Il mio ricordo della vacanza a Mykonos (ottava parte)

di
genere
etero

“Amo! Amo svegliati dobbiamo andare”.
Giulia interruppe il mio sonno ristoratore e mi porse il mio vestito e gli slip aiutandomi a rivestirmi. Mi faceva male il culo, per di più alzandomi sentii colare lo sperma tra le gambe.
Uscendo dall’hotel l’aria fresca sul viso mi fece risvegliare in fretta. Sentivo il cuore accelerato e una inaspettata sensazione di vigore. Nel tragitto che ci condusse verso il nostro motorino, il paese era silenzioso e dormiente. Le attività notturne avevano da poco chiuso i battenti e gli operatori pulivano le strade. Qualche anima di uscita da qualche bravata notturna vagava solitaria per le vie della cittadina. Erano le 5 passate e le prime luci dell’alba schiarivano il cielo. Affamate come eravamo, decidemmo di andare al ristorante 24 ore sulla via di casa per fare colazione. Raggiungemmo il posto infreddolite. Trovammo parecchia gente di ritorno dalle discoteche avere la nostra stessa idea. Ci sedemmo all’interno e ordinammo qualcosa. Ricordo che Giulia in quella specie di bar mi confessò di provare una grande soddisfazione sessuale nel prendere in bocca lo sperma ed assaggiarne i diversi sapori, anche se fosse cattivo, come quello amarissimo dei due uomini di prima. “Mi manda al manicomio”, mi ripeteva. Le risposi ridendo ribattendo qualcosa del tipo: ”potevi dirmelo almeno dopo che facessi colazione”, come a rimarcare il voltastomaco che quella affermazione potesse provocarmi. Ridemmo a lungo dopo questa battuta. Non la giudicai. In un certo senso valeva lo stesso per me, anche se Giulia tendeva ad enfatizzarne l’atto, quasi a cercare il compiacimento dell’uomo. Durante la colazione prese il cellulare che non controllava dalla sera prima. Si accorse che nel corso della notte il moro le mandò un sms chiedendole dove fossimo. Avrebbe potuto saggiamente rispondergli il giorno dopo o non rispondergli affatto. Invece gli rispose subito. Scriveva d’impulso, con voga mordendosi il labbro. La contro replica del moro fu immediata. Erano appena ritornati da una discoteca e ci invitarono da loro. Non ci volevo credere, erano le 5,30 del mattino e Giulia mi stava chiedendo di andare a casa degli spagnoli. Realizzai in quel momento di stare ancora bene, il tiro di coca mi teneva sveglia e la colazione mi diede vigore. Decidemmo di “fare 31” e accettammo, ancora una volta, l’invito.

