Una vita incestuosa 4 capitolo
di
scrittore71erotico
genere
incesti
UNA VITA INCESTUOSA 4 CAPITOLO
Mi svegliai d’improvviso, quasi sudato. Voltandomi dall’altro lato del letto vidi che non c’era nessuno. Mia nonna non c’era. Pensai che fosse in bagno o in cucina ed invece, dopo aver guadato in tutte le camere non la trovai. Lei non c’era. Svanita. Come se fosse fuggita, scappando. C’era solo un foglietto appeso alla porta d’ingresso, messo in modo che io lo potessi vedere. Lo presi ed inizia a leggerlo: “caro nipote mio, sono sconvolta, stravolta per tutto quello che è successo in questi due giorni incredibili. Non so cosa pensare e non so cosa fare. Io non sono mai stata una santa, anzi mi sono sempre ritenuta una donna molto libera ma la porta che mi hai fatto oltrepassare mi ha condotto in uno stato di completo delirio. Mai avrai pensato di poter fare sesso con te, di provare un piacere mai provato prima, di essere travolta di orgasmi a ripetizioni che mi hanno fatto sentire femmina appagata e lussuriosa. Sono sconvolta, la mia razionalità mi porta a pensare di essere una donna immonda ma la mia anima più profonda mi spinge verso di te. Sto combattendo da lacune ore con i miei demoni più interiori. Nipote mio oltre il rapporto fisico mi hanno sconvolto le tue parole. Parole da maschio, da uomo maturo, da uomo che vuole metter al mondo un figlio, una figlia con me. Sei stato capace di aprire una porta ormai chiusa. Hai sfondato le mie difese. Mi sento nuda davanti ai tuoi occhi ed alla tua mente perversa. Mi sento nuda e tremo per il mio ed il nostro futuro. Non puoi chiedermi di avere un figlio, non puoi chiedermelo. Ti rendi conto ? Cosa dirà tua madre, tua zia ? come ci comporteremo rispetto al resto del mondo ? I nostri conoscenti, i parenti ? Viviamo una società ipocrita, piena di falsi tabù. Non possiamo, non dobbiamo, anche se nella mia testa, e te lo confesso serenamente, questo pensiero mi provoca un fortissimo turbamento, quasi un orgasmo latente. Ti ripeto: ti scrivo queste parole perchè sono stravolta, ti scrivo queste parole perché il calore continua ad avvolgermi. E mentre ti scrivo ti confesso senza tabù quello che sto facendo. Mi sto toccando con la mano. Tocco la mia fica raccogliendo con le dita la tua sborra che mi fuoriesce bagnandomi tutta. Mi tocco per darmi piacere perché la mia fica già sente nostalgia del tuo immenso cazzo. Ma so che appena raggiunto l’orgasmo la razionalità prenderà il sopravvento e dovrò pensare, fermarmi a riflettere. Dovrò capire cosa fare. Godo in questo momento ma dopo scapperò da questa casa, girovagando e sperando di ritrovare me stessa. Sperando di scoprire realmente quello che il mio cuore vorrà fare. Non mi cercare, non mi telefonare, sarò io a tornare a casa quando avrò capito.” Firmato tua nonna.
Mi giro il foglio fra le mani, leggo e rileggo. Entro in cucina e continuo a tenere fisso lo sguardo sul foglio. Leggendo mi accorgo che il mio cazzo è tornato ancora durissimo. E mi ritrovo a pensarla. A pensare a mia nonna. Alla sua fica calda e accogliente. Penso alla mia sborra dentro di lei. E’ penso depravatamente che la mia sborra l’abbia fecondata. Sono costretto a toccarmi, a scappellarmi il cazzo. Sono costretto a godere pensando a mia nonna. Godo un orgasmo violento e mentre godo succede qualcosa di ancora più perverso: il volto di mia nonna si mischia a quello di mia madre ed il volto di mia madre si mischia a quello della mia ragazza. Godo e nella mia testa un turbinio di donne una sopra all’altra. E mi ritrovo a sborrare su quel foglio e lo lascio li impiastricciato di sborra con il perverso pensiero che quando rientri lo possa trovare sul tavolo. Il mio dono: la mia sborra sulle sue parole. L’ho detto, lo ripeto mi sento un fuoco dentro capace di farmi pensare ad una sola cosa: scopare, godere e ancora godere. Non ho più freni, non ho più tabù, ho il fuoco della perdizione e nella perdizione voglio abbandonarmi e godere ancora.
