La palestra di Anna

di
genere
dominazione

Anna si era costruita una piccola palestra nella tavernetta di casa. Spesso mi aveva proposto di andare a provare un po' di esercizi con lei, e un giorno ho deciso di andare. Mi ha accolto con la sua solita energia, in più eravamo davvero legati. In classe anche era così, pure se il nostro rapporto era strano, sotto certi punti di vista. Parlavamo quasi di tutto, ci confidavamo ma quando veniva toccato l'argomento del sesso, lei evitava sempre di chiamare le cose col loro nome. Spesso facevamo anche esempi su noi stessi, e lei raccontava perfino di che oggetti usasse per masturbarsi, ma senza mai utilizzare termini troppo diretti. Non poteva esagerare anche perché era fidanzata e pure da tanto. Sono entrato nella stanza, c'erano i suoi attrezzi e l'atmosfera risultava molto accogliente. Faceva caldissimo, a differenza della gelida temperatura esterna. L'odore del suo sudore, versato in quella stanza per anni, era fortissimo. Lei indossava dei leggins neri e un top rosa scuro, aveva i capelli legati dei peli crespi e scuri intorno all'ombelico, i quali scendevano e scomparivano sotto i pantaloni. Si vedevano senza alcun problema due enormi cespugli sotto le braccia, visto che il top non aveva le maniche. Lei stessa ha detto "so che non ti scandalizzi per questo". E infatti io ero solo perso per una così possente bellezza. Abbiamo iniziato facendo riscaldamento uno davanti all'altra e parlando del più e del meno. Poi gli esercizi. Ne abbiamo fatti diversi, tanti attrezzi, tanta fatica ma insieme è stato tutto molto divertente. Dopo una quarantina di minuti entrambi eravamo stanchi e sudati, ci siamo presi un momento.
Nel mentre avevo adocchiato il lettino su cui c'è il bilanciere, allora le ho chiesto se mettendosi a terra, quindi senza che lo strumento fosse già sollevato, riuscisse ad alzarlo. Lei ha risposto "penso di sì, vediamo". Si è girata, l'ha sollevato dal lettino e si è piegata per metterlo a terra. Di spalle era uno spettacolo. Il sudore scendeva dai suoi capelli legati, mossi e marroni, attraversando quei ciuffi cresciuti dietro al collo ricci e troppo corti per entrare nella coda. Arrivate al top le gocce entravano in una grossa macchia che scendendo si espandeva e via via attraversava tutto il tessuto fino alla molla. Poi la fascia rosa finiva e iniziava quella distesa di pelle bianca che mostrava questi lunghi peli scuri che scendendo lungo la schiena e si concentravano sempre più per andare a comporre la meravigliosa striscia che sotto ai leggins, di certo andava ad attraversare la fessura fra i suoi enormi glutei. Ai lati del top invece c'erano due grosse chiazze, generate dal sudore che scendeva a fiotte dalla folta vegetazione cresciuta sotto le sue ascelle. Mentre si piegava la tonicità delle sue gambe era palese, belle massicce e le forme del sedere erano nettissime, ci si poteva piazzare una matita in mezzo e non sarebbe caduta.
Messo giù lo strumento, l'ho invitata a stendersi così da passarle il tutto per "sollevarlo in una maniera alternativa", lei ha eseguito e abbiamo piazzato l'asta esattamente all'altezza del collo, che non toccava la barra metallica per pochissimi centimetri. Poi ho iniziato ad aggiungere pesi su pesi, abbastanza da impossibilitare il movimento, e lo strumento è rimasto inchiodato a terra. Lei sapeva di non poterlo sollevare, e lo sapevo anch'io, allora le ho detto "lo solleviamo insieme, provo una tattica".
