Il mio ricordo della vacanza a Mykonos (terza parte)

di
genere
etero

Ricordo che quella notte in motorino prendemmo un sacco di freddo. Nelle strade interne più lontane dal mare il vento ci stava gelando! Il tragitto di ritorno dal Tropicana era piuttosto impervio, buio, a tratti si aveva la sensazione di essere completamente isolati dalla civiltà. Arrivammo dopo una buona mezz’ora di interminabile tragitto. Entrammo a casa infreddolite e trovammo un paio di nostre amiche sdraiate per terra intorpidite dall’hashish e le altre due sedute sul letto a chiacchierare. A differenza della sera prima, evitammo qualsiasi tipo di discussione e tirammo dritte nella nostra stanzetta. Trovavamo quel modo di passare le serate veramente stupido ed incomprensibile ma non mi soffermerò sulle ragioni che ci spinsero a dividerci da loro. Per quanto non ci importasse più di tanto, ciò che stava per succedere a causa di quegli eventi cambiò di lì in avanti le dinamiche delle nostre serate.
Una volta chiuse in camera, una delle nostre compagne di viaggio, la più sobria, ci chiese di poterci parlare in privato. Ci spiegò come andò la loro serata e ci confesso che avrebbe voluto fare dell’altro e cambiare aria nelle nottate successive. Ci chiese perciò se potesse uscire con noi d’ora in avanti…
Chiaramente non trovammo nulla da obiettare ma Giulia non fece misteri e le disse chiaramente: “Fra, a noi fa molto piacere se vieni però prima dobbiamo dirti come impostiamo le serate, se no finisce che resti sola”. Era giusto chiarire le cose, a scanso di equivoci. La sua precisazione era motivata dal fatto che Francesca ai nostri occhi era una ragazza timida, soprattutto coi ragazzi. Non avevamo grandissima confidenza con lei ma sapevamo che non avesse grande dimestichezza con il sesso, coi ragazzi in generale. Il timore era chiaramente quello di avere una palla al piede per tutta la sera ma non potevamo nemmeno trattarla come la pecora nera. In fondo aveva un buon potenziale, non era nemmeno brutta, anzi aveva un bel viso incorniciato dagli occhiali da vista, capello castano scuro riccioluto magretta e piccolina, poco seno ma tutto sommato un bel fisico. Era solo un pò acerba, fisicamente ma anche caratterialmente, un pò bimba. Era potenzialmente un freno alle nostre serate da “zoccole”.
Giulia decise di prepararla, la fece sedere sul letto e le spiegò:

“Noi ci troviamo bene al Tropicana, andiamo presto e si torna verso l’una, poi se vogliamo si va in discoteca” -

“Beh sì certo, non vedo l’ora! Queste fumano e bevono birra tutta la sera…”, rispose Francesca sbuffando e lamentando la gestione delle serate delle altre ragazze in casa -

“Sì però Fra, quando ti dico che andiamo al Tropicana, può succedere che ci si divida perchè troviamo altra compagnia, tipo stasera abbiamo trovato dei ragazzi…”, Giulia non fece a tempo di finire la frase che Francesca la interruppe:

“Ve li siete scopati?” accompagnando alla sua frase una mimica e un sorriso che dischiusero in quell’istante tutta la sua voglia di vivere, con nostra grande sorpresa -

“Sì tesoro, ce li siamo scopati alla grande, e domani sera ti prepari per bene e vieni con noi!”.
Della serie, “piccole donne crescono”, prendemmo sotto la nostra ala protettiva Francesca e decidemmo di provare a “svezzarla”. Se non altro Mykonos ci avrebbe potuto dare una mano.

