Memoriale dell’invisibile
di
Massenet
genere
etero
Sai in questo momento credo di dovermi riappropriare dello spazio della fantasia, ne ho proprio bisogno perché in fondo credo che tutto quello che concretamente potremo realizzare all’interno della nostra quotidianità sia in effetti poco; sì, sempre molto più di prima, ma ingessati nella bimba, dai nonni, nella casa al mare e tutte le altre cose accessorie che conosciamo, tutte cose belle eh, robertino le cene e visite improvvisate la stanchezza il caldo, gli amici, tutto, forse troveremo qualche momento per penetrarci, ma sbavare parole eccitate durante l’intimità sarà impossibile.
Per cui sento proprio l’esigenza emotiva, di raccontarmi e raccontarti, è quasi una confessione, una confidenza, una narrazione del mio pensiero critico e sessuale, di tutte le volte che mi potrai chiedere: a cosa pensi? E’ questo il senso del mio scrivere, piuttosto che una mera fantasia su un terreno che sai già riguarderà quella situazione, e sulla quale devi poi misurare il reale con il fantasticato.
Una sorta di Memoriale dell’invisibile
Atto I - 03/07/2024
L’invisibile si manifesta, nella sua somma espressione, negli attimi che saranno al tuo ritorno dopo la nottata fuori, quando vorrei che tu mi svegliassi strusciandoti su di me, richiamando la mia attenzione dedicandoti alla mia indolenza. E’ difficile che io dorma di sasso quella notte, è più probabile che al primo rumore in casa i miei sensi di destino da qualunque torpore, ma che io sia addormentato o vigile, voglio sentire il tuo alito sorridente sul collo, sentire dal modo in cui mi bacerai quanto sei ancora languida in corpo, quanto in quel momento sentirai di amarmi e assicurarti che il tuo uomo abbia tutta la tua dedizione. Proprio la tua dedizione dopo aver vissuto la massima espressione della tua libertà. Così voglio il tuo bacio umido e languido a svegliarmi il linguaggio, la bocca la lingua, ad anticipare le mie parole a premonizzare l’inevitabile morso che ti braccherà le labbra e anticiperà il mio “come stai?”
Dei tanti modi che tu puoi scegliere per rispondere io non voglio fissarne neanche uno, è nella tua sfera di libertà, quello che voglio è infilartelo in gola che tu voglia o no, che tu lo faccia come atto d’amore, come pegno d’amore come sacrificio sul mio altare, pur essendo tu stravolta dalla nottata, con le energie esauste, senza forza di iniziativa, svuotata di tutto appagata, troia sfinita e consapevole di avere davanti il momento più importante, la confessione sull’altare dell’eccitazione del suo sacerdote, del suo padrone, del suo uomo. Scoparti la bocca soffocandoti, come l’altro giorno in bagno quando sembravi sorpresa, così voglio starti in bocca, a simulare l’atto di estorsione di una confessione verbale, farla diventare qualcosa di carnale: sbavami sul cazzo e sul pavimento tutto quello che hai fatto, dimmelo fammi impazzire, mostrati, l’atto di esibizionismo più estremo che tu possa fare mai, l’atto che più mi eccita, il privilegio di vederti con me e fuori di me, portarti su un’altra dimensione, e mostrarti che quella è casa mia, della mia mente, e del mio corpo, che io stesso vivo per mettermi in gioco e riportare un’intenzione in una manifestazione di realtà.
Così ti voglio annusare, cercare gli altri odori su di te mentre continua a raccontarti, sentire i tuoi gemiti timidi da gattina esausta quando toccherò la tua fica bollente e dolorante, e tu mi dirai: “fai piano mi fa male” mentre io vorrei sentirti dire: “fai di me ciò che vuoi padrone”, spaccarti nella posizione più comoda a sbattere l’intero mio peso sopra di te, quella in cui hai le gambe sulle mie spalle e spingere forte fino a farti venire da pisciare, sentirti di nuovo fradicia come se fossero le dieci della sera precedente, e vedere sul tuo volto la stanchezza che lascia il posto alla pornografia, al volerne ancora e ancora fino a sborrarti in faccia tutto quello che ho accumulato negli ultimi giorni. E tu sai quanto posso essere esagerato in una sborrata.
Dirti ti amo in tutto questo, chiederti di più, chiederti ancora chi sono io per te, emozionarci insieme confessandoci che nessuno può averci come ci abbiamo noi, farti sentire fortunata e di nuovo vogliosa, a poter avere due rapporti in questo modo, sentirti dire che tutti saranno solo delle pedine, nella scacchiera del nostro amore folle. E no non sto nascondendo le mie insicurezze, sto solo dando spazio alle mie certezze, perché è giusto che anche loro trovino il loro spazio all’interno della nostra meravigliosa realtà.