Entrammo a casa degli spagnoli con il chiarore del giorno che stava per iniziare. Appena entrati ci accolse ancora una volta il moro in un contesto di generale silenzio. Ci accorgemmo però immediatamente che in casa qualcuno stava facendo sesso. Erano chiari dei gemiti femminili provenire da una delle camere. Vedendo negli sguardi il nostro stupore il moro si mise a ridere e ci rivelò a quel punto che due dei suoi amici, tra cui il fighetto, si erano portate a casa due ragazze italiane dalla discoteca. Si alternavano momenti di silenzio ad altri di gemiti fuori controllo e voci indistinte. Si presentò nel soggiorno in ingresso anche il biondino con cui passammo la giornata precedente al super paradise. In realtà mi sembrava passata una vita. Ci salutò e ci chiese dove fosse Francesca. Spiegammo loro che fossimo rimaste fuori per la serata mentre lei tornò a casa presto.
Gli altri due dei sei spagnoli, occupavano l’altra stanza e si erano messi a dormire. Quindi ci intrattenemmo ancora una volta con il moro ed il biondino, che si sedettero sul divano a fumare entrambi a petto nudo. In quella sala le finestre aperte lasciavano già entrare la fioca luce dell’alba.
Parlammo della serata appena trascorsa. Ci chiesero dove fossimo andate e Giulia rispose senza ritegno nè riservatezza raccontando di essere uscite con due uomini di mezza età. Stimolò dunque una reazione incuriosita e incalzarono l’interrogatorio domandandoci cosa fosse successo tra noi. Giulia rispondeva senza inibizione alcuna, con un’atteggiamento da puttana che continuava a sbalordirmi. Capii cosa si dissero nonostante parlassero in spagnolo. Gli aveva detto chiaramente che eravamo appena stati nel loro albergo a scopare e che non aveva risposto subito al suo messaggio per questo motivo. Io la guardavo con gli occhi sbarrati a mostrarle tutto il mio imbarazzo. Ridevamo. Le riconoscevo il merito di non perdere tempo e di indirizzare immediatamente l’incontro nella direzione voluta. Del resto anch’io spesso avevo questo tipo di uscite perciò sapevo dove volesse arrivare. I due ragazzi colsero l’assist di Giulia e ruppero il sottilissimo strato di ghiaccio iniziale. Il biondino iniziò a toccarsi il cazzo da solo da sopra i pantaloncini mentre il moro si avvicinò alla mia amica dicendole una frase del tipo: “fammi vedere che cos’hai imparato”. Ora in piedi, iniziò a baciarla stringendole con vigore i glutei da sopra il vestito. Ancora una volta il sesso mi si presentò davanti come un treno in corsa.
Arrivammo sull’isola con l’idea di dominare le nostre fantasie erotiche, ma Mykonos finì per dominare noi.
Quella notte la deriva stava assumendo i contorni di un inabissamento. La barca stava affondando ed io ancora una volta stavo per lasciare che la mia sessualità mi dominasse.
Di fronte a me il biondino seduto sul divano mezzo nudo allungò le braccia in mia direzione invitandomi a raggiungerlo, cosa che feci senza indugio. Mi adagiai a cavalcioni sopra di lui, il quale si abbandonò ad una foga sessuale vorace ed animalesca. Raggiunse la mia intimità in pochi movimenti determinati e sicuri e presto trovò con la sua bocca il mio capezzolo con il piercing. Mi aveva già vista per tutta la giornata in spiaggia nuda come mamma m’ha fatto. Sapeva dove andare a parare. Si scostò mezza gamba i pantaloncini scoprendo il suo cazzo in erezione. Pochi istanti dopo era già dentro di me. Mi spinsi su e giù sopra di lui che era sempre seduto su quello stesso scomodissimo divanetto su cui mi intrattenni la sera prima. Era bello e dannato, ci sapeva fare, rendeva l’amplesso vario e mai banale. Durante il rapporto ci fu un momento nel quale i colpi furono rapidissimi e le nostre cosce si scontravano schiaffeggiandosi. Nella concitazione il suo cazzo sgusciò fuori in modo involontario ed io nel rimetterlo, nella foga dell’eccitazione, sbagliai orifizio. Il pene entrò per un attimo nel culo già dolorante e nella goffaggine del movimento “saltai per aria”. In quel momento lui deve aver pensato che fossi analmente predisposta perchè benché mi contrassi di colpo dalla sorpresa, il pene entrò dentro senza ostacoli. Mi trovai infatti con le sue dita indugiare nuovamente dapprima sul buco del culo. Quindi, nel buco del culo. Le dita entrarono subito senza incontrare alcuna resistenza delle pareti anali. Prima che potesse farlo lui, io stessa presi con le mani la sua asta alzando il bacino ed indirizzandola nell’ano dove entrò con grande semplicità e senza nessun tipo di attrito. Mi doleva tutta la zona perianale ma il dolore era direttamente proporzionale al piacere che pervadeva la mia mente lasciandomi emettere dei gridolini a denti stretti molto acuti. I colpi furono subito netti e rapidi e la penetrazione profonda con movimenti unisoni e vicendevoli che resero l’atto sessuale molto complice ed appagante, accompagnandolo con baci passionali a lingue incrociate.
I rumori provenienti da dietro di me, tra cui bicchieri di plastica e posate che fragorosamente cadevano a terra, raccontavano di Giulia sdraiata sul tavolo ancora apparecchiato, penetrata sotto i colpi del moro. Anche Giulia come me ansimava in modo molto plateale. Difficilmente gli altri presenti nella casa non ci accorsero di noi. Ad ogni modo, ad un certo punto sentimmo aprirsi la maniglia scricchiolante della porta di una camera. Mi voltai e vidi uno degli spagnoli con il pene ciondolante venire in soggiorno alla ricerca di una bottiglia d’acqua e di un rotolo di carta. Uscendo dalla stanza lasciò noncurante la porta della camera spalancata. Una delle ragazze era seduta sul letto. Era bionda e sembrava davvero molto giovane. Dietro di lei su quello stesso letto riconobbi il fighetto impegnato a consumare il rapporto con un’altra ragazza di cui non si riuscii a vedere l’aspetto ma se ne poteva distintamente ascoltare emettere flebili suoni di piacere. Lo spagnolo che “sconfinò” nel nostro territorio indugiò più del necessario e interruppi il sesso per uno strano senso del pudore che mi fermò. Lo sentii borbottare qualcosa lamentando il pavimento bagnato in più punti. La ragazzina dentro la stanza si era alzata dal letto ed era uscita sul ciglio della porta. Era piena di sperma sull’addome che traspariva nella poca luce e le stava colando addosso. Aveva una corporatura esile ma con un seno generoso, bionda e alta con un bellissimo viso che confermava la sua giovanissima età. Ancora oggi resto convinta che non fosse ancora maggiorenne. Era talmente stordita dalla stanchezza che non si accorse nemmeno che la stessi guardando. Si appoggiò allo stipite della porta con lo sguardo spento verso lo spagnolo che nel frattempo non riusciva trovare un po’ di carta per pulirla. Mi voltai e vidi il moro tenere le cosce di Giulia bene aperte in piedi davanti al suo ventre. Lei poggiava ancora con tutta la schiena su quel tavolo così disordinato. Realizzai che la ragazzina stava assistendo alla scena. Dovette essere un immagine molto forte per lei guardare due persone fare quel tipo di sesso davanti ai suoi occhi, con un pene enorme come quello del moro, così come i seni di Giulia che sballottavano su e giù. Mi alzai dal divano, si accorse anche della mia presenza e rientrò allora nella camera socchiudendo la porta. Il ragazzo trovò finalmente quello che cercava e rientrò nella stanza commentando scherzosamente le dimensioni del cazzo del moro. Ricordo Giulia ridere rumorosamente a quella battuta mostrando piena consapevolezza di ciò che faceva.

