Suocera e cognata 1

di
genere
incesti

SUOCERA E COGNATA 1

Eravamo tornati a vivere a Riccione, la nostra città di origine
Mia moglie aveva finalmente ottenuto l’agognato trasferimento.
Alice lavorava in banca da tre anni nella sede di Bari.
Quando fu assunta decisi di seguirla, eravamo fidanzati da 4 anni, ci sposammo velocemente ed andammo a convivere.
Io sono un programmatore informatico, lavoro da casa e sono libero di eligere il mio domicilio dove più mi aggrada.
Restammo in Puglia per circa tre anni, finché appunto, Alice ottenne il trasferimento.
Fummo costretti a farci ospitare in casa di mia suocera, tutto successe in maniera inaspettata, nel giro di quindici giorni avremmo dovuto trasferirci ed il nostro appartamento sarebbe stato pronto in un paio di mesi.
Sonya, questo il nome di mia suocera, viveva insieme alla figlia, Clelia.
Mio suocero era mancato tre anni anni orsono e lei si era chiusa in un lutto dal quale era uscita solo da poco tempo.
Dopo la morte del marito, al quale era molto legata, non aveva avuto più alcuna relazione. Era ancora una donna piacente, formosa come Alice, ancora soda, un poco di cellulite, delle tette prominenti, un culo ben tornito, ma leggermente calante. Una cinquantenne che aveva una sensualità naturale, faceva sangue per intenderci.
Aveva 52 anni, aveva sempre lavorato come sarta, organizzandosi un piccolo laboratorio, nel garage della villetta dove viveva.
Aveva rinunciato alla vita sociale, con suo marito erano soliti andare a ballare durante i fine settimana, insieme agli amici della scuola di danze latinoamericano.
Clelia, mia cognata, aveva 32 anni, era proprietaria di un piccolo negozio di artigianato in viale Ceccarini, aperto solo sei mesi l’anno, durante la bella stagione, che erano più che sufficienti a garantirle una certa tranquillità economica.
Con lei avevo avuto una storia durata qualche mese, fu proprio Clelia a farmi conoscere sua sorella.
La nostra fu una relazione basata sul sesso, durante il quale ebbi modo di apprezzarne, diciamo così, le particolari peculiarità.
Magra, occhi chiari, con poche tette, un culetto appena accennato, capelli cortissimi, alta più o meno un metro e settanta, vestiva in maniera abbastanza semplice, nulla nel suo aspetto lasciava immaginare di cosa fosse capace, a guardarla avresti detto che fosse una insegnante di catechismo.

Mia moglie Alice, visti i precedenti, non era molto contenta di dover convivere con la sorella, ma non avevamo molta scelta.
Era una bella ragazza di 29 anni, ci innamorammo a prima vista, poco più alta di Clelia, erano completamente diverse, abbastanza prosperosa, occhi scuri, andamento da cavallona, vestiva sempre con abiti che ne esaltavano le forme e la femminilità.
Fummo travolti dalla passione, Clelia ci rimase un po’ male, di fatto non eravamo mai stati innamorati e dopo alcuni mesi la relazione tra di noi, tornò serena.
Il trasferimento a Bari, dopo alcuni mesi di euforia, per il sospirato posto di lavoro ottenuto, si rivelò pessimo per quanto riguarda la nostra vita sessuale.
Alice fu presa dalla nostalgia della nostra città, della famiglia e dei nostri amici. Entrò in uno stato di leggera depressione. I nostri rapporti si diradarono e anche la qualità, ad onor del vero, ne risenti’.
Arrivammo un tardo pomeriggio di un sabato di novembre, dopo i saluti di rito, ci sistemammo nella stanza degli ospiti, ero molto stanco, andai a dormire molto presto, mentre Alice si intrattenne con la madre e la sorella fino a tardi.
Mi destai prestissimo mentre tutti ancora dormivano, scesi le scale cercando di non far rumore e raggiunsi la cucina per prepararmi un caffè.
Entrai in cucina, mia suocera era intenta a versare il caffè ancora bollente nella tazzina, si voltò sorpresa di vedermi già sveglio, versandone un po’ sul tavolo.
