In spiaggia con mamma, le sue tettone ed il mio primo...
di
LorenaTh
genere
voyeur
Seguivo mamma che procedeva con passo spedito sulla sabbia rovente.
Ai piedi indossava le sue infradito bianche con laccetto celeste che esaltavano i suoi piccoli piedi ben curati e le unghie dipinte di rosso per l'occasione.
Finalmente arrivammo al nostro ombrellone e appoggiammo le cose che stavamo trasportando.
Mi sedetti a terra svogliatamente, immaginando che quella sarebbe stata una giornata assai noiosa, ma mai come in quell'occasione mi sbagliai.
Mi chiamo Simone e in quella domenica d'estate mio padre Daniele si recò in un autodromo nel quale si sarebbe svolta quel giorno una gara di moto, sport che amava.
Mia madre Lorena, che invece non aveva nessun interesse per quella disciplina, si fece accompagnare da papà in una spiaggia vicino l'autodromo nella quale lei e io avremmo passato la giornata insieme.
Non ero certo entusiasta all'idea di passare una giornata insieme a mia madre nel mezzo di una spiaggia brulicante di persone, anzi avrei di gran lunga preferito seguire mio padre ma ero inconsapevole che quel giorno sarebbe stato un passaggio importante della mia vita.
Mi spogliai velocemente e Iniziai a giocare con la sabbia, scavando buche e costruendo torri, mentre mia madre tirò fuori dalla sua borsa da spiaggia un telo che adagiò sul unico lettino sdraio da noi noleggiato, poi iniziò anche lei a spogliarsi.
Mamma era un tipo che non amava mettersi in mostra, nemmeno nel vestirsi, infatti a casa spesso indossava jeans felpe o maglioni grossi e larghi che potessero in qualche modo nascondere le sue forme prorompenti, quel giorno però mentre era seduta sul suo lettino e si accingeva a spalmare la crema solare, notai che aveva indossato un particolare bikini che catturò immediatamente la mia attenzione.
La parte inferiore del suo costume era composta da uno slippino celeste abbastanza classico che non aveva nulla di particolare ma il reggiseno, che era dello stesso colore, era un push up a coppa imbottita.
Quel particolare reggiseno, che sembrava decisamente più piccolo del necessario, sollevava e schiacciava tra loro gli enormi seni di mia madre in un modo del tutto innaturale.
Le sue tettone, così strizzate dell'indumento, procedevano parallele al terreno protese in avanti formando un lunghissimo solco divisorio di una trentina di centimetri, mentre In prossimità delle coppe formavano dei vistosi rigonfiamenti che facevano presagire un’imminente fuoriuscita.
In altre rare occasioni avevo visto in casa mia madre in intimo, ma quella volta provai una strana sensazione.
Mamma era una donna di trentotto anni, mora con i capelli lunghi, portava gli occhiali da vista, non era grassa ma forse aveva qualche kiletto di troppo, lo si poteva notare per esempio proprio in quell'istante mentre era seduta sul lettino sdraio; la sua pancetta formava un piccolo rotolino che ripiegandosi su se stesso nascondeva il suo ombelico.
Premetto che mia madre non era una brutta donna anzi, ma nemmeno una di quelle ragazze stupende della tv, ma vederla con quel costume addosso mi provocava sensazioni finora mai provate.
Non mi faceva piacere che tutte quelle persone potessero vedere mia madre così poco vestita e oltre tutto mamma non aveva mai amato né il mare né la tintarella, figuriamoci trovarsi in quel posto tra tutta quella gente indossando un costume così appariscente.
Quella situazione mi apparve immediatamente inusuale e strana.
Appena ebbe finito di spalmare la crema protettiva, riposte il tubetto nella borsa da spiaggia e si guardò un po' intorno, soffermandosi per più tempo su di un lato, poi si distese sul lettino sdraio che aveva lo schienale a metà tra dritto e completamente steso.
Una volta coricata passò la mano sopra le spalle e fece scivolare giù le bretelline per evitare i segni dell’abbronzatura.
L’indumento già in difficoltà prima a contenere le sue tettone, senza più il sostegno delle bretelle, ebbe un sussulto e le coppe si inclinarono pericolosamente in avanti.
Tutto sembrò sul punto di tracimare ma miracolosamente rimase in posizione, o quasi…
Dalla parte superiore di una delle due coppe iniziò a fare capolino una piccola porzione di areola.
“Mamma ti sta uscendo tutto” vergognosamente stavo per dirle preoccupato che qualcuno la potesse vedere ma la voce mi si strozzò in gola.
Mi girai a destra e a sinistra controllando se qualcuno lo avesse notato ma tutti si stavano facendo gli affari propri non curandosi di noi.
Ero agitato, il mio cuore aveva iniziato a battere come un martello pneumatico e mi sentivo stranamente inquieto.
Osservai avidamente quella piccola porzione di pelle nocciola che era fuoriuscita e ne proiettai mentalmente il contorno, immaginando quello che non riuscivo a vedere sotto al costume.
Il diametro mi sembrava colossale.
Guardai le mie piccole areole marroni, di un paio di centimetri massimo e nella mia ingenuità, non ritenevo possibile che quelle di mia madre potessero essere così enormi.
Mi sentivo in qualche modo elettrizzato.
Iniziai involontariamente a muovermi tentando di scaricare quella tensione che si stava accumulando e nel contempo sentivo uno strano formicolio inguinale, simile ad un piacevole tormento.
Il mio pene iniziò a sollevarsi facendosi strada al di sotto del costume incurante se nel farlo mi procurava dolore, tirando e strappando via la peluria nera che recentemente si era manifestata in quella zona.
