Si lo ammetto GS3

di
genere
incesti

“Come va il culo?” domando alla mia mogliettina.
“Fa male cazzo” sospira Monica.
“Pensa che è poco più della punta”.
“Ma chi me lo ha fatto fare” sospira.
“Dai amore resisti, un pezzo per volta, piano piano, poi vedrai che ti piacerà”.
“Per ora piace solo a te”.
“Non tanto, fin che non ti spacco bene l’anello stringe troppo per godere”.
“Quindi ci stiamo facendo solo del male a vicenda” ride lei tra un singhiozzo e l’altro.
“Vedrai che bello dopo” la rassicuro cercando di farne entrare ancora un po’.
“Fai tanto l’esperto di anale. Ma l’hai mai fatto davvero?”.
“Ma certo che si. Vedi come procedo piano piano. Se fossi solo un arrapato che spinge nel culo ci saremmo già fatti male. Ma io so cosa faccio per darti piacere e non dolore”.
Finge una risata “quindi ho il fidanzato esperto di piselli nel culo, ma pensa”.
“Del mio pisello, altri non so” e la penetro ancora un po’.
“Fatico a credere che hai trovato tante donne disposte a prendere questa trave di carne nel sedere”.
“Invece ne ho trovate, più di una”.
“Ma dai, dimmene una”.
Esito, poi confesso “mia Nonna Eugenia”.
Di botto Monica smette di dimenarsi, si innervosisce e di rimando contrae il culo.
“Se fai così resto incastrato dentro e ti faccio malissimo, stai rilassata”.
“Cioè mi stai dicendo che scopavi tua nonna?”.
“E la inculavo, te l’ho detto” dico quasi fiero e spingo un’altro po.
“Credevo che la spiassi e ti facessi solo le seghe”.
“Si all’inizio ma poi…
“Iniziamo col dire che la tenevo d’occhio. Sai da quel giorno che l’avevo vista masturbarsi stavo attento a quando andava in bagno e come. Cioè, insomma, vederla cacare non è che sarebbe stato eccitante anzi, forse me lo avrebbe fatto scosciare quindi evitavo.
Sapevo che se doveva fare quella grossa si portava due o tre giornali perché era lenta di intestino quindi se partiva per il bagno con le letture evitavo.
Se invece doveva solo pisciare andava a mani lunghe e li, magari, davo una occhiata ma, se aveva le sigarette in mano allora ero a cavallo.
Avevo scoperto che dopo essersi fatta un ditale si faceva una bella fumata”.
“Quindi l’hai vista più di una volta toccarsi se sei tanto esperto”.
“In effetti si, si faceva un sacco di ditalini” sorrido mentre eccitato la penetro ancora nel culo di qualche centimetro. Monica, presa dal racconto, pare non badarci. Ottimo, penso, potrebbe essere un buon modo per distrarla.
“Dicevo: la vedo andare verso il bagno con le sigarette. La sento chiudere a chiave, so cosa sta per fare e lesto faccio il giro della casa e corro in cantina perché è da lì che c’era il buco con cui potevo vedere. Quando sono sul posto ho già il cazzo in mano, levo i pantaloni del tutto e mi metto comodo.
Nonna è già seduta sulla tazza. Sta pisciando. Probabilmente un po’ di bisogno di svuotarsi lo aveva. È sulla tazza a gambe larghe, con le calze di nylon color carne attaccate ai gancetti. Le mutande le ha già tolte. Non calate e basta, le ha proprio sfilate ed è buon segno. Dio tiene le gambe così spalancate che la vedo in tutta la sua bellezza. Una bella ficotta con le labbra grosse, poco rado pelo grigio invitante... La mia mano già stantuffava sul cazzo a tutta velocità. Forse una sborrata sola non mi sarebbe bastata. Fantasticando sul fotterla continuavo a guardarla. Ora si stava passando un dito tutto attorno alle grosse labbra carnose della vulva come se ne volesse misurare la circonferenza. Ero di marmo!
Poi agì. Il dito piano piano scivolò tra le labbra, iniziò a penetrare lento e quindi a muoversi piano piano come un solletico.