Per cui sento proprio l’esigenza emotiva, di raccontarmi e raccontarti, è quasi una confessione, una confidenza, una narrazione del mio pensiero critico e sessuale, di tutte le volte che mi potrai chiedere: a cosa pensi? E’ questo il senso del mio scrivere, piuttosto che una mera fantasia su un terreno che sai già riguarderà quella situazione, e sulla quale devi poi misurare il reale con il fantasticato.
Una sorta di Memoriale dell’invisibile
Atto I - 03/07/2024
L’invisibile si manifesta, nella sua somma espressione, negli attimi che saranno al tuo ritorno dopo la nottata fuori, quando vorrei che tu mi svegliassi strusciandoti su di me, richiamando la mia attenzione dedicandoti alla mia indolenza. E’ difficile che io dorma di sasso quella notte, è più probabile che al primo rumore in casa i miei sensi di destino da qualunque torpore, ma che io sia addormentato o vigile, voglio sentire il tuo alito sorridente sul collo, sentire dal modo in cui mi bacerai quanto sei ancora languida in corpo, quanto in quel momento sentirai di amarmi e assicurarti che il tuo uomo abbia tutta la tua dedizione. Proprio la tua dedizione dopo aver vissuto la massima espressione della tua libertà. Così voglio il tuo bacio umido e languido a svegliarmi il linguaggio, la bocca la lingua, ad anticipare le mie parole a premonizzare l’inevitabile morso che ti braccherà le labbra e anticiperà il mio “come stai?”
Dei tanti modi che tu puoi scegliere per rispondere io non voglio fissarne neanche uno, è nella tua sfera di libertà, quello che voglio è infilartelo in gola che tu voglia o no, che tu lo faccia come atto d’amore, come pegno d’amore come sacrificio sul mio altare, pur essendo tu stravolta dalla nottata, con le energie esauste, senza forza di iniziativa, svuotata di tutto appagata, troia sfinita e consapevole di avere davanti il momento più importante, la confessione sull’altare dell’eccitazione del suo sacerdote, del suo padrone, del suo uomo. Scoparti la bocca soffocandoti, come l’altro giorno in bagno quando sembravi sorpresa, così voglio starti in bocca, a simulare l’atto di estorsione di una confessione verbale, farla diventare qualcosa di carnale: sbavami sul cazzo e sul pavimento tutto quello che hai fatto, dimmelo fammi impazzire, mostrati, l’atto di esibizionismo più estremo che tu possa fare mai, l’atto che più mi eccita, il privilegio di vederti con me e fuori di me, portarti su un’altra dimensione, e mostrarti che quella è casa mia, della mia mente, e del mio corpo, che io stesso vivo per mettermi in gioco e riportare un’intenzione in una manifestazione di realtà.
Così ti voglio annusare, cercare gli altri odori su di te mentre continua a raccontarti, sentire i tuoi gemiti timidi da gattina esausta quando toccherò la tua fica bollente e dolorante, e tu mi dirai: “fai piano mi fa male” mentre io vorrei sentirti dire: “fai di me ciò che vuoi padrone”, spaccarti nella posizione più comoda a sbattere l’intero mio peso sopra di te, quella in cui hai le gambe sulle mie spalle e spingere forte fino a farti venire da pisciare, sentirti di nuovo fradicia come se fossero le dieci della sera precedente, e vedere sul tuo volto la stanchezza che lascia il posto alla pornografia, al volerne ancora e ancora fino a sborrarti in faccia tutto quello che ho accumulato negli ultimi giorni. E tu sai quanto posso essere esagerato in una sborrata.
Dirti ti amo in tutto questo, chiederti di più, chiederti ancora chi sono io per te, emozionarci insieme confessandoci che nessuno può averci come ci abbiamo noi, farti sentire fortunata e di nuovo vogliosa, a poter avere due rapporti in questo modo, sentirti dire che tutti saranno solo delle pedine, nella scacchiera del nostro amore folle. E no non sto nascondendo le mie insicurezze, sto solo dando spazio alle mie certezze, perché è giusto che anche loro trovino il loro spazio all’interno della nostra meravigliosa realtà.
3
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Caffèracconto sucessivo
Memoriale dell’invisibile - Atto I
Commenti dei lettori al racconto erotico