Sara 3
di
Wolfgang
genere
fisting
Ordinai a Bruno e Jean di appendere la madre superiora alle cinghie.
Helga Infilò le lunghissime gambe nelle imbracature di cuoio indossò quello che somigliava ad un giubbotto salvavita, alla parte alta del tronco, lasciando libere le tette.
Due catene si diramavano all’altezza delle scapole, terminando acgganciate a due grossi anelli ancorati al soffitto.
Col gioco di carrucole, Bruno la posizionò in modo tale da avere la sua figa all’altezza del mio seno, era praticamente seduta a mezz’aria con le gambe divaricate.
Jean provvide ad imbavagliarla mettendole una pallina poco più piccola di una palla da tennis nella bocca e con un cordoncino dietro la testa, la fissò.
Il poter disporre a mio piacimento dei loro corpi, mi diede una sensazione di onnipotenza.
Mi eccitava, l’idea che quella donna di 65 anni, una religiosa che rivestiva un ruolo così importante e delicato,mi fosse completamente sottomessa.
Avevo la sua figa ed il suo culo, aperti di fronte a me, incredibile e pensare che era la stessa persona apparentemente morigerata, madre superiora ed insegnante di greco.
Presi ad accarezzarle la parte interna delle cosce le mie lunghe unghie sfiorarono la sua pelle, fino a lambirle l’incavo che lo separa dalle grandi labbra.
Percorsi il perimetro della sua gigantesca vulva, sfiorandone le grandi labbra.
Un filo viscoso e trasparente, lentamente scese lungo il solco della sua vulva, terminando sul suo sfintere..
Jean e Bruno ai miei lati, mendicavano la loro parte di piacere. Si lubrificarono le braccia a vicenda , Jean ripete’ l’operazione con l’orifizio di Helga, Bruno le passò una grande siringa piena di gel lubrificante, che scaricò interamente, nelle viscere della madre superiora.
Jean indossava due guanti ascellari di lattice, resi particolarmente scivolosi dal materiale stesso e dal gel usato con particolare generosità da don Bruno.
Poggiò la base del suo piccolo palmo, contro lo sfintere e lentamente cominciò a rotearlo, delicatamente, roteava lentamente, esercitava però, una pressione sempre maggiore, più aumentava la pressione e più lo sfintere cedeva.
La piccola cambogiana fece scivolare la sua manina, infilò metà del polpastrello del suo dito indice e con un movimento circolare, prese ad allargare lo sfintere. Con L’indice ed il pollice, ne pizzicava delicatamente I lembi, introdusse anche il medio, le due dita proseguirono il movimento circolare, l’orifizio cedeva sempre più con l’azione sapiente delle piccole dita. La stimolazione delle terminazioni nervose dell’ano, avevano reso smaniosa la madre superiora, voleva essere riempita.
Jean racchiuse le dita della mano a punta, entrò nell’ano fino alle seconde falangi, chiuse il pugno ed il suo braccio scivolo’ dolcemente dentro Helga.
La madre superiora era alla ricerca disperata di un appiglio, una sporgenza che le facesse da leva per spingere il suo bacino verso il braccio della piccola suora, affinché fosse penetrata interamente.
La preparazione di Jean, da vera esperta, l’aveva sovreccitata, la sua impotenza faceva da contrappunto alla gran voglia di essere impalata.
La palla di silicone nella sua bocca, era ricoperta dalla sua copiosa salivazione.
Entrò con una facilità disarmante, fino all’avambraccio, dando un po’ di sollievo al desiderio di Helga, ma ci sarebbe voluto ben altro per placarla.
Le tolsi la palla dalla bocca, completamente ricoperta di saliva, la baciai appassionatamente.
Jean entrava ed usciva , dal culo della madre superiora.
- More, please! More!!!
La suorina estrasse il braccio mentre Helga gridava come un’ossessa:
- Che cazzo fai piccola bagascia? Impalami perdio!
Era fuori di se, non sentiva ragione.
Jean sollevò la gamba verso Bruno, il quale usò il gel senza risparmiarsi.
Cominciò a stuzzicare il buco della madre superiora con la punta del suo piccolo piede che venne risucchiato interamente fino alla caviglia.
- Spingi puttana, spingi dentro quella cazzo di gambetta, brutta troia. Helga era ormai senza freni.
Jean scivolò fino al ginocchio, metà gamba era dentro il culo!
Un rantolo ed un piccolo rivolo di saliva, uscirono dalla bocca della madre superiora, mentre chiudeva gli occhi, in preda al piacere. Ma non le bastava, Dio mio, quale era il suo limite? Ne aveva?
Trovo finalmente un aiuto nella mia spalla. Col palmo della mano sinistra vi si appoggiò, fece leva e spinse con tutta la forza il suo corpo verso la piccola cambogiana.
La gamba entrò fino al bacino, lo spettacolo surreale.
La spinta di Helga mi fece quasi cadere, mi posizionai dietro di lei e cominciai a spingerla, come un’altalena verso la gamba di Jean, quell’antro pareva non avere fine.