E fu così che riuscimmo finalmente ad andare a letto, ancora infreddolite, abbracciate per scaldarci più velocemente. Io e Giulia prima di addormentarci ripercorremmo mentalmente la serata, sole in quella cameretta a parlare piano per non farci sentire dalle altre, immerse nel silenzio della campagna con le orecchie che ci fischiavano ancora. Ci ripetemmo che fu tutto incredibile, così inebriante ed irresistibile. Tutto così esplicito e libero, così indimenticabile, così da ripetere. Mi soffermai in particolare sul moro spagnolo: le confessai che mi sarebbe piaciuto essere al posto suo, che avrei voluto andarci io e che mi piaceva tantissimo. Le dissi chiaramente che mi eccitai da morire a guardarli da vicino, vedere metterle in bocca quel cazzo enorme, quella scopata intensa con lei che fremeva e mi guardava, quegli schizzi sulla sua faccia e vederla piena del suo sperma mentre sputacchiava qua e là. Tutti questi pensieri a voce alta ci diedero un’altra scarica di eccitazione, tanto che sentimmo il bisogno di masturbarci insieme, dove ognuna pensava al suo piacere senza interferire l’una con l’altra. Mentre ci toccavamo ripercorrevamo insieme la serata. Mi raccontò che in una mezz’ora dove capitò di separarci lei si appartò insieme con due ragazzi a ognuno dei quali fece un pompino. Entrambi le venirono in bocca.
“Minchia amo ma quindi 5 ne hai presi stasera???”, sbottai con grande sorpresa -
“Sì ma non me li sono scopati quei due!”, rispose come se volesse sminuire -
“Ma ti sei fatta venire in bocca da 5 ragazzi!!!” -
“Vabbè amo a me piace, mi piace sentire che sapore hanno. Mi piace proprio…poi domani a Francesca le organizziamo un bukkake, vedi come la conciamo…”. Dopo quella battuta scoppiammo a ridere per minuti e minuti senza riuscire a smettere.
Quella era la mia vita, superficiale, senza problemi, senza troppe responsabilità, senza pensieri. Eravamo felici. Non mi vergogno a dirlo: era la vita che avrei voluto per sempre, solo che all’epoca non lo sapevo. E la giovinezza svanisce in fretta da un giorno all’altro con l’avvento dei figli.
Prima di dormire, Giulia mi diede un bacio e mi disse: “domani se troviamo ancora il moro ti giuro che te lo scopi anche tu!”.

Mi addormentai con lo stesso pensiero con cui mi risvegliai il mattino seguente: sempre il moro.

La giornata scivolò via come la precedente. La vita di giorno, con le altre ragazze, era la più classica vita da turisti, in giro con il motorino a passare da una spiaggia all’altra. Il nostro atteggiamento si ricomponeva quasi come in città, tornavamo serie e conformiste.
Prima di sera decidemmo di andare in paese per lo shopping e per un aperitivo. Ci sedemmo all’esterno di uno dei tanti bar dell’affollatissimo centro turistico. Fu qui che il destino rispose alle mie preghiere ed intervenne in mio favore: vidi passare il moro ed il fighetto con il loro gruppo di amici, tutti spagnoli. I nostri sguardi si incrociarono e loro stessi riconobbero me e Giulia e ci salutarono chiedendoci cosa avremmo fatto più tardi. Rispondemmo che saremmo andate al Tropicana come la sera prima. Provarono ad organizzare un’uscita a gruppi estesi (loro erano in 6 proprio come noi) ma, per fortuna, non si trovò l’intesa con le altre del nostro gruppo. Così il moro e Giulia si scambiarono il numero ripromettendosi di sentirsi durante la serata e il gruppo di spagnoli ultratrentenni si dileguò.

