La zia III parte
di
nonsonoio
genere
prime esperienze
LA ZIA III parte
Mentre tornavamo al Lido mi sistemò i capelli con la mano:
-devo dirti una cosa…lo sai che stasera torna tuo Zio per le ferie…
Quello era un colpo veramente basso, non avevo assolutamente riflettuto su questa eventualità:
-nooooo, e adesso cosa succederà…
-quello che sapevi benissimo che sarebbe successo: che tu farai il bravo nipotino ed io farò la brava zia ed anche la brava moglie…
-ma noi non lo siamo… replicai
-no infatti, non lo siamo per niente…ma lo faremo lo stesso…
La guardai smarrito, non sapevo cosa dire, non c’era niente da dire in effetti
-levati subito questa faccia da cane bastonato, è proprio così che mi hai fregata…ti prego, ti supplico anzi, non mettermi nei guai, le conseguenze sarebbero incalcolabili per entrambi…
-mi stai chiedendo di sparire?... le chiesi con timore
-non c’è nessun bisogno di sparire, sei un ragazzo ben più maturo della tua età, lo sei sempre stato, saprai capire da solo come ci si dovrà comportare…
-ma io, adesso, ti voglio troppo…
-sono io che ti voglio troppo, mi sento in subbuglio da quanto ti voglio…ma non ti posso promettere nulla, sii paziente…
Arrivati a destinazione me ne rimasi in disparte, quella notizia mi aveva ammosciato del tutto. Lei mi covava con lo sguardo, per quanto lo permettevano le sue figlie che erano ancora bambine; a tavola se ne uscì con una sparata:
-mmmh che buona! la migliore anguria che abbia mai mangiato…
Mi fece ridere, le altre cognate la presero in giro per l’esagerazione, alcune le chiesero se avesse iniziato una dieta, erano parecchi giorni che la vedevano nutrirsi di sola aria:
-ho troppe cose per la testa! … rispose, lanciandomi una occhiata furtiva
Dopo pranzo andò via, doveva prelevare il marito in aeroporto; per la sera non tornarono ed a me rodeva il culo dalla gelosia. L’indomani fecero parecchio tardi ma tanto non si faceva pranzo, io non mi curai di andare a salutare, ero troppo incazzato, mi raggiunse mentre ero da solo in cucina nell’intento di prepararmi abusivamente un panino:
-buon giorno… mi fece -cosa mangi, fammi assaggiare…
Venne vicina ma, invece di un morso al panino, prese il mio dito anulare in bocca come a fare un pompino, quindi mi sussurrò pianissimo:
- ti ho preso una cosa, mentre la sceglievo mi sono eccitata tantissimo…
Quindi mi diede un pacchettino blu:
-non farti vedere, indossalo o nascondilo…
Arrivava qualcuno e dovemmo separarci, io sbirciai nella confezione, era un costume a pantaloncino, grigio scuro, mi sentii emozionato, la mia splendida femmina mi aveva fatto un regalo da maschio adulto.
Intorno alle 19 si tornò tutti dal mare, c’era da fare la fila per le docce, Lei si andò a distendere su un lettino, nella veranda coperta. Erano tutti intorno a fare confusione, io mi misi seduto sui gradini di ingresso a godermela indisturbato: quell’anno aveva accorciato i capelli a mezza spalla, li aveva anche schiariti un pochino anche se, di base, era quasi bionda. Il suo punto forte erano le cosce, ben tornite, ed il culo anche, sapevo che da ragazza aveva fatto danza, allora non usava che le femmine facessero sport, aveva una statura media e delle belle proporzioni, solo i fianchi un tantino più larghi come impone la razza mediterranea. Poi c’era il viso, bello e deciso, non da femmina remissiva, il suo sguardo era quasi sfrontato, fino a pochi giorni prima mi aveva sempre intimidito, adesso (ma forse mi illudevo soltanto) mi sembrava che, quando era rivolto a me, si addolcisse di tanto.