Durante la stessa vacanza la sua sessualità si fece ogni giorno sempre più spinta. Le fobie che la trattenevano fino a pochi giorni prima sparirono a denotare sempre più costante perdita di lucidità ed autocontrollo.
Addirittura per come la conoscevo io, non permetteva a nessuno di penetrarla senza preservativo. Ora non ci pensava nemmeno. Si lasciava scopare da chiunque senza remore o ripensamenti limitandosi a ricordargli di tanto in tanto di non venirle dentro.

La luce nella stanza cominciava ad entrare sempre più luminosa ed invadente. Il biondino si alzò dal divano masturbandosi per manterere l’erezione che stava perdendo. Lo baciai e lo aiutai con dei veloci movimenti della mano. Continuai l’azione talvolta con la bocca inumidendo con un pò di saliva. Quando riprese pieno vigore, mi avvicinai al moro che nel frattempo fece alzare Giulia. Il biondo però la fece risdraiare nuovamente sul tavolo, le prese le cosce e gliele aprì iniziando a penetrarla nella stessa posizione che precedentemente assunse il moro. Quest’ultimo nel frattempo si intrattenne baciandomi. Gli presi il cazzo in mano e in bocca. Le sue dimensioni erano davvero spettacolari. Ne conoscevo già bene le doti ma ogni volta rimanevo estasiata da come potevo impugnarlo. Lo potevo prendere con tutte e due le mani e succhiarlo allo stesso tempo. Ci avrei passato le giornate. Aveva il sapore del sesso di Giulia ed emanava un forte odore che comunemente definirei sgradevole ma che in quel contesto risultava persino sovreccitante. Avevo l’adrenalina a tenermi sveglia e attiva ed ebbi un sussulto inaspettato di energia extra. Sentivo che potevo prendere l’iniziativa. Mi avvicinai a Giulia e le chiesi all’orecchio in modo molto esplicito se il moro gliel’avesse messo in culo. Mi fece no con la testa e le chiesi a voce più alta: “vuol farlo?”. Rispose a chiare lettere: ”Sì dai porco ∂io, sveglia gringo!” rivolgendosi in italiano in modo molto aggressivo a quel ragazzo che appena ieri tirava i capelli di Francesca con rozzaggine. Chiaramente il biondino non capì, quindi gli presi l’uccello e lo indirizzai nell’altro buco. Giulia gridò con voce roca squarciando il silenzio del mattino e accompagnò il movimento del biondino che ora la penetrava con ancora più forza. Continuai a masturbare il moro mentre guardavamo insieme la scena di fronte a noi. Anche quando perdeva leggermente l’erezione, le dimensioni del moro erano sempre ragguardevoli. In questi casi praticavo la mia tecnica che quasi sempre riportava l’erezione in forma: aumentavo il movimento della sega portandomi la cappella alla bocca di tanto in tanto ad inumidirla. Lo avvicinai al viso di Giulia che poggiava sul bordo del tavolo. Aprì subito la bocca sotto i colpi delle mie mani ma il moro non era ancora pronto a venire. Dopo pochi secondi il biondino si staccò e venne sul ventre e sulla pancia di Giulia. Alzò la testa e controllò dove fosse finito lo sperma. Non venne in modo molto abbondante. Giulia ne prese un pò con le dita e se le portò alla bocca. Il moro assistette commentando con fiato corto: “Puta madre estas loca”. Giulia sentì ed esibì nuovamente e platealmente il gesto sapendo di essere guardata. Dalla mimica facciale sembrava piacerle come se stesse gustando della nutella. Sapeva che ai maschietti piaceva quell’atteggiamento, ma soprattutto a lei piaceva l’idea di piacere. Poi al momento giusto spalancò la bocca e tirò fuori la lingua aspettando l’orgasmo del moro che arrivò sotto il colpi della mia mano. Indirizzai il getto verso la sua bocca. Anche questa eiaculazione non fu particolarmente abbondante ma lo sperma colò denso sulla lingua di Giulia che come prima lo assaporò ostentando dimestichezza. L’episodio fu mentalmente fu molto appagante anche per me. Con lei sentivo che tutto poteva succedere. Ci lasciammo andare in un bacio sensuale a condividere i sapori del sesso.

