Sex Family 01 - Arrivi e Partenze -

di
genere
incesti

Arrivi e partenze.
Mia moglie Monica se ne va per sei mesi, almeno questa è l’idea. A quarant’anni ha deciso che per sentirsi una donna realizzata deve aprire un bar… a Sharm el-sheik, sulla spiaggia, con la figlia Sara. Esperienza di bar o gastronomia zero. Dio c’è la mandi buona.
Da ex donna di servizio a barista il passo non è breve ma di certo non sarò io a tarpare i sogni di una quarantenne insoddisfatta, anzi, ho finanziato per metà la sua operazione basta vederla contenta. Per fortuna i soldi non mancano.
Io ovviamente non andrò. I miei affari (quelli che rendono soldi veri) non me lo permettono.
Quindi restò qui probabilmente a badare a Graziella, mia suocera settantenne in calore.
E per fortuna che almeno la vecchia è in calore perché qui rischio di non battere chiodo. La nostra badante dell’est Europa (che mela dava) ha deciso di tornare al suo paese quindi resta solo la fica grigia della vecchia, meglio di niente.
Invece due giorni prima della partenza anche la vecchia porcella dà forfait. Se ne va al mare, dalla sorella perché secondo lei qui fa troppo freddo.
Va be siamo a marzo…
“Stai tranquillo non ti lasciamo solo. Domani arriva Mary”.
E chi sarebbe Mary mi domando mentre guardo Monica denudarsi.
“La conosci no? Mia sorella”.
“A quella Mary” dico mentre mi prendo il cazzo in mano. L’ho conosciuta al matrimonio. Una tappa coi capelli rossi abbastanza idiota. Abbiamo parlato cinque minuti e avrà detto tre cazzate in fila. Io non è che senta proprio bisogno di compagnia. Posso anche godermi le dodici camere della casa da solo come facevo prima di sposare Monica e per il sesso diciamo che ho tante amiche.
“Guarda davvero che io non voglio dare disturbo a tua sorella. Mi arrangio” dico mentre mi piazzo dietro di lei palpandole il culo nudo.
“In verità è lei che ha bisogno di un posto dove stare. Ha appena divorziato da Gianni e non sa dove andare”.
“A ecco” sospiro mentre eccitato guido il cazzo dentro di lei.
“Lei e Giulia”.
“Che sarebbe la figlia?” annuisco mentre sento il caldo del suo imene avvolgere il mio cazzo.
“Si, non ti spiace vero. Lei studia, Mary lavora in palestra. Escono al mattino e tornano verso le due. Sarai tranquillo di avere un pasto caldo ogni giorno ummm” mormora mentre la penetro piano piano.
“Ci sono sempre i ristoranti” dico afferrando i suoi fianchi larghi e strizzandola mentre la scopo a tutto spiano.
A quel punto lei smette di parlare e inizia a mormorare farsi sconnesse incitandomi a pompare come un pazzo (cosa che non ho bisogno mi dica ovviamente).

Il discorso riprende dopo che le sono copiosamente venuto dentro. Si sdraia sul letto esibendo la sua latteria e mi porge una sigaretta. Sotto cola sperma come una cascata.
Mi passa la sigaretta “allora ti va bene? Non guadagna abbastanza per pagarsi un affitto la dobbiamo aiutare. Poi aiuterà in casa con la figlia specie adesso che non abbiamo più la cameriera”.
Che devo dire. Posso deludere la mia porcellina?
“Fammi solo capire una cosa: se tu non fossi andata in Egitto e tua madre al mare adesso saremmo qui in sei?”.
Lei sorride “no amore in sette, ci sarebbe anche mia figlia Sara. Se non avessimo aperto il bar sarebbe tornata a casa visto che ha smesso con l’università” e ride.
Anche li, gran bella idea smettere dopo tre anni. Dopo che l’abbiamo mantenuta fino ad ora molla così, senza laurea. Bella scema.
Speriamo davvero che sta cosa del bar funzioni, che Monica lo possa avviare in sei mesi e poi se ne torni a casa lasciando la Sara a farsi la sua vita. Io nel frattempo vedrò di far tornare in sella questa sorella, magari trovarle una casa dandole una mano con la pigione. Vedremo.
