Amore di mamma 2
di
Wolfgang
genere
incesti
Fui attraversata da un vortice di emozioni, pochi secondi furono sufficienti per risvegliare l’essere trasgressivo di un passato che sembrava ormai definitivamente perduto..
Gli occhi di mio figlio rivelarono per la prima volta la sua vera indole.
Cominciò a raccontarmi senza alcun pudore, le esperienze che avevano contribuito alla sua formazione sessuale, descrivendole in maniera particolareggiata.
Seduti sul letto, nudi, una di fronte all’altro, mani nelle mani.
Mi turbava e mi eccitava allo stesso tempo.
Gia mentre frequentava le superiori, con alcuni compagni di classe e con la scusa dei gruppi di studio, organizzava meeting il cui vero fine era il sesso.
Approfittando di avere una casa libera a disposizione per il fine settimana o magari trasferendosi in case di vacanza, di proprietà di qualcuno dei loro genitori ignari quanto me.
Trasformavano il soggiorno in vere e proprie riunioni lussuriose, i cui partecipanti venivano selezionati in base al tema, solo tra persone conosciute ed in numero chiuso, non più di 14/15 in totale, incluso il gruppo organizzatore, sempre presente, di cui Manuel era il leader indiscusso
Verso gli otto anni, aveva cominciato ad avere i primi stimoli sessuali, col passare degli anni, cominciò a scoprire il suo corpo, imparando a conoscerlo.
Ne esplorò ogni lembo. Aveva scoperto i suoi punti sensibili, apprese a stimolarli per trarne il massimo piacere.
Intorno ai dieci anni cominciò a penetrarsi con le dita, ad undici ebbe il primo orgasmo.
A tredici si penetrava con i vegetali che rubava in cucina, correndo poi trafelato ad occultarli in camera sua.
Nel buio della cameretta era solito guardare filmati porno sul telefonino, qualsiasi genere, era vorace e curioso, diventò una vera e propria ossessione.
La sua sessualità, non poteva essere ingabbiata in un genere ben definito, era un gender fluid, come si definiscono oggi le persone che non hanno preferenze univoche.
Avrebbe fatto sesso con chiunque, a prescindere, non aveva alcun tabù ne’ inibizione sessuale.
Godeva nel sedurre gli altri, ma quello che più amava era sedurre figure insolite, persone che mai nessuno avrebbe potuto immaginare, potessero essere coinvolte in un vortice sessuale.
Religiosi, insegnanti, genitori, l’età non rivestiva alcuna importanza, tantomeno l’avvenenza fisica, aveva un fiuto speciale, come un sesto senso nel riconoscerle.
Una volta individuata la preda, perché questo erano per lui, cominciava a studiarla per scoprirne i punti deboli, per poi usarli nella fase seduttiva. Ne osservava gli atteggiamenti, ne percepiva l’essenza.
A quattordici anni ebbe sua prima esperienza sessuale.
A quell’età le sue tendenze, erano più che evidenti, ne era cosciente, era altresì cosciente della sua sensualità, della carica erotica che emanava e dei sentimenti che suscitavano in chi lo guardasse.
Assumeva di proposito atteggiamenti seduttivi e provocatori, staccarne gli occhi di dosso non era certo facile, era veramente attrattivo.
Aveva cambiato la sua pettinatura, si era fatto tagliare i capelli a caschetto erano leggermente ondulati.
Il nuovo taglio ne accentuava l’aspetto malizioso.
Un giorno, durante una lezione, chiese di poter andare in bagno.
Manuel attraversò il corridoio, passò davanti la gabbiola del bidello, era vuota.
Jean, era il nome del bidello, un ometto di mezz’età, una brava persona, il classico marito modello, tutto casa e chiesa, la domenica a messa con moglie e figli, poi il pranzo dai suoceri e la sera sul divano a guardare la televisione.
Apri’ la porta, vide Jean, stava pulendo il lavabo, lo saluto’ continuando a camminare, accentuando l’ancheggiamento, guardò dentro tutti i bagni, onde poter cogliere il più pulito.
Si voltò verso il bidello poggiandosi al bordo di una porta, una gamba leggermente piegata, si portò l’indice ad un lato della bocca e lo guardò con fare malizioso
- Qual’e’ quello più pulito? Chiese senza nessuna innocenza.