Smisi di giocare con la sabbia, la mia attenzione fu interamente catturata dal seno di mia madre che osservai avidamente in silenzio distogliendo lo sguardo solamente per assicurarmi che oltre me nessuno la vedesse.
Istintivamente appoggiai una mano fuori dal costume e iniziai a stringere e poi rilasciare il pene, procurandomi un po' di sollievo temporaneo dal piacevole tormento inguinale.
Passò circa una mezz'oretta, finché mamma mi chiese: “Simi, mi spalmi un pò di crema sulla schiena?”
Udendo la prima sillaba tolsi immediatamente la mano da sopra il costume per paura di essere stato scoperto, poi scattai in piedi come una molla e iniziai a sfregare le mani nel tentativo di rimuovere la sabbia.
“Ehi, ma non con quelle mani!” mi rimproverò mamma, “Vatti a lavare prima” mi disse.
Annuii e corsi verso il mare con uno scatto degno di un centometrista, ed entrai in acqua fino alle ginocchia.
Lavai accuratamente le mani sfregandole nuovamente l’una sull’altra tenendole sotto il pelo dell’acqua.
Appena finito, dando sempre le spalle alla spiaggia, presi con due dita l’estremità superiore degli sleep e lo sollevai osservando curioso l’interno.
Avevo il pene dritto e duro come la pietra.
Insinuai una mano sotto le mutande e lo strinsi nuovamente, ancor più forte di prima per tentare di alleviare il piacevole tormento che stava diventando ancor più forte con il passare del tempo.
Passai ancora qualche minuto lì poi risistemai lo sleep e mi voltai verso la spiaggia correndo in direzione di mamma.
Quando tra quella selva di ombrelloni riuscii finalmente a scorgere il nostro, il mio senso di inquietudine crebbe paurosamente.
Mamma aveva steso completamente lo schienale del lettino ed era sdraiata a pancia sotto e
nonostante la distanza che ancora ci separava, mi accorsi immediatamente che il suo reggiseno era appeso su una delle stecche dell'ombrellone.
Tentavo di immaginare il modo in cui mia madre fosse riuscita a toglierlo ed appenderlo lì senza farsi vedere: “Mamma non sarebbe mai mostrata a seno nudo di fronte a tutta questa gente” pensai ingenuamente.
L'unica spiegazione per me possibile era che si fosse sfilata il costume quando già si trovava a pancia sotto e che poi con un lancio degno di un cestista fosse riuscita miracolosamente ad appenderlo.
Mi autoconvinsi che fosse quella la spiegazione ma nel profondo continuai a sentir crescere quella inquietudine che si tramutò velocemente in gelosia.
Quando fui lì accanto, osservai le enormi coppe dell'indumento quasi con venerazione, poi mi girai verso mamma che nel frattempo aveva scansato dai glutei lo slippino facendolo finire tra le natiche come fosse un perizoma.
Il suo sedere era tondo, generoso, tornito, leggermente abbondante ma veramente ben fatto.
Presi la crema abbronzante nella borsa da spiaggia ne feci uscire un po' su una mano e poi iniziai a strofinare l’una sull'altra per rendere l'unguento omogeneo.
Iniziai a spalmare la crema sulla schiena lentamente ed accuratamente mentre osservavo le sue tettone, che schiacciate dal peso del busto si gonfiavano in modo impressionante ai lati.
In quel momento avrei più di ogni altra cosa voluto toccarle, ma la mia timidezza mi consentì solamente di sfiorarle con la punta delle dita mentre le massaggiava la schiena.
Toccare la sua pelle liscia mi diede una sensazione molto piacevole ma contemporaneamente non poter più stringere le mie parti intime tramutò il piacevole tormento in una agonia quasi insopportabile.
"Credo che possa bastare così Simi" mi disse.
Immediatamente mi staccai da lei e mi accovacciai giù per terra fingendo nuovamente di giocare con la sabbia.
La guardavo morbosamente iniziai nuovamente a stringere con la mano il pene tentando di procurarmi un pò di sollievo.
Il sole splendeva alto nel cielo e sui raggi si riflettevano sulla pelle dorata di mamma.
Lei rimase immobile in quella posizione almeno per mezz'oretta, finché di colpo sollevò il capo e si guardò intorno con attenzione, prima a sinistra poi a destra, per poi tornare a guardare alla sua sinistra più insistentemente finché ad un tratto appoggiò i palmi delle mani sul lettino e si sollevò sulle ginocchia rimanendo a carponi.
Il mio cuore si fermò di colpo.
Le sue tettone rimasero appese a mezz'aria dondolando lentamente, mentre lei armeggiava con lo schienale del lettino tentando di riportarlo a metà tra sdraiato e seduto.
Osservavo con il fiato mozzato il lento e ipnotico movimento dei suoi enormi seni che allungati dalla forza di gravità, oscillavano come grossi pendoli allontanandosi e avvicinandosi fino a scontrarsi tra di loro, provocando un tremito che si propagava come un'onda tellurica su tutta la loro superficie.
Rimasi sbigottito senza dire una parola con gli occhi sbarrati osservando incredulo le pesanti mammelle ciondolanti di mamma, la quale dopo essere riuscita finalmente a sistemare lo schienale nella posizione desiderata, si mise seduta di fronte a me e come niente fosse ed iniziò a frugare nella borsa da spiaggia in cerca della crema solare.
I suoi enormi seni materni, privi dell'indumento costitutivo, sembravano ancor più grandi; scendevano naturali e imponenti lungo il petto superando l'ombelico fino a lambire lo sleep.
