Ale parte 3
di
Anonimo7
genere
feticismo
Il suo culetto era perfetto. Sodo e invitante. Lei era una dea. Capelli neri bagnati di pipì, dito nel mio ano e labbra che cercavano di fare spazio perfino allo scroto. Emetteva i tipici suoni di chi ha la gola profonda, come se stesse per vomitare sulla mia splendida asta. L'avrei amato, ma niente. Sperando però di metterla in difficoltà usavo la mano sinistra per spingere la testa in basso e la destra per tapparle il naso. Non respirava, la sua pelle lattiginosa si faceva sempre più rossa, per quel poco che riuscivo a vedere. Era come se si opponesse alla mia forza ma contemporaneamente sperava di non riuscire a toglierselo dalla bocca. L'ugola mi accarezzava dolce il bordo del glande, che prudeva piacevolmente. Poi ho ripreso a massaggiarle le chiappe, finché, preso un po' di coraggio, le ho dato una intensa grattata in mezzo ai glutei. Non se lo aspettava, era un modo di toccare piuttosto inusuale, quasi come se io non fossi il ragazzo che stava spompinando, ma proprio una parte di lei. Finito lì, ho platealmente annusato le dita: puzzavano talmente tanto da avermi impregnato le unghie della stessa fragranza, nonostante le mutandine e i jeans di mezzo.
Mentre succhiava le ho confessato che per anni avevo apprezzato il suo odore. Quella pozione che poteva rendermi suo schiavo è che si portava sempre sotto i vestiti, fatta di sudore, umori vaginali, e fragranze ed eventuali schizzi anali. All'inizio ha tolto il cazzo dalla bocca e a metà tra lo stupore e il nervoso, mi ha chiesto: "stati dicendo che puzzo?". Ho provato ha spiegare che è una questione intima ma apprezzabilissima, ma cadeva dalle nuvole.
"Per questo mi hai toccato il culo? Perché puzzo?", e avrei voluto dire di no, ma sono stato sincero.
"Ale, io so che tu tieni molto all'essere presentabile. Metti parecchio profumo sei sempre vestita in maniera interessante, hai il trucco perfetto. Ma ricordi quando andavamo a scuola? Quando dopo educazione fisica avevi quelle magliette a maniche corte che lasciavano scappare nell'aria ogni particella del tuo sudore? Io mi masturbavo appena tornavo a casa pensando alla tua fragranza. Puzzi. Puzzi tantissimo. Voglio aiutarti a peggiorare".
Lentamente ha sbottonato i jeans e li ha abbassati, la patata era coperta da un sottile strato di stoffa nera, dai lati venivano fuori nei ciuffi neri e crespi. Ha avvicinato il più possibile il naso alle sue parti intime per captare qualcosa, ed effettivamente lo ha notato, ma ha spiegato che fosse convinta che l'odore si fermasse visto i pantaloni. Sapeva di avere un odore di sesso costante addosso, ma non credeva che chiunque potesse accorgersene. Io ero innamorato di quella fragranza. Selvaggia e viva, la natura che vinceva su tutto.
"Il bidet lo fai?", ho domandato.
"Di solito no, non ho tempo e voglia. Al massimo mi sciacquo la faccia e le ascelle, alcune volte solo il viso". Le ho chiesto "e come fai se poi ti pizzica troppo l'ano?", ma ha detto che non si fa troppi problemi ad andare in bagno o ad allontanarsi (in presenza di altre persone), far scivolare la mano nella fessura e grattare soddisfatta, ovviamente poi annusandosi le dita come ogni persona dovrebbe.
Le ho detto che mi sarebbe piaciuto vederla prendersi cura del suo culo, magari accompagnandola in bagno o simili. Ma lì non c'erano bagni. Poco più sotto avevamo solo un piccolo spazio coperto d'erba, sempre illuminato dai lampioni e attaccato alla stradina su cui passava quasi nessuno, ma non lo potevamo comunque sapere per certo.
Mi ha preso la mano unta e, divertita ma anche intimorita, mi ha accompagnato a quella striscia crespa come l'inguine che vedevo e non vedevo fra le sue gambe. A metà strada le ho lasciato la mano e mi sono fatto portare dalla sua mano che mi trainava tirandomi il cazzo. La cosa le piaceva da morire. Arrivati poco più sotto si è girata e mi ha chiesto "davvero vuoi vedermi andare in bagno?". Allora io: "ovviamente Ale. Sarebbea prova che siamo connessi".