L'ho invitata ad afferrare l'asta con le mani, lei l'ha fatto e io ho preso alcune fasce elastiche (presenti lì per altri esercizi) e le ho legato i polsi al bilanciere. Lei nel mentre non capiva e chiedeva spiegazioni, io le ho detto che stavo assicurando l'attrezzo perché sennò sarebbe stato pericoloso per lei. Non capiva ma si fidava abbastanza da lasciarmi fare. Per farlo ero sopra di lei e ho notato che dal top, dove sorgevano i capezzoli, non emergesse una punta sola, ma due per seno. In quel momento ho capito che in realtà avesse dei piercing, avevo fatto bingo. Ho preso un'altra cordicina elastica per non so che esercizio, stavolta più corta e più sottile, poi mi sono piazzato in mezzo alle sue gambe aperte e senza un attimo di preavviso le ho alzato il top scoprendo quelle due tettine pallide, e andando a coprire lo spazio sotto il collo, che veniva solcato da ruscelli di sudore che andavano a sparire nella sua scollatura. Ovviamente lei è inveita contro di me, ha iniziato a urlare ed insultarmi, mentre io, con estrema calma, ho legato con la cordicella il piercing sul capezzolo sinistro, ho fatto passare l'elastico oltre la barra metallica del bilanciere, e poi ci ho legato il capezzolo destro.
Lei non capiva, ma cercando di dimenarsi ha provato a passare sotto l'attrezzo, provocandosi parecchio dolore. La corda era corta, i capezzoli già venivano in parte sollevati verso la testa, ha presto capito in che situazione fosse. Le ho detto: "se cerchi di passare sotto il bilanciere, ti farai malissimo ai capezzoli. Se ti dimeni, ti farai malissimo ai capezzoli. Se provi a scalciare o se non smetti di urlare, ti tiro verso di me, e i capezzoli ti faranno piangere". Di colpo si è ammutolita, mi guardava malissimo, voleva solo picchiarmi ma non poteva. Ho fatto passare il mio dito fra i seni e lentamente ho attraversato l'ombelico con tutto il boschetto, fino all'estremità dei leggins neri. Lentamente li ho tolti, e con loro anche le sue mutandine fradice di sudore. Tra le sue gambe c'era lo spettacolo di madre natura. Una foresta di ciuffi marroni e scuri iniziata dall'ombelico e diventata sempre più folta sul monte di venere, che seguiva i bordi della mutanda ma che sbordava ampiamente oltre l'inguine, per poi scendere ai lati della sua splendida fessura contornata dalle labbra e andare ad attraversare l'interno dei glutei fino ed oltre l'ano. I peli lentamente diradavano lungo l'interno coscia. L'ho annusata passando il naso contro i suoi peli, l'odore era travolgente. "Posso leccarti?" le ho domandato. "No", ha risposto lei. Le ho dato uno schiaffo sul capezzolo, ha provato a lanciare un urlo soffocato, poi ha detto "sì, sì" quasi piangente. Le ho dato uno schiaffo anche sull'altro capezzolo, lei ha trattenuto le lacrime e ha chiuso gli occhi. Ho cominciato a leccarla con una passione intensa. Con le mani le tenevo aperte le cosce, e da come tremava sentivo la contraddizione che la affliggeva. Mi stava odiando, ma la mia lingua sul clitoride era troppo piacevole per volere che smettessi. Le sue possenti gambe facevano movimenti convulsi, intanto le erano rimasti solo i calzini bianchi di spugna che superavano le caviglie. Quando ho sentito in bocca che insieme al sudore, stesse iniziando ad uscire altro, ovvero i suoi umori orgasmici, ho compreso che fosse il momento di cambiare "esercizio". Ho preso le sue mutandine e ho cominciato a frustare il suo clitoride e i seni, che già le andavano a fuoco. Colpivo a casaccio, così non poteva mai prepararsi e il movimento del dolore la faceva sobbalzare, quindi le tette venivano ancora tirate, sempre più forte. Per lei era un inferno. Avevo già tolto la maglia mentre leccavo, a quel punto ho rimosso anche tutto il resto è ovviamente ho tirato fuori il cazzo. Era duro come non mai. L'ho guardata e le ho solo chiesto: "con o senza preservativo?". Lei, ormai arresa al suo destino, fissando solo la mia cappella e senza guardarmi mai negli occhi: "entra e basta". Prima però sono andato vicino alla sua testa e ho cominciato a limonarla con tanta passione. Dopo una trentina di secondi le ho detto di inspirare e trattenere il fiato quanto più possibile. Lei l'ha fatto finché poi non ha retto più e ha buttato fuori tutta l'aria, ed esattamente in quel frangente, prima che riuscisse ad inspirare di nuovo, mi sono seduto sulla sua faccia. Il mio ano è da sempre super peloso, quindi l'odore rimane intrappolato lì, e se viene leccato, quel fantastico profumo fortissimo resta sul viso della malcapitata per qualcosa come altri due giorni. Dopo un po' sentivo che cercava di trovare una via d'uscita muovendo la testa, ma nulla, finché qualcosa di molto bagnato e duro ha iniziato a fasi strada nel mio canale segreto. Mi stava leccando, aveva capito che l'unica strada percorribile fosse accettare il suo ruolo. Allora dopo un bel po' di secondi mi sono alzato, lei ha recuperato fiato di getto, era esausta. Le ho dato un altro bel bacio, il viso e l'alito erano completamente coperti dal mio odore, ma questo sembrava per lei, vista la sua espressione, quasi normale ormai.