A quel punto incrociammo gli sguardi, aveva una espressione languida, prese ad aggiustarsi il costume con gesti minimi, senza mai perdere il contatto visivo; in realtà, più che aggiustarsi, spostava sapientemente la poca stoffa di cui era vestita, mi regalava lembi di pelle bianca, dal seno fino quasi ai capezzoli e poi giù, allentò un pochino il laccio e vennero fuori dei morbidi peli, prima da un lato poi dall’altro, poi fingendo di sistemarsi meglio infilò due dita sotto allo slip a lisciarseli per qualche istante. Mi lanciò un ultimo intenso sguardo quindi si avvolse nel telo da mare e mi passò a due centimetri dalla faccia dirigendosi verso la doccia. Io rimasi tramortito, l’immagine di Lei che si accarezzava mi tormentò per tutta la serata, verso mezzanotte i maschi adulti iniziarono lo scopone scientifico, era una tradizione consolidata; Lei disse a Zio che le bambine erano stanche e dovevano andare a letto, Lui le chiese di trovarsi un accompagno “che era in vacanza e si doveva divertire”. Mia madre “graaazie mammina!!!” le offrì un passaggio, toccava a me di accompagnarla mentre anche mio padre rimaneva a giocare. Accettò di buon grado, prese le sue cose e mi chiese di aiutarla con le borse, mentre andavamo verso l’auto mi sussurrò:
-lascia tua mamma e poi vieni, non suonare assolutamente, ti apro io…
Mi si rizzò immediatamente il cazzo, lasciai Zia e le bambine, portai mamma a casa e le dissi che tornavo indietro ad aspettare il babbo quindi, a 100 km, all’ora tornai da Lei. Non parcheggiai nel vialetto, restai fuori e feci due lampeggi, vidi nel semi buio la porta aprirsi leggermente, con il cuore in gola mi diressi alla casa dove mi aspettava dietro l’uscio:
-non fare un fiato…mi intimò –vai nel garage e aspettami lì, non accendere le luci ma fai attenzione a non rompere niente…
Dovetti attendere una mezz’ora buona, poggiato all’auto sentivo le bimbe protestare per il sonno poi, finalmente, il silenzio… quando arrivò mi prese quasi un colpo, dalla finestra dell’ammezzato filtrava solo un poco di luce lunare, in controluce sembrava una Dea, a piedi nudi e senza nulla addosso a parte un négligé talmente trasparente da sembrare un sospiro. Mi aderì addosso tenendo le braccia dritte sulle mie spalle e lasciando penzolare le mani, senza dire verbo mi baciò come se volesse bermi, io con le mani perlustravo il suo corpo, non c’era distinzione tra il velo dell’indumento e la seta della sua pelle. Si staccò da me e tirandomi in avanti aprì lo sportello posteriore quindi si mise distesa sul sedile, io mi stavo adagiando su di Lei ma mi bloccò la testa con entrambe le mani e mi portò decisa la faccia tra le sue calde cosce, bene aperte; un odore potente di femmina mi travolse e mi stravolse, cominciai a mangiarle la figa come un ossesso ma più io strusciavo la mia faccia più mi attirava a sé con le mani, durò pochi istanti, si portò una mano alla bocca a soffocare il più possibile un rantolo animalesco, quindi inarcò la schiena e mi inondò letteralmente del suo orgasmo, io non le diedi alcuna tregua, mi misi in piedi e la tirai con forza verso di me, le sollevai le gambe e mi appoggiai ad esse, quindi le entrai nel culo da davanti senza il minimo riguardo, sono sicuro di averle fatto male ma sopportò tutto senza fare un fiato, feci solo tre pompate (come avrei mai potuto fare di più) e le sborrai dentro con tale intensità che mi venne persino il capogiro.
Mi attirò a sé e mi strinse forte, frizionandomi la nuca.
Mentre tornavamo al Lido mi sistemò i capelli con la mano:
-devo dirti una cosa…lo sai che stasera torna tuo Zio per le ferie…
Quello era un colpo veramente basso, non avevo assolutamente riflettuto su questa eventualità:
-nooooo, e adesso cosa succederà…
-quello che sapevi benissimo che sarebbe successo: che tu farai il bravo nipotino ed io farò la brava zia ed anche la brava moglie…
-ma noi non lo siamo… replicai
-no infatti, non lo siamo per niente…ma lo faremo lo stesso…
La guardai smarrito, non sapevo cosa dire, non c’era niente da dire in effetti
-levati subito questa faccia da cane bastonato, è proprio così che mi hai fregata…ti prego, ti supplico anzi, non mettermi nei guai, le conseguenze sarebbero incalcolabili per entrambi…
-mi stai chiedendo di sparire?... le chiesi con timore
-non c’è nessun bisogno di sparire, sei un ragazzo ben più maturo della tua età, lo sei sempre stato, saprai capire da solo come ci si dovrà comportare…
-ma io, adesso, ti voglio troppo…
-sono io che ti voglio troppo, mi sento in subbuglio da quanto ti voglio…ma non ti posso promettere nulla, sii paziente…
Arrivati a destinazione me ne rimasi in disparte, quella notizia mi aveva ammosciato del tutto. Lei mi covava con lo sguardo, per quanto lo permettevano le sue figlie che erano ancora bambine; a tavola se ne uscì con una sparata:
-mmmh che buona! la migliore anguria che abbia mai mangiato…
Mi fece ridere, le altre cognate la presero in giro per l’esagerazione, alcune le chiesero se avesse iniziato una dieta, erano parecchi giorni che la vedevano nutrirsi di sola aria:
-ho troppe cose per la testa! … rispose, lanciandomi una occhiata furtiva
Dopo pranzo andò via, doveva prelevare il marito in aeroporto; per la sera non tornarono ed a me rodeva il culo dalla gelosia. L’indomani fecero parecchio tardi ma tanto non si faceva pranzo, io non mi curai di andare a salutare, ero troppo incazzato, mi raggiunse mentre ero da solo in cucina nell’intento di prepararmi abusivamente un panino:
-buon giorno… mi fece -cosa mangi, fammi assaggiare…
Venne vicina ma, invece di un morso al panino, prese il mio dito anulare in bocca come a fare un pompino, quindi mi sussurrò pianissimo:
- ti ho preso una cosa, mentre la sceglievo mi sono eccitata tantissimo…
Quindi mi diede un pacchettino blu:
-non farti vedere, indossalo o nascondilo…
Arrivava qualcuno e dovemmo separarci, io sbirciai nella confezione, era un costume a pantaloncino, grigio scuro, mi sentii emozionato, la mia splendida femmina mi aveva fatto un regalo da maschio adulto.
