La Zia 2ª parte
di
nonsonoio
genere
prime esperienze
La Zia - II parte
Salite le scale, prima di aprire la porta della cantina, si girò verso di me:
- ascoltami bene: non fare il bambino, comportati come se nulla fosse, altrimenti ci metterai solo nei guai, abbiamo fatto una cosa veramente grossa …
- ok Zia, ho capito…
Lei assunse una espressione severa:
- guarda che è una cosa seria…
- lo so, non sono stupido, posso avere un altro bacio?...
- assolutamente no, ti ho appena detto che non devi fare il bambino…aspetta due minuti prima di uscire…
quindi mi voltò le spalle ed aprì la porta.
Quella sera non toccai cibo, mi sentivo fluttuare a qualche centimetro da terra, non sono nemmeno sicuro di aver dato risposte sensate a quelli che mi rivolgevano la parola. Mi mantenevo a debita distanza ma ogni volta che dirigevo lo sguardo nella sua direzione trovavo immancabilmente il suo, quando fu sicura di non essere vista mimò un impercettibile bacio, sentii il mio cuore gonfio di felicità…ed il mio cazzo partire verso la luna. Realizzai che per quella sera non avrei ottenuto di più dalla mia Dea, allora smisi di cercare una connessione e mi dedicai ad altro, sperando di distrarmi. C’erano in gruppo anche le cugine delle cugine, mi misi a scherzare con loro, l’esperienza appena vissuta aveva spostato in avanti la mia sicurezza, una roba tipo: “che mi importa se mi dai buca, tanto ho ben di meglio”; la cosa sembrava funzionare, per la prima volta nella mia vita mi sentivo figo, mi invitarono addirittura ad accompagnarle in discoteca per l’indomani, non lo avevano mai fatto prima.
Lei sentì tutto, si andò ad accomodare su uno degli sgabelli scoprendo quasi del tutto le sue splendide cosce, si fece versare da bere e mi guardò fisso per esattamente tre secondi; mi stava stuzzicando, era come se mi dicesse: “gioca pure con le ragazzine ma la vera femmina sono io”. Ormai ero suo, la consapevolezza di quanto sapesse essere calda e passionale mi eccitava da star male, con lo sguardo la implorai di darmi tregua, capì all’istante e con un sorriso trionfante si girò a parlare con gli altri. Per due giorni non la vidi, fu una sofferenza, allora non esistevano i telefonini sennò non avrei resistito dal mandarle dei messaggi, commettendo sicuramente qualche imprudenza. Il terzo giorno, era un sabato, si materializzò al lido con le bambine, aveva una faccia un po' sbattuta, quasi quanto la mia, la raggiunsi al bar che prendeva delle cose per le figlie:
- ciao Zia...
- buon giorno a te, nipote…mi aiuti con questi, per favore…
mentre tornavamo all’ombrellone non mi controllai:
- non ce la faccio più… le sussurrai
- stai nei paraggi che un modo lo trovo…
Dopo un paio d’ore se ne uscì che aveva lasciato le angurie nella ghiacciaia e che prima di pranzo doveva recuperarle, le serviva un aiuto quindi si rivolse a me:
- sii gentile, mi daresti una mano…
- ok… risposi, senza mostrare eccessivo entusiasmo
Prese le chiavi, si avvolse nel pareo e mi fece cenno di seguirla, facemmo la prima parte di strada senza scambiare una parola né uno sguardo, io le guardavo le cosce abbronzate ma non osavo toccarle, mi sentivo intimidito, Lei mi diede un’occhiata ed allungò la mano, mi strinse il cazzo da sopra il costume e con un sorrisetto mi disse:
- fortuna che il tuo coso è più espansivo di te…
- sono due giorni che mi sento la febbre, ti ho pensata tutto il tempo… risposi
Lei si girò verso di me con gli occhi dolci:
- anch’io cosa credi…guarda che occhiaie che ho, sono uno straccio…
Entrammo nel vialetto, mentre la seguivo verso l’ingresso di casa sua notai che il costume era un po' troppo piccolo per quel suo culo imperiale, l’erezione ormai mi faceva quasi male; appena entrati mi sbatté contro la porta:
- scusami caro ma abbiamo pochissimo tempo, ho una voglia addosso da impazzire…
si mise in ginocchio e mi tirò giù con forza il costume, abboccò il cazzo decisa ma lo fece solo per pochi istanti, si risollevò e mi infilò la lingua fino dentro all’anima quindi sollevò il pareo e si appoggiò con la pancia al muretto dell’ingresso:
- scopami tesoro, entrami tutto nel culo, non posso rischiare che tu mi dia un maschietto…
Le scostai il costume, non lo abbassai neanche, quindi puntai il cazzo dritto nel suo buchetto, fu risucchiato dentro all’istante, nel frattempo che ansimava in un modo da darmi i brividi mise giù la mano e con le dita si scopava con forza anche la figa, sapeva benissimo che non sarei durato molto e si dava da fare perché arrivassimo insieme, quando sentì che venivo liberò la figa dalle sue dita, partì un generoso schizzo che andò ad infrangersi sul muretto su cui era appoggiata.