Poi le dita divennero due, il ritmo accelerava sempre più. Un ditalino in piena regola”
“Che vacca tua nonna, scusa se te lo dico” sospira Monica che ormai non pare più far caso al bastone che le quasi entrato tutto nel culo. Sono sicuro che la mia storia la sta eccitando e vado avanti “Ci masturbammo assieme divisi solo da un muro. Potevo anche sentire i suoi gemiti soffocati mentre si consumava la fica con le dita e mentre soffocavo i miei per non spaventarla.
La vidi colare. Una vera sborrata di fica. Colava orgasmi la vecchia porca e io ormai lanciato schizzai a mia volta con gusto.
Avevamo goduto anche se io avevo ancora tanta, tanta voglia. Masturbarmi non mi bastava più.
Continuai a osservarla mentre se la ripuliva bene bene e a guardare più che potevo: gambe, calze, cosce…cercavo di memorizzare il più possibile così quando tirò l’acqua e uscì dal bagno mi sparai la seconda”.
“Il mio sborrone” sorride Monica mentre io sento le palle sfiorarle le grandi chiappe. Sono tutto nel suo culo ed è bellissimo.
“Che devo dirti, non scopando me le facevo a ripetizione. Otto, dieci al giorno a volte”.
“Minchia” sbotta Monica.
“Che ti posso dire. È biologia, ormoni. Ma ascolta adesso che arriva il meglio”.
“Lo sai che sono qui chinata con un palo nel culo vero?”.
“Ti fa male?”.
“Non tanto”.
“Ottimo” annuisco e inizio a muoverlo piano piano.
“Mi sono ripulito, torno in salotto, salgo la scala diretto in camera mia. Entro, mi siedo sul letto. Ho ancora voglia e so che in un cassetto c’è un collant smagliato di mia madre che ho preso dal cestino. Lo uso per sollazzarmi ogni tanto. Sono quasi tentato di tirarlo fuori e masturbarmi sul letto quando si apre la porta e appare la nonna Eugenia. Mi guarda male.
Io non so che dire.
Lei scatta secca “E' meglio che tu venga un attimo in cucina...” ordina.
“Cosa? Come?”.
“Dobbiamo parlare. Forza alzati e vieni in cucina”
Era così perentoria che obbedii. Mi alzai dal letto senza dire una parola le andai dietro fino giù in cucina.
Si sedette su una sedia e mi invitò a fare altrettanto.
“So cosa hai visto” disse.
“Visto cosa?”
“Il tuo buco nel muro. So tutto del buco che hai fatto”.
“Era già lì il buco” ribatto io capendo solo dopo che mi ero incriminato da solo.
A quel punto allunga la mano verso di me. Io ho solo i pantaloni della tuta e sono senza mutande. Le ho usate per pulirmi la sborra di prima e gettate nel cesto. La sua mano me lo tocca “A però, complimenti davvero una bella proboscide”.
Arrossisco ma mi sento anche gonfiare.
Nonna abbassa un po’ i pantaloni e il mio uccello vanitoso non trova di meglio da fare che alzarsi sull'attenti.
Lei lo prese appena in mano come a saggiarne il peso e riprese “Chissà come mi giudicherai male adesso. La tua nonna che gode col dito. Ma sai anche io ho i miei bisogni capisci anche se ho passato i sessanta”.
Restai a fissarla “Nonna dove vuoi arrivare con questo discorso?”
“Nulla vorrei solo che tu non pensassi...”.
“Pensassi cosa? Chiesi.
“Che sono una troia...” concluse.
“Non lo sei?”.
“No. Non credo proprio. E' stato solo un attimo di debolezza”.
“Peccato” le dissi.
“Peccato cosa?” chiese lei.
“Che tu non sia una troia”.
Lei sgranò gli occhi “Perché peccato. Mi vorresti troia?”.
“Non l'hai ancora capito? Non hai capito anche se sai che mi sono fatto una sega guardandoti? Non hai mai notato come ti studio le grosse bellissime tette che hai. Non hai davvero capito nulla nonna? Si che ti vorrei troia perché se lo fossi adesso mi chiederesti di scoparti”.