E’ con questi pensieri nella testa che passo tutto il giorno non facendo letteralmente un cazzo. Aspettando che mia nonna rientri, aspettando che si spalanchi la porta e che lei mi dia un segno. L’aspetto per tutto il giorno ed aspettando si fa pomeriggio e poi aspettando diventa sera. E solo quando sono appisolato, solo con gli slip addosso disteso sulla poltrona con gli occhi semichiusi, sento il rumore delle chiavi nella toppa. Sento i suoi passi nel corridoio, faccio finta di dormire. Sento la sua presenza nella stanza. Sento che prende una sedia, sento come se stesse svuotando la borsa. E poi sento silenzio. Riapro gli occhi lentamente e me la ritrovo a pochi passi da me, seduta, vicino al tavolo, con il suo scritto fra le mani. Ha il viso stravolto, i capelli arruffati, sembra una pazza. Ha pianto perché il rimmel gli riga la faccia. Si accorge di me che la guardo. Mi guarda, ci guardiamo.
“Che fai dormi ?” le sue parole mi risuonano nelle orecchie
“Continua a dormire…non voglio disturbarti…dormii…io vado di la a farmi una doccia…”
Io senza dire una parola mi alzo dalla poltrona. Il mio cazzo quasi fuoriesce dagli slip tanto che è duro. La cappella mi fa male. Vedo mia nonna guardare in basso, poi rialzare lo sguardo. I miei occhi vanno al tavolo dove affianco della sua lettera c’è una scatola bianca, la conosco bene è di una marca della pillola del giorno dopo (la mia ragazza ne ha fatto uso). Torno a guardarla. Sento il calore invadermi, salire alla testa. Sento il mio cazzo esplodere. Divento una bestia, una bestia irrefrenabile. E’ un momento, un istante, afferro mia nonna portando il suo fondoschiena a toccarmi il cazzo. La mia bocca fa capolino sul suo collo avvicinandosi al suo orecchio. La stringo forte e gli sussurro: “stai per prendere la pillola ? hai paura di rimanere incinta ? hai deciso ? Io non valgo nulla ? Non vale nulla quello che ti ho detto ?” la stringo sempre di più a me. Sento che trema, bisbiglia, non riesce a parlare. Io con la spingo vicino al tavolo rendendogli impossibile muoversi. Poi con una mano prendo la scotola, ne estraggo il contenuto, schiaccio e prendo la pillola fra le dita portandola alla sua bocca. “Prendi…! Ingoia ! Fallo…apri la bocca ! …sappi che non mi vedrai mai più ! Non risponderò mai più a telefono ! Sappi che ti cancellerò dalla mia vita ! Pensa…pensa che non sentirai mai il mio cazzo dentro di te ! Pensa che non sborrerò mai più nella tua fica ! Pensa che non raggiungerai mai più gli orgasmi che hai raggiunto in questi giorni ! pensa che non potrai mai più essere quello che veramente vuoi ! Fallo…inghiotti la pillola…” ormai ero un fiume in piena non riuscivo più a fermare la mia parole e spingevo il mio cazzo sul culo di mia nonna. Stringevo e parlavo. Stringevo e parlavo. Poi mia nonna senza parlare prese dalla mia mano la pillola e lentamente la portò alla bocca. Ed io sentii un vuoto, un vuoto stranissimo. Mia nonna stava per ingoiare la pillola, interrompendo perversa e lussuriosa di metterla incinta. Mi allontanai di qualche metro, indietreggiando. La guardai. Lei mi guardò, mi guardo fisso negli occhi con la pillola stretta fra le labbra della bocca. Ci guardammo. Il tempo sembrava non passare mai. Poi come se la scena accadesse al rallentatore sentii prima il rumore dello sputo e poi vidi la pillola schizzare lontano dalla sua bocca. La scena si ripetette più volte nella mia testa. Mia nonna mi guardò e sentii solo queste parole arrivarmi al cervello: “prendimi, fammi ancora tua, non posso più stare senza la tua sborra, riempimi e mettimi incinta.”