Lei si è solo preoccupata della mia reazione agli odori, per questo si è offerta solo di fare pipì davanti a me. Le ho risposto che la pipì, come le avevo ampiamente dimostrato già, per me era roba basilare, quasi scontata. Normale che in un rapporto ci si pisciasse addosso a vicenda. Da lei ero curioso per altro. L'aveva capito bene. "Non giudicarmi per l'odore" ha aggiunto. Le ho dato un bacetto a stampo sulle labbra e le ho giurato che avrei apprezzato lo spettacolo. Emozionata ha abbassato definitivamente i jeans fino alle caviglie, poi ha fatto lo stesso con le mutande. Erano talmente umide che c'era odore di bagnato. Foresta nera che si estendeva da dentro la maglietta semi trasparente (fino a sparire dentro all'ombelico) verso giù. Sicuramente quei peli confluivano nel culo ma ero troppo preso per fare ispezioni. Tenendomi le mani si è abbassata, per una trentina di centimetri non toccava terra col sedere. Gambe piegate in avanti, maglia tenuta su solo dal rigonfiamento del suo culo. La ammiravo stringere i denti e sforzandosi sperando di riuscire a liberarsi. Doveva farla ma essere guardata non la aiutava. Però voleva sotto sotto essere vista mentre era se stessa, la ragazza che in casa non lava il culo e passa i pomeriggi a sgrillettarsi senza pulirsi le mani. La sua faccia stremata si sforzava a pochi centimetri dal mio affare, che sporadicamente appoggiavo sul suo viso, affinché potesse annusarlo e sentire quanto le fossi vicino in quei momenti. Non dev'essere facile mostrare a qualcuno ciò che siamo veramente. Eppure dopo almeno quattro splendidi minuti di versetti di fatica e dolore addominale, l'ho vista sorridere improvvisamente. Un rumore fatto di tanti piccoli scoppiettii si è fatto avanti nel suo di dietro. Il suo buchetto ha cominciato a dilatarsi e in un istante la più buona cioccolata del mondo stava uscendo dal suo orefizio per andarsi a posare a pochi centimetri più in basso. I primi tre splendidi tozzi erano enormi, larghi e lunghi. Densi alla vista e anche a giudicare dal fatto che non si deformassero nell' atterraggio. Poi a quei tre sono seguiti tanti altri piccoli pezzetti di cacca. A detta sua, uno era strabordato per poi scivolare leggermente all'interno della chiappa, probabilmente sporcandola. Purtroppo non riuscivo a vederla, ma mi sono ripromesso che alla prima occasione avrei osservato quello spettacolo non più da davanti, ma direttamente da sotto.
Una volta svuotata era in pace, dietro era umidiccia e davanti i suoi peli restavano zuppi di pipì, stavolta la sua. L'odore era molto forte ma assolutamente piacevole. Era simile a quello che impregna la stanza di una ragazza che ha appena fatto sesso anale.
L'ho ringraziata e le ho detto che era bellissima, lei allora si è rialzata, ha passato le mani sui suoi occhi e mi ha stretto e baciato. Il suo cespuglio bagnava la mia pelle alla destra delle palle.
Finito il bacio si è rialzata mutandine e pantaloni insieme, senza pulire tantomeno asciugare nulla. Come niente fosse, sorridendo tutta eccitata, sapendo che ormai fossimo una cosa sola io e lei, mi ha chiesto se potessimo andare a finire ciò che avevamo iniziato.
"Avvisa le tue amiche che stanotte rimani a dormire da me".
Non vedevo lora di attraversare gallerie così sporche. Ci siamo incamminati verso casa, lei con l'inferno in mezzo alle gambe e io col cazzo di fuori e lei che ogni tanto mi dava qualche colpetto sulla cappella.
La ragazzina lo voleva e io non aspettavo altro che lei.
Una nuova idea: Ale avrebbe dovuto gustare la sua cioccolata.
Mentre succhiava le ho confessato che per anni avevo apprezzato il suo odore. Quella pozione che poteva rendermi suo schiavo è che si portava sempre sotto i vestiti, fatta di sudore, umori vaginali, e fragranze ed eventuali schizzi anali. All'inizio ha tolto il cazzo dalla bocca e a metà tra lo stupore e il nervoso, mi ha chiesto: "stati dicendo che puzzo?". Ho provato ha spiegare che è una questione intima ma apprezzabilissima, ma cadeva dalle nuvole.
"Per questo mi hai toccato il culo? Perché puzzo?", e avrei voluto dire di no, ma sono stato sincero.
"Ale, io so che tu tieni molto all'essere presentabile. Metti parecchio profumo sei sempre vestita in maniera interessante, hai il trucco perfetto. Ma ricordi quando andavamo a scuola? Quando dopo educazione fisica avevi quelle magliette a maniche corte che lasciavano scappare nell'aria ogni particella del tuo sudore? Io mi masturbavo appena tornavo a casa pensando alla tua fragranza. Puzzi. Puzzi tantissimo. Voglio aiutarti a peggiorare".
Lentamente ha sbottonato i jeans e li ha abbassati, la patata era coperta da un sottile strato di stoffa nera, dai lati venivano fuori nei ciuffi neri e crespi. Ha avvicinato il più possibile il naso alle sue parti intime per captare qualcosa, ed effettivamente lo ha notato, ma ha spiegato che fosse convinta che l'odore si fermasse visto i pantaloni. Sapeva di avere un odore di sesso costante addosso, ma non credeva che chiunque potesse accorgersene. Io ero innamorato di quella fragranza. Selvaggia e viva, la natura che vinceva su tutto.
"Il bidet lo fai?", ho domandato.
