Ballando il tango (Capitolo II)
di
Alba17
genere
etero
Questa sera c’è la finale della gara di tango. Io sono qui, sempre presente. Ti guardo con occhi sognanti e faccio il tifo per te; ogni tanto guardi nella mia direzione.
I tuoi sguardi mi accarezzano senza dolcezza, scivolano sul
mio corpo come volessi spogliarmi. All’improvviso mi immagino nuda e lunghi brividi mi percorrono il corpo come se lo fossi veramente.
La mia fantasia va oltre, lontano da qui. Solo noi due... le tue
mani irruenti scorrono su di me, toccano ogni centimetro della pelle fresca, il tuo sguardo così eloquente mi penetra nelle viscere..
Mi eccito solo guardandoti negli occhi, mi sento bagnata
oscenamente tra le gambe, mi accarezzi il viso prendendolo tra le mani e con le labbra sfiori le mie labbra bollenti.
Mi alzo in punta di piedi per rubare ancora un attimo di passione, tenerti ancora incollato a me... la voce della presentatrice mi riporta alla realtà: «I vincitori sono…». Poi pronuncia il tuo nome.
Ti alzi e, tra gli applausi, vai da lei a ritirare il premio. T’inchini con modestia e compiacimento verso il pubblico; mi vedi, sorridendomi misterioso, ti rialzi.
Di nuovo la presentatrice: «E adesso vi invitiamo sulla pista.
I protagonisti della gara sono pronti a farvi provare l’emozione del ballo più sensuale del mondo. Buon divertimento!».
Vieni verso di me. Mi allunghi la mano serio.
«Signorina...» Con un inchino allunghi la mano per prendere
la mia, mi sposto di due passi terrorizzata.
«Io non so ballare il tango», dico con grande dispiacere.
«Non importa. Basta che ti lasci guidare. Devi solo seguire i
miei passi.»
Tremo di emozione, di paura. Arrossisco alla tua attenzione
nei miei confronti. Felice mi dico: “Tra tutta questa gente lui ha scelto me”. Ma non mi muovo. Non ti vengo incontro.
Ripeto come un pappagallo: «Io non lo so ballare il tango».
Ti alzi in piedi e mi parli sfidandomi: «Ah, pensavo ti pia-
cesse metterti in gioco. L’hai detto tu... aspetta, come dicevi?
“Preferisco perdere, piuttosto che non provarci affatto”! O sei così solo a parole?».
Il mio orgoglio ne risente, mi alzo fiera, raddrizzo la schiena.
«Accetto la sfida Signor Vincitore, credo che lei non sia abituato a un NO come risposta.»
È una follia entrare in quella pista, ma più folle è l’idea di
farmi ballare con te.
Con la destra mi cingi la vita, con l’altra mi tiri su il mento
per poi afferrare la mia mano con la tua; raddrizzi il mio braccio tirandolo in orizzontale e in tutto questo non togli mai gli occhi dai miei. «E ora seguimi! Non guardare giù, guarda me e lasciati guidare.»
Tremo tutta, vibro come la musica, non so come faccio a non
svenire e ti seguo, mi muovo, forse ballo...
«Alba, lasciati andare! Guardami.»
Ti guardo, mentre balliamo. Avvicini il viso al mio, le guance
si sfiorano. Voglio che mi baci, non lo fai, voglio baciarti, ma come facccio? Ho ancora un barlume di lucidità.
Strofini il tuo bacino contro il mio, una gamba tra le mie co-
sce, poi la fai scivolare dietro facendomi chinare, poggi la testa sul mio seno e mi tiri di nuovo su, facendomi volteggiare.
La musica finisce. Applausi. Mi baci la mano con semplicità,
con la grazia di un cavaliere di altri tempi.
T’inchini davanti e mi sussurri un “grazie” con garbo, non mi
rendo conto di quello che succede, mi sento ubriaca di musica, dal ballo, di te.
Felice e gioiosa, parto per casa e m’infilo subito a letto per
conservare nitida l’immagine di noi due. Stanotte ti sognerò.
Dal mio romanzo “BALLANDO IL TANGO”
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