- Lo sono tutti Manuelito- rispose il bidello, in evidente imbarazzo.
Apri la porta ed entrò. Jean, appena fuori la porta, gli era esattamente di fronte, la lasciò volutamente aperta ammiccando.
Il bidello era turbato, cominciò a sudare, era incapace di reagire.
Si fermò davanti al water, come per fare pipì, voltò la testa verso di lui e lentamente cominciò ad abbassarsi i pantaloni, si chinò in avanti mostrandogli il culo, fece in modo di piegarsi il più possibile.
Il filo del perizoma gli attraversava il solco delle chiappe, che col chinarsi, si erano leggermente aperte, lasciando intravedere le palline.
La patta dei pantaloni del bidello Jean era vistosamente gonfia.
Si voltò e si sedette sul water, aveva il culo nudo, divaricò le gambe e poggiò le mani sulle ginocchia.
Il cazzetto faceva capolino tra le gambe.
Con un cenno gli chiese di avvicinarsi.
Come un automa entrò e chiuse automaticamente la porta dietro di se. Non riusciva a parlare.
L’aveva colto di sorpresa, non gli aveva dato il tempo di pensare, era un’anima innocente, era impacciato e non sapeva come comportarsi, però era maledettamente eccitato, come mai lo era stato in vita sua, era come un toro pronto a caricare quando vede la mantella rossa.
Per Manuel era la prima volta, ma sapeva molto bene cosa doveva fare e soprattutto cosa voleva fare, si ero ripromesso che alla prima occasione, si sarebbe fatto scopare da un cazzo vero, non importava chi fosse.
Le migliaia di video porno che aveva visionato, lo avevano reso un esperto, almeno teoricamente.
Era arrivata l’ora di mettere in pratica, quanto appreso.
Gli slacciò la cintura, Jean lo lasciò fare, era come in trance, fece correre la cerniera e gli abbassò i boxer.
Il cazzo saltò fuori come una molla.
Era un bel cazzo, non grande, ma dritto e duro. Lo strinse tra le mani e cominciò a masturbarlo.
Prese il glande dentro la bocca, lo sentì pulsare, non sarebbe durato molto, voleva che lo inculasse.
Mollò la presa, aspettò qualche secondo per farlo rilassare, il bidello Jean aveva il respiro affannato,Manuel si bagno’ l’ano con la saliva, prese il cazzo e cercò lo sfintere, spinse verso il bacino e lo risucchiò dentro di se.
Il bidello era ormai fuori di se, gli prese i fianchi e cominciò a sbatterlo con foga. Manuelito si ritrasse dopo pochi colpi, si sfilò il cazzo dal culo, si inginocchiò di fronte a lui, riafferrò il membro con le due mani, prese il glande nella bocca, e con la lingua lo accarezzò dolcemente.
Esplose nella gola con un gettito potente e viscoso, lo trattenne alcuni secondi per assaporarne il gusto, per poi farlo scivolare giù.
Continuò a mungerlo, finché anche l’ultima goccia di sperma venne fuori.
Con la punta della lingua la raccolse guardandolo negli occhi.
Fu l’orgasmo più bello della sua vita.
Nel corso dell’ultimo anno scolastico, chiese alla professoressa di inglese, se potesse darle delle ripetizioni private, per poter migliorare la sua pronuncia.
Era il suo nuovo obbiettivo, sentiva che, dietro l’immagine morigerata, di femmina di chiesa, si nascondesse una gran voglia di essere sbattuta, era sicuro che nella sua intimità, fosse tutt’altro che morigerata.
La signorina Mc Carthy era una zitella inglese di 68 anni, altissima e magra, il volto asciutto, ne tradiva le origini, altera e con un aspetto severo, che incuteva un certo timore.
Arrivai all’ora del the, come concordato, per il primo incontro. Viveva sola in una piccola villetta, di proprietà, in un tranquillo quartiere di periferia. L’arredamento era un po’ datato, ma sobrio.
Mi accolse con un calore inusuale e mi mise subito a mio agio. Poggiai lo zainetto e mi fece strada verso il salottino.
Erano gia pronte su un tavolinetto in cristallo, due tazze, una zuccheriera, la teiera e qualche biscottino.