Potevo finalmente vedere per intero le sue gigantesche areole nocciola, ampie come un CD, ancora più grandi di come le avevo immaginate, al centro delle quali svettavano maestosi una coppia di grossi capezzoli.
“Mamma copriti che ti stanno guardando tutti!” Volevo dirle, ma come prima la voce non uscì.
Le sue mani scivolavano sui seni, schiacciandoli, sollevandoli e strizzandoli tra loro, fin quando non furono completamente lucidi, poi rimise a posto il tubetto nella borsa da spiaggia e si sdraiò sul lettino, mentre le sue tettone si allargarono ai lati del busto nuovamente attratte dalla forza di gravità.
Sollevò le braccia sopra la testa e chiuse gli occhi baciata dai raggi solari incurante di stare topless davanti a tutta quella gente.
Mi guardai intorno, sperando che nessuno avesse notato mamma, ma la speranza fu presto infranta: ovunque mi voltassi c'erano occhi che morbosamente guardavano mamma e le sue meravigliose tettone.
La stava guardando il ragazzo dell'ombrellone accanto, i ragazzini che giocavano sulla spiaggia di fronte, il vecchio dietro di noi e perfino la moglie del vecchio che guardava mamma con disprezzo ed invidia.
Ero geloso.
Non avrei mai voluto che tutte quelle persone potessero vedere mamma nuda ma mio malgrado non potevo farci niente.
Provai un mix di sensazioni che andavano dalla gelosia ossessiva all'eccitazione.
Si, tutti quei sguardi indiscreti che si posavano sul corpo nudo di mia madre mi procuravano fastidio, ma anche un'eccitazione tremenda.
Il piacevole tormento diventò insopportabile.
Strinsi il mio pene duro con una forza tale da procurarmi del dolore e nel farlo contraevo involontariamente i muscoli dei glutei.
Vivevo quegli istanti come fossi dentro una bolla di sapone.
I suoni della spiaggia brulicante di gente erano come attutiti ed io ormai ne ero completamente estraniato.
Osservai avidamente senza batter ciglio le tettone di mamma mentre con la coda dell'occhio controllavo gli sguardi dei bagnanti ugualmente attratti da quei cocomeri come falene dalla luce.
Questa situazione per me era una droga ed io ne ero completamente dipendente.
Sentii l’intero corpo ribollire ed il viso diventare paonazzo, mentre i respiri si susseguivano uno dietro l’altro ad un ritmo crescente ed il cuore batteva così forte che mi sembrò uscire dal petto finché di colpo una voce fece esplodere la mia bolla immaginaria riportandomi drasticamente alla realtà:
“Ciao Lorena!”
Mamma fu colta di sorpresa e di scatto portò un braccio in diagonale sopra i seni tentando istintivamente di coprirsi.
Le dita della mano affondarono con forza su un seno quasi lo stesse ghermendo, mentre con il gomito tentò di coprire l’altro.
Fu un tentativo tanto goffo quanto inutile dato che la sua piccola mano non riusciva a nascondere per intero nemmeno l'areola tanto era larga ed ampie porzioni dell'altra erano ancora visibili sotto il gomito.
Questa inutile quanto tardiva volontà di coprirsi mi turbò ma lo fece ancor di più il sorriso smagliante che mia madre rivolse a quel tale rispondendogli:
Ciao! Come mai qui!
C’era un tizio con indosso un paio di occhiali da sole mai visto prima ai piedi del lettino sdraio di mamma che le sorrideva.
“Io vengo tutti gli anni quì, lo sai no? Tu piuttosto, come mai da queste parti? Tintarella?” disse l’uomo ammiccando.
“Daniele è andato a vedere la gara di moto quì in autodromo e noi siamo venuti qui per passare la giornata” rispose mamma.
Non capivo chi fosse quel tizio con quei ridicoli occhiali da sole, ma parlava con mamma come si conoscessero da una vita.
Quel tipo era alto e magro, abbronzato, capelli rasati e barba incolta e avrà avuto più o meno l’età dei miei.
“Questo è mio figlio Simone” disse mamma girando il capo verso me.
“Ciao Simone!” mi disse l’uomo, ma io non risposi nemmeno.
“Lui è Fabio, il mio datore di lavoro” Mi disse mamma. “Salutalo Simone!” mi sollecitò mamma
“Ciao” risposi con un filo di voce e volto serio.
“Non farci caso, non è un chiacchierone” Tentò di giustificare mamma la mia mancanza di entusiasmo nel fare conoscenza di quel tipo ma non era affatto quello il motivo per cui non volevo salutarlo.
La verità era che provavo molto fastidio nel vedere quel bellimbusto che se ne stava davanti a mamma quasi del tutto nuda.
Speravo se ne fosse andato immediatamente ma invece rimase lì davanti a lei imperterrito provocandomi con la sua presenza un senso di disagio man mano crescente, senso di disagio che evidentemente non avvertì mia madre, che tra una battuta e una risata, fece lentamente scivolare via il braccio che copriva i seni rimanendo nuovamente in topless.
Ora che aveva nuovamente le tettone al vento, notai che le sue areole, pur rimanendo colossali, si erano contratte e sulla loro superficie si erano formate delle increspature.
Il loro colore era diventato decisamente più scuro mentre al centro si erano sollevati in modo impressionante i capezzoli.
Se già prima i suoi capezzoli mi sembravano grossi, ora erano diventati davvero enormi; larghi e lunghi come le levette del joypad della mia playstation, torreggiavano imponenti e carnosi.
