Il mio ricordo della vacanza a Mykonos (seconda parte)

di
genere
etero

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Provai a godermi il momento, inarcai la schiena e tesi i muscoli del collo ma dovevo essere onesta con me stessa, stavo forzando il rapporto. Pensai: “se alzo al cielo il vessillo della libertà, voglio sentirmi libera anche di accettare che quel lettino non è il mio posto”. Non sentivo l’alchimia. Per di più, un accenno di barba mi pungeva e l’attrito mi infastidiva. Tuttavia quello che mi teneva lì sdraiata era il pensiero di Giulia vicino a me che si faceva il ragazzo che avrei tanto voluto farmi io. Negli istanti successivi tentai perciò di pensare a cose piacevoli, alla situazione, al contesto, alla libertà e a quei corpi sudati di cui sentivo gli odori sulla mia pelle. Soprattutto pensavo che per la prima volta stavo vedendo all’opera la mia migliore amica, le cui gesta sessuali raccontate per anni in lunghe telefonate ed infinite chiacchierate prendevano forma nell’immagine che si stagliava di fianco a me.
Rilassai i muscoli e provai un’enorme eccitazione: il cunnilingus del ragazzo sopra di me faceva da contorno alla scena che si materializzava sul lettino a fianco che fissavo estasiata. Anche Giulia si era sdraiata a pancia in su e il tizio la stava scopando tenendole le gambe aperte. I suoi seni si muovevano ritmicamente su e giù seguendo i movimenti netti e profondi del moro, muscoloso e sudato che di tanto in tanto le baciava i suoi grandi capezzoli. Ansimava e mi guardava, poi guardava lui, lo toccava sul petto, lo baciava a lingue scoperte e si rigirava verso di me. Ansimavo anch’io e ricambiavo i suoi sguardi. Era come se stesse scopando me. Mentre la lingua del mio partner si muoveva frenetica dentro la mia figa, venni un paio di volte in pochi secondi fissando Giulia. Il suo sguardo era spento, aveva perso il controllo delle sue pulsioni. Il moro aumentò il ritmo penetrandola con molta forza e iniziando a gemere dando l’impressione di arrivare al culmine. Mi venne in mente che Giulia non lo faceva mai senza preservativo, nemmeno con il suo ex perchè non voleva prendere la pillola. Nell’istante in cui lo pensai, di scatto e bruscamente lo spinse via, repentinamente si alzò dal lettino e ad voce alta sbottò: “cazzo non mi venire dentrooo!!”, lo ripetè in spagnolo, più volte, in un momento di panico in cui realizzo all’improvviso che si era spinta oltre la sua volontà. Il moro la tranquillizzò, le disse qualcosa a bassa voce e la baciò. Alzandosi in piedi rimase con il pisello in piena erezione a penzoloni che si stagliava nella penombra ad un metro da me, aveva un cazzo bellissimo, grosso e lungo. Era il tipo di ragazzo che volevo farmi, moro, capello rasato corto, muscoli tirati, canottiera, cicatrici sul corpo, qualche tatuaggio faccia da stronzo: il classico ‘bad boy’ latino. Il ragazzo intento a farmi godere invece era più belloccio, capello mosso, barbetta curata, il classico fighetto vestito con la polo. In quel momento staccò la sua lingua dalla mia vagina per guardare il motivo di tanto trambusto. Giulia e il moro avevano già ripreso a baciarsi, in piedi. Anche il fighetto mi baciò, condividendo il sapore che aveva in bocca. Iniziò a sciogliersi un pò tanto che sentii una bella erezione sotto il suo costume. Se lo abbassò a mezza gamba mostrandomi il suo segreto e lo presi nella mia bocca senza indugio. Non aveva le dimensioni del suo amico ma non importava più di tanto. Restai in posizione supina sul lettino con il ragazzo in piedi affianco a me che mi ostruiva la mia visuale preferita. Spiengevo il collo su e giù, glielo succhiavo come potevo aiutandomi con la mano. Non era molto duro perciò pensai di doverci mettere più impegno e feci per alzarmi. Nel farlo si aprì nuovamente la visuale su Giulia, intenta in ginocchio a fare una pompino a quel bellissimo pisello. Proprio in quell’istante, durante la mia ‘sbirciatina’, il moro se lo prese in mano e venne sul viso di Giulia in quantità enorme. I fiotti schizzavano rapidi e liquidi. Lei rimase inginocchiata di fronte a lui con la bocca semi aperta e lo sperma che le colava abbondante dalle guance e sulla labbra. E’ una scena che spesso mi torna in mente. La ricordo bene ancora oggi nei dettagli e mi regala ancora tanta adrenalina ed eccitazione a distanza di 15 anni.
Il moro ed i suo amico si lasciarono andare ad una plateale risata pronunciando ilarmente frasi a me incomprensibili. Nel mentre Giulia si alzò e con un sogghigno che mal celava imbarazzo si rivolse verso di me: “OKKEEEI!! ‘Amo’ che faccio??”. Ci lasciammo andare ad una risata nervosa. Mi voltai nervosamente, trovai una maglietta bianca di non so chi da sotto un lettino e la porsi a Giulia con cui si pulì il viso, il petto e la pancia, letteralmente inondata di sperma. “Cazzo mi ha riempito!” - “Eh lo vedo! Ahahaha”, fu il nostro botta e risposta.
Il fighetto nel frattempo rimase con sto pisello di fuori che si toccava cercando di mantenere l’erezione ma lo spettacolo finì e lui rimase insoddisfatto. Giulia ed io ci rivestimmo in fretta e ci allontanammo rapidamente in direzione dei bagni dove trovammo modo di ricomporci.

