Zia Lia

di
genere
incesti

Avevo 27 anni e Lei mi aveva lasciato, con una telefonata, per fortuna allora non c’erano i telefonini; molti anni dopo un’altra tizia lo avrebbe pure fatto con un sms… ma questa è un’altra storia. Avevo 27 anni e stavo malissimo, quella però (anche se allora non me ne rendevo affatto conto) era l’età dell’oro, un’imperiosa voglia alimentava ogni mio respiro.
Cominciai a prendermi più cura di me stesso, oltre allo sport che già praticavo, i risultati furono buoni, direi. Vivevo all’epoca con un mio collega, condividevamo le spese ed anche delle avventure piuttosto divertenti, niente alcool né tantomeno droghe, allora tutte queste stronzate non erano così fighe come sono ritenute oggi; ai nostri occhi, come a quelli delle ragazze che frequentavamo, erano considerate una roba da sfigati. Tutto sommato quindi, al netto di quel dolore latente (che sarebbe durato ancora per un bel po') le cose andavano passabilmente bene.
Una bella mattina mi telefonò mia madre; dopo la solita reprimenda sul fatto che non mi facessi mai vivo (aveva ragione) venne subito al dunque: serviva che dessi una mano a zia Lia, doveva seguire una cura ed alle iniezioni dovevo pensarci io.
-ma perché cavolo hai proposto me, io lavoro, non ho tempo…
-come no, sei l’unico che lavora a questo mondo…tua zia non abita lontano, puoi benissimo farlo nella pausa pranzo… non ti chiedo mai niente quindi fallo e basta!... appuntati il numero…a proposito: ha una paura irrazionale di queste cose, cerca di essere delicato, non come tuo solito…
Zia Lia era la sorella minore di mia mamma, manco sapevo la sua età ma, a prescindere, chiunque fosse più che trentenne era da me considerato un vecchio, senza alcun distinguo; viveva sola, da molti anni, nella mia stessa città ma, dacché ero venuto ad abitarvi, non ci eravamo mai visti né sentiti; anche prima, del resto, non è che la avessi incontrata in molte occasioni: zero confidenza. Era sempre stata indipendente e piuttosto distaccata dal resto della famiglia; In proposito mia madre, quando si incazzava, mi apostrofava così:
-sei spiccicato mia sorella Lia!... e non lo intendeva in senso positivo.
L’indomani la chiamai, fu assolutamente neutra proprio come la ricordavo, mi spiegò l’indirizzo e restammo per il dopo pranzo. Alle 14 in punto bussai alla sua porta, aprì e mi accolse senza nemmeno un sorriso, mi osservò però quasi sorpresa:
-quanto tempo, sei cresciuto…ed anche bene, direi…
-grazie zia, anch’io ti trovo bene…
Era vero, non erano convenevoli, zia Lia non era certo una Miss ma si teneva bene, aveva qualche chiletto in più ma non era grassa, quei chili li aveva ben distribuiti, il fatto di essere single faceva sì che fosse più curata rispetto alle sue sorelle. Mentre seguivo il suo lento incedere verso il centro della stanza potei ammirare le sue sinuose curve, ben fasciate dal semplice vestito da casa che indossava, le stava benissimo; indossava anche dei sandali con la zeppa di colore beige che calamitarono il mio sguardo: “zia Lia” … pensai “non è affatto male!”...
-Grazie!... disse Lei, girandosi verso di me e mettendo una mano sul fianco
-Grazie di cosa, zia…le chiesi perplesso
-Di esserti prestato…rispose lei, finalmente con un sorriso, anche se appena accennato. Immaginai invece che la sua risposta fosse stata del tipo: “grazie dell’occhiata che mi hai dato, vado bene?” avevo la netta impressione che leggesse con precisione nei miei pensieri, una cosa piuttosto inverosimile. Continuammo a guardarci negli occhi, con i sandali mi arrivava quasi a pari, io sapevo che lo stavo facendo, ma anche Lei mi guardava in un modo che mi era capitato pochissime volte, come a comunicarmi in modo sfacciato che le piacevo, a confermare questa mia ardita tesi con una mano si aggiustò pure i capelli, era come se io e lei ci “vedessimo” per la prima volta …
-come mai, a dire di tua madre, saresti un così bravo infermiere?... mi apostrofò
-macché infermiere, so fare solo le iniezioni, ha preteso Lei che imparassi ed allenarsi sul suo culone, non è stato per niente difficile… stavolta rise, ma in maniera sempre piuttosto controllata…
-ma è vero quello che dice mamma, che ti fanno paura?... le chiesi
-sì, è abbastanza vero, non mi sento affatto a mio agio…
-ma hai paura tipo: il culo contratto al punto da non fare entrare l’ago o tipo: scappartene via con la siringa attaccata? …
-forse la seconda che hai detto… rise -ti prego, spiegami bene che devo fare… aggiunse preoccupata
-devi solo cercare di rilassarti…
Vederla così in ambasce solleticò il mio latente sadismo, avrei potuto benissimo praticarle l’iniezione con Lei in piedi, poggiata al lavello della cucina, una roba da 30 secondi al massimo, invece decisi di tirarla un po' per le lunghe:
-dov’è l’occorrente… le chiesi
-in camera da letto…
