La danza dei corpi - Capitolo 09
di
Mosec
genere
fantascienza
La serata aveva preso una piega inaspettata quando la dottoressa Manuela, neurologa di fama, alzò un po' troppo il gomito e si rivolse a Mark, il consulente dell’intelligenza artificiale, con parole cariche di tensione e provocazione: "Oltre ad essere un consulente anonimo sei un porco maniaco!". Il tono della sua voce, pur nella drasticità delle parole, era più malizioso che dispregiativo, quasi un gioco per sondare la reazione di Mark.
Proprio in quel momento, un cameriere anziano si avvicinò al loro tavolo. Con un’espressione serena e un sorriso gentile, chiese se volessero dell’altro. Manuela, ancora un po’ brilla, rispose con un vago cenno della mano, ma l’imbarazzo del momento era palpabile. Anche il menestrello di mezza età, con la pelle scura e una voce profonda, capì la tensione nell'aria e, mentre si avvicinava a loro, intonò dolcemente “Woman in Love”, cercando di ammorbidire l'atmosfera.
Mentre la canzone avvolgeva la sala, un giovane magro con un mazzo di rose fece la sua comparsa, cercando di vendere i suoi fiori per racimolare qualche soldo. Si avvicinò al tavolo di Manuela e Mark, il mazzo di rose rosse brillante contrastava con il loro momento teso.
Manuela si ritrovò improvvisamente circondata da quattro tipi diversi di uomini, ognuno dei quali poteva essere un potenziale amante, se la situazione fosse stata meno complicata.
Mark, il consulente dell’intelligenza artificiale, un uomo dai tratti affilati e un'aria misteriosa, sempre immerso nei suoi pensieri tecnologici. La sua mente brillante e il suo sguardo intenso lo rendevano affascinante, nonostante la sua apparente freddezza.
Il cameriere anziano, con la sua calma e i modi garbati, rappresentava la saggezza e la sicurezza di un’esperienza vissuta. Le sue mani tremolanti e il sorriso dolce avevano un fascino rassicurante, il tipo di uomo che sa come prendersi cura di qualcuno.
Il menestrello di mezza età, con la sua voce calda e il suo modo di cantare appassionato, incarnava il romanticismo. La sua capacità di percepire le emozioni delle persone e trasformarle in musica lo rendeva irresistibile a modo suo.
Il giovane venditore di rose, con la sua figura esile e il volto speranzoso, rappresentava la giovinezza e la dolcezza. Il gesto semplice di vendere rose aggiungeva un tocco di romanticismo ingenuo, quasi da romanzo.
Manuela, seduta al tavolo, si ritrovò a osservare questi quattro uomini attraverso una lente ironica, quasi come se fosse in una commedia romantica. Si chiese come sarebbe potuta uscire da quel imbarazzo.
Sorrise tra sé e sé, rendendosi conto dell'assurdità della situazione. La vita, a volte, sa essere sorprendentemente ironica, pensò, mentre la canzone del menestrello continuava a risuonare dolcemente nell'aria e il giovane venditore di rose le offriva una rosa rossa, il simbolo perfetto di quella serata strana e memorabile, Il cameriere anziano era li immobile attendendo la sua risposta e Mark era li che per la pima volta le aveva confidato qualcosa che, lei, con tutte la sua professionalità e le sue conoscenze poteva immaginare che si potesse realizzare e s trovava seduta nel tavolo con un uomo che con clic poteva levare i sensi inibitori di una ragazza.
La serata, già complicata, prese una piega ancora più imbarazzante quando il dispositivo mobile di Manuela vibrò improvvisamente. Un messaggio vocale da Lisa illuminava lo schermo, e Manuela, sperando che fosse una scusa per sfuggire alla tensione del momento, non esitò ad aprirlo. Il vino l’aveva resa meno cauta del solito.
La voce allegra di Lisa riempì l’aria: "Ehi Manu, come va? Spero che tu stia bene. Sai, mi stavo chiedendo una cosa... Tu e Mark state già scopando? Non voglio essere invadente, ma siete così carini insieme che non riesco a non pensarci. Insomma, fatemi sapere quando sarete pronti a raccontarmi i dettagli piccanti!"
Manuela, rossa in viso, rimase paralizzata dall'imbarazzo. Gli occhi del cameriere anziano si allargarono per la sorpresa, il menestrello smise di cantare per un momento, e persino il giovane venditore di rose abbassò lo sguardo cercando di nascondere un sorriso. Le risate soffocate dei clienti nelle vicinanze aumentarono la sua sensazione di disagio.
