La Zia
di
nonsonoio
genere
prime esperienze
Ho una famiglia numerosa, un sacco di zii e quasi tutti maschi. In quei tempi ci si frequentava parecchio, c’erano tutte le feste comandate, tante domeniche e pure le ferie di agosto; erano tutte occasioni per un divertimento sfrenato tra cugini, quanta nostalgia per quel periodo così innocente e spensierato. Una delle cugine, quella più vicina per età, tra le tantissime femmine quella con cui avevo più affiatamento, una sera mi tirò per la maglietta sotto al tavolo:
- Guarda ma non ti fare accorgere, da qui sotto si vedono le cosce delle zie ed anche le mutandine…
Non lo faceva con malizia, eravamo piccoli, lo fece semplicemente per condividere quella piccola scoperta. Questa innocentissima cosa mi turbò parecchio, in particolare una delle zie attirò la mia attenzione, non era la più bella né la più giovane, eppure mi resi conto subito di essere calamitato da Lei. Allora ero solo un bambino ma questa istintiva attrazione mutava di forma ed intensità man mano che crescevo, si tramutò piano piano in sofferenza. Questa innominabile zia non era di certo molto espansiva né così dolce di carattere e crescendo mi convinsi persino di starle piuttosto antipatico; io cercavo di essere il più furtivo possibile ma credo che alla fine se ne fosse accorta che la tampinavo e quindi, se c’era da coinvolgere uno dei nipoti in qualche sua iniziativa e ne aveva sovente, quel nipote non ero mai io.
Una mattina di agosto venne in ritardo al mare, si lasciò cadere trafelata sulla sdraio ed a quel punto si accorse di avere dimenticato la crema solare, io come al solito le stavo discretamente intorno, Lei guardò in giro e finalmente mi vide:
- P… sii gentile, mi presti la tua crema solare…
- veramente io non la uso…
- ah già, voi maschietti avete sempre questa pellaccia inscalfibile, puoi cercare nelle borse e vedere se ne trovi? …
- ti vado a prendere quella di mamma…
mi recai rapidamente in cabina e ritornai trionfante:
- grazie, sei un tesoro, dammi pure…
Era la prima volta che mi faceva una “smancera”, ebbi una erezione immediata e per evitare l’imbarazzo mi portai rapido alle sue spalle:
- ti do una mano dove non arrivi…
Lei sembrò un po' titubante ma dopo un lungo istante si staccò dallo schienale e spostò i capelli dalla nuca portandoseli in avanti:
- ok! …ma non esagerare con la quantità…
Cominciai a frizionarle la nuca, poi scesi sulle spalle, la zia negli anni aveva messo su qualche chiletto ma questo, se possibile, me la rendeva ancora più attizzante; quando arrivai alla sua schiena fu veramente troppo per me, era così morbida e con due piegoline ai lati, l’eccitazione mi annebbiò la mente, non fui più capace di riflettere, feci una cosa che definire assurda è poco: le sciolsi il nodo che legava il reggiseno; Lei capì immediatamente cosa stavo facendo, con le mani a coppa trattenne il costume e si girò furiosa verso di me:
- MA COSA CREDI…
con quel tono di voce che si usa quando si deve urlare in silenzio.
Io rimasi stranamente calmo, la guardai dritto negli occhi e senza dire nulla mi alzai e me ne andai in acqua.