-bene, allora andiamo pure…
-mi fai prima un favore... mi chiese – potresti togliere le scarpe…
-certo Zia… risposi “e io le toglierei a te” … pensai
Seguendola attraverso il disimpegno deviai in bagno per lavare per bene le mani, quindi la trovai ai piedi del letto che non sapeva cosa fare…
-solleva un po' il vestito e ti distendi a pancia sotto…
Sollevò lentamente il vestito e le sue bianchissime cosce mi apparvero per la prima volta, cominciavo a sentire una certa eccitazione, una volta che fu distesa mise le mani sulle mutandine…
-devo abbassarle?... mi chiese
-faccio io, pensa soltanto a rilassarti…
Lei abbracciò il cuscino, io mi sedetti accanto, presi ai lati il suo intimo e lo abbassai, lentissimamente, ben oltre il necessario; avrei potuto benissimo tirar giù soltanto un lembo, arrivai invece ben oltre il sacro buchetto, non lo vedevo ma lo intuivo, l’eccitazione continuava a montare, mi serviva un approccio giusto un tantino più esplicito …
-mi hai fatto togliere le scarpe e tu ci monti pure sul letto… le dissi
-sono da casa… protestò –non ci vado a spasso…
Le presi un piede e lo sollevai leggermente, quindi le sfilai delicatamente il sandalo, sapevo che era una cosa non strettamente inerente ma fino a lì ci poteva stare, aveva delle caviglie non proprio sottili ed il calcagno era leggermente ruvido, lo sentii sfiorandolo con le dita, questa cosa mi mandò letteralmente il cazzo in orbita; bagnai con l’alcool un batuffolo di cotone e preparai la siringa ma la poggiai sul comodino, volevo le mani libere, le massaggiai le natiche invece di disinfettare la parte destinata all’ago, ormai eccitatissimo, non mi curai affatto che si accorgesse che, di fatto, le stavo palpando il culo; Lei rimase tranquilla, solo quando finalmente infilai l’ago ebbe un movimento impercettibile…
-sei stato proprio bravo… mi disse
-adesso, però, devo massaggiare un po', questa fiala è parecchio densa e potrebbe causarti un crampo… risposi
quindi continuai a massaggiareaccarezzare quel suo culetto così morbido e bianco, non mi riusciva proprio di smettere; sapevo di avere ormai superato ogni “ragionevole tempo” ma Lei non dava affatto segni di una legittima impazienza, mi convinsi che avrei potuto osare “l’inosabile”, allargai leggermente i lombi e finalmente mi apparve quello che in quel preciso istante era la cosa più desiderata, mi montò l’insopprimibile bisogno di poggiare la lingua su quel buchetto, perfetto, simmetrico e di color “rosa antico”; non appena lo sfiorai, prima con un pollice, poi con l’altro, sentii un impercettibile “mmmhhh” provenire dalle sue labbra, stavo ammattendo, avvicinai la lingua ma prima di poggiarla al suo buchetto, quando già ero a pochissimo da lì, mi venne la paura che quello fosse il punto di non ritorno di tutta la surreale situazione, allora le chiesi con un fil di voce:
-posso Zia?...
Lei sollevò un pochino la testa e, girandosi verso di me, disse soltanto:
-hai finito?...
Io, paonazzo, le sistemai rapidamente l’intimo e mi alzai dal letto per consentirle di sortire da lì, ero imbarazzato ed anche piuttosto impaurito, la scrutai fuggevolmente in viso ed abbassai lo sguardo, la sua espressione non mostrava niente di particolare, era neutra come suo solito, per fortuna, aggiungerei…
-domani torni?... chiese con un lievissimo sorriso, tranquilla come se niente fosse successo. La botta di paura, grazie a questo suo atteggiamento, stava rapidamente svanendo, senza guardarla risposi:
-in pausa pranzo ho dei rilievi da fare, potrei passare dopo cena…
-vieni per cena…rispose, sempre con quel lieve sorriso che, ormai lo avevo capito, mi intrigava da matti
-va bene…mi riuscì solo di pronunciare
Mi spostai in soggiorno e mi sedetti sul divano per rimettere le scarpe, mentre le indossavo venne vicino, mi ritrovai con le sue bianche cosce in prossimità della mia faccia, odorava di buono; mi alzai a malincuore da lì…
-Allora io vado, zia…
-a domani, non ti preoccupare per l’ora, preparo qualcosa di freddo… mi accompagnò alla porta e mi diede un bacio sulla guancia
Passai il resto della giornata totalmente deconcentrato, ripetevo mentalmente quei momenti: assurdo, inverosimile al punto che, se ne avessi raccontato al mio coinquilino, di certo non mi avrebbe creduto. Sicuramente qualcosa la avevo fatta bene, mica succede tutti i giorni che una vera zia (vera proprio, con tutti i crismi) si lasciasse sfiorare la cosa più intima, ovvero quel suo magnifico buchetto; ogni volta che ritornavo a questo particolare mi tirava immediatamente il cazzo. Qualcosa però avevo sbagliato, perché la zietta mi aveva fermato, non doveva essere un errore così madornale, non si era neanche adirata (e ne avrebbe avuto tutti i motivi) ma il fatto che si trattasse di un errore piccolo, mi rendeva impossibile individuarlo.