Si sedettero sulle poltroncine, Manuel era vestito con un pantacollant testa di moro, semitrasparente, attraverso il quale si individuava perfettamente il perizoma, una maglietta aderente a rete, fatta all’ uncinetto, color corda che gli lasciava scoperto l’ombelico. Il colore simile alla sua pelle, ne mimetizzava i capezzoli, che facevano capolino tra i rombi del reticolo, la prof non parve accorgersi subito del dettaglio.
Ai piedi due sandali infradito, con un leggero tacco e dei brillantini sulle fasce. Il trucco abbastanza accentuato, posto con sapienza, ne risaltava l’aspetto malizioso.
La signorina Mc Carthy, indossava un tailleur verde pisello, con i lembi della gonna che si accavallavano uno con l’altro. Aveva delle calze di seta, anch’esse verdi. I suoi piedi lunghi e sottili, calzavano una scarpa con tacco medio, una sottile fascetta di cuoio, le circondava la caviglia sottile.
Dopo alcuni convenevoli, cominciarono a fare conversazione, perché in questo consisteva la lezione, nel perfezionamento della pronuncia.
La invitò ad accomodarsi sul divano, sarebbero stati più comodi.
La prof, si tolse la giacca e rimase con una candida camicia bianca, leggermente sbottonata, con il collo di pizzo. Il reggiseno a balconcino, spingeva le piccole tette verso l’alto, offrendo una visione insolita.
Non vi era nulla di volutamente provocatorio.
Durante la conversazione, si stabilì una certa intimità tra di loro, ogni tanto, la prof, offriva un bicchierino di cherry, che Manuel accettava volentieri, servi’ a riscaldare gli animi.
Nel frattempo, abilmente, la conversazione stava scivolando verso temi, se non scabrosi, quantomeno pruriginosi, questo era dovuto all’azione combinata di Manuel e dello cherry.
Si ritrovarono entrambe con i piedi nudi sul divano, I piccoli piedi, nudi e magrolini di Manuel, si contrapponevano a quelli altrettanto magri, ma ben più lunghi della signorina Mc Carthy.
Accavallando le lunghe gambe per poterle posizionare piegate una sull’altra, la gonna le si era aperta per una frazione di secondo, quel tanto che basto’ a mostrare la giarrettiera, anch’essa verde, che sosteneva le calze, abbinata una mutandina di pizzo.
La prof si accorse che attraverso quel movimento, avevo sbirciato tra le sue parti intime.
Si ricompose, ma il suo sguardo si fece velatamente malizioso, l’alcool cominciava a fare effetto.
La conversazione continuò più fluida, slacciò un altro bottoncino della camicetta, allo svuotarsi dei bicchieri, prontamente li riempivo, eravamo un poco ebbre, spinsi la conversazione verso argomenti più hot, le nostre gambe ormai si sfioravano. La signorina Mc Carthy cominciò ad essere preda di una certa agitazione.
Con nonchalance, presi ad accarezzarle il dorso dei piedi, non si ritrasse.
La conversazione deviò decisamente verso il sesso. I miei piedi le risalirono i polpacci, la pianta del mio piede li accarezzava, risalivendo lentamente dal dorso del piede, giunsi fino all’incavo formato dal ginocchio con le sue gambe piegate. Mi lasciò fare.
Bevve un altro sorso, era un’altra persona, l’alcol abbassò definitivamente le sue difese.
Cominciò a farmi domande sulla mia intimità e sulla mia sessualità, i freni inibitori avevano ceduto completamente. La vedevo agitarsi sempre più ascoltando il racconto delle mie esperienze, il mio piede era risalito fino alle cosce, ne accarezzavo l’interno, ogni tanto aveva dei brividi.
Le chiesi se anche lei avesse caldo.
- Vero Manuel? Avverti anche tu questo caldo afoso? Rispose con la voce roca e la bocca impastata.
- Si prof, è veramente fastidioso, se vuole può togliersi la camicetta, io non ho problemi al riguardo
Mi guardò con occhi pieni di desiderio, stette al gioco.
