Ambra - Cap. 4
di
theaeronaut87
genere
etero
Un paio di giorni dopo il bagno di mezzanotte.
Ci eravamo rivisti, naturalmente. Quel timido bacio a stampo e la fugace visione del suo culo mi avevano spinto a chiedermi fino a che punto fossi disposto a modificare i miei comportamenti, pur di aumentare la probabilità di incontrarla. Trovai la risposta al mio quesito le mattine successive a quel bagno sotto l'ombra della luna nuova, quando cominciai a svegliarmi di buon'ora (ancor prima del solito) per poter essere in spiaggia il più presto possibile, in modo da non perdere nemmeno un istante della sua compagnia.
Il sesso è la quintessenza della volubilità umana. Non riuscivo a comprendere perché né in qual modo quella ragazza mi stesse cambiando. Mi osservavo allo specchio, ma l'immagine che vedevo riflessa andava assomigliando sempre meno all'originale. L'avevo soppiantato, prendendone il posto e relegando la precedente versione di me nel nucleo che componeva il mio essere immutabile, oppure ciò che lo specchio mi rimandava indietro era sempre me stesso in una versione aggiornata? Un amalgama, stavolta più complesso, di vecchie e nuove esperienze annaffiato con le più recenti volontà.
Pensi troppo, dissi al mio dirimpettaio; che mi prese in giro formulando, in silenzio, le stesse parole.
Erano passati due giorni dal bacio di mezzanotte. Quella mattina indossai il costume di buona lena e abbandonai il bagno. Chiusi a chiave il portone, raggiunsi la riva e, ovviamente, di lei nessuna traccia. Né di lei, né di qualsiasi altro essere umano, nel raggio di qualche centinaio di metri.
Chi vuoi che ci sia in spiaggia, alle 8 del mattino?
Attesi pazientemente il suo arrivo; ci vollero un paio d'ore ma quasi gioii quando vidi il gruppetto in lontananza. Camminavano lentamente sulla sabbia, troppo lentamente per i miei gusti. I miei desideri stavano viaggiando alla velocità della luce, estremamente lontani dal corpo, dilatando il tempo alle cui leggi sottostavano i miei sensi. Pochi secondi nella mia mente parvero un'eternità per occhi e orecchie. Quando, finalmente, si sistemarono accanto a me rendendosi udibili e ben visibili, salutai Ambra con un indifferente (indifferente 'sta minchia, pensai in quel momento) cenno del capo. Lei rise. Sapevo di non essere credibile, ma volevo comunque darmi un contegno.
Posizionò il telo accanto alla mia sedia e si distese vicino a me. Parlammo a lungo, di qualsiasi cosa ci venisse in mente. Lei sdraiata ora supina ora prona, in modo da ben abbrustolirsi al sole, io sotto l'ombrellone per evitare qualsiasi scottatura che la mia protezione 50+ non riuscisse a bloccare. Ben presto anche TikTok e i due palestrati si unirono alle chiacchiere; la terza amica si era dileguata alla ricerca di un flirt a cui potersi dedicare. Stanchi di far andare le parole, Maciste & Sansone, l'accoppiata vincente per uno spot sulla creatinina, proposero una partita a pallavolo. Dapprima rifiutai, la mia forma fisica e le mie abilità sportive volevano evitarmi una sicura figuraccia; cambiai però idea, sotto i continui inviti di Ambra.
Lo ripeto: il sesso, o il desiderio di farlo, è la quintessenza della volubilità umana.
Come volevasi dimostrare, fui una frana e la mia squadra (io, Ambra e Sansone contro TikTok, Maciste e un vantaggio di qualche punto per compensare il giocatore in meno, come se la mia palese abilità sportiva non fosse già una penalizzazione sufficiente) perse. Non tutto fu un disastro, però. Quei pochi punti segnati mi diedero l'occasione di cercare - e trovare - il tanto desiderato contatto fisico con la ragazza che sempre più frequentemente stava popolando le mie fantasie.
Esultavamo abbracciandoci. Ogni volta che i nostri corpi entravano in contatto e l'odore della sua pelle, misto a quello della crema solare, mi solleticava le narici, ogni occasione in cui sentivo il suo seno premere contro il mio petto e le sue braccia calde cingermi il torace, una prorompente scarica di desiderio percuoteva il mio corpo dalle fondamenta, facendomi tremare internamente e costringendo il mio cuore a battere all'impazzata dentro di me. Quei contatti distaccatamente intimi mettevano in moto la mia fantasia.
Improvvisamente, nel mio cervello inebetito dalla lussuria e temporaneamente separato dalla realtà, ci ritrovavamo soli in quel campo di pallavolo, e la prendevo e facevo mia in continuazione, ancora e ancora e una volta in più.
Sognavo di tuffarmi tra le sue cosce, di stuzzicarle il clitoride, esigente, solamente con la punta della lingua prima e con l'ausilio delle dita dopo; dita che, bramose e cariche di curiosità, s'infilavano successivamente dentro di lei. Immaginavo di bearmi della sua fica e poi, quando sarebbe diventata accogliente, di penetrarla con delicatezza e decisione; e lei gemeva, ah, quanto gemeva sotto i miei colpi.