Tornato fra le sue gambe lunghe, mi sono sputato sulla cappella e dopo aver lubrificato il cazzo, le sono entrato dentro. Alternavo piano e veloce, lei si contorceva, le piaceva ma ogni movimento, anche minuscolo, la devastata (sempre per via dei capezzoli). Ansimava, urlava ma stavolta era piacevole. Mi incitava e si insultava da sola: "faccio schifo, sono una troia, me lo merito". Era pazzesca. Affondavo colpi sempre più forti, e un attimo prima di star per venire, si è aperta la porta in fondo alla stanza, in direzione della sua testa.
Suo padre era appena tornato. Noi eravamo nudi, per terra, alle grida si è sostituito per un istante il silenzio. Lei poteva chiedere aiuto. Bastava urlare ancora, bastava solo dire al padre cosa stesse accadendo e tutto sarebbe finito lì, di colpo. Lei ha alzato lo sguardo e gridando come una pazza ha detto "vattene, vaffanculo, vattene subito!".
Suo padre, molto aperto con la figlia, uomo tranquillissimo, con estremo imbarazzo ma rispetto ha detto "ops, scusate" e ha chiuso la porta della taverna per poi rientrare direttamente in casa dall'ingresso.
L'ho guardata intensamente, ho sorriso. Lei ha guardato me con la fronte aggrottata, si era appena condannata e aveva capito di volerlo. La sua passera pelosa, come anche tutto il resto del suo corpo, era mio.
Se sono venuto dentro Anna? Sì.
Se l'ho liberata? Certo. Dopo altre due ore, in fondo aveva ancora un altro buco.
Se ho lubrificato il suo culetto per fare sesso anale? Ovviamente no.
Una volta slegata ci siamo messi sul divano, si è stretta fra le mie braccia e tremava. Ha pianto, poi ha riso, ci siamo baciati tanto e mi ha regalato uno splendido pompino.
Da quel giorno periodicamente la scopo, la torturo sempre senza pietà, e spesso anche lei mi sottomette. È comunque alta e forte, adora mettermi a 90° per infilarmi due dita nel retto, e a me fa impazzire. È bello lasciarla comandare per un po', così poi posso vendicarmi senza alcun freno. Sta ancora col suo ragazzo, e vorremmo organizzare una cosa a tre. Sarebbe pazzesco prenderlo in culo mentre io sfondo il culo di lei. Anche perché spera che io insegni un po' di cattiveria al suo fidanzato.
Per ora valutiamo anche di fare un gloryhole nel bagno dei maschi e uno in quello delle femmine per l'assemblea di istituto a scuola. Vuole farsi devastare il più possibile, infatti vorrebbe stare a metà fra due bagni, così da avere la bocca da riempire da un lato, e culo e fica pelosa da sfondare dall'altro. Ovviamente sempre venendo umiliata.
Una ragazza straordinaria.
scritto il
2024-03-05
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