Si tolse la camicetta, si mise più comoda, poggiò la testa sul bordo del divano, era praticamente sdraiata. Seduta di fronte a lei, il mio piede si insinuò sotto la gonna, le dita raggiunsero il suo pube, dei ciuffetti di pelo fuoriuscivano ai lati dalle sue mutandine, ne strinsi alcuni tra l’alluce ed il medio e tirai lateralmente, era bagnata. Feci scivolare l’alluce nel solco umido, risalii fino al clitoride.
Le sollevai le gambe e le sfilai le mutandine, le annusai. Le appallottolai tra le mani e le spinsi nella sua bocca, non oppose nessuna resistenza.
Il mio piede tornò ad insinuarsi tra le sue gambe, infilai le dita nella sua vulva, era calda e molto umida, la signorina Mc Carthy agitava sempre più il suo bacino, voleva essere penetrata.
Continuai a massaggiarla, le falangi del mio piccolo piede, scorrevano nel solco della sua vulva, avvicinai la mia bocca alla sua, raccolsi la saliva sulla punta delle labbra e la feci scivolare dentro la sua gola.
Ci avvinghiammo in un bacio vorace, il mio mento scivolava nel suo cavo orale, mi leccava dappertutto.
Non ne poteva più, sollevò la schiena dal bordo, e accomodò il mio piedino dentro di se.
Cominciò a muovere il bacino in maniera forsennata, il contatto del mio piede con le mucose interne, calde e scivolose, era alquanto piacevole, ma lo era ancora di più per la mia professoressa di inglese.
Venne senza freni, un rantolo di piacere uscì dalla sua bocca.
Il piacere fine a se stesso era il suo fine ultimo.
Ebbe esperienze sessuali di ogni genere, anche le più estreme.
Ascoltai quella confessione, quasi liberatoria, tra lo stupore e l’eccitazione.
Ne era sconvolta.
Mi arrabbiai con me stessa per il fatto di non essermi accorta di nulla, era stato diabolico.
Ed io? come avevo fatto a non accorgermi che mio figlio, fosse un’anima perversa?
Ero certa che non fosse un santo, ma non avrei mai pensato potesse arrivare a tanto.
Sembrava avermi letto nel pensiero, abbassò gli occhi apparentemente imbarazzato.
Gli sollevai il mento con la mano, lo fissai per qualche secondo, avvicinai la mia bocca alla sua e lo baciai dolcemente sulle labbra, cui seguì’ un bacio caldo ed appassionato.
Gli occhi di mio figlio rivelarono per la prima volta la sua vera indole.
Cominciò a raccontarmi senza alcun pudore, le esperienze che avevano contribuito alla sua formazione sessuale, descrivendole in maniera particolareggiata.
Seduti sul letto, nudi, una di fronte all’altro, mani nelle mani.
Mi turbava e mi eccitava allo stesso tempo.
Gia mentre frequentava le superiori, con alcuni compagni di classe e con la scusa dei gruppi di studio, organizzava meeting il cui vero fine era il sesso.
Approfittando di avere una casa libera a disposizione per il fine settimana o magari trasferendosi in case di vacanza, di proprietà di qualcuno dei loro genitori ignari quanto me.
Trasformavano il soggiorno in vere e proprie riunioni lussuriose, i cui partecipanti venivano selezionati in base al tema, solo tra persone conosciute ed in numero chiuso, non più di 14/15 in totale, incluso il gruppo organizzatore, sempre presente, di cui Manuel era il leader indiscusso
Verso gli otto anni, aveva cominciato ad avere i primi stimoli sessuali, col passare degli anni, cominciò a scoprire il suo corpo, imparando a conoscerlo.
Ne esplorò ogni lembo. Aveva scoperto i suoi punti sensibili, apprese a stimolarli per trarne il massimo piacere.
Intorno ai dieci anni cominciò a penetrarsi con le dita, ad undici ebbe il primo orgasmo.
A tredici si penetrava con i vegetali che rubava in cucina, correndo poi trafelato ad occultarli in camera sua.
Nel buio della cameretta era solito guardare filmati porno sul telefonino, qualsiasi genere, era vorace e curioso, diventò una vera e propria ossessione.
La sua sessualità, non poteva essere ingabbiata in un genere ben definito, era un gender fluid, come si definiscono oggi le persone che non hanno preferenze univoche.
Avrebbe fatto sesso con chiunque, a prescindere, non aveva alcun tabù ne’ inibizione sessuale.