“Potrei pagarle io l’affitto fin che non trova qualcosa di meno caro” la butto lì.
“No, meglio che venga qui così non sei solo” conclude Monica.
Non commento ma è chiaro che mi piazza la sorella in casa perché ha paura che ci porti qualche amichetta. Mica scema la mia mogliettina.
A quel punto la faccio girare su un lato, mi avvicino un po’ di più a lei e guido il mio uccello umido e duro. “Hai ancora voglia amore?” commenta come se non fosse evidente.
Infatti non rispondo, parlano i fatti… SPROK!
“Occcazzz” urla a mezza voce.
“Amore quello è il culo”.
“Lo so” rispondo deciso.
“Potevi almeno avvertire” protesta Monica.
“Ormai sono dentro” dico pompando deciso.
“Lo sento cazzo…aia aia”.
Fa tanto la difficile ma il sesso anale le piace e poi, visto che mi ha messo un cane da guardia in casa una sana inculata se la è meritata penso mentre a sfondo a tutta forza.

E così eccoci quindici giorni dopo col nuovo nucleo familiare. La rossa Mary, la sempre rossa Giulia e io.
Le giornate scorrono tranquille (per me). Al mattino una va a scuola e l’altra al lavoro verso le sette io nemmeno le vedo perché mi alzo alle nove.
Faccio colazione, lavoro tre ore al computer e poi mi metto a cucinare (so cucinare forse meglio di loro). Alle due tornano, il pranzo è già in tavola, mangiamo e poi le lascio a pulire e lavare i piatti. Io vado a letto e mi faccio un pisolino (di solito anche una sega).
Verso le quattro esco. A volte in bici, a volte vado a correre, a volte a casa di qualche amica a fottere. Loro non so che facciano a parte lavare i panni sporchi e togliere un po’ di polvere non so altro.
Torno verso le sette, imposto il lavoro sul computer e intanto Mary scalda la cena. La scalda soltanto perché la ordiniamo per telefono (cinese, hamburger, pizza, giapponese e questo ultimo nemmeno lo scaldiamo). Ceniamo, guardiamo un pezzo di film poi saluto e vado sopra in ufficio a lavorare. Scrivo sul pc fino alle undici quando puntuale arriva la video chiamata di Monica che mi aggiorna, mi fa un po’ di coccole virtuali e mi dice quanto le manco.
Lavoro ancora al computer fino alle due del mattino (anche di più se non ho finito) poi vado a dormire. Sto completando il mio secondo romanzo (il primo è andato bene) e ho già idee per altri tre. Ho tutto quello che ho bisogno. Forse solo un po’ più di tranquillità perché di tanto in tanto specie prima di cena Giulia mi piomba in camera (quando sto impostando le tracce per il lavoro dopo) inizia a farmi mille domande, a toccare i miei Memorabilia sugli scaffali, a spiare ciò che scrivo. Insomma mi distrae, tanto.
Anche stasera, infatti, eccola qui “Che fai Dick, oggi hai scritto molto Dick?”.
Indossa un abitino così corto che appena si muove le vedo le mutandine rosa. A lei che si veda tutto non pare importi molto. “Ma vai così a scuola?” domando.
“In che senso?”.
“Vestita così intendo”.
Lei si guarda poi alza la gonna e mi mostra tutte le mutandine. Sono così velate che le vedo la fica senza peli.
“Ma ti depili o non ti sono ancora cresciuti” chiedo.
“Scemo che sei. Certo che mi depilo mica vado all’asilo” ride e poi, di botto, cambia espressione.
“Che c’è?”.
Indica me “li sotto caro” sorride.
In effetti sotto alla tuta mi si è gonfiato il cazzo. Del resto non sarei io se non mi si gonfiasse quando vedo una gnocca. “Forse è meglio che esci” dico.
Lei mi guarda male “pensi non abbia mai visto un cazzo”.
Non avevo dubbi la faccia da troietta c’è l’ha, sorrido.
Lei si avvicina mi afferra il lembo della tuta.
“Ma che fai?”.
“Dai fammi vedere sono curiosa”.