Il bagno delle donne era il luogo di ritrovo dei gruppi di amiche, frastornate dalla follia del posto. L’unica zona franca in cui gli uomini non entravano, dove si andava per rifiatare dopo continui ed infiniti ammiccamenti, approcci più o meno goffi ma sempre più espliciti drink dopo drink, con il passare della serata.
E così un bacio dopo l’altro, ogni tanto ci ritrovavamo avvinghiati ad un ragazzo diverso. Finito con uno ci si ritrovava a poca distanza e si tornava in bagno, e così via. Quella sera potrei contarne almeno quattro con cui mi spinsi oltre al bacio ma senza scopare.

Gli ultimi due ragazzi ci proposero di proseguire la serata a casa loro. Furono molto persuasivi, ci convinsero dopo una lunga chiacchierata in riva al mare, parlandoci della loro villetta con giardino che avevano affittato poco distante dal locale. Accettammo il loro invito premettendo che non ci saremmo trattenute a lungo. Uscimmo dal trambusto del Tropicana e dopo una breve passeggiata in un sentiero poco illuminato entrammo in un cancelletto che ci porto in un bellissimo giardino con prato all’inglese, altrettanto scarsamente illuminato, che faceva da contorno a delle villette a schiera ad uso turistico a due passi dalla spiaggia del Tropicana, la cui musica incessante continuava a sentirsi in lontananza. Ricordo che i ragazzi avevano un forte accento toscano. Erano piuttosto giovani, probabilmente avevano un paio d’anni in più di noi. Entrambi dal fisico sportivo, uno biondino, spalle larghe, un nuotatore; l’altro castano scuro, cestita, molto alto e ben piazzato. Belli e chiacchieroni.

Un’ora prima ci avevano approcciato in coda al bar e ci avevano offerto da bere. Nonostante fossimo già ampiamente appagate ed esauste dalla serata, trovammo in loro una compagnia molto piacevole. Tra una chiacchierata e l’altra io mi baciai il cestista mentre Giulia andò con il nuotatore.