Mi lasciai cadere sulla sua schiena, era tutto chiuso, solo vedendola madida di sudore realizzai che c’era un caldo assurdo, la baciai sul collo e mi sollevai subito, rischiavamo di rimanere incollati, Lei si girò verso di me e mi diede tanti piccoli baci, aveva la faccia stravolta:
- non abbiamo più tempo altrimenti ti farei vedere, hai risvegliato il Drago…
Salite le scale, prima di aprire la porta della cantina, si girò verso di me:
- ascoltami bene: non fare il bambino, comportati come se nulla fosse, altrimenti ci metterai solo nei guai, abbiamo fatto una cosa veramente grossa …
- ok Zia, ho capito…
Lei assunse una espressione severa:
- guarda che è una cosa seria…
- lo so, non sono stupido, posso avere un altro bacio?...
- assolutamente no, ti ho appena detto che non devi fare il bambino…aspetta due minuti prima di uscire…
quindi mi voltò le spalle ed aprì la porta.
Quella sera non toccai cibo, mi sentivo fluttuare a qualche centimetro da terra, non sono nemmeno sicuro di aver dato risposte sensate a quelli che mi rivolgevano la parola. Mi mantenevo a debita distanza ma ogni volta che dirigevo lo sguardo nella sua direzione trovavo immancabilmente il suo, quando fu sicura di non essere vista mimò un impercettibile bacio, sentii il mio cuore gonfio di felicità…ed il mio cazzo partire verso la luna. Realizzai che per quella sera non avrei ottenuto di più dalla mia Dea, allora smisi di cercare una connessione e mi dedicai ad altro, sperando di distrarmi. C’erano in gruppo anche le cugine delle cugine, mi misi a scherzare con loro, l’esperienza appena vissuta aveva spostato in avanti la mia sicurezza, una roba tipo: “che mi importa se mi dai buca, tanto ho ben di meglio”; la cosa sembrava funzionare, per la prima volta nella mia vita mi sentivo figo, mi invitarono addirittura ad accompagnarle in discoteca per l’indomani, non lo avevano mai fatto prima.
Lei sentì tutto, si andò ad accomodare su uno degli sgabelli scoprendo quasi del tutto le sue splendide cosce, si fece versare da bere e mi guardò fisso per esattamente tre secondi; mi stava stuzzicando, era come se mi dicesse: “gioca pure con le ragazzine ma la vera femmina sono io”. Ormai ero suo, la consapevolezza di quanto sapesse essere calda e passionale mi eccitava da star male, con lo sguardo la implorai di darmi tregua, capì all’istante e con un sorriso trionfante si girò a parlare con gli altri. Per due giorni non la vidi, fu una sofferenza, allora non esistevano i telefonini sennò non avrei resistito dal mandarle dei messaggi, commettendo sicuramente qualche imprudenza. Il terzo giorno, era un sabato, si materializzò al lido con le bambine, aveva una faccia un po' sbattuta, quasi quanto la mia, la raggiunsi al bar che prendeva delle cose per le figlie:
- ciao Zia...
- buon giorno a te, nipote…mi aiuti con questi, per favore…
mentre tornavamo all’ombrellone non mi controllai:
- non ce la faccio più… le sussurrai
- stai nei paraggi che un modo lo trovo…
Dopo un paio d’ore se ne uscì che aveva lasciato le angurie nella ghiacciaia e che prima di pranzo doveva recuperarle, le serviva un aiuto quindi si rivolse a me:
- sii gentile, mi daresti una mano…
- ok… risposi, senza mostrare eccessivo entusiasmo
Prese le chiavi, si avvolse nel pareo e mi fece cenno di seguirla, facemmo la prima parte di strada senza scambiare una parola né uno sguardo, io le guardavo le cosce abbronzate ma non osavo toccarle, mi sentivo intimidito, Lei mi diede un’occhiata ed allungò la mano, mi strinse il cazzo da sopra il costume e con un sorrisetto mi disse:
- fortuna che il tuo coso è più espansivo di te…
- sono due giorni che mi sento la febbre, ti ho pensata tutto il tempo… risposi
Lei si girò verso di me con gli occhi dolci:
- anch’io cosa credi…guarda che occhiaie che ho, sono uno straccio…
Entrammo nel vialetto, mentre la seguivo verso l’ingresso di casa sua notai che il costume era un po' troppo piccolo per quel suo culo imperiale, l’erezione ormai mi faceva quasi male; appena entrati mi sbatté contro la porta:
- scusami caro ma abbiamo pochissimo tempo, ho una voglia addosso da impazzire…
si mise in ginocchio e mi tirò giù con forza il costume, abboccò il cazzo decisa ma lo fece solo per pochi istanti, si risollevò e mi infilò la lingua fino dentro all’anima quindi sollevò il pareo e si appoggiò con la pancia al muretto dell’ingresso:
- scopami tesoro, entrami tutto nel culo, non posso rischiare che tu mi dia un maschietto…
Le scostai il costume, non lo abbassai neanche, quindi puntai il cazzo dritto nel suo buchetto, fu risucchiato dentro all’istante, nel frattempo che ansimava in un modo da darmi i brividi mise giù la mano e con le dita si scopava con forza anche la figa, sapeva benissimo che non sarei durato molto e si dava da fare perché arrivassimo insieme, quando sentì che venivo liberò la figa dalle sue dita, partì un generoso schizzo che andò ad infrangersi sul muretto su cui era appoggiata.
Mi lasciai cadere sulla sua schiena, era tutto chiuso, solo vedendola madida di sudore realizzai che c’era un caldo assurdo, la baciai sul collo e mi sollevai subito, rischiavamo di rimanere incollati, Lei si girò verso di me e mi diede tanti piccoli baci, aveva la faccia stravolta:
- non abbiamo più tempo altrimenti ti farei vedere, hai risvegliato il Drago…
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