La lascio fare. Cala la tuta e il mio cazzo si rizza in piedi sull’attenti pronto per il contrappello.
“Wow ma è enorme”.
In effetti lo è.
Timidamente allunga una mano. Lo afferra. “Cavoli è il doppio di quelli che ho visto. Ma davvero cresce così tanto da adulti?”.
“No. Solo a pochi fortunati come me”.
Sorride “infatti mio padre non sarà neanche la metà” dice continuando ad accarezzarlo.
“L’hai visto a tuo padre?”.
“L’ho beccato in doccia a farsi una sega”.
“E bravo papà. E che hai fatto?”.
“Nulla, sono scappata prima che mi vedesse”.
“Non glielo hai toccato a lui?”.
“No ma scherzi. Dai è mio padre”.
“Ma io non lo sono” sospiro.
“Infatti” sorride e adesso mi sta proprio facendo una sega.
Io non resisto con quelle belle gambe lisce che mi sfiorano è quella gonna così corta. Allungo una mano, la accarezzo. La mia mano sale, scosta le mutandine e delicatamente trovo il suo solco.
La sento già un po’ umida, la troietta è eccitata. Le ficco dentro il dito piano piano.
“Hai già scopato?”. sussurro mentre lei sempre intenta a fare su e giù sente il mio dito sempre più prepotente dentro di lei.
“Solo seghe, qualche pompa” e sorride compiaciuta come se fosse un merito.
Il dito ormai è dentro al sicuro. Inizio a sgrillettarla, gode.
“Ummm”.
“Ti piace”.
“Sollazzante” dice è vinta dai suoi sensi decide di chinarsi sull’uomo mio attrezzo gigante. Senza esitare si fa entrare in bocca la cappella.
Mi sta eccitando, il mio dito va sempre più in fretta. Gode, è tutta marcia.
Inizia a succhiare. Una cosa da principiante ma gradevole. Vuole farmi venire ma non sono uno che spara dopo due leccate.
Ci prova ma alla fine cede, le manca il fiato e deve farselo uscire dalla presa.
La mia mano invece è ancora dentro si muove bene, la stimola al punto giusto “Madoooooo” sbotta e faccio appena in tempo a togliere il dito per liberare un orgasmo che pare una pisciata.
“Ops…” esclama guardando la pozza di roba a terra.
Io le sorrido sempre col cazzo di marmo.
Si sfila le mutandine, le appallottola e si pulisce il rivolo che le cola dalla vagina lungo le cosce, poi si ferma, fissa il cazzo durissimo e imponente.
Forse la prende come una sfida. Lo afferra con entrambe le mani (ci stanno nessun problema) e inizia a segarmi a tutta forza.
Proprio mentre una voce da sotto ci chiama “pronto in tavola”.
Lei si ferma, mi fissa con gli occhi da cerbiatta, poi urla “arrivo mamy” e riprende a segarmi più forte di prima.
Io la guardo, godo. Ho una voglia di fotterla che nemmeno immagina.
“Vengo Mary” urlo e, in effetti, un attimo dopo vengo davvero.
Faccio appena in tempo a scansarla per non riempirle la faccia e il vestito.
Una colata di sperma caldo inonda il pavimento mescolandosi alla pozza dei suoi umori.
“Tu vai -le dico- io pulisco e arrivo”.
Ma lei non pare della stessa idea. Si avvicina lesta, tira fuori la lingua e mi da una leccata alla cappella “almeno fammi sentire il sapore” dice ingoiando lo sperma che ho sulla punta ancora caldo e viscido.
“Buono?” le dico.
“Si” ride.
“Ora lavati bene se no l’odore si sente”.
Lei se la ride e scappa via. Le sue mutandine rosa e umide sono ancora lì sul pavimento. Le faccio sparire in un cassetto e poi mi alzo per andare in bagno a prendere una spugna. Sui pantaloni della tuta il mio cazzo lurido ha lasciato una bella macchia. Devo pulire ma anche cambiarmi.
Dalla cima delle scale urlo “scusa Mary devo proprio andare in bagno, voi iniziate pure”.
Torno in camera, mi viene naturale annusare le sue mutandine. Mi faccio una sega, di nuovo.
scritto il
2024-04-26
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