Solo arrivati alla soglia della porta ci avvertirono che in casa c’erano altri ragazzi in vacanza con loro, pertanto preferimmo non entrare. L’idea era quella di stare dieci minuti in giardino sdraiati sull’erba fresca e morbida a parlare un altro po’ fumando qualche sigaretta. I due ragazzi nel frattempo indirizzarono la conversazione verso argomenti piccanti raccontandoci le loro avventure sessuali della vacanza e chiedendoci le nostre. Eravamo talmente brilli che parlammo senza censura, mezzi termini o inibizioni. Raccontammo tutto quello che avevamo fatto durante la serata, senza paura di essere giudicate. Ci stavamo eccitando tutti e quattro. Uno dei ragazzi continuava a ripetere:
“Raga ce l’ho durissimo, basta parlare di ste cose”.
Sdraiati uno di fianco all’altro, il ragazzo biondo prese dapprima a sfiorarmi le cosce, poi gradualmente salire per accarezzarmi sulla pancia, con molta “nonchalance”. Non ero sicura che Giulia avrebbe preso bene che mi facessi il ragazzo che poco prima si baciava lei, ma era solo una piccola remora.
Decisi di rincarare la dose e giocare l’asso:
“Il massimo del porno raga: due ore fa ho visto Giulia farsi in faccia da un tizio a un metro da me ahahahaha” - “Amo ma che cazzo diciiiii?!?!?”

Dopo qualche istante di ilarità generale, il biondo rompette gli indugi e cominciò a baciarmi. Il cestista iniziò con Giulia. Di lì a poco si scatenò un’escalation erotica dirompente dove il sesso orale si fece attendere pochi secondi. I ragazzi erano sdraiati fianco a fianco e noi sopra di loro. Entrambi sfoggiavano una grandiosa erezione ed in modo del tutto naturale, nonostante fosse la nostra prima esperienza “a quattro”, ci scambiammo i ragazzi con grande complicità e senza esitazioni. Giulia si tolse il suo top rimanendo per l’ennesima volta a seni nudi, ben consapevole che fosse il suo “pezzo forte”. Ricordo bene che il ragazzo a cui stavo facendo il pompino distolse la sua attenzione da me per alzarsi a succhiare il suo capezzolo, gonfio di passione, eretto su quella tetta grossa e dura. Tolsi anch’io quello che avevo indosso. Il cestista impegnato i quel momento con Giulia mi disse di continuare a succhiare il cazzo del nuotatore, si mise in piedi dietro di me e iniziò a scoparmi. Ci girammo tutti come delle trottole. Provammo cose che avevamo visto solo in qualche video hard a scuola o nelle serate con amici. La mia bocca raggiunse posti finora inesplorati, assaggiò sapori acri e sapidi. Mi sentivo in un cazzo di film porno. Fu almeno una mezz’ora di sesso in un giardino privato mezzo buio di una casa piena di ragazzi che sarebbero potuti uscire e vederci lì sdraiati, nel bel mezzo di un’orgia. Giulia si lasciò andare completamente e trovò la lucidità di ricordare: “Finiscimi in bocca, non dentro eh”, ripeteva ogni tanto ad entrambi. Io prendevo la pillola ma ad ogni modo non pensavo minimamente al problema di dove sarebbero dovuti venire. Anzi non davo troppa importanza a quello che con gli anni capii essere la cosa più importante per un uomo: come e dove sborrare. I ragazzi infatti presero lei come bersaglio finale. Finirono entrambi nel modo che avevano sentito nella mia battuta di mezz’ora prima. Si fece venire un pò sul viso, un pò in bocca. Io mi limitai a guardare mentre mi rivestivo.
Giulia era più avanti di me. Durante l’atto sessuale era molto più empatica. Non so se fosse più brava a scopare, ma sapeva essere più troia di me.
Questo un pò mi pesava e quella notte rincasando decisi di confidarle che ero un pò gelosa di questo aspetto.
Con lei parlavamo di tutto. Con nessun altro mi sarei mai sognata di parlare di questi argomenti, lei mi rispondeva in modo schietto, senza giri di parole. “Amo io sono stata anni sono con due ragazzi e a letto mi hanno detto cosa gli piaceva in modo molto intimo. Ai tipi piace venire in bocca, o meglio ancora in faccia. Cioè è la cosa più importante per loro. Se sei passiva in quel momento gli piace meno”. Discorsi da ragazzine, io inesperta che credevo di essere brava ma avevo scoperto di avere ancora molto da imparare, lei che aveva perso il controllo alla seconda serata di sette a Mykonos.
Rincasammo quella notte e io pensavo solo ad due cose: il moro e il suo enorme pisello.

Continua…
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2024-05-11
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