Tornando a casa per cena, inizialmente con molto pudore e senza farsi sentire dalle altre, Francesca chiese informazioni sui ragazzi di prima. Le raccontammo in modo molto generico che li avevamo conosciuti la sera prima, senza entrare troppo nei particolari, ma lei probabilmente intuì che ci fu qualcosa di più. Difatti le sue domande si facevano sempre più fitte e la sua curiosità si insinuava sempre più nervosamente, al punto che ascoltando quello che avevamo da dirle si mangiava le unghie e scuoteva le gambe ritmicamente. Era una pentola a pressione. Giulia se ne accorse e cominciò ad intuire che dentro a quella ragazza timida c’erano delle pulsioni inespresse pronte ad esplodere. Ricordo che attorno a questi evidenti indizi, Giulia ed io ironizzavamo spesso quella sera. Non ci aspettavamo tutto questo interesse e ne trovammo spunto di divertimento. Eravamo curiose di capire cosa potesse essere in grado di fare se mai si fosse trovata nella situazione di dover agire con un ragazzo.
Insomma le avevamo raccontato tutto o quasi, senza troppi giri di parole, c’era stato qualcosa con loro e con altri ragazzi e con più di uno di loro avevamo fatto sesso. In cambio di queste informazioni, le avevamo chiesto riservatezza. Le avevamo detto che la riservatezza era il segreto per andare d’accordo con noi. Lei comprese, annuì, e rispose: “Quel che succede a Mykonos resta a Mykonos”, a cui seguì una rapida risposta secca: “No! Quel che succede a Mykonos resta tra noi 3!”. Poi le chiedemmo qualcosa in più di lei, se avesse mai avuto delle relazioni in passato. Scoprimmo che usciva da una storia di qualche anno con un ragazzo molto opprimente e geloso e che per questo era andata a letto solo con lui nella sua scarna vita sessuale. Ci raccontò qualcosa di un tizio molto più grande di lei conosciuto in palestra qualche giorno prima di partire per la vacanza, con il quale era uscito per la prima volta la sera stessa e di averci fatto una sveltina nel bagno di un cinema, con dovizia di particolari sulle dimensioni del pene che ci destò non poca sorpresa. Insomma sembrava essere sulla nostra lunghezza d’onda. Ci stava confermando che nonostante le apparenze, la sua timidezza ed il suo corpicino minuto, era carica come una molla e che la sua vera indole, da sempre repressa, sarebbe potuta sbocciare da un momento all’altro.
Fu in quel momento che chiesi a Giulia di prendere il telefono e mandare un sms al moro e così fece. Il mio obiettivo per la serata era lui, Giulia mi aveva giurato la sera prima che mi avrebbe aiutato se fosse capitata l’occasione. Così gli scrisse sul telefono che eravamo in 3 e gli chiese che cosa avrebbero fatto più tardi. La risposta non si fece attendere, ci invitarono a casa loro a bere qualcosa insieme.
Non sapevamo in quanti sarebbero stati, se tutti e 6 o solo una parte di loro. Accettammo l’invito.
I preparativi furono diversi rispetto alla sera prima. Gli outfit me li ricordo tutti nei particolari perchè li studiavo a fondo. Andavamo a casa di persone semi sconosciute ma sapevamo che quasi certamente saremmo finiti in chissà quale letto. Dovevo essere comoda, agile nello svestirmi e nel rivestirmi con una giacchetta che mi coprisse per il fresco della tarda notte. Volevo essere attraente, volevo che mi si intuisse il piercing al capezzolo e che mi si vedesse bene il culo. Mi ricordai dell’ultima notte a Barcellona, presi gli stessi shorts cortissimi e sgambati, un pò strappati dietro e non troppo attillati, senza intimo. Il fatto di girare senza mutande mi dava eccitazione ed adrenalina. Pensavo al moro e al fatto che avrebbe potuto entrarmi senza nemmeno togliermi i pantaloncini. Il solo pensiero mi dava una scossa di adrenalina potentissima che ancora oggi mi regala brividi di eccitazione.
Sopra indossai una canotta bianca senza reggiseno che lasciava intravedere il piercing e la forma del seno, lasciandolo scoperto ai lati con il recondito obiettivo di scoprire leggermente i capezzoli durante particolari movimenti del mio corpo da me selezionati al momento giusto, tipo stirarsi, chinarsi, alzare la bottiglia di birra…
Una giacchetta nera che mi sarei tolta entrando in casa e capelli sciolti. Mi guardai allo specchio più e più volte per essere sicura di essere seducente al punto giusto, provai le pose ed i movimenti per far scorgere i seni con nonchalance. Giulia benedì il mio outfit e mi presentò il suo: capello biondo sciolto, abbronzatura “solari bilboa”,mini nera, slip bianchi, top bianco molto stretto senza reggiseno. Aveva il dono dei capezzoli duri che le si scorgevano anche con l’intimo, figuriamoci senza. Era una bomba, me la sarei scopata pure io…
Francesca, un disastro: superga bianche, jeans lunghi scuri e camicetta in seta bianca larga con i bottoni perlati. Praticamente come potrei vestirmi adesso portando le mie bimbe all’asilo.
Uscimmo di casa con due dei tre motorini, lasciando un solo motorino alle altre tre, praticamente condannandole ad un’altra serata in casa a fumare…