Piegata leggermente in avanti, indossava una vestaglia di raso fucsia, corta appena sopra il ginocchio, delle ciabattine con un leggero tacco ed un soffice pon pon, non portava reggiseno, aveva i capelli raccolti sulla testa trattenuti da una grossa molletta, tracce di eye-liner sfumavano ai lati dei grandi occhi neri.
Si ricompose, rassettandosi i capelli e sovrapponendo i lembi della vestaglia.
Mi colse di sorpresa il trovarla sexy, l’avevo sempre considerata alla stregua di mia madre, nel senso che non suscitava in me nessun impulso sessuale.
Per la prima volta la guardai con altri occhi, faceva proprio sangue cazzo.
A guardarla bene, era la personificazione della classica signora romagnola prosperosa, del nostro immaginario collettivo.
Ero sceso in boxer e maglietta intima, certo che tutti stessero ancora dormendo, ora invece, ero in imbarazzo.
Ci salutammo abbracciandoci con un bacio sulla guancia.
La pressione dei suoi capezzoli sul mio petto e il contatto dei miei polpastrelli col raso della vestaglia, ebbero l’effetto di far crescere il mio cazzo contro il suo ventre.
Se ne accorse. Dissimulammo, entrambi imbarazzati.
Si sedette di fronte a me accavallando le gambe.
Incrociammo i nostri sguardi, i suoi occhi nerissimi, denunciavano ancora il recente risveglio.
Eravamo turbati ed un poco a disagio.
La vista di Clelia che scendeva le scale, dapprima mi sollevò , poi mi pose in leggera agitazione, la conoscevo bene e sapevo di cosa fosse capace ed il fatto che sua sorella non fosse presente, la rendeva ancor più imprevedibile.
Presi a sudare sulle palme delle mani.
Baciò la madre sulla fronte e venne a sedersi in braccio a me. Mi passò le braccia attorno al collo e mi baciò sulla guancia.
Indossava una maglietta ed uno short leggeri da notte.
Poggiò il suo culo mezzo nudo sulle mie gambe.
Il mio membro a contatto con le sue chiappe, ebbe un’altra erezione.
Clelia mi sorrise maliziosamente e con la scusa di dover prendere dell’acqua all’altro lato del tavolo, allungò il braccio provocando il movimento del bacino, il quale fece roteare il mio membro sulla sua chiappa, il movimento a ritroso, lo fece tornare nella posizione precedente.
Lo sfregamento mi aveva fatto eccitare, per alcuni secondi, immaginai di scopare madre e figlia insieme, lì sul tavolo, una sull’altra mentre si avvinghiano in un bacio sensuale.
Esco da una figa ed entro nell’altra, alternativamente.
La voce di Alice, ci colse tutti di sorpresa e mi riportò alla realtà:
- Che cazzo state facendo?
Aveva evidentemente assistito alla scena.
Avrei voluto sprofondare venti metri sottoterra ed invece ero lì con la ninfomane di sua sorella in braccio ed il cazzo dritto che puntava contro il suo culo.
Quell’episodio mattutino, avrebbe pesato sulla nostra convivenza per tutta settimana successiva.
Solo l’abile mediazione di Sonya, pur sapendo che Alice aveva tutte le ragioni del mondo ad essere arrabbiata, riuscì a far ritornare l’armonia in casa.
Le due sorelle erano tornate a parlarsi ed a condividere il loro tempo, mia suocera era felice ed io ero più tranquillo, non molto in realtà, con Clelia non si poteva mai dire, ed infatti…..
Sonya uscì presto, aveva una visita medica, che l’avrebbe impegnata fino al primo pomeriggio, Alice si recò al lavoro e come al solito non sarebbe tornata prima delle diciassette.
Anche Clelia era uscita presto per andare dal parrucchiere, ne avrebbe avuto anche lei almeno fino a mezzogiorno.
Ero solo in casa, era quasi un mese che non accadeva, ne avevo proprio un gran bisogno.