Proprio mentre Manuela cercava di raccogliere i pensieri, il telefono squillò di nuovo: una chiamata da Lisa. Con il cuore che batteva forte, Manuela rispose, sperando di chiudere rapidamente la conversazione.
"Dai raccontami i dettagli," disse Lisa senza preamboli, ridacchiando dall'altro lato della linea.
Manuela, cercando di mantenere la calma, provò a cambiare discorso, ma Lisa continuava, imperterrita. La mente artificiale di Lisa, che aveva integrato una funzione di assistenza conversazionale avanzata, aveva elaborato una serie di domande audaci e provocatorie.
"Ma come li preferisci te gli uomini, Manu? Un Daddy generoso e affettuoso, i cioccolatini dolci e romantici, i toy boy giovani e pieni di energia, o quelli con tendenze maniacali?"
Manuela si sentiva come se fosse intrappolata in una commedia dell'assurdo. Il menestrello, riprendendo la sua canzone, cercava di mantenere l'atmosfera romantica, mentre il giovane venditore di rose le porgeva un fiore con un sorriso comprensivo.
Decisa a non lasciarsi sopraffare dall'imbarazzo, Manuela trovò finalmente la forza di rispondere. "Lisa, credo che questa non sia proprio la serata giusta per questo tipo di conversazione. Ne parleremo un'altra volta, ok?"
Lisa ridacchiò dall'altro capo del telefono. "Va bene, va bene. Ma mi aspetto tutti i dettagli, eh!"
Manuela chiuse la chiamata e si appoggiò allo schienale della sedia, cercando di rilassarsi. Mark, osservando la scena con una leggera smorfia divertita, le prese la mano e le sussurrò: "Non preoccuparti, Manuela. A volte, le serate più imbarazzanti sono quelle che ricorderemo per sempre."
Con un sospiro di sollievo misto a rassegnazione, Manuela accettò la rosa dal giovane venditore e sorrise. Forse quella serata, con tutti i suoi momenti surreali, avrebbe trovato un posto speciale nella sua memoria.
Il cameriere anziano, dopo aver osservato la scena con un sorrisetto divertito, raccolse i piatti vuoti e disse con tono saggio e bonario: "Sapete, nella vecchia botte c’è il buon vino. Non dimenticatelo mai." Con un sorriso enigmatico, lisciandosi i baffi, si congedò, lasciando dietro di sé un’aura di saggezza che sembrava stemperare un po’ l’imbarazzo.
Intanto, il menestrello, incoraggiato dall'atmosfera, si faceva sempre più invadente verso Manuela. Con un sorriso smagliante dai denti bianchissimi, continuava a cantare e flirtare leggermente, alludendo scherzosamente alla presenza di un secondo menestrello nascosto che sarebbe saltato fuori a sorpresa.
Mark, percependo il disagio di Manuela, decise di intervenire tirando fuori un bel po’ di contanti e li mise nella mano del menestrello, sussurrando: "Grazie per la tua canzone, ma ora va a danzare da qualche altra parte."
Il menestrello, soddisfatto dalla lauta mancia, fece un elegante inchino e si allontanò, ma non prima di lanciare un ultimo sorriso a Manuela. Il giovane venditore di rose, ispirato dal gesto di Mark, si avvicinò ancora una volta e regalò una rosa rossa a Manuela, dicendo: "Questo è per la tua bellezza." Tuttavia, lo sguardo fisso e serio di Mark lo fece rapidamente allontanare, lasciando il tavolo in un’atmosfera leggermente più calma.
Manuela, con le guance ancora arrossate dall'imbarazzo e dal vino, cercò di distogliere l'attenzione da sé. Guardò Mark con un’espressione mista di divertimento e provocazione. "Tu sei il maniaco," disse, cercando di riprendere il controllo della conversazione e della serata.
Mark scoppiò a ridere, il suono rilassato e genuino spezzando finalmente la tensione accumulata. "Forse un po’," rispose con un sorriso malizioso. "Ma solo con il consenso."
La battuta di Mark allentò ulteriormente l'atmosfera, e Manuela si sentì finalmente più a suo agio. Forse, pensò, la serata poteva andare peggio e rifletteva sulle ore che aveva impiegato per prepararsi a quel pranzo.
Manuela guardò Mark, apprezzando la sua capacità di gestire la situazione con umorismo e gentilezza. "Grazie," disse semplicemente, stringendo la rosa rossa tra le mani.