Godeva nel sedurre gli altri, ma quello che più amava era sedurre figure insolite, persone che mai nessuno avrebbe potuto immaginare, potessero essere coinvolte in un vortice sessuale.
Religiosi, insegnanti, genitori, l’età non rivestiva alcuna importanza, tantomeno l’avvenenza fisica, aveva un fiuto speciale, come un sesto senso nel riconoscerle.
Una volta individuata la preda, perché questo erano per lui, cominciava a studiarla per scoprirne i punti deboli, per poi usarli nella fase seduttiva. Ne osservava gli atteggiamenti, ne percepiva l’essenza.
A quattordici anni ebbe sua prima esperienza sessuale.
A quell’età le sue tendenze, erano più che evidenti, ne era cosciente, era altresì cosciente della sua sensualità, della carica erotica che emanava e dei sentimenti che suscitavano in chi lo guardasse.
Assumeva di proposito atteggiamenti seduttivi e provocatori, staccarne gli occhi di dosso non era certo facile, era veramente attrattivo.
Aveva cambiato la sua pettinatura, si era fatto tagliare i capelli a caschetto erano leggermente ondulati.
Il nuovo taglio ne accentuava l’aspetto malizioso.
Un giorno, durante una lezione, chiese di poter andare in bagno.
Manuel attraversò il corridoio, passò davanti la gabbiola del bidello, era vuota.
Jean, era il nome del bidello, un ometto di mezz’età, una brava persona, il classico marito modello, tutto casa e chiesa, la domenica a messa con moglie e figli, poi il pranzo dai suoceri e la sera sul divano a guardare la televisione.
Apri’ la porta, vide Jean, stava pulendo il lavabo, lo saluto’ continuando a camminare, accentuando l’ancheggiamento, guardò dentro tutti i bagni, onde poter cogliere il più pulito.
Si voltò verso il bidello poggiandosi al bordo di una porta, una gamba leggermente piegata, si portò l’indice ad un lato della bocca e lo guardò con fare malizioso
- Qual’e’ quello più pulito? Chiese senza nessuna innocenza.
- Lo sono tutti Manuelito- rispose il bidello, in evidente imbarazzo.
Apri la porta ed entrò. Jean, appena fuori la porta, gli era esattamente di fronte, la lasciò volutamente aperta ammiccando.
Il bidello era turbato, cominciò a sudare, era incapace di reagire.
Si fermò davanti al water, come per fare pipì, voltò la testa verso di lui e lentamente cominciò ad abbassarsi i pantaloni, si chinò in avanti mostrandogli il culo, fece in modo di piegarsi il più possibile.
Il filo del perizoma gli attraversava il solco delle chiappe, che col chinarsi, si erano leggermente aperte, lasciando intravedere le palline.
La patta dei pantaloni del bidello Jean era vistosamente gonfia.
Si voltò e si sedette sul water, aveva il culo nudo, divaricò le gambe e poggiò le mani sulle ginocchia.
Il cazzetto faceva capolino tra le gambe.
Con un cenno gli chiese di avvicinarsi.
Come un automa entrò e chiuse automaticamente la porta dietro di se. Non riusciva a parlare.
L’aveva colto di sorpresa, non gli aveva dato il tempo di pensare, era un’anima innocente, era impacciato e non sapeva come comportarsi, però era maledettamente eccitato, come mai lo era stato in vita sua, era come un toro pronto a caricare quando vede la mantella rossa.
Per Manuel era la prima volta, ma sapeva molto bene cosa doveva fare e soprattutto cosa voleva fare, si ero ripromesso che alla prima occasione, si sarebbe fatto scopare da un cazzo vero, non importava chi fosse.
Le migliaia di video porno che aveva visionato, lo avevano reso un esperto, almeno teoricamente.
Era arrivata l’ora di mettere in pratica, quanto appreso.
Gli slacciò la cintura, Jean lo lasciò fare, era come in trance, fece correre la cerniera e gli abbassò i boxer.
Il cazzo saltò fuori come una molla.
Era un bel cazzo, non grande, ma dritto e duro. Lo strinse tra le mani e cominciò a masturbarlo.
Prese il glande dentro la bocca, lo sentì pulsare, non sarebbe durato molto, voleva che lo inculasse.