Non successe nulla di quello che temevo, in fondo non era tipo da scenate, solo quando capitava di incrociare gli sguardi, e quella giornata capitò spesso, mi lanciava i suoi strali. Il giorno successivo andò più o meno allo stesso modo fino a quando, prima di cena, qualcuno mi incaricò di andare in cantina a prendere un paio bottiglie; mentre ero chino sulla fila inferiore sentii una presenza alle mie spalle, mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con Lei, mise gli occhi a fessura e partì improvvisamente con un ceffone bello forte:
- Sono due giorni che sto col nervoso per causa tua…
Aveva un fuoco nello sguardo che la rendeva sexy da morire; avevo una guancia rosso vivo ma se dovevo affogare nel ridicolo ecco, quello era il momento giusto…
- io sto anche peggio di te…e da molto più tempo…
Partì con un altro schiaffo ma stavolta le bloccai il polso, bloccai in sequenza anche l’altro e glieli portai dietro la schiena, ormai ero ben più forte, mi avvicinai al suo viso:
- questo schiaffo non me lo merito…
I suoi occhi mutarono, sentii i polsi che cessavano di forzare e allora li lasciai, non avevo alcuna esperienza di alcun genere ma il mio istinto mi diceva che non dovevo lasciarle scuse, mi avvicinai lento ma deciso verso le sue labbra, le diedi un bacio lieve, con mio stupore non si scostò affatto:
- tu sei suonato, potrei essere tua madre…
- che fortuna che non lo sei…
Le diedi un altro bacio, stavolta meno lieve, non si scostò neanche questa volta. Spostai con la mano la scollatura del prendisole e cominciai a baciarle il seno, da sopra, senza arrivare al capezzolo, aveva un odore inebriante, non so ancora come riuscii a non morderlo; mentre lo facevo mise una mano tra i miei capelli e me li frizionava facendomi arrapare all’inverosimile quindi, dopo un tempo indefinibile, si staccò e mi prese il viso con entrambe le mani:
- adesso basta, è troppo tempo che siamo qui sotto, porta su le bottiglie…
Sussurrava con quella voce da femmina eccitata che non dimenticherò mai e che, già da sola, bastava a sancire il mio trionfo ma fu a quel punto che mi lasciò basito: si tirò giù e con mano sicura tirò fuori il mio cazzo dal pantaloncino, senza esitare lo ingoiò fino a dopo la cappella e cominciò a succhiarlo con forza senza leccare o fare su e giù, solo succhiare, come se volesse rubarmi la benzina dal serbatoio; avrei dato tutto quel che avevo per prolungare quel momento ma quando piantò con decisione le sue unghie laccate sui miei glutei le scaricai in bocca tutta la mia voglia repressa di giovane maschio. Lei non fece una piega, ingoiò quasi tutto, sortì e mi cacciò la lingua in gola, quindi si staccò di nuovo:
- hai avuto quel che volevi, no?...
- non del tutto…
Mi guardò intensamente, stavolta sorridendo:
- hai una faccia da schiaffi che nemmeno ti immagini, andiamo su adesso…
La seguì dappresso mentre saliva i gradini, quel suo culo maestoso lo volevo e cazzo se lo ebbi.
- Guarda ma non ti fare accorgere, da qui sotto si vedono le cosce delle zie ed anche le mutandine…
Non lo faceva con malizia, eravamo piccoli, lo fece semplicemente per condividere quella piccola scoperta. Questa innocentissima cosa mi turbò parecchio, in particolare una delle zie attirò la mia attenzione, non era la più bella né la più giovane, eppure mi resi conto subito di essere calamitato da Lei. Allora ero solo un bambino ma questa istintiva attrazione mutava di forma ed intensità man mano che crescevo, si tramutò piano piano in sofferenza. Questa innominabile zia non era di certo molto espansiva né così dolce di carattere e crescendo mi convinsi persino di starle piuttosto antipatico; io cercavo di essere il più furtivo possibile ma credo che alla fine se ne fosse accorta che la tampinavo e quindi, se c’era da coinvolgere uno dei nipoti in qualche sua iniziativa e ne aveva sovente, quel nipote non ero mai io.
Una mattina di agosto venne in ritardo al mare, si lasciò cadere trafelata sulla sdraio ed a quel punto si accorse di avere dimenticato la crema solare, io come al solito le stavo discretamente intorno, Lei guardò in giro e finalmente mi vide:
- P… sii gentile, mi presti la tua crema solare…
- veramente io non la uso…
- ah già, voi maschietti avete sempre questa pellaccia inscalfibile, puoi cercare nelle borse e vedere se ne trovi? …
- ti vado a prendere quella di mamma…
mi recai rapidamente in cabina e ritornai trionfante:
- grazie, sei un tesoro, dammi pure…
Era la prima volta che mi faceva una “smancera”, ebbi una erezione immediata e per evitare l’imbarazzo mi portai rapido alle sue spalle:
- ti do una mano dove non arrivi…
Lei sembrò un po' titubante ma dopo un lungo istante si staccò dallo schienale e spostò i capelli dalla nuca portandoseli in avanti:
- ok! …ma non esagerare con la quantità…
Cominciai a frizionarle la nuca, poi scesi sulle spalle, la zia negli anni aveva messo su qualche chiletto ma questo, se possibile, me la rendeva ancora più attizzante; quando arrivai alla sua schiena fu veramente troppo per me, era così morbida e con due piegoline ai lati, l’eccitazione mi annebbiò la mente, non fui più capace di riflettere, feci una cosa che definire assurda è poco: le sciolsi il nodo che legava il reggiseno; Lei capì immediatamente cosa stavo facendo, con le mani a coppa trattenne il costume e si girò furiosa verso di me:
- MA COSA CREDI…
con quel tono di voce che si usa quando si deve urlare in silenzio.