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Mi svegliai d’improvviso, quasi sudato. Voltandomi dall’altro lato del letto vidi che non c’era nessuno. Mia nonna non c’era. Pensai che fosse in bagno o in cucina ed invece, dopo aver guadato in tutte le camere non la trovai. Lei non c’era. Svanita. Come se fosse fuggita, scappando. C’era solo un foglietto appeso alla porta d’ingresso, messo in modo che io lo potessi vedere. Lo presi ed inizia a leggerlo: “caro nipote mio, sono sconvolta, stravolta per tutto quello che è successo in questi due giorni incredibili. Non so cosa pensare e non so cosa fare. Io non sono mai stata una santa, anzi mi sono sempre ritenuta una donna molto libera ma la porta che mi hai fatto oltrepassare mi ha condotto in uno stato di completo delirio. Mai avrai pensato di poter fare sesso con te, di provare un piacere mai provato prima, di essere travolta di orgasmi a ripetizioni che mi hanno fatto sentire femmina appagata e lussuriosa. Sono sconvolta, la mia razionalità mi porta a pensare di essere una donna immonda ma la mia anima più profonda mi spinge verso di te. Sto combattendo da lacune ore con i miei demoni più interiori. Nipote mio oltre il rapporto fisico mi hanno sconvolto le tue parole. Parole da maschio, da uomo maturo, da uomo che vuole metter al mondo un figlio, una figlia con me. Sei stato capace di aprire una porta ormai chiusa. Hai sfondato le mie difese. Mi sento nuda davanti ai tuoi occhi ed alla tua mente perversa. Mi sento nuda e tremo per il mio ed il nostro futuro. Non puoi chiedermi di avere un figlio, non puoi chiedermelo. Ti rendi conto ? Cosa dirà tua madre, tua zia ? come ci comporteremo rispetto al resto del mondo ? I nostri conoscenti, i parenti ? Viviamo una società ipocrita, piena di falsi tabù. Non possiamo, non dobbiamo, anche se nella mia testa, e te lo confesso serenamente, questo pensiero mi provoca un fortissimo turbamento, quasi un orgasmo latente. Ti ripeto: ti scrivo queste parole perchè sono stravolta, ti scrivo queste parole perché il calore continua ad avvolgermi. E mentre ti scrivo ti confesso senza tabù quello che sto facendo. Mi sto toccando con la mano. Tocco la mia fica raccogliendo con le dita la tua sborra che mi fuoriesce bagnandomi tutta. Mi tocco per darmi piacere perché la mia fica già sente nostalgia del tuo immenso cazzo. Ma so che appena raggiunto l’orgasmo la razionalità prenderà il sopravvento e dovrò pensare, fermarmi a riflettere. Dovrò capire cosa fare. Godo in questo momento ma dopo scapperò da questa casa, girovagando e sperando di ritrovare me stessa. Sperando di scoprire realmente quello che il mio cuore vorrà fare. Non mi cercare, non mi telefonare, sarò io a tornare a casa quando avrò capito.” Firmato tua nonna.
Mi giro il foglio fra le mani, leggo e rileggo. Entro in cucina e continuo a tenere fisso lo sguardo sul foglio. Leggendo mi accorgo che il mio cazzo è tornato ancora durissimo. E mi ritrovo a pensarla. A pensare a mia nonna. Alla sua fica calda e accogliente. Penso alla mia sborra dentro di lei. E’ penso depravatamente che la mia sborra l’abbia fecondata. Sono costretto a toccarmi, a scappellarmi il cazzo. Sono costretto a godere pensando a mia nonna. Godo un orgasmo violento e mentre godo succede qualcosa di ancora più perverso: il volto di mia nonna si mischia a quello di mia madre ed il volto di mia madre si mischia a quello della mia ragazza. Godo e nella mia testa un turbinio di donne una sopra all’altra. E mi ritrovo a sborrare su quel foglio e lo lascio li impiastricciato di sborra con il perverso pensiero che quando rientri lo possa trovare sul tavolo. Il mio dono: la mia sborra sulle sue parole. L’ho detto, lo ripeto mi sento un fuoco dentro capace di farmi pensare ad una sola cosa: scopare, godere e ancora godere. Non ho più freni, non ho più tabù, ho il fuoco della perdizione e nella perdizione voglio abbandonarmi e godere ancora.