Mollò la presa, aspettò qualche secondo per farlo rilassare, il bidello Jean aveva il respiro affannato,Manuel si bagno’ l’ano con la saliva, prese il cazzo e cercò lo sfintere, spinse verso il bacino e lo risucchiò dentro di se.
Il bidello era ormai fuori di se, gli prese i fianchi e cominciò a sbatterlo con foga. Manuelito si ritrasse dopo pochi colpi, si sfilò il cazzo dal culo, si inginocchiò di fronte a lui, riafferrò il membro con le due mani, prese il glande nella bocca, e con la lingua lo accarezzò dolcemente.
Esplose nella gola con un gettito potente e viscoso, lo trattenne alcuni secondi per assaporarne il gusto, per poi farlo scivolare giù.
Continuò a mungerlo, finché anche l’ultima goccia di sperma venne fuori.
Con la punta della lingua la raccolse guardandolo negli occhi.
Fu l’orgasmo più bello della sua vita.
Nel corso dell’ultimo anno scolastico, chiese alla professoressa di inglese, se potesse darle delle ripetizioni private, per poter migliorare la sua pronuncia.
Era il suo nuovo obbiettivo, sentiva che, dietro l’immagine morigerata, di femmina di chiesa, si nascondesse una gran voglia di essere sbattuta, era sicuro che nella sua intimità, fosse tutt’altro che morigerata.
La signorina Mc Carthy era una zitella inglese di 68 anni, altissima e magra, il volto asciutto, ne tradiva le origini, altera e con un aspetto severo, che incuteva un certo timore.
Arrivai all’ora del the, come concordato, per il primo incontro. Viveva sola in una piccola villetta, di proprietà, in un tranquillo quartiere di periferia. L’arredamento era un po’ datato, ma sobrio.
Mi accolse con un calore inusuale e mi mise subito a mio agio. Poggiai lo zainetto e mi fece strada verso il salottino.
Erano gia pronte su un tavolinetto in cristallo, due tazze, una zuccheriera, la teiera e qualche biscottino.
Si sedettero sulle poltroncine, Manuel era vestito con un pantacollant testa di moro, semitrasparente, attraverso il quale si individuava perfettamente il perizoma, una maglietta aderente a rete, fatta all’ uncinetto, color corda che gli lasciava scoperto l’ombelico. Il colore simile alla sua pelle, ne mimetizzava i capezzoli, che facevano capolino tra i rombi del reticolo, la prof non parve accorgersi subito del dettaglio.
Ai piedi due sandali infradito, con un leggero tacco e dei brillantini sulle fasce. Il trucco abbastanza accentuato, posto con sapienza, ne risaltava l’aspetto malizioso.
La signorina Mc Carthy, indossava un tailleur verde pisello, con i lembi della gonna che si accavallavano uno con l’altro. Aveva delle calze di seta, anch’esse verdi. I suoi piedi lunghi e sottili, calzavano una scarpa con tacco medio, una sottile fascetta di cuoio, le circondava la caviglia sottile.
Dopo alcuni convenevoli, cominciarono a fare conversazione, perché in questo consisteva la lezione, nel perfezionamento della pronuncia.
La invitò ad accomodarsi sul divano, sarebbero stati più comodi.
La prof, si tolse la giacca e rimase con una candida camicia bianca, leggermente sbottonata, con il collo di pizzo. Il reggiseno a balconcino, spingeva le piccole tette verso l’alto, offrendo una visione insolita.
Non vi era nulla di volutamente provocatorio.
Durante la conversazione, si stabilì una certa intimità tra di loro, ogni tanto, la prof, offriva un bicchierino di cherry, che Manuel accettava volentieri, servi’ a riscaldare gli animi.
Nel frattempo, abilmente, la conversazione stava scivolando verso temi, se non scabrosi, quantomeno pruriginosi, questo era dovuto all’azione combinata di Manuel e dello cherry.
Si ritrovarono entrambe con i piedi nudi sul divano, I piccoli piedi, nudi e magrolini di Manuel, si contrapponevano a quelli altrettanto magri, ma ben più lunghi della signorina Mc Carthy.
Accavallando le lunghe gambe per poterle posizionare piegate una sull’altra, la gonna le si era aperta per una frazione di secondo, quel tanto che basto’ a mostrare la giarrettiera, anch’essa verde, che sosteneva le calze, abbinata una mutandina di pizzo.
