Caffè

di
genere
etero

Ho una vera passione per il caffè, potrei dire che ne sono dipendente. Mi aggiro con la mia tazzina nel silenzio del mattino, prima che la città si svegli. Lo faccio raffreddare. Guardo verso il letto dove giaci. Gloriosamente nuda.
Riposi del sonno dei giusti.
Ti guardo e provo il desiderio spasmodico di mirare il tuo corpo.
L'attimo della sveglia, il piacere pigro, la tensione che cresce nei tuoi movimenti. I suoni, gli odori, il calore della carne. Prendo un pennello e lo intingo del caffè.
Scosto il lenzuolo, le tue forme sono dinanzi a me, le natiche sono due cuscini perfetti di velluto baciati dalla prima luce del giorno. Sembra un divano nobiliare.
Prendo il pennello intinto di caffè e lo poggio sulla tua pelle, iniziando a decorare la tua carne, muovendolo piano, tracciando degli arabeschi sui solchi delle tue forme.
Salgo sui reni, mi godo la tela della tua schiena.
Ti svegli quasi infastidita, stiracchi le gambe lasciando che gli arabeschi di caffè si prendano più spazio sul tuo corpo. Come rivoli di un piacere dolce da seguire.
Mugugni quando senti il pennello insinuarsi tra le sue gambe, mugugni sempre; con dovizia e delicatezza scivola sul tuo sesso, lento e setoso.
Hai le natiche perfettamente decorate mentre mi abbasso per leccare i miei disegni e il pennello le accarezza l'intimità.
“Dormi è tutto un sogno...”
Mi riempio la bocca di carne, fino ad affondarne i denti, spingi i tuoi fianchi contro di me, un gesto lento e non più pigro in un mattino lento e silenzioso.
Ti assecondo e rispondo con la mia lingua sui tuoi spazi, prenditi lo spazio invadi con la tua indolenza, mentre il pennello continua a tenere bagnato il tuo sesso.
Come un scheggia entra dentro di te mentre alimento con la lingua su ogni rivolo di caffè per ogni lembo di carne e gocce, gocce di caffè. Ruota il pennello, ruota e fotte come la vita.
Con una mano ti vedo toccarti. È morbida, reagisce ad ogni movimento della mia lingua. Sente l'essenza di quel caffè.
Lo porta da sola alla sua bocca, rito del risveglio.
Tiro fuori il pennello ti voglio sulle mie dita, mi voglio dentro, ti voglio toccare dentro, voglio esplorarti non voglio scoparti, voglio tastare toccare provare afferrare, mentre bevi caffè dalle tue. Ansimi, ansimi forte per l'intrusione, un richiamo primordiale.
Mi allontano mentre ti tocco, lascio uscire anche le mie dita, ti guardo ancora in movimento lento, presa dal tuo caffè.
Te ne porto altro con le mie dita alla tua bocca. Lecchi piano, ecco i tuoi occhi nei miei. Sussurro buongiorno.
scritto il
2024-06-13
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