Non fu una notte proprio tranquilla, dormii anche poco, mi ritrovai in uno stato di eccitazione che, solo un gradino oltre, in altre situazioni mi aveva portato alla febbre. Mentre bussavo alla sua porta non avevo ancora stabilito se era meglio seguire l’istinto oppure temporeggiare ed osservare più attentamente le sue mosse; quando me la ritrovai davanti mi sorpresi di quanto un sorriso così freddo riuscisse così facilmente a muovermi il sangue:
-ciao zia…
-ciao nipote, è andata bene la giornata?...
Aveva lo stesso vestito, del mio colore preferito tra l’altro: grigio scuro, e le stesse zeppe che tanto mi intrigavano; le fui grato di questo, era come avere una seconda chance su una cosa dove c’era solo da limare, invece che rifare tutto ripartendo da zero.
Lei aspettò paziente che finissi di scrutarla, dandomi nuovamente l’impressione di leggermi nel pensiero, mi resi conto che era proprio questa cosa ad instaurare la connessione in maniera così immediata:
-hai fame?... mi chiese
-tantissima, ma se sei d’accordo direi di toglierci il pensiero… non ce la facevo proprio ad aspettare
-si, d’accordo, tanto è tutto pronto…
Sedetti sul divano e mi chinai per togliere le scarpe, Lei si fece vicina anche stavolta, a quel punto capii: non dovevo chiedere, non dovevo parlare, dovevo solo agire, senza fretta, apparentemente senza alcun trasporto, adeguandomi al suo modo di fare. Con la mano le sfiorai la parte interna della coscia, molto vicino all’intimo ed alzai lo sguardo, da parte sua nessuna reazione, mi guardò tranquilla quindi si girò dirigendosi verso la camera; Io tolsi le scarpe e la seguii, la trovai che mi aspettava in piedi vicino al letto, alzò lentamente il vestito e si distese a pancia in giù; mi sedetti accanto e le abbassai l’intimo, stavolta lo portai proprio giù, fino a metà di quelle cosce stupende, le carezzai il culo ed allargai il solco, a scoprire per bene il suo buchetto, il tutto senza fretta, quasi ad officiare un rito, un rito in verità assai pagano; mi avvicinai con la lingua, lentissimamente, un millimetro alla volta; quando la poggiai finalmente sentii nuovamente un sommesso “mmmhhh”, cominciai a lappare muovendo la lingua come un gattino che beve l’acqua, mi presi tutto il tempo, sono sicuro che avrei potuto leccarle il culo tutta la notte e Lei non si sarebbe mossa da lì, ad un certo punto però non potei più aspettare, il mio cazzo reclamava la sua urgenza; sempre seduto tolsi la maglietta e sbottonai la patta finalmente a liberare la mia erezione, mi resi conto che, per le mie intenzioni, i pantaloni parzialmente giù mi avrebbero ostacolato quindi, con un unico movimento, mi liberai di questi e dell’intimo e li scalciai a distanza; fu l’unico movimento orgasmico che mi permisi, mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e indietreggiando piano le sfilai le mutandine, Lei sollevò entrambi i piedi per far sì che le togliessi senza allontanarmi, quando mi ritrovai entrambe le caviglie vicino alla bocca, leccai dalla parte del malleolo e dovetti forzarmi parecchio per non morderle, allargai le sue gambe e poggiai la punta del cazzo allo sfintere, a quel punto lei si girò verso di me:
-sarebbe la prima volta…
-anche per me… le risposi
Entrai tutto dentro di Lei, senza sforzo ne resistenza alcuna, era evidente che mi voleva…e mi voleva tanto, la scopai profondamente, completamente, la baciai sul collo…
-sto per venire, Zia… le sussurrai
Lei portò una mano sotto e prese a pasturarsi per bene la figa, mentre finalmente le venivo nelle viscere un “mmmhhhh” più sommesso ed intenso mi chiarì che era venuta anche Lei, nello stesso istante e con la stessa intensità…che meraviglia!
Mi sfilai e mi distesi supino accanto, Lei si girò di lato ad osservare la mia espressione beata…
-che nipote carino che ho… disse, e mi baciò lievemente sulla bocca, solo con una punta di lingua
-mi è venuta una gran fame… le dissi
-ci può stare… rispose -ma non dimentichi qualcosa?...
-si, di dirti che sei una meraviglia… risposi
-molte grazie, ma non intendevo questo: devo ancora fare l’iniezione!...
Scoppiammo a ridere…





scritto il
2024-04-11
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