Helga venne squirtando, Bruno affondò il volto nella vulva allagata della madre superiora.
Helga Infilò le lunghissime gambe nelle imbracature di cuoio indossò quello che somigliava ad un giubbotto salvavita, alla parte alta del tronco, lasciando libere le tette.
Due catene si diramavano all’altezza delle scapole, terminando acgganciate a due grossi anelli ancorati al soffitto.
Col gioco di carrucole, Bruno la posizionò in modo tale da avere la sua figa all’altezza del mio seno, era praticamente seduta a mezz’aria con le gambe divaricate.
Jean provvide ad imbavagliarla mettendole una pallina poco più piccola di una palla da tennis nella bocca e con un cordoncino dietro la testa, la fissò.
Il poter disporre a mio piacimento dei loro corpi, mi diede una sensazione di onnipotenza.
Mi eccitava, l’idea che quella donna di 65 anni, una religiosa che rivestiva un ruolo così importante e delicato,mi fosse completamente sottomessa.
Avevo la sua figa ed il suo culo, aperti di fronte a me, incredibile e pensare che era la stessa persona apparentemente morigerata, madre superiora ed insegnante di greco.
Presi ad accarezzarle la parte interna delle cosce le mie lunghe unghie sfiorarono la sua pelle, fino a lambirle l’incavo che lo separa dalle grandi labbra.
Percorsi il perimetro della sua gigantesca vulva, sfiorandone le grandi labbra.
Un filo viscoso e trasparente, lentamente scese lungo il solco della sua vulva, terminando sul suo sfintere..
Jean e Bruno ai miei lati, mendicavano la loro parte di piacere. Si lubrificarono le braccia a vicenda , Jean ripete’ l’operazione con l’orifizio di Helga, Bruno le passò una grande siringa piena di gel lubrificante, che scaricò interamente, nelle viscere della madre superiora.
Jean indossava due guanti ascellari di lattice, resi particolarmente scivolosi dal materiale stesso e dal gel usato con particolare generosità da don Bruno.
Poggiò la base del suo piccolo palmo, contro lo sfintere e lentamente cominciò a rotearlo, delicatamente, roteava lentamente, esercitava però, una pressione sempre maggiore, più aumentava la pressione e più lo sfintere cedeva.
La piccola cambogiana fece scivolare la sua manina, infilò metà del polpastrello del suo dito indice e con un movimento circolare, prese ad allargare lo sfintere. Con L’indice ed il pollice, ne pizzicava delicatamente I lembi, introdusse anche il medio, le due dita proseguirono il movimento circolare, l’orifizio cedeva sempre più con l’azione sapiente delle piccole dita. La stimolazione delle terminazioni nervose dell’ano, avevano reso smaniosa la madre superiora, voleva essere riempita.
Jean racchiuse le dita della mano a punta, entrò nell’ano fino alle seconde falangi, chiuse il pugno ed il suo braccio scivolo’ dolcemente dentro Helga.
La madre superiora era alla ricerca disperata di un appiglio, una sporgenza che le facesse da leva per spingere il suo bacino verso il braccio della piccola suora, affinché fosse penetrata interamente.
La preparazione di Jean, da vera esperta, l’aveva sovreccitata, la sua impotenza faceva da contrappunto alla gran voglia di essere impalata.
La palla di silicone nella sua bocca, era ricoperta dalla sua copiosa salivazione.
Entrò con una facilità disarmante, fino all’avambraccio, dando un po’ di sollievo al desiderio di Helga, ma ci sarebbe voluto ben altro per placarla.
Le tolsi la palla dalla bocca, completamente ricoperta di saliva, la baciai appassionatamente.
Jean entrava ed usciva , dal culo della madre superiora.
- More, please! More!!!
La suorina estrasse il braccio mentre Helga gridava come un’ossessa:
- Che cazzo fai piccola bagascia? Impalami perdio!
Era fuori di se, non sentiva ragione.
Jean sollevò la gamba verso Bruno, il quale usò il gel senza risparmiarsi.
Cominciò a stuzzicare il buco della madre superiora con la punta del suo piccolo piede che venne risucchiato interamente fino alla caviglia.
- Spingi puttana, spingi dentro quella cazzo di gambetta, brutta troia. Helga era ormai senza freni.
Jean scivolò fino al ginocchio, metà gamba era dentro il culo!
Un rantolo ed un piccolo rivolo di saliva, uscirono dalla bocca della madre superiora, mentre chiudeva gli occhi, in preda al piacere. Ma non le bastava, Dio mio, quale era il suo limite? Ne aveva?
Trovo finalmente un aiuto nella mia spalla. Col palmo della mano sinistra vi si appoggiò, fece leva e spinse con tutta la forza il suo corpo verso la piccola cambogiana.
La gamba entrò fino al bacino, lo spettacolo surreale.
La spinta di Helga mi fece quasi cadere, mi posizionai dietro di lei e cominciai a spingerla, come un’altalena verso la gamba di Jean, quell’antro pareva non avere fine.
Helga venne squirtando, Bruno affondò il volto nella vulva allagata della madre superiora.
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Commenti dei lettori al racconto erotico