Mark le sorrise di nuovo, più dolcemente questa volta. Uscendo dal locale Mark rimase accanto a Manuela camminando mentre lei si dirigeva nel suo appartamento.
Camminarono fianco a fianco, immersi in quel pomeriggio solare. Fu una passeggiata silenziosa dove le due menti cercavano di rielaborare quel pranzo.
Giunti davanti al portoncino di casa, Manuela si voltò verso di lui, gli occhi brillavano. "Grazie per avermi accompagnata," disse con un sorriso.
Prima che Mark potesse rispondere, Manuela lo attirò a sé, avvolgendolo in un abbraccio appassionato. Le sue labbra si posarono sulle sue, in un bacio che bruciava come il fuoco più intenso. Mark rimase sbalordito per un istante, poi si arrese alla passione travolgente che li avvolgeva.
Manuela lo condusse all'interno, chiudendo la porta dietro di loro. Le loro mani esploravano avidamente i corpi l'uno dell'altra, mentre si spogliavano con frenesia.
Lei lo guardò con occhi ardenti, colmi di desiderio. Le loro labbra si incontrarono in un bacio appassionato, le lingue danzavano insieme in un'estasi senza fine. Con movimenti rapidi e decisi, gli strappò la camicia, facendola cadere a terra.
Scese con le labbra lungo il suo collo, lasciando una scia di baci roventi sulla sua pelle. Arrivata al petto muscoloso, lo venerò con la sua lingua, facendolo ansimare di piacere. Continuò a scendere, sbottonandogli i pantaloni che caddero insieme alle mutande.
Davanti a lei, il suo membro eretto pulsava di eccitazione. Senza esitazione, lo prese tra le labbra, iniziando a prendersene cura. La sua lingua esperta lo accarezzava, mentre le guance si incavavano ad ogni movimento. Voleva fargli conoscere quanto sapeva essere passionale quando non indossava il suo camice da dottoressa.
Lui gemeva incontrollato, le mani tra i suoi capelli, guidandola nel ritmo forsennato. Il piacere cresceva ad ogni istante, fino a raggiungere l'apice dell'estasi. Lei lo accolse con avidità, assaporando ogni goccia del suo nettare.
Quando ebbe finito, si rialzò lentamente, incontrando il suo sguardo pieno di desiderio. Un sorriso malizioso si dipinse sulle loro labbra. Caddero sul letto, avvinghiati in un'estasi di desiderio e passione infinita.
Le loro membra si mossero in una danza antica come l'umanità stessa, pervasa da gemiti di estasi e di soddisfazione. Manuela guidava Mark attraverso quel percorso di delizia per poi lasciarsi guidare a sua volta, celebrando quell'unione in un'apoteosi di brividi irrefrenabili.
Il giorno dopo le prime luci dell'alba filtravano attraverso le sottili tende, dipingendo la stanza di una delicata tonalità ambrata. Giacevano l'uno accanto all'altra, le loro membra intrecciate in un abbraccio languido. I respiri lenti e profondi tradivano la dolce stanchezza che li avvolgeva dopo la notte appena trascorsa.
Manuela fu la prima ad aprire gli occhi, con un gran mal di testa, incontrando lo sguardo di Mark che la osservava con un'espressione di tenera adulazione. Un sorriso spontaneo le incurvò le labbra, mentre una mano si sollevava ad accarezzare la guancia di lui. Lui catturò quella mano e vi impresse un bacio sulla pelle morbida, suggellando quel gesto di complicità.
Nessuna parola venne pronunciata, eppure in quello scambio di sguardi e gesti si celava un'intesa profonda, un patto di carne e spirito consumato nella più totale fiducia reciproca. La loro unione, suggellata dalle ore trascorse ad amarsi con passione e abbandono, aveva raggiunto un'armonia perfetta.
Lei si strinse a Mark, affondando il viso nell'incavo del suo collo e inspirando il profumo della sua pelle, un aroma che ormai le apparteneva tanto quanto il suo. Lui la strinse a sua volta, accarezzandole i capelli con gesti lenti e riverenti.
In quel momento, avvolti nell'alone di beatitudine post amorosa, il mondo intero sembrava essersi dissolto, lasciandoli soli a custodire quel legame prezioso che avevano costruito mattone dopo mattone, notte dopo notte, con dedizione e professionalità.