"Di solito no, non ho tempo e voglia. Al massimo mi sciacquo la faccia e le ascelle, alcune volte solo il viso". Le ho chiesto "e come fai se poi ti pizzica troppo l'ano?", ma ha detto che non si fa troppi problemi ad andare in bagno o ad allontanarsi (in presenza di altre persone), far scivolare la mano nella fessura e grattare soddisfatta, ovviamente poi annusandosi le dita come ogni persona dovrebbe.
Le ho detto che mi sarebbe piaciuto vederla prendersi cura del suo culo, magari accompagnandola in bagno o simili. Ma lì non c'erano bagni. Poco più sotto avevamo solo un piccolo spazio coperto d'erba, sempre illuminato dai lampioni e attaccato alla stradina su cui passava quasi nessuno, ma non lo potevamo comunque sapere per certo.
Mi ha preso la mano unta e, divertita ma anche intimorita, mi ha accompagnato a quella striscia crespa come l'inguine che vedevo e non vedevo fra le sue gambe. A metà strada le ho lasciato la mano e mi sono fatto portare dalla sua mano che mi trainava tirandomi il cazzo. La cosa le piaceva da morire. Arrivati poco più sotto si è girata e mi ha chiesto "davvero vuoi vedermi andare in bagno?". Allora io: "ovviamente Ale. Sarebbea prova che siamo connessi".
Lei si è solo preoccupata della mia reazione agli odori, per questo si è offerta solo di fare pipì davanti a me. Le ho risposto che la pipì, come le avevo ampiamente dimostrato già, per me era roba basilare, quasi scontata. Normale che in un rapporto ci si pisciasse addosso a vicenda. Da lei ero curioso per altro. L'aveva capito bene. "Non giudicarmi per l'odore" ha aggiunto. Le ho dato un bacetto a stampo sulle labbra e le ho giurato che avrei apprezzato lo spettacolo. Emozionata ha abbassato definitivamente i jeans fino alle caviglie, poi ha fatto lo stesso con le mutande. Erano talmente umide che c'era odore di bagnato. Foresta nera che si estendeva da dentro la maglietta semi trasparente (fino a sparire dentro all'ombelico) verso giù. Sicuramente quei peli confluivano nel culo ma ero troppo preso per fare ispezioni. Tenendomi le mani si è abbassata, per una trentina di centimetri non toccava terra col sedere. Gambe piegate in avanti, maglia tenuta su solo dal rigonfiamento del suo culo. La ammiravo stringere i denti e sforzandosi sperando di riuscire a liberarsi. Doveva farla ma essere guardata non la aiutava. Però voleva sotto sotto essere vista mentre era se stessa, la ragazza che in casa non lava il culo e passa i pomeriggi a sgrillettarsi senza pulirsi le mani. La sua faccia stremata si sforzava a pochi centimetri dal mio affare, che sporadicamente appoggiavo sul suo viso, affinché potesse annusarlo e sentire quanto le fossi vicino in quei momenti. Non dev'essere facile mostrare a qualcuno ciò che siamo veramente. Eppure dopo almeno quattro splendidi minuti di versetti di fatica e dolore addominale, l'ho vista sorridere improvvisamente. Un rumore fatto di tanti piccoli scoppiettii si è fatto avanti nel suo di dietro. Il suo buchetto ha cominciato a dilatarsi e in un istante la più buona cioccolata del mondo stava uscendo dal suo orefizio per andarsi a posare a pochi centimetri più in basso. I primi tre splendidi tozzi erano enormi, larghi e lunghi. Densi alla vista e anche a giudicare dal fatto che non si deformassero nell' atterraggio. Poi a quei tre sono seguiti tanti altri piccoli pezzetti di cacca. A detta sua, uno era strabordato per poi scivolare leggermente all'interno della chiappa, probabilmente sporcandola. Purtroppo non riuscivo a vederla, ma mi sono ripromesso che alla prima occasione avrei osservato quello spettacolo non più da davanti, ma direttamente da sotto.
Una volta svuotata era in pace, dietro era umidiccia e davanti i suoi peli restavano zuppi di pipì, stavolta la sua. L'odore era molto forte ma assolutamente piacevole. Era simile a quello che impregna la stanza di una ragazza che ha appena fatto sesso anale.
L'ho ringraziata e le ho detto che era bellissima, lei allora si è rialzata, ha passato le mani sui suoi occhi e mi ha stretto e baciato. Il suo cespuglio bagnava la mia pelle alla destra delle palle.
Finito il bacio si è rialzata mutandine e pantaloni insieme, senza pulire tantomeno asciugare nulla. Come niente fosse, sorridendo tutta eccitata, sapendo che ormai fossimo una cosa sola io e lei, mi ha chiesto se potessimo andare a finire ciò che avevamo iniziato.
"Avvisa le tue amiche che stanotte rimani a dormire da me".
Non vedevo lora di attraversare gallerie così sporche. Ci siamo incamminati verso casa, lei con l'inferno in mezzo alle gambe e io col cazzo di fuori e lei che ogni tanto mi dava qualche colpetto sulla cappella.
La ragazzina lo voleva e io non aspettavo altro che lei.
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