Gli spagnoli abitavano in un complesso residenziale non lontanissimo da dove stavamo noi. Era molto carino con tanto di bar privato, piscina vista mare e reception. Un lusso per gli standard del posto.
Trovammo il numero dell’appartamento e già da fuori potemmo intuire dagli schiamazzi che fossero ben più di due. Ci aprì la porta proprio il moro a petto nudo. Ne deduco che anche lui come me avesse fatto le prove allo specchio (lol). Sotto le luci soffuse di quella casa si mostrava in tutto il suo splendore, muscoloso, capello scuro rasato, abbronzatissimo, labbra pronunciate, bello e dannato, con un jeans strappato sulle cosce a vita bassa, bassissima, con l’elastico delle mutande bene in vista.
Dentro contavo i sei ragazzi visti qualche ora prima in paese e una ragazza spagnola che si faceva chiamare Tati, una moretta fisico magro sui 20 anni, carina, anch’essa poco vestita, di cui noto subito un vistoso piercing sulla lingua che esibisce come un vessillo ad ogni movimento volontario della sua bocca. Ci dissero di averla conosciuta durante la vacanza insieme al suo gruppo ma, da quello che capimmo, era andata sola, immaginavo magari per stare con uno di quei ragazzi. Devo dire fossero tutti bei ragazzi, compreso il fighetto che la sera prima mi baciai a lungo.
La musica era alta e ci offrirono subito una birra. Ricordo bene il gran disordine, il fumo denso e la grande quantità di bottiglie di birra e di super alcolici sparse per il soggiorno. Erano ragazzi grandi, noi poco più che ventenni, li guardavamo che sembravano super vissuti e che ci avrebbero fatto vedere come fa serata un gruppo di uomini scatenati.
Ebbene gli uomini vissuti proposero il gioco più adolescenziale di tutti. Ci sedemmo tutti e dieci attorno al tavolo, presero dei bicchieri e delle carte da gioco: chi tra persone di sesso opposto pesca la carta uguale (tipo due assi), si bacia. Chi pesca la carta più bassa beve uno shottino.
Ben presto tutti ci baciammo con tutti e chi più chi meno avevamo perso i nostri freni inibitori. Il gioco, come da loro piano, stava incalzando il livello sessuale, i baci diventarono dei “privè” a due di un minuto da soli in camera. Cose da pivelli che però, lo ammetto, ci fecero divertire non poco. A turno mi trovai con quasi tutti loro in una camera appartata (tutti tranne il moro…), a seconda dell’andamento del gioco, e ciascuno di loro quando era in privato mi andava a scoprire e baciare il seno, leccare il capezzolo con il piercing, altri mi strizzavano il culo e il più virtuoso di loro trovò la via dell’amore e scoprì che ero senza mutande. Non avevo più nessun freno, mi sarei fatta fare qualunque cosa durante quel gioco, anche se per regola durava solo un minuto e lasciava poco spazio al sesso, ma questa dinamica ben presto scatenò una spirale erotica irreversibile. Dopo il mio ennesimo “privè” con uno di loro, uscendo dalla stanza trovai questa Tati appena fuori una specie di loggia, a finestra aperta e ben in vista a chi uscisse dalla stanza, in piedi inchinata in avanti con tre ragazzi anch’essi in piedi intorno a lei, intenta a prendere i loro cazzi in mano e in bocca, uno dopo l’altro in maniera vorace. Vidi questa scena una pò di sfuggita qualche secondo, poi proseguì in corridoio dove raggiunsi in soggiorno e vidi Francesca seduta al tavolo da sola, mentre Giulia era con il moro ed il fighetto a baciarsi su un divanetto. Tornai subito a vedere la scena della loggia, ai tre ragazzi si era aggiunto quello che aveva intrattenuto con me l’ultimo giochino nella stanza, Tati nel frattempo si era inginocchiata e aveva attorno a se quattro ragazzi che le poggiavano i loro piselli in faccia. La scena si fece ben presto surreale. Urlai qualcosa ad alta voce per sovrastare la musica a richiamare l’attenzione di Giulia, un pò perchè volevo che vedesse quella scena, un pò perchè non mi piaceva come si stesse appartando con il moro. Chiamai Giulia ma arrivò subito Francesca che rimanendo da sola era senz’altro più disponibile. Ricordo la sua espressione quando vide quella scena:
“Porca troia!”- esclamò lei;
“Hai capito Tati?!” Risposi con un’altra esclamazione.
Tati era inginocchiata e aveva il top alzato che lasciavano scoperti i seni, piccoli ma proporzionati. Qualcuno dei ragazzi si abbassava a toccarglieli mentre lei era intenta a saziarsi dei loro cazzi.
Anche Francesca rimase a guardare, senza troppo dare nell’occhio, un minuto, forse due. Poi uno di loro la prese per mano e la portò nella “camera dei privè” dove entrarono tutti e cinque socchiudendo la porta. Quindi Francesca ed io tornammo in soggiorno, dove si materializzò un altro episodio erotico importante: sul divanetto il moro era intento a baciare Giulia che sedeva con la gonna alzata sulla pancia con tutta la mano dentro i suoi slip, come la sera prima. Nel mentre, il fighetto le aveva alzato il top scoprendole i seni, che baciava con avidità soffermandosi sui suoi meravigliosi capezzoli. Francesca era come impietrita ma sorrideva forse per nascondere dell’imbarazzo. Io invece, ero molto eccitata, ma temevo che sarei rimasta a guardare, come nelle serata a Barcellona, da solo con una semi sconosciuta che non aveva nessuna esperienza sessuale.

“Fra come stai?”, dovevo agire ma non volevo lasciarla da sola -
“Bene perchè?”, rispose ostentando sicurezza -
“Te li vuoi fare?”, la guardai cercando un cenno di consenso -
“Sì” annuì fissando il divanetto.

Continua…

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2024-05-13
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