Intorno alle 19 si tornò tutti dal mare, c’era da fare la fila per le docce, Lei si andò a distendere su un lettino, nella veranda coperta. Erano tutti intorno a fare confusione, io mi misi seduto sui gradini di ingresso a godermela indisturbato: quell’anno aveva accorciato i capelli a mezza spalla, li aveva anche schiariti un pochino anche se, di base, era quasi bionda. Il suo punto forte erano le cosce, ben tornite, ed il culo anche, sapevo che da ragazza aveva fatto danza, allora non usava che le femmine facessero sport, aveva una statura media e delle belle proporzioni, solo i fianchi un tantino più larghi come impone la razza mediterranea. Poi c’era il viso, bello e deciso, non da femmina remissiva, il suo sguardo era quasi sfrontato, fino a pochi giorni prima mi aveva sempre intimidito, adesso (ma forse mi illudevo soltanto) mi sembrava che, quando era rivolto a me, si addolcisse di tanto.
A quel punto incrociammo gli sguardi, aveva una espressione languida, prese ad aggiustarsi il costume con gesti minimi, senza mai perdere il contatto visivo; in realtà, più che aggiustarsi, spostava sapientemente la poca stoffa di cui era vestita, mi regalava lembi di pelle bianca, dal seno fino quasi ai capezzoli e poi giù, allentò un pochino il laccio e vennero fuori dei morbidi peli, prima da un lato poi dall’altro, poi fingendo di sistemarsi meglio infilò due dita sotto allo slip a lisciarseli per qualche istante. Mi lanciò un ultimo intenso sguardo quindi si avvolse nel telo da mare e mi passò a due centimetri dalla faccia dirigendosi verso la doccia. Io rimasi tramortito, l’immagine di Lei che si accarezzava mi tormentò per tutta la serata, verso mezzanotte i maschi adulti iniziarono lo scopone scientifico, era una tradizione consolidata; Lei disse a Zio che le bambine erano stanche e dovevano andare a letto, Lui le chiese di trovarsi un accompagno “che era in vacanza e si doveva divertire”. Mia madre “graaazie mammina!!!” le offrì un passaggio, toccava a me di accompagnarla mentre anche mio padre rimaneva a giocare. Accettò di buon grado, prese le sue cose e mi chiese di aiutarla con le borse, mentre andavamo verso l’auto mi sussurrò:
-lascia tua mamma e poi vieni, non suonare assolutamente, ti apro io…
Mi si rizzò immediatamente il cazzo, lasciai Zia e le bambine, portai mamma a casa e le dissi che tornavo indietro ad aspettare il babbo quindi, a 100 km, all’ora tornai da Lei. Non parcheggiai nel vialetto, restai fuori e feci due lampeggi, vidi nel semi buio la porta aprirsi leggermente, con il cuore in gola mi diressi alla casa dove mi aspettava dietro l’uscio:
-non fare un fiato…mi intimò –vai nel garage e aspettami lì, non accendere le luci ma fai attenzione a non rompere niente…
Dovetti attendere una mezz’ora buona, poggiato all’auto sentivo le bimbe protestare per il sonno poi, finalmente, il silenzio… quando arrivò mi prese quasi un colpo, dalla finestra dell’ammezzato filtrava solo un poco di luce lunare, in controluce sembrava una Dea, a piedi nudi e senza nulla addosso a parte un négligé talmente trasparente da sembrare un sospiro. Mi aderì addosso tenendo le braccia dritte sulle mie spalle e lasciando penzolare le mani, senza dire verbo mi baciò come se volesse bermi, io con le mani perlustravo il suo corpo, non c’era distinzione tra il velo dell’indumento e la seta della sua pelle. Si staccò da me e tirandomi in avanti aprì lo sportello posteriore quindi si mise distesa sul sedile, io mi stavo adagiando su di Lei ma mi bloccò la testa con entrambe le mani e mi portò decisa la faccia tra le sue calde cosce, bene aperte; un odore potente di femmina mi travolse e mi stravolse, cominciai a mangiarle la figa come un ossesso ma più io strusciavo la mia faccia più mi attirava a sé con le mani, durò pochi istanti, si portò una mano alla bocca a soffocare il più possibile un rantolo animalesco, quindi inarcò la schiena e mi inondò letteralmente del suo orgasmo, io non le diedi alcuna tregua, mi misi in piedi e la tirai con forza verso di me, le sollevai le gambe e mi appoggiai ad esse, quindi le entrai nel culo da davanti senza il minimo riguardo, sono sicuro di averle fatto male ma sopportò tutto senza fare un fiato, feci solo tre pompate (come avrei mai potuto fare di più) e le sborrai dentro con tale intensità che mi venne persino il capogiro.
Mi attirò a sé e mi strinse forte, frizionandomi la nuca.
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