Con malizia Manuela li sussurrò “Sarebbe il caso di rimettere quelle sub-routine a Lisa”. Mark pensieroso poté controbattere dicendo solamente “Non posso, ne va dell’intero progetto che gira intorno al “Artificial brain” La neurologa tamburellando le dita sul volto di lui prede fiato e disse: “Scuse da maniaco anonimo”.
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Proprio in quel momento, un cameriere anziano si avvicinò al loro tavolo. Con un’espressione serena e un sorriso gentile, chiese se volessero dell’altro. Manuela, ancora un po’ brilla, rispose con un vago cenno della mano, ma l’imbarazzo del momento era palpabile. Anche il menestrello di mezza età, con la pelle scura e una voce profonda, capì la tensione nell'aria e, mentre si avvicinava a loro, intonò dolcemente “Woman in Love”, cercando di ammorbidire l'atmosfera.
Mentre la canzone avvolgeva la sala, un giovane magro con un mazzo di rose fece la sua comparsa, cercando di vendere i suoi fiori per racimolare qualche soldo. Si avvicinò al tavolo di Manuela e Mark, il mazzo di rose rosse brillante contrastava con il loro momento teso.
Manuela si ritrovò improvvisamente circondata da quattro tipi diversi di uomini, ognuno dei quali poteva essere un potenziale amante, se la situazione fosse stata meno complicata.
Mark, il consulente dell’intelligenza artificiale, un uomo dai tratti affilati e un'aria misteriosa, sempre immerso nei suoi pensieri tecnologici. La sua mente brillante e il suo sguardo intenso lo rendevano affascinante, nonostante la sua apparente freddezza.
Il cameriere anziano, con la sua calma e i modi garbati, rappresentava la saggezza e la sicurezza di un’esperienza vissuta. Le sue mani tremolanti e il sorriso dolce avevano un fascino rassicurante, il tipo di uomo che sa come prendersi cura di qualcuno.
Il menestrello di mezza età, con la sua voce calda e il suo modo di cantare appassionato, incarnava il romanticismo. La sua capacità di percepire le emozioni delle persone e trasformarle in musica lo rendeva irresistibile a modo suo.
Il giovane venditore di rose, con la sua figura esile e il volto speranzoso, rappresentava la giovinezza e la dolcezza. Il gesto semplice di vendere rose aggiungeva un tocco di romanticismo ingenuo, quasi da romanzo.
Manuela, seduta al tavolo, si ritrovò a osservare questi quattro uomini attraverso una lente ironica, quasi come se fosse in una commedia romantica. Si chiese come sarebbe potuta uscire da quel imbarazzo.
Sorrise tra sé e sé, rendendosi conto dell'assurdità della situazione. La vita, a volte, sa essere sorprendentemente ironica, pensò, mentre la canzone del menestrello continuava a risuonare dolcemente nell'aria e il giovane venditore di rose le offriva una rosa rossa, il simbolo perfetto di quella serata strana e memorabile, Il cameriere anziano era li immobile attendendo la sua risposta e Mark era li che per la pima volta le aveva confidato qualcosa che, lei, con tutte la sua professionalità e le sue conoscenze poteva immaginare che si potesse realizzare e s trovava seduta nel tavolo con un uomo che con clic poteva levare i sensi inibitori di una ragazza.
La serata, già complicata, prese una piega ancora più imbarazzante quando il dispositivo mobile di Manuela vibrò improvvisamente. Un messaggio vocale da Lisa illuminava lo schermo, e Manuela, sperando che fosse una scusa per sfuggire alla tensione del momento, non esitò ad aprirlo. Il vino l’aveva resa meno cauta del solito.
La voce allegra di Lisa riempì l’aria: "Ehi Manu, come va? Spero che tu stia bene. Sai, mi stavo chiedendo una cosa... Tu e Mark state già scopando? Non voglio essere invadente, ma siete così carini insieme che non riesco a non pensarci. Insomma, fatemi sapere quando sarete pronti a raccontarmi i dettagli piccanti!"
Manuela, rossa in viso, rimase paralizzata dall'imbarazzo. Gli occhi del cameriere anziano si allargarono per la sorpresa, il menestrello smise di cantare per un momento, e persino il giovane venditore di rose abbassò lo sguardo cercando di nascondere un sorriso. Le risate soffocate dei clienti nelle vicinanze aumentarono la sua sensazione di disagio.
Proprio mentre Manuela cercava di raccogliere i pensieri, il telefono squillò di nuovo: una chiamata da Lisa. Con il cuore che batteva forte, Manuela rispose, sperando di chiudere rapidamente la conversazione.