“Che cazzo fai mamma! Copriti, è il tuo capo! Che penserebbe papà se fosse qui!” avrei voluto dirle, ma ancora una volta non riuscii a parlare.
Ero sicuro che Fabio si stesse godendo quello spettacolo sotto i suoi stupidi occhiali da sole ed io solo per questo avrei voluto ucciderlo ma contemporaneamente sentii il mio sangue ribollire nuovamente ed il viso diventare un’altra volta paonazzo.
Ero ancor più eccitato di prima e i miei respiri ripresero ad essere profondi ed il cuore iniziò nuovamente a battere all’impazzata.
Mi strinsi nuovamente il pene contraendo i muscoli dei glutei come prima.
Osservando i capezzoli duri di mamma l’immaginazione mi portò nuovamente lontano: Immaginavo di baciarli, sfiorarli con la punta della lingua e di succhiarli mentre Fabio e tutta la spiaggia ci guardavano vogliosi.
Il mio corpo fu percorso da una scarica elettrica e dall'inguine sentii crescere un’energia dirompente che stava via via risalendo.
Fu una sensazione meravigliosa che crebbe fino a travolgendomi e che ben presto divenne inarrestabile.
Sentii il linguine pulsare ed ad ogni pulsazione corrispose la fuoriuscita di liquido dalla sommità dal mio pene.
Resomi conto di quello che stava succedendo fui preso dal panico e tentai di stringere il cazzo più che potevo cercando di arginare gli schizzi all’interno del costume, ma ormai era troppo tardi.
Il liquido si riversò come un'inarrestabile emorragia all'interno del costume imbrattandolo e provocandomi un mix di sensazioni di godimento e panico.
Vidi allargare la macchia l’umido davanti allo sleep e istintivamente mi piegai su me stesso per tentare di nasconderla.
Ero nel panico più completo, preoccupato che qualcuno potesse capire cosa mi fosse successo, finché:
“Vieni a prendere un caffè al bar?” Disse Fabio a mamma
“Volentieri” Rispose che proseguì rivolgendosi a me: “ Tu resti qui Simi? ”
“Si” Risposi frettolosamente, preoccupato solo di non farmi scoprire.
Dopo le solite raccomandazioni e ordinandomi di non allontanarmi, mamma si sollevò in piedi mentre era ancora era con le sue tettone al vento, prese il reggiseno appeso sulle stecche dell’ombrellone e lo indossò mentre continuava a parlare con Fabio, poi si allontanarono insieme.
Rimasi immobile qualche istante e con la coda dell’occhio controllavo fossero abbastanza lontani, poi mi misi in piedi tentando di coprire con le mani la chiazza di umido davanti al costume e iniziai a correre in direzione del mare dove entrai finchè l'acqua non mi arrivò all'inguine.
Con due dita scansai nuovamente l’elastico del costume e guardai un’altra volta l’interno; il pene si era afflosciato ed era ricoperto da un liquido denso biancastro.
Mi sentii come svuotato, quasi stanco, come se avessi le gambe deboli e debilitate.
Ero cosciente di cosa mi era successo, sapevo che quello era il mio primo orgasmo e ne fui euforico: “Sono diventato un uomo” pensai compiaciuto.
Iniziai a strofinare e sciacquare con l’acqua di mare il costume lavando via lo sperma nel modo più accurato possibile, poi tornai verso l’ombrellone aspettando il ritorno di mamma.
Pensai a quello che mi era appena successo e mentre ero seduto sul lettino sdraio, iniziai a fantasticare nuovamente sulle tettone di mia madre immaginando che al suo ritorno si fosse messa nuovamente in topless ed immediatamente il mio pene si risvegliò tornando ad essere nuovamente duro.
Il tempo passava e di mamma e Fabio non c’era traccia, l’attesa mi sembrò interminabile così ad un certo punto decisi di andarli a cercare al bar della spiaggia ma una volta arrivato lì mi accorsi che loro non c'erano, così me ne tornai nei pressi dell’ombrellone.
Sentii la mia inquietudine crescere nuovamente, non mi piaceva non sapere dove fosse mamma e soprattutto non mi piaceva che se ne stesse sola con Fabio.
Dovetti aspettare un’altra mezz’ora finchè ad un certo punto, tra la selva di ombrelloni vidi mamma e Fabio che stavano venendo verso di me chiacchierando e ridendo allegramente:
“Eccoci qua!” Disse mamma, ma io furioso nemmeno risposi.
I due chiacchierarono ancora qualche istante, poi si salutarono e Fabio se ne andò.
Rimasti finalmente soli gli chiesi:
Ma dove sei stata tutto questo tempo?
A prendere il caffè al bar. Mi rispose
Ma sono venuto lì al bar e non c’eravate, dove eravate? Domandai.
Ma niente, ci siamo messi a fare due chiacchiere lì fuori, di lavoro sai… Rispose
Ero convinto che mamma e Fabio non fossero fuori dal bar, avevo controllato bene anche se era difficile avere una certezza di ciò visto la tanta gente che c’era fuori dal bar ma non insistetti oltre.
Mi accovacciai nuovamente a terra fingendo nuovamente di giocare con la sabbia sperando di vedere mamma ancora in topless ma ciò non avvenne, anzi dopo un po' indossò pure il copricostume per paura di scottarsi, o almeno così disse e rimase tutto il tempo vestita fino all'arrivo di mio padre la sera.
Fu comunque una giornata per me memorabile ma avevo come l'impressione di essere stato in spiaggia con due persone diverse: mamma prima del caffè per me inedita e la seconda dopo il caffè molto più familiare e mi chiesi per molto tempo il motivo….