“Accidenti che linguaccia che avevi” mormora Monica che intanto si gode la ripassata anale senza più fare storie.
“Lunga come il mio cazzo” ammetto spingendo sempre più forte nel suo culone.
A quel punto si gira, mi guarda strano. Uno sguardo che è un miscuglio di indignazione ma anche di eccitazione. Le leggo negli occhi che mi sta studiando il cazzo.
Si avvicina, mi afferra il cazzo duro, lo strizza così forte da farmi male “e tu davvero avresti il coraggio di infilare questo coso dentro a tua nonna? Saresti così porco da farlo?”.
Non so se sia un minaccia o una sfida ma sono così tirato ed eccitato da quella mano sul cazzo che le sparo “ti fotterei in ogni buco nonna, notte e giorno”.
Lei molla la presa. Mi guarda poi con un rapido gesto lascia cadere la gonna a terra. Non ha le mutande quindi la sua fica grigia è lì tutta per me. Mai avuta così vicina. La cappella non è mai stata tanto gonfia.
Lei va avanti. Toglie la camicetta, resta con un body nero che non nasconde molto e le calze.
Sposta le spalline, escono le sue grandi pere.
“Oddio” esclamo.
“Ti piacciono?” sorride.
“Le adoro” dico mentre mi avvicino per toccarle. Eccitato gliele mungo come se fosse una vacca e lei mi prende di nuovo in mano il cazzo, stavolta è dolce, non mi fa male, mi sega lentamente.
Senza quasi accorgercene siamo sul divano. Lei si siede io in piedi. Se lo porta alla bocca e mi spompina mentre io mi spoglio.
Dio che pompino stavo per venirle in bocca. La lascio andare avanti e non ho nemmeno la forza di toccarla per quanto me la sto spassando ancora incredulo
Si sdraia sul divano, allarga le gambe. Non dice niente, le scivolo sopra e la penetro.
Lei sospira, gode sottovoce ma gode e io pompo con tutte le mie forze.
È una scopata interminabile. Vengo tipo cinque volte e la mia erezione cala appena appena, tanto più che se cala lei è pronta a farmi una sega o a leccarmi la cappella per farlo tornare duro.
Prendo confidenza anche io, le lecco la fica, le tette, le bacio le cosce. A un certo punto devo aver fatto centro perché praticamente mi piscia in bocca. Non è piscio, sono succhi di orgasmo. Ho fatto venire la mia nonna”.
“Madonna Key sei stato davvero un maiale e poi avete fottuto ancora ovviamente” sorride Monica eccitata dalla mia storia.
“Praticamente ogni volta che ero da lei fin che non è morta. Quando è mancata ero fuori Italia, ho dovuto trovare un aereo all’ultimo per esserci al funerale e sai una cosa: era sexy anche nella camera mortuaria, le sue poppe grosse, le calze che segnavano le sue belle gambe”.
“Cristo Key avevi il cazzo duro al funerale ma che schifo”.
“Sai che sono sincero amore” sorrido.
“Ci mancava solo che te la facevi da morta”.
“Una mezza idea l’ho avuta” sorrido e a quel punto forte del ricordo di nonna mi fotto Monica ancora una volta.

Mi sveglio al mattino sul divano, ci abbiamo dato dentro fin che non siamo crollati. Io lungo sul divano col pisello al vento, lei su una poltrona accucciata ancora lorda di sperma.
In quel momento alzo la testa e vedo mia suocera Graziella in piedi. Mi guarda e sorride.
Solo allora realizzo che è tutta nuda con le grandi poppe dondolanti.
“Ti svegli sempre in erezione tesoro” sorride mentre china la testa e mi bacia teneramente in fronte.
“Di solito si, per fortuna”.
“Sarà contenta mia figlia quando si sveglia” ride la vecchia.
Io mi alzo dalla poltrona “è esausta, lasciala dormire” le dico e deciso le infilo una mano fra le gambe.
Lei mi lascia fare e mi massaggia il cazzo. “Andiamo in cucina dai, facciamo il caffè” le sussurro anche se è ovvio che faremo anche altro.
scritto il
2024-04-25
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