"Dai raccontami i dettagli," disse Lisa senza preamboli, ridacchiando dall'altro lato della linea.
Manuela, cercando di mantenere la calma, provò a cambiare discorso, ma Lisa continuava, imperterrita. La mente artificiale di Lisa, che aveva integrato una funzione di assistenza conversazionale avanzata, aveva elaborato una serie di domande audaci e provocatorie.
"Ma come li preferisci te gli uomini, Manu? Un Daddy generoso e affettuoso, i cioccolatini dolci e romantici, i toy boy giovani e pieni di energia, o quelli con tendenze maniacali?"
Manuela si sentiva come se fosse intrappolata in una commedia dell'assurdo. Il menestrello, riprendendo la sua canzone, cercava di mantenere l'atmosfera romantica, mentre il giovane venditore di rose le porgeva un fiore con un sorriso comprensivo.
Decisa a non lasciarsi sopraffare dall'imbarazzo, Manuela trovò finalmente la forza di rispondere. "Lisa, credo che questa non sia proprio la serata giusta per questo tipo di conversazione. Ne parleremo un'altra volta, ok?"
Lisa ridacchiò dall'altro capo del telefono. "Va bene, va bene. Ma mi aspetto tutti i dettagli, eh!"
Manuela chiuse la chiamata e si appoggiò allo schienale della sedia, cercando di rilassarsi. Mark, osservando la scena con una leggera smorfia divertita, le prese la mano e le sussurrò: "Non preoccuparti, Manuela. A volte, le serate più imbarazzanti sono quelle che ricorderemo per sempre."
Con un sospiro di sollievo misto a rassegnazione, Manuela accettò la rosa dal giovane venditore e sorrise. Forse quella serata, con tutti i suoi momenti surreali, avrebbe trovato un posto speciale nella sua memoria.
Il cameriere anziano, dopo aver osservato la scena con un sorrisetto divertito, raccolse i piatti vuoti e disse con tono saggio e bonario: "Sapete, nella vecchia botte c’è il buon vino. Non dimenticatelo mai." Con un sorriso enigmatico, lisciandosi i baffi, si congedò, lasciando dietro di sé un’aura di saggezza che sembrava stemperare un po’ l’imbarazzo.
Intanto, il menestrello, incoraggiato dall'atmosfera, si faceva sempre più invadente verso Manuela. Con un sorriso smagliante dai denti bianchissimi, continuava a cantare e flirtare leggermente, alludendo scherzosamente alla presenza di un secondo menestrello nascosto che sarebbe saltato fuori a sorpresa.
Mark, percependo il disagio di Manuela, decise di intervenire tirando fuori un bel po’ di contanti e li mise nella mano del menestrello, sussurrando: "Grazie per la tua canzone, ma ora va a danzare da qualche altra parte."
Il menestrello, soddisfatto dalla lauta mancia, fece un elegante inchino e si allontanò, ma non prima di lanciare un ultimo sorriso a Manuela. Il giovane venditore di rose, ispirato dal gesto di Mark, si avvicinò ancora una volta e regalò una rosa rossa a Manuela, dicendo: "Questo è per la tua bellezza." Tuttavia, lo sguardo fisso e serio di Mark lo fece rapidamente allontanare, lasciando il tavolo in un’atmosfera leggermente più calma.
Manuela, con le guance ancora arrossate dall'imbarazzo e dal vino, cercò di distogliere l'attenzione da sé. Guardò Mark con un’espressione mista di divertimento e provocazione. "Tu sei il maniaco," disse, cercando di riprendere il controllo della conversazione e della serata.
Mark scoppiò a ridere, il suono rilassato e genuino spezzando finalmente la tensione accumulata. "Forse un po’," rispose con un sorriso malizioso. "Ma solo con il consenso."
La battuta di Mark allentò ulteriormente l'atmosfera, e Manuela si sentì finalmente più a suo agio. Forse, pensò, la serata poteva andare peggio e rifletteva sulle ore che aveva impiegato per prepararsi a quel pranzo.
Manuela guardò Mark, apprezzando la sua capacità di gestire la situazione con umorismo e gentilezza. "Grazie," disse semplicemente, stringendo la rosa rossa tra le mani.
Mark le sorrise di nuovo, più dolcemente questa volta. Uscendo dal locale Mark rimase accanto a Manuela camminando mentre lei si dirigeva nel suo appartamento.
