Il mio ricordo della vacanza a Mykonos (settima parte)

di
genere
etero

La consapevolezza era l’ingrediente fondamentale affinché potessi godermi appieno le esperienze sessuali che vivevo. Consapevolezza intesa come quello stato mentale che mi permettesse di pensare lucidamente ed adoperarmi fisicamente e sessualmente in modo libero ed attivo. Ciò non accadde nelle ultime ore, vivevo quelle esperienze solo per compiacere la voglia matta di Giulia a cui tanto sentivo di dare per avermi assistito in spiaggia qualche ora prima, oltre al fatto che avrei fatto qualsiasi cosa per vederla felice. L’errore di base fu quello di iniziare a bere dal mattino perdendo gradualmente il controllo dell’equilibrio emotivo nel corso della giornata. Portai avanti gli eventi passivamente con una grande stanchezza addosso che non mi permise di essere consapevole di ciò che volessi davvero. Giulia invece aveva il fuoco dentro. Quella notte dopo essersi concessa senza freni, aveva l’assoluta necessità di continuare le sue esperienze sessuali. Aveva molte più energie di me nonostante anche lei avesse iniziato a bere dal mattino. Evidentemente la sua corporatura, decisamente più massiccia della mia, le permetteva di ricorrere a risorse fisiche extra. Pensai infatti a Francesca, con il suo fisico minuto, essere a casa a dormire da parecchio tempo.
Uscimmo dal bar verso le 3 ancora in compagnia dei due uomini, trascinandomi con le poche energie rimaste per le caotiche vie della città antica, quando ci invitarono nella loro suite in hotel. Seguí un perentorio “no grazie” da parte mia dando per scontato che la nostra giornata potesse finalmente terminare. Solo il pensiero che dovessimo ancora affrontare un gelido tragitto in motorino per potersi buttare a letto mi costringeva a rimanere attiva. In quella occasione percepii molto egoismo e scarsa empatia da parte di Giulia che insistette al punto che finí per accettare il loro invito, di fatto decidendo anche per me. Mi diede molto fastidio il fatto che invece di prendermi da parte per poterne parlare privatamente tra noi, affrontasse il mio rifiuto davanti a loro facendomi sentire la guastafeste.
Mi sentivo come una barca in avaria che non riusciva a riprendere la rotta verso il porto più vicino. Stavo andando alla deriva in balia delle onde a causa della stessa persona che aveva riportato la barca in porto qualche ora prima.

