di nuovo stessa operazione, dalle spalle ai piedi, cominciai a strofinarlo.
Le mani scivolarono sui suoi fianchi, li percorsero velocemente, notai che la curva era più accentuata del dovuto, nel caso di una ragazzina sarebbe stato normale, ma Manuel non lo era, o no?
Mi sorpresi nell’osservare che anche il suo culetto, quand’anche denunciasse il suo essere fanciullo, tendeva ad una certa rotondità.
Gli insaponai le natiche, come sempre gli passai la mano nel solco delle chiappette, questa volta Manuel inarcò impercettibilmente la schiena e allo scivolare della mano, quando le dita si trovarono nei pressi dell’ano, spostò con innocenza il bacino indietro, tanto da permettere ai polpastrelli di sfregarne l’orifizio.
Era una operazione che avevo sempre eseguito, per la prima volta però, la sua attitudine mi sembrò tutt’altro che innocente.
Intravidi la sua espressione, stava provando piacere nello sfregarsi contro la mia mano, il suo piccolo cazzo era di nuovo eretto.
Da oggi in avanti, avrei dovuto porre molta attenzione ai miei comportamenti.
Passarono alcuni anni, Manuel era diventato una bellissima ragazzina, la sua natura non poteva più essere nascosta, il suo era il corpo era quello di una femmina, camminava ancheggiando in maniera sensuale, lo faceva in maniera naturale, nulla di costruito, impossibile passare inosservato, se avesse avuto le tette sarebbe stato irriconoscibile per chiunque, lo differenziava solo la piccola appendice che pendeva tra le sue gambe.
Eravamo legatissime, eravamo confidenti ed amiche, ci raccontavamo tutto.
L’avevo protetta fino ad allora, ma era arrivato il momento di cambiare, di spostarci a vivere in un luogo dove Manuel cedesse il posto a Manuela, dove nessuno la conoscesse e potesse vivere la sua vita da femmina, senza dover essere giudicata.
Al compimento dei quattordici anni, ci trasferimmo definitivamente a Miami, in un appartamento al trentaseiesimo piano di un grattacielo che affacciava su Ocean Drive.
Gli anni delle superiori passarono rapidamente giungemmo al diciottesimo compleanno, senza darcene conto, io ne avevo già 56, ma molto ben portati, ero tonica ed in forma, praticavo Yoga e meditazione, curavo il mio corpo ed il mio spirito.
Avevo accettato Manuel così come era , lo avrei protetto dal resto del mondo.
Avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo felice.
Iniziò a fare una cura ormonale, le fattezze femminili si accentuarono, le tettine si fecero prominenti, arrivarono ad una seconda misura , aveva dei grossi e turgidi capezzoli, assomigliavano a dei grossi bottoni. Il pene, assomigliava ad un piccolo sigaro, poco più spesso di una sigaretta, lungo non più di 5/6 centimetri, le palline erano talmente piccole che quasi non si notavano, se non fosse per la pelle raggrinzita ed un leggerissimo gonfiore, era completamente glabro.
I fianchi si fecero più pronunciati ed il culetto a mandolino, diventò culo.
Aveva mantenuto la coda di capelli lisci, non aveva nulla di volgare era un ragazzino raffinato ed elegante nei modi.
Dovevamo prepararci per la festa che avevamo organizzato insieme per celebrare il suo compleanno, avevamo litigato ferocemente più e più volte, sulla scelta del tema.
Mi opposi con tutte le mie forze, ma alla fine dovetti cedere, la festa si sarebbe fatta col tema scelto da Manuel o non si sarebbe fatta.
Era già tardi e per accelerare i tempi, ci infilammo entrambi sotto la doccia.
Non avevamo perso l’abitudine di lavarci insieme. Come sempre lo insaponai, eravamo uno di fronte all’altro, lo sovrastavo in altezza e corpulenza, mi accovacciai, come al solito gli massaggiai le tettine dal basso, i suoi capezzoli si irrigidirono, erano durissimi, passavano attraverso le mie dita scivolose, ne avvertivo la turgidità.
Le mie mani scivolarono all’unisono intorno ai fianchi stretti, li strinsi, i miei pollici scivolarono sul suo ventre liscio e piatto, per bloccarsi poi, alla base del piccolo sigaro, già duro come una pietra.
Riprendo il sapone tra le mani lo passo intorno ai genitali, scivolo sullo scroto, attraverso il solco delle chiappe, sode come pietra e faccio il movimento a ritroso.
Il bacino di Manuel, spinge senza timore sul mio polso.
Poggio il sapone e con le due mani cominciò a strofinare l’intero apparato genitale, il cazzetto, sembra esplodere. Faccio scorrere l’acqua per sciacquare i residui di bagnoschiuma, Manuel mi aiuta nell’operazione inarcando la schiena e sollevando il culo.
Mentre con una mano reggo la doccetta, con l’altra passo tra i genitali, lo scroto e l’ano, aiutando a rimuovere i residui di sapone. Insisto sull’ano con i polpastrelli, spingendo anche dentro lo sfintere.
Manuel, strinse le gambe bloccando la mia mano in mezzo alle sue chiappe, poggia le dita della sua mano sulla mia e la spinge contro il suo ano.
Allentò la presa, afferrò il mio polso, prese nella sua bocca il dito medio della mia mano destra, mi fissò negli occhi con lo sguardo della perduto, lo assecondai, tirò fuori la lingua e lo cosparse di saliva, inarcò di nuovo la schiena e, sempre fissandomi negli occhi, cominciò a roteare la punta del dito alla ricerca dello sfintere, infilò la prima falange, afferrò di nuovo il mio polso e spinse forte dentro di se.
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