Camminarono fianco a fianco, immersi in quel pomeriggio solare. Fu una passeggiata silenziosa dove le due menti cercavano di rielaborare quel pranzo.
Giunti davanti al portoncino di casa, Manuela si voltò verso di lui, gli occhi brillavano. "Grazie per avermi accompagnata," disse con un sorriso.
Prima che Mark potesse rispondere, Manuela lo attirò a sé, avvolgendolo in un abbraccio appassionato. Le sue labbra si posarono sulle sue, in un bacio che bruciava come il fuoco più intenso. Mark rimase sbalordito per un istante, poi si arrese alla passione travolgente che li avvolgeva.
Manuela lo condusse all'interno, chiudendo la porta dietro di loro. Le loro mani esploravano avidamente i corpi l'uno dell'altra, mentre si spogliavano con frenesia.
Lei lo guardò con occhi ardenti, colmi di desiderio. Le loro labbra si incontrarono in un bacio appassionato, le lingue danzavano insieme in un'estasi senza fine. Con movimenti rapidi e decisi, gli strappò la camicia, facendola cadere a terra.
Scese con le labbra lungo il suo collo, lasciando una scia di baci roventi sulla sua pelle. Arrivata al petto muscoloso, lo venerò con la sua lingua, facendolo ansimare di piacere. Continuò a scendere, sbottonandogli i pantaloni che caddero insieme alle mutande.
Davanti a lei, il suo membro eretto pulsava di eccitazione. Senza esitazione, lo prese tra le labbra, iniziando a prendersene cura. La sua lingua esperta lo accarezzava, mentre le guance si incavavano ad ogni movimento. Voleva fargli conoscere quanto sapeva essere passionale quando non indossava il suo camice da dottoressa.
Lui gemeva incontrollato, le mani tra i suoi capelli, guidandola nel ritmo forsennato. Il piacere cresceva ad ogni istante, fino a raggiungere l'apice dell'estasi. Lei lo accolse con avidità, assaporando ogni goccia del suo nettare.
Quando ebbe finito, si rialzò lentamente, incontrando il suo sguardo pieno di desiderio. Un sorriso malizioso si dipinse sulle loro labbra. Caddero sul letto, avvinghiati in un'estasi di desiderio e passione infinita.
Le loro membra si mossero in una danza antica come l'umanità stessa, pervasa da gemiti di estasi e di soddisfazione. Manuela guidava Mark attraverso quel percorso di delizia per poi lasciarsi guidare a sua volta, celebrando quell'unione in un'apoteosi di brividi irrefrenabili.
Il giorno dopo le prime luci dell'alba filtravano attraverso le sottili tende, dipingendo la stanza di una delicata tonalità ambrata. Giacevano l'uno accanto all'altra, le loro membra intrecciate in un abbraccio languido. I respiri lenti e profondi tradivano la dolce stanchezza che li avvolgeva dopo la notte appena trascorsa.
Manuela fu la prima ad aprire gli occhi, con un gran mal di testa, incontrando lo sguardo di Mark che la osservava con un'espressione di tenera adulazione. Un sorriso spontaneo le incurvò le labbra, mentre una mano si sollevava ad accarezzare la guancia di lui. Lui catturò quella mano e vi impresse un bacio sulla pelle morbida, suggellando quel gesto di complicità.
Nessuna parola venne pronunciata, eppure in quello scambio di sguardi e gesti si celava un'intesa profonda, un patto di carne e spirito consumato nella più totale fiducia reciproca. La loro unione, suggellata dalle ore trascorse ad amarsi con passione e abbandono, aveva raggiunto un'armonia perfetta.
Lei si strinse a Mark, affondando il viso nell'incavo del suo collo e inspirando il profumo della sua pelle, un aroma che ormai le apparteneva tanto quanto il suo. Lui la strinse a sua volta, accarezzandole i capelli con gesti lenti e riverenti.
In quel momento, avvolti nell'alone di beatitudine post amorosa, il mondo intero sembrava essersi dissolto, lasciandoli soli a custodire quel legame prezioso che avevano costruito mattone dopo mattone, notte dopo notte, con dedizione e professionalità.
Con malizia Manuela li sussurrò “Sarebbe il caso di rimettere quelle sub-routine a Lisa”. Mark pensieroso poté controbattere dicendo solamente “Non posso, ne va dell’intero progetto che gira intorno al “Artificial brain” La neurologa tamburellando le dita sul volto di lui prede fiato e disse: “Scuse da maniaco anonimo”.
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