Mi mancava il sesso con Alice, la frequenza dei nostri rapporti si era ulteriormente dilatata a causa della convivenza forzata con sua madre e sua sorella.
Dopo pochi mesi dal nostro trasferimento a Bari, vista la disastrosa vita sessuale, mi convinsi all’acquisto di una “Blow job machine”, il tutto, all’insaputa di Alice.
L’avevo vista su uno dei siti porno che ormai frequento abitualmente e ci avevo fatto un pensiero.
Quelli di ultima generazione sono davvero sorprendenti, in grado di regalare sensazioni inimmaginabili.
Mi ero quindi organizzato in camera da letto, avevo connesso la Smart tv con l’I-Pad, per avere una miglior visuale dei video di PornHub.
Mi spogliai, mi accomodai sul letto, e iniziai la mia ricerca.
Accesi la macchina succhiatrice e la appoggiai sulla punta del glande.
Iniziai con una vibrazione di livello uno, non volevo terminare velocemente.
Avevo trovato la clip, un bacio lesbico sensuale e profondo, di due mulatte brasiliane, le cui bocche voraci erano avvinghiate come ventose.
Ero così infoiato che non mi accorsi che qualcuno aveva chiuso il portone di casa dietro se. Era Clelia, che salendo verso la sua camera da letto, aveva sentito un tramestio provenire dalla mia.
Si avvicinò alla porta, la scostò leggermente e mi vide proprio nel momento in cui stavo eiaculando, incrociamo i nostri sguardi.
Dopo un primo momento di stupore, entrò avanzando decisa verso di me.
La scena cui aveva assistito, aveva scatenato la sua ninfomania, ci si poteva aspettare di tutto.
Adorava il pissing, la faceva impazzire l’idea di essere il water dei suoi partner, amava farli svuotare nella sua bocca.
Liberò il mio cazzo dal cilindro, svuotò il contenuto nella sua bocca e lo poggiò sul comodino, sollevò il mio membro con una mano, poggiò le labbra sulle palle, ospitandole con facilità nel suo cavo orale.
Le ripulì dello sperma di cui erano ricoperte e prese ad occuparsi del mio cazzo. Poggiò la sua bocca lateralmente alla base del membro, la lingua avida si fermò solo quando il mio liquido seminale, fu completamente rimosso.
Poggiò le labbra sul glande, apri’ la bocca e fece scivolare lentamente e più volte il mio cazzo sulla base della sua lingua, facendolo poi scendere dolcemente dentro la gola, fino a che le sue labbra ne ebbero cinto la base.
Dopo averlo lavorato per bene per qualche minuto, improvvisamente iniziò con una azione ripetuta e violenta, a spingerlo ripetutamente tutto in fondo alla gola, amava sentirsi riempita, quasi fino a soffocare, questa pratica la eccitava fino al parossismo, era capace di performance difficili da immaginare e da dimenticare.
Con il mio cazzo interamente nella bocca, iniziò a massaggiarmi le palle con la lingua, per poi inglobarle anch’esse nella bocca, prima una, poi tutte e due.
Come un boa constrictor divora la sua preda, così Clelia stava divorando il mio intero apparato genitale.
Ricominciò a dare colpi violenti sul mio bacino, come una forsennata, non si placava, voleva che le eiaculassi in fondo alla gola, questo la faceva impazzire fino a procurarle l’orgasmo.
Venimmo insieme, il mio liquido seminale le inondò la gola. Lo ingoiò tutto. Espulse il mio membro, spremendolo con le labbra serrate, affinché neanche una goccia andasse perduta.
Apri’ di nuovo la sua capiente bocca, con l’indice indirizzato verso la sua ugola, mi fece intendere che il mio compito non era ancora finito.
Presi in mano l’uccello, lo poggiai sulla sua lingua ed indirizzai il gettito verso la sua ugola, riempii per metà la sua bocca, ingoiò e mentre ancora stavo pisciando, circondò con le due mani la base del mio intero apparato genitale, strinse forte quasi fino a farmi male e di nuovo lo inglobò interamente nel suo cavo orale, finché mi svuotai completamente.
scritto il
2024-02-17
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