Molto spesso ripercorsi la scena nella mia testa nel corso degli anni. E’ un ricordo che mantengo vivo dentro di me tutt’oggi.

In casa scese presto il silenzio più assoluto. Le due ragazze a noi sconosciute non uscirono mai da quella stanza dove si trattennero a dormire.

I bagliori del mattino fecero capolino in soggiorno. Ci ricomponemmo nei nostri vestiti e lasciammo quella casa in punta di piedi esattamente come rientrammo nella nostra verso le 8 con il sole già alto che irraggiava fastidiosamente i nostri occhi. Le ragazze dormivano. Tutte tranne Francesca che sentendoci aprire la porta ci salutò facendo un cenno con la mano con grande sorpresa guardando l’ora sul telefono. Ci vide in uno stato pietoso, struccate, spettinate e coi vestiti stropicciati. Raggiungemmo finalmente la nostra camera e Francesca ci seguì sperando potesse avere qualche informazione sulla nostra nottata:
“Tesoro più tardi ti raccontiamo tutto siamo stravolte” le rispondemmo con un filo di voce.
Ci tuffammo nel letto ancora vestite e cademmo in un profondo sonno ristoratore.

Al risveglio eravamo sole in casa. Il telefono segnava le ore 15 passate.
Un paio di sms proprio di Francesca ci informavano dei loro spostamenti. Ce la saremmo presa molto con calma. Facemmo una doccia e mangiammo qualche avanzo conservato nel frigo.

“Bleah che schifo la sborra di quei due” sbottava Giulia riferendosi al sapore che ci lasciarono WalterNudo e il dandy - “ma che cazzo mangiano catrame?” proseguì mentre bevevamo il caffè. Ci lasciammo andare ad una risata liberatoria che si prolungò per diverso tempo. Tutto quello che di lì in avanti usciva dalla nostra bocca rilanciava la nostra ilarità che non ci fece prendere respiro per i minuti successivi. Giulia si mise le mani dei capelli, prese fiato e sforzandosi per non ridere ammise: “Stanotte abbiamo toccato il fondo”, scherzando, ma neanche troppo. -
“Seh stanotte…ma perchè ieri pomeriggio non ti ricordi? Praticamente abbiamo fatto fare nudismo a Francesca che fino a due giorni fa non si era vista nuda manco lei allo specchio…” risposi. La nostra risata riesplose fragorosa senza controllo.
“Il cazzo del moro cristo santo…” - chiosò Giulia teatralmente, continuando: “ma perchè non ce l’avevo a Barcellona uno così…” - poi il tono si fece più severo, - “Ma abbiamo tirato su la coca?! Madonna amo che coglione che siamo”, ricordò guardandomi e poggiandosi la mano sulla fronte -
“E il culo?? Non ti fa male? Ho un livido pazzesco dietro, manco riesco a sedermi!” - risposi io,
“Pensa se ce lo infilava pure il moro oggi camminavamo col bastone…”,
E di nuovo giù a ridere.