Io rimasi stranamente calmo, la guardai dritto negli occhi e senza dire nulla mi alzai e me ne andai in acqua.
Non successe nulla di quello che temevo, in fondo non era tipo da scenate, solo quando capitava di incrociare gli sguardi, e quella giornata capitò spesso, mi lanciava i suoi strali. Il giorno successivo andò più o meno allo stesso modo fino a quando, prima di cena, qualcuno mi incaricò di andare in cantina a prendere un paio bottiglie; mentre ero chino sulla fila inferiore sentii una presenza alle mie spalle, mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con Lei, mise gli occhi a fessura e partì improvvisamente con un ceffone bello forte:
- Sono due giorni che sto col nervoso per causa tua…
Aveva un fuoco nello sguardo che la rendeva sexy da morire; avevo una guancia rosso vivo ma se dovevo affogare nel ridicolo ecco, quello era il momento giusto…
- io sto anche peggio di te…e da molto più tempo…
Partì con un altro schiaffo ma stavolta le bloccai il polso, bloccai in sequenza anche l’altro e glieli portai dietro la schiena, ormai ero ben più forte, mi avvicinai al suo viso:
- questo schiaffo non me lo merito…
I suoi occhi mutarono, sentii i polsi che cessavano di forzare e allora li lasciai, non avevo alcuna esperienza di alcun genere ma il mio istinto mi diceva che non dovevo lasciarle scuse, mi avvicinai lento ma deciso verso le sue labbra, le diedi un bacio lieve, con mio stupore non si scostò affatto:
- tu sei suonato, potrei essere tua madre…
- che fortuna che non lo sei…
Le diedi un altro bacio, stavolta meno lieve, non si scostò neanche questa volta. Spostai con la mano la scollatura del prendisole e cominciai a baciarle il seno, da sopra, senza arrivare al capezzolo, aveva un odore inebriante, non so ancora come riuscii a non morderlo; mentre lo facevo mise una mano tra i miei capelli e me li frizionava facendomi arrapare all’inverosimile quindi, dopo un tempo indefinibile, si staccò e mi prese il viso con entrambe le mani:
- adesso basta, è troppo tempo che siamo qui sotto, porta su le bottiglie…
Sussurrava con quella voce da femmina eccitata che non dimenticherò mai e che, già da sola, bastava a sancire il mio trionfo ma fu a quel punto che mi lasciò basito: si tirò giù e con mano sicura tirò fuori il mio cazzo dal pantaloncino, senza esitare lo ingoiò fino a dopo la cappella e cominciò a succhiarlo con forza senza leccare o fare su e giù, solo succhiare, come se volesse rubarmi la benzina dal serbatoio; avrei dato tutto quel che avevo per prolungare quel momento ma quando piantò con decisione le sue unghie laccate sui miei glutei le scaricai in bocca tutta la mia voglia repressa di giovane maschio. Lei non fece una piega, ingoiò quasi tutto, sortì e mi cacciò la lingua in gola, quindi si staccò di nuovo:
- hai avuto quel che volevi, no?...
- non del tutto…
Mi guardò intensamente, stavolta sorridendo:
- hai una faccia da schiaffi che nemmeno ti immagini, andiamo su adesso…
La seguì dappresso mentre saliva i gradini, quel suo culo maestoso lo volevo e cazzo se lo ebbi.
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