Al buio GS1

di
genere
incesti

Erano stati giorni abbastanza duri. Avevo fatto circa cinquecento chilometri saltellando da una libreria all’altra per verificare che tutto andasse per il meglio ed ero davvero stanco anche se contento. Il mio circuito librario che ormai arrivava a 40 librerie sparse per il nord Italia si stava rivelando più che florido. Avrei anche potuto starmene a casa a contare i soldi ma, se volevo che il progetto andasse avanti, non potevo abbandonare le librerie ai miei dipendenti. C’era sempre qualcosa da fare, qualcuno da istruire, merce invenduta da piazzare, sempre in giro da una città all’altra. Prima o poi mi sarei trovato un responsabile che facesse il mio lavoro ma non adesso che eravamo ancora agli inizi.
Fra le altre cose mi ero anche dimenticato (diciamo così) di usare il mio uccello (a parte pisciare ovvio) quindi dopo quattro giorni buoni di astinenza non vedevo l’ora di farmi una bella e appagante scopata. È passata la mezzanotte, entro in casa casa cercando di fare meno rumore possibile e sono subito in camera da letto. Svestizione velocissima e via nel letto. Allungo la mano e sento il gran culo di Monica sotto a una leggera camicia da notte. La mia consorte, dieci anni più di me, è una giunonica quarantenne con una quinta di tette, due nelle gambe sexy con fianchi e culo un po’ abbondanti. Io, amo le forme larghe, le ho sempre adorate forse perché le prime seghe me le facevo su mia madre Nadia spiandola mentre faceva la doccia esibendo le sue abbondanti forme e i suoi grossi seni.
Infilo la mano sotto la vestaglia, di solito Monica è senza mutande e infatti sento subito il pelo che comincio ad accarezzare. Ne ha messo su parecchio, probabilmente non si depila da un po’ ma a me piace. Mi piace pelosa quasi quanto glabra come se la riduce in estate per andare al mare.
Gioco appena con un dito sulle sue labbra cercando il buchino che trovo subito e inizio a stimolare delicatamente mentre con l’altra mano mi accarezzo il cazzo.
Sento appena un grugnito, non è del tutto sveglia ma poco importa. Si sveglierà nel migliore dei modi. Sono troppo arrapato. Cerco la posizione più consona e SPRONG con un colpo di reni le infilo mezzo uccello al primo colpo.
A quel punto si che si sveglia. Sento un gemito mentre con la mano cerco di afferrarle una tetta inutilmente. La mano si affanna mentre il bacino si dimena. Ma dove sono le mie belle tettone?
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” ulula la donna e a quel punto mi fermo col cazzo ancora ben piantato dentro. Ora si chiarisce il mistero dell’aereo tette. Sono dieci centimetri più in basso e decisamente più grosse.
Questa non è decisamente Monica.
Infatti si accende la luce e Monica è sulla porta con una vestaglia nera e le calze a rete. “Will ma che cazzo fai?”.
Io resto imbarazzato, riconosco mia suocera Graziella che volta appena la testa e sorride con il mio cazzone fra le gambe e la mia mano su un cocomero.
“Tesoro io… cioè perché non ci sei tu qui scusa?”.
“Ho lasciato il letto a mamma. Io ti aspettavo di sotto in salotto per darti il benvenuto” e tanto per sottolineare che non si mette le calze a rete per caso solleva appena la già corta camicia da notte di raso nero e mi mostra la bella bernarda.
Io guardo lei, guardo mia suocera, sorrido “Graziella scusa tanto io, sai, al buio” e con un colpo di reni lo sfilo dalla sua calda gnocca.
Lei sorride a sua volta “ma figurati è stato un piacere”.
“Alzati e andiamo di sotto porcone” scuote la testa Monica.
“Dovete proprio?” esclama sua madre che intanto con una mano sta cercando qualcosa sotto alle coperte. Alla fine lo trova, lo afferra e lo stringe come a saggiarne la consistenza.
Monica la guarda “mamma?”.
“O scusa tanto, dicevo per dire. Certo che è davvero grosso. Da non crederci” e stringe ancora.
“Si te l’ho detto mamma. C’è l’ha di trenta centimetri, lo sai”.
“Un conto è sapere, un conto provare -borbotta la vecchia- magari tuo padre avesse avuto una trave così”.