Ai piedi indossava le sue infradito bianche con laccetto celeste che esaltavano i suoi piccoli piedi ben curati e le unghie dipinte di rosso per l'occasione.
Finalmente arrivammo al nostro ombrellone e appoggiammo le cose che stavamo trasportando.
Mi sedetti a terra svogliatamente, immaginando che quella sarebbe stata una giornata assai noiosa, ma mai come in quell'occasione mi sbagliai.
Mi chiamo Simone e in quella domenica d'estate mio padre Daniele si recò in un autodromo nel quale si sarebbe svolta quel giorno una gara di moto, sport che amava.
Mia madre Lorena, che invece non aveva nessun interesse per quella disciplina, si fece accompagnare da papà in una spiaggia vicino l'autodromo nella quale lei e io avremmo passato la giornata insieme.
Non ero certo entusiasta all'idea di passare una giornata insieme a mia madre nel mezzo di una spiaggia brulicante di persone, anzi avrei di gran lunga preferito seguire mio padre ma ero inconsapevole che quel giorno sarebbe stato un passaggio importante della mia vita.
Mi spogliai velocemente e Iniziai a giocare con la sabbia, scavando buche e costruendo torri, mentre mia madre tirò fuori dalla sua borsa da spiaggia un telo che adagiò sul unico lettino sdraio da noi noleggiato, poi iniziò anche lei a spogliarsi.
Mamma era un tipo che non amava mettersi in mostra, nemmeno nel vestirsi, infatti a casa spesso indossava jeans felpe o maglioni grossi e larghi che potessero in qualche modo nascondere le sue forme prorompenti, quel giorno però mentre era seduta sul suo lettino e si accingeva a spalmare la crema solare, notai che aveva indossato un particolare bikini che catturò immediatamente la mia attenzione.
La parte inferiore del suo costume era composta da uno slippino celeste abbastanza classico che non aveva nulla di particolare ma il reggiseno, che era dello stesso colore, era un push up a coppa imbottita.
Quel particolare reggiseno, che sembrava decisamente più piccolo del necessario, sollevava e schiacciava tra loro gli enormi seni di mia madre in un modo del tutto innaturale.
Le sue tettone, così strizzate dell'indumento, procedevano parallele al terreno protese in avanti formando un lunghissimo solco divisorio di una trentina di centimetri, mentre In prossimità delle coppe formavano dei vistosi rigonfiamenti che facevano presagire un’imminente fuoriuscita.
In altre rare occasioni avevo visto in casa mia madre in intimo, ma quella volta provai una strana sensazione.
Mamma era una donna di trentotto anni, mora con i capelli lunghi, portava gli occhiali da vista, non era grassa ma forse aveva qualche kiletto di troppo, lo si poteva notare per esempio proprio in quell'istante mentre era seduta sul lettino sdraio; la sua pancetta formava un piccolo rotolino che ripiegandosi su se stesso nascondeva il suo ombelico.
Premetto che mia madre non era una brutta donna anzi, ma nemmeno una di quelle ragazze stupende della tv, ma vederla con quel costume addosso mi provocava sensazioni finora mai provate.
Non mi faceva piacere che tutte quelle persone potessero vedere mia madre così poco vestita e oltre tutto mamma non aveva mai amato né il mare né la tintarella, figuriamoci trovarsi in quel posto tra tutta quella gente indossando un costume così appariscente.
Quella situazione mi apparve immediatamente inusuale e strana.
Appena ebbe finito di spalmare la crema protettiva, riposte il tubetto nella borsa da spiaggia e si guardò un po' intorno, soffermandosi per più tempo su di un lato, poi si distese sul lettino sdraio che aveva lo schienale a metà tra dritto e completamente steso.
Una volta coricata passò la mano sopra le spalle e fece scivolare giù le bretelline per evitare i segni dell’abbronzatura.
L’indumento già in difficoltà prima a contenere le sue tettone, senza più il sostegno delle bretelle, ebbe un sussulto e le coppe si inclinarono pericolosamente in avanti.
Tutto sembrò sul punto di tracimare ma miracolosamente rimase in posizione, o quasi…
Dalla parte superiore di una delle due coppe iniziò a fare capolino una piccola porzione di areola.
“Mamma ti sta uscendo tutto” vergognosamente stavo per dirle preoccupato che qualcuno la potesse vedere ma la voce mi si strozzò in gola.
Mi girai a destra e a sinistra controllando se qualcuno lo avesse notato ma tutti si stavano facendo gli affari propri non curandosi di noi.
Ero agitato, il mio cuore aveva iniziato a battere come un martello pneumatico e mi sentivo stranamente inquieto.
Osservai avidamente quella piccola porzione di pelle nocciola che era fuoriuscita e ne proiettai mentalmente il contorno, immaginando quello che non riuscivo a vedere sotto al costume.
Il diametro mi sembrava colossale.
Guardai le mie piccole areole marroni, di un paio di centimetri massimo e nella mia ingenuità, non ritenevo possibile che quelle di mia madre potessero essere così enormi.
Mi sentivo in qualche modo elettrizzato.
Iniziai involontariamente a muovermi tentando di scaricare quella tensione che si stava accumulando e nel contempo sentivo uno strano formicolio inguinale, simile ad un piacevole tormento.
Il mio pene iniziò a sollevarsi facendosi strada al di sotto del costume incurante se nel farlo mi procurava dolore, tirando e strappando via la peluria nera che recentemente si era manifestata in quella zona.