La prof si accorse che attraverso quel movimento, avevo sbirciato tra le sue parti intime.
Si ricompose, ma il suo sguardo si fece velatamente malizioso, l’alcool cominciava a fare effetto.
La conversazione continuò più fluida, slacciò un altro bottoncino della camicetta, allo svuotarsi dei bicchieri, prontamente li riempivo, eravamo un poco ebbre, spinsi la conversazione verso argomenti più hot, le nostre gambe ormai si sfioravano. La signorina Mc Carthy cominciò ad essere preda di una certa agitazione.
Con nonchalance, presi ad accarezzarle il dorso dei piedi, non si ritrasse.
La conversazione deviò decisamente verso il sesso. I miei piedi le risalirono i polpacci, la pianta del mio piede li accarezzava, risalivendo lentamente dal dorso del piede, giunsi fino all’incavo formato dal ginocchio con le sue gambe piegate. Mi lasciò fare.
Bevve un altro sorso, era un’altra persona, l’alcol abbassò definitivamente le sue difese.
Cominciò a farmi domande sulla mia intimità e sulla mia sessualità, i freni inibitori avevano ceduto completamente. La vedevo agitarsi sempre più ascoltando il racconto delle mie esperienze, il mio piede era risalito fino alle cosce, ne accarezzavo l’interno, ogni tanto aveva dei brividi.
Le chiesi se anche lei avesse caldo.
- Vero Manuel? Avverti anche tu questo caldo afoso? Rispose con la voce roca e la bocca impastata.
- Si prof, è veramente fastidioso, se vuole può togliersi la camicetta, io non ho problemi al riguardo
Mi guardò con occhi pieni di desiderio, stette al gioco.
Si tolse la camicetta, si mise più comoda, poggiò la testa sul bordo del divano, era praticamente sdraiata. Seduta di fronte a lei, il mio piede si insinuò sotto la gonna, le dita raggiunsero il suo pube, dei ciuffetti di pelo fuoriuscivano ai lati dalle sue mutandine, ne strinsi alcuni tra l’alluce ed il medio e tirai lateralmente, era bagnata. Feci scivolare l’alluce nel solco umido, risalii fino al clitoride.
Le sollevai le gambe e le sfilai le mutandine, le annusai. Le appallottolai tra le mani e le spinsi nella sua bocca, non oppose nessuna resistenza.
Il mio piede tornò ad insinuarsi tra le sue gambe, infilai le dita nella sua vulva, era calda e molto umida, la signorina Mc Carthy agitava sempre più il suo bacino, voleva essere penetrata.
Continuai a massaggiarla, le falangi del mio piccolo piede, scorrevano nel solco della sua vulva, avvicinai la mia bocca alla sua, raccolsi la saliva sulla punta delle labbra e la feci scivolare dentro la sua gola.
Ci avvinghiammo in un bacio vorace, il mio mento scivolava nel suo cavo orale, mi leccava dappertutto.
Non ne poteva più, sollevò la schiena dal bordo, e accomodò il mio piedino dentro di se.
Cominciò a muovere il bacino in maniera forsennata, il contatto del mio piede con le mucose interne, calde e scivolose, era alquanto piacevole, ma lo era ancora di più per la mia professoressa di inglese.
Venne senza freni, un rantolo di piacere uscì dalla sua bocca.
Il piacere fine a se stesso era il suo fine ultimo.
Ebbe esperienze sessuali di ogni genere, anche le più estreme.
Ascoltai quella confessione, quasi liberatoria, tra lo stupore e l’eccitazione.
Ne era sconvolta.
Mi arrabbiai con me stessa per il fatto di non essermi accorta di nulla, era stato diabolico.
Ed io? come avevo fatto a non accorgermi che mio figlio, fosse un’anima perversa?
Ero certa che non fosse un santo, ma non avrei mai pensato potesse arrivare a tanto.
Sembrava avermi letto nel pensiero, abbassò gli occhi apparentemente imbarazzato.
Gli sollevai il mento con la mano, lo fissai per qualche secondo, avvicinai la mia bocca alla sua e lo baciai dolcemente sulle labbra, cui seguì’ un bacio caldo ed appassionato.
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