E’ con questi pensieri nella testa che passo tutto il giorno non facendo letteralmente un cazzo. Aspettando che mia nonna rientri, aspettando che si spalanchi la porta e che lei mi dia un segno. L’aspetto per tutto il giorno ed aspettando si fa pomeriggio e poi aspettando diventa sera. E solo quando sono appisolato, solo con gli slip addosso disteso sulla poltrona con gli occhi semichiusi, sento il rumore delle chiavi nella toppa. Sento i suoi passi nel corridoio, faccio finta di dormire. Sento la sua presenza nella stanza. Sento che prende una sedia, sento come se stesse svuotando la borsa. E poi sento silenzio. Riapro gli occhi lentamente e me la ritrovo a pochi passi da me, seduta, vicino al tavolo, con il suo scritto fra le mani. Ha il viso stravolto, i capelli arruffati, sembra una pazza. Ha pianto perché il rimmel gli riga la faccia. Si accorge di me che la guardo. Mi guarda, ci guardiamo.
“Che fai dormi ?” le sue parole mi risuonano nelle orecchie
“Continua a dormire…non voglio disturbarti…dormii…io vado di la a farmi una doccia…”
Io senza dire una parola mi alzo dalla poltrona. Il mio cazzo quasi fuoriesce dagli slip tanto che è duro. La cappella mi fa male. Vedo mia nonna guardare in basso, poi rialzare lo sguardo. I miei occhi vanno al tavolo dove affianco della sua lettera c’è una scatola bianca, la conosco bene è di una marca della pillola del giorno dopo (la mia ragazza ne ha fatto uso). Torno a guardarla. Sento il calore invadermi, salire alla testa. Sento il mio cazzo esplodere. Divento una bestia, una bestia irrefrenabile. E’ un momento, un istante, afferro mia nonna portando il suo fondoschiena a toccarmi il cazzo. La mia bocca fa capolino sul suo collo avvicinandosi al suo orecchio. La stringo forte e gli sussurro: “stai per prendere la pillola ? hai paura di rimanere incinta ? hai deciso ? Io non valgo nulla ? Non vale nulla quello che ti ho detto ?” la stringo sempre di più a me. Sento che trema, bisbiglia, non riesce a parlare. Io con la spingo vicino al tavolo rendendogli impossibile muoversi. Poi con una mano prendo la scotola, ne estraggo il contenuto, schiaccio e prendo la pillola fra le dita portandola alla sua bocca. “Prendi…! Ingoia ! Fallo…apri la bocca ! …sappi che non mi vedrai mai più ! Non risponderò mai più a telefono ! Sappi che ti cancellerò dalla mia vita ! Pensa…pensa che non sentirai mai il mio cazzo dentro di te ! Pensa che non sborrerò mai più nella tua fica ! Pensa che non raggiungerai mai più gli orgasmi che hai raggiunto in questi giorni ! pensa che non potrai mai più essere quello che veramente vuoi ! Fallo…inghiotti la pillola…” ormai ero un fiume in piena non riuscivo più a fermare la mia parole e spingevo il mio cazzo sul culo di mia nonna. Stringevo e parlavo. Stringevo e parlavo. Poi mia nonna senza parlare prese dalla mia mano la pillola e lentamente la portò alla bocca. Ed io sentii un vuoto, un vuoto stranissimo. Mia nonna stava per ingoiare la pillola, interrompendo perversa e lussuriosa di metterla incinta. Mi allontanai di qualche metro, indietreggiando. La guardai. Lei mi guardò, mi guardo fisso negli occhi con la pillola stretta fra le labbra della bocca. Ci guardammo. Il tempo sembrava non passare mai. Poi come se la scena accadesse al rallentatore sentii prima il rumore dello sputo e poi vidi la pillola schizzare lontano dalla sua bocca. La scena si ripetette più volte nella mia testa. Mia nonna mi guardò e sentii solo queste parole arrivarmi al cervello: “prendimi, fammi ancora tua, non posso più stare senza la tua sborra, riempimi e mettimi incinta.”
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