Smisi di giocare con la sabbia, la mia attenzione fu interamente catturata dal seno di mia madre che osservai avidamente in silenzio distogliendo lo sguardo solamente per assicurarmi che oltre me nessuno la vedesse.
Istintivamente appoggiai una mano fuori dal costume e iniziai a stringere e poi rilasciare il pene, procurandomi un po' di sollievo temporaneo dal piacevole tormento inguinale.
Passò circa una mezz'oretta, finché mamma mi chiese: “Simi, mi spalmi un pò di crema sulla schiena?”
Udendo la prima sillaba tolsi immediatamente la mano da sopra il costume per paura di essere stato scoperto, poi scattai in piedi come una molla e iniziai a sfregare le mani nel tentativo di rimuovere la sabbia.
“Ehi, ma non con quelle mani!” mi rimproverò mamma, “Vatti a lavare prima” mi disse.
Annuii e corsi verso il mare con uno scatto degno di un centometrista, ed entrai in acqua fino alle ginocchia.
Lavai accuratamente le mani sfregandole nuovamente l’una sull’altra tenendole sotto il pelo dell’acqua.
Appena finito, dando sempre le spalle alla spiaggia, presi con due dita l’estremità superiore degli sleep e lo sollevai osservando curioso l’interno.
Avevo il pene dritto e duro come la pietra.
Insinuai una mano sotto le mutande e lo strinsi nuovamente, ancor più forte di prima per tentare di alleviare il piacevole tormento che stava diventando ancor più forte con il passare del tempo.
Passai ancora qualche minuto lì poi risistemai lo sleep e mi voltai verso la spiaggia correndo in direzione di mamma.
Quando tra quella selva di ombrelloni riuscii finalmente a scorgere il nostro, il mio senso di inquietudine crebbe paurosamente.
Mamma aveva steso completamente lo schienale del lettino ed era sdraiata a pancia sotto e
nonostante la distanza che ancora ci separava, mi accorsi immediatamente che il suo reggiseno era appeso su una delle stecche dell'ombrellone.
Tentavo di immaginare il modo in cui mia madre fosse riuscita a toglierlo ed appenderlo lì senza farsi vedere: “Mamma non sarebbe mai mostrata a seno nudo di fronte a tutta questa gente” pensai ingenuamente.
L'unica spiegazione per me possibile era che si fosse sfilata il costume quando già si trovava a pancia sotto e che poi con un lancio degno di un cestista fosse riuscita miracolosamente ad appenderlo.
Mi autoconvinsi che fosse quella la spiegazione ma nel profondo continuai a sentir crescere quella inquietudine che si tramutò velocemente in gelosia.
Quando fui lì accanto, osservai le enormi coppe dell'indumento quasi con venerazione, poi mi girai verso mamma che nel frattempo aveva scansato dai glutei lo slippino facendolo finire tra le natiche come fosse un perizoma.
Il suo sedere era tondo, generoso, tornito, leggermente abbondante ma veramente ben fatto.
Presi la crema abbronzante nella borsa da spiaggia ne feci uscire un po' su una mano e poi iniziai a strofinare l’una sull'altra per rendere l'unguento omogeneo.
Iniziai a spalmare la crema sulla schiena lentamente ed accuratamente mentre osservavo le sue tettone, che schiacciate dal peso del busto si gonfiavano in modo impressionante ai lati.
In quel momento avrei più di ogni altra cosa voluto toccarle, ma la mia timidezza mi consentì solamente di sfiorarle con la punta delle dita mentre le massaggiava la schiena.
Toccare la sua pelle liscia mi diede una sensazione molto piacevole ma contemporaneamente non poter più stringere le mie parti intime tramutò il piacevole tormento in una agonia quasi insopportabile.
"Credo che possa bastare così Simi" mi disse.
Immediatamente mi staccai da lei e mi accovacciai giù per terra fingendo nuovamente di giocare con la sabbia.
La guardavo morbosamente iniziai nuovamente a stringere con la mano il pene tentando di procurarmi un pò di sollievo.
Il sole splendeva alto nel cielo e sui raggi si riflettevano sulla pelle dorata di mamma.
Lei rimase immobile in quella posizione almeno per mezz'oretta, finché di colpo sollevò il capo e si guardò intorno con attenzione, prima a sinistra poi a destra, per poi tornare a guardare alla sua sinistra più insistentemente finché ad un tratto appoggiò i palmi delle mani sul lettino e si sollevò sulle ginocchia rimanendo a carponi.
Il mio cuore si fermò di colpo.
Le sue tettone rimasero appese a mezz'aria dondolando lentamente, mentre lei armeggiava con lo schienale del lettino tentando di riportarlo a metà tra sdraiato e seduto.
Osservavo con il fiato mozzato il lento e ipnotico movimento dei suoi enormi seni che allungati dalla forza di gravità, oscillavano come grossi pendoli allontanandosi e avvicinandosi fino a scontrarsi tra di loro, provocando un tremito che si propagava come un'onda tellurica su tutta la loro superficie.
Rimasi sbigottito senza dire una parola con gli occhi sbarrati osservando incredulo le pesanti mammelle ciondolanti di mamma, la quale dopo essere riuscita finalmente a sistemare lo schienale nella posizione desiderata, si mise seduta di fronte a me e come niente fosse ed iniziò a frugare nella borsa da spiaggia in cerca della crema solare.
I suoi enormi seni materni, privi dell'indumento costitutivo, sembravano ancor più grandi; scendevano naturali e imponenti lungo il petto superando l'ombelico fino a lambire lo sleep.