“Mamma ma cazzo dici?”.
“O dai scusa tanto. Non scopo da otto anni e il tuo maritino qui mi stava quasi per far venire, passami un paio di battute no considerando che adesso dovrò aggiustarmi col dito mentre voi ve la spassate di sotto”.
Io guardo negli occhi Monica, lei guarda me “mi sa a cosa stai pensando” dice un po’ incattivita.
“Dai tanto che sono qui” dico sorridendo.
La mano di Graziella mi strizza più forte il cazzo “eravamo già a buon punto fra l’altro”.
“Mamma!” urla Monica.
“Ho voglia di cazzo” dice la vecchia e tanto per sottolinearlo molla la presa dal mio uccello e in un colpo solo si sfila via la camicia da notte restando tutta nuda.
“Posso avere ancora voglia di cazzo signorina?”.
“Ma mamma” protesta Monica.
“Mamma un cazzo egoista che non sei altro” e di nuovo allunga la mano per afferrarmi il cazzo durissimo stavolta però va oltre e sollevate le lenzuola inizia a farmi una bella e decisa sega mentre con l’altra mano si da piacere da sola fra le gambe.
Monica studia la scena, scuote la testa “sapete che vi dico? Che ho sete e vado in cucina a bere qualcosa e non voglio sapere altro.
Si gira, se ne va lasciandomi interdetto in balia della vecchia che, intanto, forse per farsi ben volere si mette su un fianco, si china meglio che può e me lo prende in bocca.
A quel punto meglio dimenticare Monica. Una pompa è sempre una pompa e deve essere apprezzata a dovere.
Qualche minuto dopo Graziella si è già messa in perfetta pecorina e io le sono dietro. Pompo a più non posso lei guaisce a ogni colpo SFLOP SFLOP SFLOP ha la fica marcia e io continuo deciso a svuotarmi i coglioni. Sono arrapato al massimo, voglio solo venire.
Con una mano cerco di toccarle i grossi seni che penzolano davanti ma non ci arrivo, le sue angurie sono troppo grosse. Al solo pensarci finalmente sborro.
Probabilmente gliene sparo dentro mezzo litro buono. Lei sente la sborra rovente entrarle dentro, rantola ancora con la sua acuta voce da chioccia. “Porc….” Sospira e stramazza lunga sul letto mentre io ancora in ginocchio mi osservi l’asta gocciolante.
“Mio dio non ero mai venuta cinque volte di fila”.
Mi sdraio accanto a lei “allora lieto di aver fatto un buon lavoro. Speriamo che non mi costi un divorzio”.
Lei si volta, mi accarezza la testa mentre le sue angurie mi accarezzano il petto “Tranquillo tesoro, le parlo io. Tu fatti una doccia e io vado a calmarla -sorride- Oi ma che fai?”.
Semplice le sto strizzando le tettone con entrambe le mani.
“Amo le tette Graziella”.
“Vuoi mungermi?”.
“Ti faccio male?”.
“No, no fai pure” e capendo la situazione allunga una mano sul mio inguine dove, per reazione ai suoi seni, trova il mio cazzo già pronto a ripartire.
Mi afferra l’asta con la mano e mi sega per bene mentre io continuo a strizzare e leccare quelle belle tettone con quei gran capezzoli.
Basta poco e la masturbazione diventa una spagnola. Il mio gran cazzo le si infila nel solco, strizzo le poppe per strizzarlo in mezzo e inizio a muoverle su e giù mentre lei, prima timida ma poi sempre più disinibita mi lecca il cazzo fin che non le entra tutta la cappella in bocca.
“Dio che gran sega” esulto quando le vengo in gola. Poi lo tiro fuori dalla bocca, lo massaggio a tutta birra e sparo ancora due o tre bordate sui suoi seni.
Lei si guarda tutta piena di sborra dalla faccia alla pancia “forse sono io che devo farmi la doccia” sorride.
“Ti proporrei di farla assieme ma penso faresti il tris e resteresti lorda”.
“Allora meglio se ci vado da sola” sorride la vecchia. Si alza e tutta nuda con le sole ciabatte lasciando ciondolare il suo corpo grassottello e invitante se ne va sculettando verso il bagno.
Parrà strano ma solo questa porca passerella che mi ha fatto davanti lo ha di nuovo indurito.
scritto il
2024-04-25
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