Gemeva e godeva, e ogni gemito e ogni godimento la spingevano ineluttabilmente incontro all'orgasmo. Il determinismo si era reso rapporto sessuale, causa ed effetto si erano fusi, trasformandosi in spinte sempre più rapide: la precedente invocava la successiva, nel desiderio di affrettare la conclusione di quell'insolito processo di causalità.
Lei m'implorava di soddisfarla, di affondare nella sua essenza e, dopo aver superato il punto di non ritorno, di estrarre l'arma e donare al suo seno il bianco frutto di quel rapporto. Poi, stanchi e sfiniti e sudati, ci coricavamo l'uno accanto all'altra in attesa di recuperare le forze per ricominciare daccapo.
Questi continui pensieri mi causarono una prorompente erezione molto difficile da nascondere. Se ne accorse, infatti, anche se non disse nulla... sarebbe stato un po' troppo crudele, da parte sua, farmi notare l'ovvio.
Conclusa la débâcle, decidemmo di comune accordo che era arrivata l'ora del bagno. Ci tuffammo e giocammo al gioco delle torri. Sfortunatamente, finii per dover sollevare TikTok sulle spalle. Toccava a me, adesso, essere invidioso di Sansone e della possibilità che quell'ammasso di muscoli aveva di poter sentire le cosce di Ambra attorno al collo, e i suoi piedi penzoloni sul torace. Non mi era quasi mai capitato di provare invidia per una persona, in ambito sentimentale o sessuale; non riuscivo ancora a capacitarmi di come fosse possibile che una ragazza appena conosciuta riuscisse a provocarmi sensazioni così intense.
Una versione precedente di me avrebbe sicuramente detto: "Bè, se preferisce stare con lui, vorrà dire che ne cercherò un'altra". Adesso, quel pensiero che avevo più volte formulato nella mia mente, nel passato, lo sentivo estraneo, un'appendice avvizzita del mio incrollabile pragmatismo, non più irrorata dalla logica e pertanto destinata a cadere. Persi l'equilibro, vittima di questi ragionamenti, e caddi e feci cadere TikTok sott'acqua.
Arrivò il momento dei saluti, causa improrogabile impegno a pranzo. Mi accomiatai da tutti gli altri con una stretta di mano - facendo a gara con il mio rivale a chi infondesse più forza in quel silenzioso scontro fisico e finendo quasi per fratturarmi le dita - e da Ambra con un paio di baci sulle guance. Ci scambiammo i numeri di telefono e mi disse di tenermi libero per la serata. A seguire, ulteriori dettagli.
Continua...
Ci eravamo rivisti, naturalmente. Quel timido bacio a stampo e la fugace visione del suo culo mi avevano spinto a chiedermi fino a che punto fossi disposto a modificare i miei comportamenti, pur di aumentare la probabilità di incontrarla. Trovai la risposta al mio quesito le mattine successive a quel bagno sotto l'ombra della luna nuova, quando cominciai a svegliarmi di buon'ora (ancor prima del solito) per poter essere in spiaggia il più presto possibile, in modo da non perdere nemmeno un istante della sua compagnia.
Il sesso è la quintessenza della volubilità umana. Non riuscivo a comprendere perché né in qual modo quella ragazza mi stesse cambiando. Mi osservavo allo specchio, ma l'immagine che vedevo riflessa andava assomigliando sempre meno all'originale. L'avevo soppiantato, prendendone il posto e relegando la precedente versione di me nel nucleo che componeva il mio essere immutabile, oppure ciò che lo specchio mi rimandava indietro era sempre me stesso in una versione aggiornata? Un amalgama, stavolta più complesso, di vecchie e nuove esperienze annaffiato con le più recenti volontà.
Pensi troppo, dissi al mio dirimpettaio; che mi prese in giro formulando, in silenzio, le stesse parole.
Erano passati due giorni dal bacio di mezzanotte. Quella mattina indossai il costume di buona lena e abbandonai il bagno. Chiusi a chiave il portone, raggiunsi la riva e, ovviamente, di lei nessuna traccia. Né di lei, né di qualsiasi altro essere umano, nel raggio di qualche centinaio di metri.
Chi vuoi che ci sia in spiaggia, alle 8 del mattino?
Attesi pazientemente il suo arrivo; ci vollero un paio d'ore ma quasi gioii quando vidi il gruppetto in lontananza. Camminavano lentamente sulla sabbia, troppo lentamente per i miei gusti. I miei desideri stavano viaggiando alla velocità della luce, estremamente lontani dal corpo, dilatando il tempo alle cui leggi sottostavano i miei sensi. Pochi secondi nella mia mente parvero un'eternità per occhi e orecchie. Quando, finalmente, si sistemarono accanto a me rendendosi udibili e ben visibili, salutai Ambra con un indifferente (indifferente 'sta minchia, pensai in quel momento) cenno del capo. Lei rise. Sapevo di non essere credibile, ma volevo comunque darmi un contegno.