Potevo finalmente vedere per intero le sue gigantesche areole nocciola, ampie come un CD, ancora più grandi di come le avevo immaginate, al centro delle quali svettavano maestosi una coppia di grossi capezzoli.
“Mamma copriti che ti stanno guardando tutti!” Volevo dirle, ma come prima la voce non uscì.
Le sue mani scivolavano sui seni, schiacciandoli, sollevandoli e strizzandoli tra loro, fin quando non furono completamente lucidi, poi rimise a posto il tubetto nella borsa da spiaggia e si sdraiò sul lettino, mentre le sue tettone si allargarono ai lati del busto nuovamente attratte dalla forza di gravità.
Sollevò le braccia sopra la testa e chiuse gli occhi baciata dai raggi solari incurante di stare topless davanti a tutta quella gente.
Mi guardai intorno, sperando che nessuno avesse notato mamma, ma la speranza fu presto infranta: ovunque mi voltassi c'erano occhi che morbosamente guardavano mamma e le sue meravigliose tettone.
La stava guardando il ragazzo dell'ombrellone accanto, i ragazzini che giocavano sulla spiaggia di fronte, il vecchio dietro di noi e perfino la moglie del vecchio che guardava mamma con disprezzo ed invidia.
Ero geloso.
Non avrei mai voluto che tutte quelle persone potessero vedere mamma nuda ma mio malgrado non potevo farci niente.
Provai un mix di sensazioni che andavano dalla gelosia ossessiva all'eccitazione.
Si, tutti quei sguardi indiscreti che si posavano sul corpo nudo di mia madre mi procuravano fastidio, ma anche un'eccitazione tremenda.
Il piacevole tormento diventò insopportabile.
Strinsi il mio pene duro con una forza tale da procurarmi del dolore e nel farlo contraevo involontariamente i muscoli dei glutei.
Vivevo quegli istanti come fossi dentro una bolla di sapone.
I suoni della spiaggia brulicante di gente erano come attutiti ed io ormai ne ero completamente estraniato.
Osservai avidamente senza batter ciglio le tettone di mamma mentre con la coda dell'occhio controllavo gli sguardi dei bagnanti ugualmente attratti da quei cocomeri come falene dalla luce.
Questa situazione per me era una droga ed io ne ero completamente dipendente.
Sentii l’intero corpo ribollire ed il viso diventare paonazzo, mentre i respiri si susseguivano uno dietro l’altro ad un ritmo crescente ed il cuore batteva così forte che mi sembrò uscire dal petto finché di colpo una voce fece esplodere la mia bolla immaginaria riportandomi drasticamente alla realtà:
“Ciao Lorena!”
Mamma fu colta di sorpresa e di scatto portò un braccio in diagonale sopra i seni tentando istintivamente di coprirsi.
Le dita della mano affondarono con forza su un seno quasi lo stesse ghermendo, mentre con il gomito tentò di coprire l’altro.
Fu un tentativo tanto goffo quanto inutile dato che la sua piccola mano non riusciva a nascondere per intero nemmeno l'areola tanto era larga ed ampie porzioni dell'altra erano ancora visibili sotto il gomito.
Questa inutile quanto tardiva volontà di coprirsi mi turbò ma lo fece ancor di più il sorriso smagliante che mia madre rivolse a quel tale rispondendogli:
Ciao! Come mai qui!
C’era un tizio con indosso un paio di occhiali da sole mai visto prima ai piedi del lettino sdraio di mamma che le sorrideva.
“Io vengo tutti gli anni quì, lo sai no? Tu piuttosto, come mai da queste parti? Tintarella?” disse l’uomo ammiccando.
“Daniele è andato a vedere la gara di moto quì in autodromo e noi siamo venuti qui per passare la giornata” rispose mamma.
Non capivo chi fosse quel tizio con quei ridicoli occhiali da sole, ma parlava con mamma come si conoscessero da una vita.
Quel tipo era alto e magro, abbronzato, capelli rasati e barba incolta e avrà avuto più o meno l’età dei miei.
“Questo è mio figlio Simone” disse mamma girando il capo verso me.
“Ciao Simone!” mi disse l’uomo, ma io non risposi nemmeno.
“Lui è Fabio, il mio datore di lavoro” Mi disse mamma. “Salutalo Simone!” mi sollecitò mamma
“Ciao” risposi con un filo di voce e volto serio.
“Non farci caso, non è un chiacchierone” Tentò di giustificare mamma la mia mancanza di entusiasmo nel fare conoscenza di quel tipo ma non era affatto quello il motivo per cui non volevo salutarlo.
La verità era che provavo molto fastidio nel vedere quel bellimbusto che se ne stava davanti a mamma quasi del tutto nuda.
Speravo se ne fosse andato immediatamente ma invece rimase lì davanti a lei imperterrito provocandomi con la sua presenza un senso di disagio man mano crescente, senso di disagio che evidentemente non avvertì mia madre, che tra una battuta e una risata, fece lentamente scivolare via il braccio che copriva i seni rimanendo nuovamente in topless.
Ora che aveva nuovamente le tettone al vento, notai che le sue areole, pur rimanendo colossali, si erano contratte e sulla loro superficie si erano formate delle increspature.
Il loro colore era diventato decisamente più scuro mentre al centro si erano sollevati in modo impressionante i capezzoli.
Se già prima i suoi capezzoli mi sembravano grossi, ora erano diventati davvero enormi; larghi e lunghi come le levette del joypad della mia playstation, torreggiavano imponenti e carnosi.