Luglio 2010
Stavamo facendo la nostra prima vacanza tra amiche, avevamo conseguito da pochi giorni la maturità e partimmo in 8 per Mykonos. Giulia ed io facevamo già coppia fissa, migliori amiche e strette confidenti di turbamenti adolescenziali da 5 lunghi anni. Lei da ormai 4 era fidanzata con il suo primissimo ragazzo e non fu cosa semplice convincerlo a lasciarla andare nella vacanza di sole femmine. Per lui fu un affronto e discutendo sulla vicenda più volte arrivarono sul punto di lasciarsi. Giulia lo convinse con diverse prove d’amore. Gli aveva giurato che mai e poi mai avrebbe solo sfiorato l’idea di tradirlo. Era l’uomo della sua vita, gli ripeteva. “Voglio te e solo te”, diceva.
E così gli strappò il suo consenso mettendolo davanti al fatto compiuto e si aggregò alla compagnia.
Le nostre serate si svolsero perloppiú al Tropicana dove restammo estasiate dalla libertà che quel posto mostrasse. Nessuna di noi cedette alla tentazione di esibire la propria sessualità in pubblico. Le più audaci del gruppo, tra cui io, si limitarono ad episodi di petting pudicamente e rigorosamente concessi sotto le lenzuola ben lontano da occhi indiscreti. Eravamo molto trattenute dall’inesperienza ma soprattutto dal giudizio reciproco. L’unica a non sfiorare nemmeno un labbro maschile fu Giulia, che con grande tenacia ed onestá rimbalzava decine di approcci di natura esplicita ogni sera. La sua fisicità era già sviluppata, compreso l’atteggiamento volontariamente provocatorio con cui attirava le attenzioni dei ragazzi, concedendosi perciò quantomeno il beneficio della compiacenza che le restituiva la consapevolezza di essere desiderabile.
L’ultima sera però ci fu un episodio che lasciò scoprire tutta la sua sofferenza e costrizione nel trattenere le naturali pulsioni.
Durante la serata al Tropicana, Giulia ed io decidemmo di fare un ultimo bagno in mare. Era il tramonto, lasciammo le nostre compagne in pista dove la festa era entrata nel vivo. Prima di entrare in acqua, in modo del tutto inaspettato, Giulia invitò ingenuamente, così a caso e senza troppa convinzione, due ragazzi mai visti prima a farsi il bagno con noi. Chiaramente non persero l’occasione e si tuffarono in acqua. Erano due ragazzi più grandi sui 25 anni di cui non ricordo nulla. Ricordo bene però gli eventi che susseguirono con mio grande clamore. Uno dei due provò esplicitamente ed insistentemente a baciare Giulia, la quale sí rifiutava ma allo stesso tempo lo aizzava provocandolo e stuzzicandolo, giocando con lui, schizzandosi, facendosi il solletico, intrattenendo un vero e proprio gioco di seduzione. Restai a controllare la scena da lontano, facendo finta di disinteressarmene intrattenendomi con l’amico. Uscimmo quindi tutti e 4 dall’acqua e Giulia si stese sul suo asciugamano a pancia sotto per asciugarsi. Il ragazzo la seguì e si sdraiò accanto a lei. Provò insistentemente prima a baciarla sul collo trovando sempre il netto rifiuto di Giulia che ripeteva di essere fidanzata. Tutto ciò però non lo scoraggiò tanto che i tentativi diventavano sempre più incalzanti. Prima provò a baciarla, ora in bocca, poi addirittura a massaggiarle i glutei. Lei continuava a rifiutarlo togliendogli le mani a redarguirlo, ma dopo diversi minuti non si era ancora divincolata da quella morsa. Se ne stava lì passiva a farsi toccare per poi staccargli le mani, in modo sempre meno convinto e sempre meno reattivo. Lui arrivò al punto di scardinare la sua forza di volontà simulando un innocuo massaggio che dapprima si soffermava sulle spalle. Giulia ora sembrò rilassarsi quando le mani ad ogni passaggio scendevano verso il fondo schiena, poi sui glutei e ancora sull’interno coscia per infine abbandonarsi ad un ditalino dapprima appena accennato esternamente nei movimenti delle sue dita, poi affondato all’interno del costume fino a sfociare in un incontrollato momento di puro piacere. L’atto andò avanti per diversi minuti e lei se ne allietò in modo passivo. Vidi il ragazzo abbassarsi il costume lasciando scoprire il pene in erezione lasciando presagire l’imminente penetrazione. Al chè decisi di intervenire in modo più o meno appropriato simulando di essermi accorta d’improvviso di quella situazione e sbottando:”Amoooo ma il tuo tipo???”, risvegliando in lei quel senso di colpa che la fece alzare di contraccolpo ed inveire contro il tipo che restò in piedi con il cazzo in mano: “oh ma che cazzo fai porco đio?!”, in modo del tutto incoerente con lo svolgimento dei fatti, non immaginando evidentemente che stavo guardando la scena dall’inizio.
Giulia e il suo ragazzo si lasciarono poche settimane dopo. Lei mi confessò di aver capito che non lo amava più proprio da quella vacanza, lottando ogni sera contro i suoi demoni e cedendo proprio alla fine, quasi come a non volersi arrendere del tutto all’ingiustizia di quella costrizione psicologica.

Tornò sull’isola due anni dopo con la fame di rivincita. Assecondai perciò i suoi eccessi pensando che potesse essere il modo migliore di aiutarla ad esorcizzare per sempre quella sensazione di oppressione dovuta ad una relazione per troppo a lungo fondata sul possesso e la gelosia che le provocò dolore e turbamento.