Posizionò il telo accanto alla mia sedia e si distese vicino a me. Parlammo a lungo, di qualsiasi cosa ci venisse in mente. Lei sdraiata ora supina ora prona, in modo da ben abbrustolirsi al sole, io sotto l'ombrellone per evitare qualsiasi scottatura che la mia protezione 50+ non riuscisse a bloccare. Ben presto anche TikTok e i due palestrati si unirono alle chiacchiere; la terza amica si era dileguata alla ricerca di un flirt a cui potersi dedicare. Stanchi di far andare le parole, Maciste & Sansone, l'accoppiata vincente per uno spot sulla creatinina, proposero una partita a pallavolo. Dapprima rifiutai, la mia forma fisica e le mie abilità sportive volevano evitarmi una sicura figuraccia; cambiai però idea, sotto i continui inviti di Ambra.
Lo ripeto: il sesso, o il desiderio di farlo, è la quintessenza della volubilità umana.
Come volevasi dimostrare, fui una frana e la mia squadra (io, Ambra e Sansone contro TikTok, Maciste e un vantaggio di qualche punto per compensare il giocatore in meno, come se la mia palese abilità sportiva non fosse già una penalizzazione sufficiente) perse. Non tutto fu un disastro, però. Quei pochi punti segnati mi diedero l'occasione di cercare - e trovare - il tanto desiderato contatto fisico con la ragazza che sempre più frequentemente stava popolando le mie fantasie.
Esultavamo abbracciandoci. Ogni volta che i nostri corpi entravano in contatto e l'odore della sua pelle, misto a quello della crema solare, mi solleticava le narici, ogni occasione in cui sentivo il suo seno premere contro il mio petto e le sue braccia calde cingermi il torace, una prorompente scarica di desiderio percuoteva il mio corpo dalle fondamenta, facendomi tremare internamente e costringendo il mio cuore a battere all'impazzata dentro di me. Quei contatti distaccatamente intimi mettevano in moto la mia fantasia.
Improvvisamente, nel mio cervello inebetito dalla lussuria e temporaneamente separato dalla realtà, ci ritrovavamo soli in quel campo di pallavolo, e la prendevo e facevo mia in continuazione, ancora e ancora e una volta in più.
Sognavo di tuffarmi tra le sue cosce, di stuzzicarle il clitoride, esigente, solamente con la punta della lingua prima e con l'ausilio delle dita dopo; dita che, bramose e cariche di curiosità, s'infilavano successivamente dentro di lei. Immaginavo di bearmi della sua fica e poi, quando sarebbe diventata accogliente, di penetrarla con delicatezza e decisione; e lei gemeva, ah, quanto gemeva sotto i miei colpi.
Gemeva e godeva, e ogni gemito e ogni godimento la spingevano ineluttabilmente incontro all'orgasmo. Il determinismo si era reso rapporto sessuale, causa ed effetto si erano fusi, trasformandosi in spinte sempre più rapide: la precedente invocava la successiva, nel desiderio di affrettare la conclusione di quell'insolito processo di causalità.
Lei m'implorava di soddisfarla, di affondare nella sua essenza e, dopo aver superato il punto di non ritorno, di estrarre l'arma e donare al suo seno il bianco frutto di quel rapporto. Poi, stanchi e sfiniti e sudati, ci coricavamo l'uno accanto all'altra in attesa di recuperare le forze per ricominciare daccapo.
Questi continui pensieri mi causarono una prorompente erezione molto difficile da nascondere. Se ne accorse, infatti, anche se non disse nulla... sarebbe stato un po' troppo crudele, da parte sua, farmi notare l'ovvio.
Conclusa la débâcle, decidemmo di comune accordo che era arrivata l'ora del bagno. Ci tuffammo e giocammo al gioco delle torri. Sfortunatamente, finii per dover sollevare TikTok sulle spalle. Toccava a me, adesso, essere invidioso di Sansone e della possibilità che quell'ammasso di muscoli aveva di poter sentire le cosce di Ambra attorno al collo, e i suoi piedi penzoloni sul torace. Non mi era quasi mai capitato di provare invidia per una persona, in ambito sentimentale o sessuale; non riuscivo ancora a capacitarmi di come fosse possibile che una ragazza appena conosciuta riuscisse a provocarmi sensazioni così intense.
Una versione precedente di me avrebbe sicuramente detto: "Bè, se preferisce stare con lui, vorrà dire che ne cercherò un'altra". Adesso, quel pensiero che avevo più volte formulato nella mia mente, nel passato, lo sentivo estraneo, un'appendice avvizzita del mio incrollabile pragmatismo, non più irrorata dalla logica e pertanto destinata a cadere. Persi l'equilibro, vittima di questi ragionamenti, e caddi e feci cadere TikTok sott'acqua.
Arrivò il momento dei saluti, causa improrogabile impegno a pranzo. Mi accomiatai da tutti gli altri con una stretta di mano - facendo a gara con il mio rivale a chi infondesse più forza in quel silenzioso scontro fisico e finendo quasi per fratturarmi le dita - e da Ambra con un paio di baci sulle guance. Ci scambiammo i numeri di telefono e mi disse di tenermi libero per la serata. A seguire, ulteriori dettagli.
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