“Che cazzo fai mamma! Copriti, è il tuo capo! Che penserebbe papà se fosse qui!” avrei voluto dirle, ma ancora una volta non riuscii a parlare.
Ero sicuro che Fabio si stesse godendo quello spettacolo sotto i suoi stupidi occhiali da sole ed io solo per questo avrei voluto ucciderlo ma contemporaneamente sentii il mio sangue ribollire nuovamente ed il viso diventare un’altra volta paonazzo.
Ero ancor più eccitato di prima e i miei respiri ripresero ad essere profondi ed il cuore iniziò nuovamente a battere all’impazzata.
Mi strinsi nuovamente il pene contraendo i muscoli dei glutei come prima.
Osservando i capezzoli duri di mamma l’immaginazione mi portò nuovamente lontano: Immaginavo di baciarli, sfiorarli con la punta della lingua e di succhiarli mentre Fabio e tutta la spiaggia ci guardavano vogliosi.
Il mio corpo fu percorso da una scarica elettrica e dall'inguine sentii crescere un’energia dirompente che stava via via risalendo.
Fu una sensazione meravigliosa che crebbe fino a travolgendomi e che ben presto divenne inarrestabile.
Sentii il linguine pulsare ed ad ogni pulsazione corrispose la fuoriuscita di liquido dalla sommità dal mio pene.
Resomi conto di quello che stava succedendo fui preso dal panico e tentai di stringere il cazzo più che potevo cercando di arginare gli schizzi all’interno del costume, ma ormai era troppo tardi.
Il liquido si riversò come un'inarrestabile emorragia all'interno del costume imbrattandolo e provocandomi un mix di sensazioni di godimento e panico.
Vidi allargare la macchia l’umido davanti allo sleep e istintivamente mi piegai su me stesso per tentare di nasconderla.
Ero nel panico più completo, preoccupato che qualcuno potesse capire cosa mi fosse successo, finché:
“Vieni a prendere un caffè al bar?” Disse Fabio a mamma
“Volentieri” Rispose che proseguì rivolgendosi a me: “ Tu resti qui Simi? ”
“Si” Risposi frettolosamente, preoccupato solo di non farmi scoprire.
Dopo le solite raccomandazioni e ordinandomi di non allontanarmi, mamma si sollevò in piedi mentre era ancora era con le sue tettone al vento, prese il reggiseno appeso sulle stecche dell’ombrellone e lo indossò mentre continuava a parlare con Fabio, poi si allontanarono insieme.
Rimasi immobile qualche istante e con la coda dell’occhio controllavo fossero abbastanza lontani, poi mi misi in piedi tentando di coprire con le mani la chiazza di umido davanti al costume e iniziai a correre in direzione del mare dove entrai finchè l'acqua non mi arrivò all'inguine.
Con due dita scansai nuovamente l’elastico del costume e guardai un’altra volta l’interno; il pene si era afflosciato ed era ricoperto da un liquido denso biancastro.
Mi sentii come svuotato, quasi stanco, come se avessi le gambe deboli e debilitate.
Ero cosciente di cosa mi era successo, sapevo che quello era il mio primo orgasmo e ne fui euforico: “Sono diventato un uomo” pensai compiaciuto.
Iniziai a strofinare e sciacquare con l’acqua di mare il costume lavando via lo sperma nel modo più accurato possibile, poi tornai verso l’ombrellone aspettando il ritorno di mamma.
Pensai a quello che mi era appena successo e mentre ero seduto sul lettino sdraio, iniziai a fantasticare nuovamente sulle tettone di mia madre immaginando che al suo ritorno si fosse messa nuovamente in topless ed immediatamente il mio pene si risvegliò tornando ad essere nuovamente duro.
Il tempo passava e di mamma e Fabio non c’era traccia, l’attesa mi sembrò interminabile così ad un certo punto decisi di andarli a cercare al bar della spiaggia ma una volta arrivato lì mi accorsi che loro non c'erano, così me ne tornai nei pressi dell’ombrellone.
Sentii la mia inquietudine crescere nuovamente, non mi piaceva non sapere dove fosse mamma e soprattutto non mi piaceva che se ne stesse sola con Fabio.
Dovetti aspettare un’altra mezz’ora finchè ad un certo punto, tra la selva di ombrelloni vidi mamma e Fabio che stavano venendo verso di me chiacchierando e ridendo allegramente:
“Eccoci qua!” Disse mamma, ma io furioso nemmeno risposi.
I due chiacchierarono ancora qualche istante, poi si salutarono e Fabio se ne andò.
Rimasti finalmente soli gli chiesi:
Ma dove sei stata tutto questo tempo?
A prendere il caffè al bar. Mi rispose
Ma sono venuto lì al bar e non c’eravate, dove eravate? Domandai.
Ma niente, ci siamo messi a fare due chiacchiere lì fuori, di lavoro sai… Rispose
Ero convinto che mamma e Fabio non fossero fuori dal bar, avevo controllato bene anche se era difficile avere una certezza di ciò visto la tanta gente che c’era fuori dal bar ma non insistetti oltre.
Mi accovacciai nuovamente a terra fingendo nuovamente di giocare con la sabbia sperando di vedere mamma ancora in topless ma ciò non avvenne, anzi dopo un po' indossò pure il copricostume per paura di scottarsi, o almeno così disse e rimase tutto il tempo vestita fino all'arrivo di mio padre la sera.
Fu comunque una giornata per me memorabile ma avevo come l'impressione di essere stato in spiaggia con due persone diverse: mamma prima del caffè per me inedita e la seconda dopo il caffè molto più familiare e mi chiesi per molto tempo il motivo….
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