Giulia passava da un estremo all’altro. Ottenne un doppio rapporto carnale con due uomini che avevano piú del doppio dei nostri anni, conosciuti, per così dire, poche ore prima.
Ci trovammo al check-in dell’hotel mostrando i nostri documenti al portiere di notte, incessantemente palpate da quei due che ci lasciarono semi nude già in ascensore. Giulia aveva nuovamente un cazzo in mano ben prima di entrare nella stanza. La suite aveva un lusso mai visto prima dai colori paradisiaci. Avevano un terrazzo con piscina privata vista mare e un letto gigantesco su cui ci scaraventarono con virile sfoggio di potenza. Uno dei due aprì un cassetto e tirò fuori un sacchetto con della cocaina. Se ne servì insieme al suo amico e ne offrì anche a noi. Giulia accettò senza indugio. Alla fine ne tirai su una striscetta anch’io. Fu per me in assoluto la prima e l’ultima volta. Mi sdraiai a pancia in giù su quel letto così comodo immergendo il viso in quei cuscini così soffici e profumati, finalmente nel silenzio e nella quiete. Fu per me una necessità più che una decisione. Giulia era sdraiata a fianco. WalterNudo e il dandy si sedettero sopra di noi e iniziarono a massaggiarci le spalle, poi ci baciarono il collo e le labbra insinuando nella bocca con la lingua. Ci fecero rilassare, abbassarono i polpastrelli verso il fondo schiena, l’interno coscia per poi scivolare all’interno degli slip dove affondarono le dita. Si ripetè lo stesso spartito dei fatti che due anni prima sorpresero Giulia sdraiata sulla sabbia.
Non incontrarono nessun tipo di opposizione da parte nostra. Mi abbandonai in quel letto rilasciando tutti i muscoli del corpo. Indugiarono a lungo in mezzo alle nostre gambe operando il massaggio erotico con le dita e con la bocca. I due si alternarono più volte sperimentando entrambe. La mia eccitazione raggiunse il culmine, mi lasciai andare ad un orgasmo. Mi sentivo finalmente riposata con una strana sensazione di rinnovato vigore. Un altro cassetto si aprí, questo al suo interno aveva dei sex toys. Ora gli uomini brandivano enormi dildo di forma fallica. Affondarono la lingua nella vagina accompagnandola con questi arnesi vibranti per poi spostarsi nell’ano dove si fecero strada dapprima con un dito per poi alternarsi tra i due orifizi sputandoci sopra per estenderne la lubrificazione. Quindi indugiarono affondando due dita nel culo per poi inserire lentamente il dildo. La resistenza muscolare si allentò e l’orifizio si dilatò. Scostai il mio viso finora immerso nel cuscino per scorgere lo sguardo di Giulia che stava ansimando come me. Si guardava indietro girando il collo per guardare il viso dell’uomo esercitare sapientemente una pernetrazione anale con il vibratore. Nella sua espressione c’era un demone: si mordeva le labbra contraendo diversi muscoli facciali sostenendo un respiro molto pesante ed affannoso. Guardai il suo uomo penetrarla con il suo pene in stato di poderosa erezione. Allo stesso tempo il mio avventore fece lo stesso con me. Sentii la sua cappella pulsare dentro il mio culo. Urlai di dolore con un sussulto che mi fece inarcare la schiena verso l’alto. A penetrazione completata, ad ogni sua contrazione del cazzo corrispondeva un brivido di dolore e piacere simultaneo che pervasero corpo e mente.

Entrambe avevamo fatto molta esperienza con il sesso anale in passato. Lei lo provò gia in età precoce con il suo fidanzato storico. Con il suo secondo ed ultimo ragazzo ne fece di fatto il principale atto sessuale che praticavano molto spesso per evitare di usare il profilattico, avendo lei la fobia di farsi venire dentro.
Io invece lo concedetti qualche volta al medico durante l’ultimo inverno e nel mio passato all’epoca potè succedere credo con altri 3 o 4 ragazzi, andando a memoria.

La resistenza delle pareti anali ben presto cedette ed il dolore mutò in una sensazione di dominazione che mi fece venire in un tempo infinitamente più breve rispetto ad un rapporto vaginale. La componente mentale intervenne al punto che ben presto perdetti il controllo.

Giulia gridava di piacere sotto i colpi profondi e potenti di WalterNudo. Urlava bestemmiando in preda al suo sesso.
I due si alternarono sopra di noi aumentando la cadenza dei colpi sempre più profondi, sempre più stordenti. Quella cornice signorile e silenziosa del Grand Hotel era straziata dalle urla incontrollabili che riecheggiavano fino all’esterno passando da quelle vetrate aperte sulla terrazza. Inginocchiata “a pecorina”, il morbido cuscino ora mi coprí la nuca e la testa, spinto con forza dalle braccia possenti dell’uomo che esercitò una forte pressione per attutire i suoni che uscivano dalla mia anima.
Poi il buio.

L’ano si riempí di sperma e il sesso terminò. Io rimasi nuda prona sul materasso e mi addormentai.


Di tanto in tanto rifletto sui fatti che si consumarono tanti anni fa in quell’albergo e mi chiedo come interpretarli in modo onesto e distaccato. Riflettendo sulle domande che mi pongo non posso che rispondervi in questo modo:
.l’atto sessuale ti piacque? Raggiunsi più volte l’orgasmo, quindi risposta affermativa;
.ti sentivi libera? No;
.fecu qualcosa per evitarlo? No;
.l’atto era consenziente? No;
.ne eri consapevole?


No

Continua…
di
scritto il
2024-05-19
1 . 3 K
visite
1
voti
valutazione
10
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.