Riconoscendo la stupidità della conversazione, ancora oggi sorrido scrivendo queste righe. Mi mancano tremendamente quei momenti di spensieratezza.

Quella chiacchierata ci aiutò a fermarci a riflettere seppur con il sorriso su tutto quello che capitò il giorno e la notte prima. Era necessario affinché riprendessimo la consapevolezza delle nostre azioni. A tal proposito mi feci più seria e provai a dirle cosa non mi piacque. Le spiegai che senza di lei quella vacanza non sarebbe stata così libera e appagante ma le confessai che mi sentii inascoltata in occasione dell’invito dei due brizzolati:
“Amo dai ci siamo divertite, eri stanca ma poi ti sei ripresa. Abbiamo scopato alla grande…”, non colse appieno il senso del mio malcontento e cambiammo discorso. Nel frattempo arrivò un altro sms da Francesca: “Andiamo al Tropicana, vi aspettiamo lì”.
“Nooo, minchia ma con tutte? Anche con le altre? No cioè, che cazzo ci andiamo a fare?!”, sbottò la mia amica rivolgendomi tutto il suo rammarico.

Giulia ha sempre avuto una vita regolare: era di famiglia alto borghese, prima della classe a scuola, media del 30 all’università, sempre fidanzata, rispettata e riconosciuta da tutti come una ragazza modello. Quell’etichetta le si appiccicò addosso come un parassita che le succhiava via la vita. Da Barcellona in poi finì per vivere una doppia vita che assunse i contorni di un macigno da tenere sollevato sulle sue spalle per il compiacimento di chi le stava intorno, famiglia, fidanzati e amiche comprese. Non si sentiva libera di esprimersi praticamente con nessuno tranne che con me. La dinamica della vacanza la costrinse a fidarsi anche di Francesca alla quale non potè più nascondere gli eventi che stavano contornando lo stile libertino della nostra settimana insieme.

L’idea di andare al Tropicana con le altre tre ragazze la portò in uno stato di ansia. Temeva da sempre il giudizio della società. Come darle torto. Lei che si era costruita in anni di compostezza una reputazione da brava ragazza. Mai e poi mai si sarebbero immaginate che Giulia potesse arrivare a succhiare cazzi in vacanza.

Semmai la poco di buono ero io. Pensavano che la stessi portando sulla cattiva strada. Passando tutte quelle serate insieme erano convinte che lei stesse con me per non farmi cacciare nei guai.
Io che ero quella che accettava i 18 pur di andare avanti, ero quella del quartiere popolare costantemente senza soldi, ero quella che secondo loro non si sapeva tenere un ragazzo.
Nei due anni che frequentammo insieme la facoltà uscimmo in gruppo diverse volte. Partecipammo a diverse feste e facemmo qualche serata in discoteca. Ero sempre io quella che si baciava gli sconosciuti o che magari ci finiva appartata in qualche angolo buio. Il peso del giudizio lo sopportai sempre e solo io.
Loro invece erano tutte santarelline, a spaccarsi di canne all’insaputa dei genitori. Ad ognuno i suoi vizi.

Ci ritrovammo al Tropicana nel tardo pomeriggio. Le ragazze si erano portate il cambio ed erano vestite come se andassero ad un aperitivo mondano. Per l’occasione anche Giulia si vestì di tutto punto. La troia del gruppo in fondo ero io che mi sentivo il giudizio addosso ma ero veramente libera:

mini bianca senza mutande, canotta beige semi trasparente aperta ai lati senza reggiseno, tiè!

Misi con le spalle al muro anche Giulia che dovette decidere con chi passare la serata. Lei che ebbe il controllo sulle mie decisioni il giorno prima, ora non poteva decidere liberamente per se stessa. Non avevo nessuna intenzione di mostrarmi diversa da quello che ero. Ero a Mykonos, avevo fatto un anno di sacrifici per potermi permettere quella vacanza e quella sera avrei dato il bianco.

Continua…
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2024-05-20
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