Il progetto - Capitolo 12

di
genere
fantascienza

Seduta sul bordo del letto, Lisa guardava le pareti della sua stanza d'ospedale. Sospirò profondamente, sentendo un peso opprimente sul petto. Quella stanza, che ormai conosceva in ogni suo dettaglio, le stava stretta come un vestito troppo piccolo che minacciava di soffocarla.
I suoi pensieri vagavano, esplorando gli angoli più remoti della sua mente potenziata. I suoi desideri, i suoi sogni, sembravano troppo grandi per essere contenuti in quella esistenza confinata. Si sentiva come una farfalla intrappolata in un barattolo di vetro, le ali che fremevano per spiegarsi in volo.
"Quanto ancora?" si chiese Lisa, passandosi una mano tra i capelli. "Quanto tempo dovrò rimanere qui, osservata, studiata, come una cavia da laboratorio?"
Il suo nuovo cervello artificiale analizzava costantemente la situazione, elaborando scenari e possibilità ad una velocità vertiginosa. Eppure, nonostante tutte queste nuove capacità, si sentiva paradossalmente limitata, costretta in un ruolo che non aveva scelto.
"C'è così tanto che potrei fare, così tanto che potrei essere," mormorò tra sé. "Ma qui... qui sono solo un esperimento, un caso di studio."
"Devo trovare un modo," disse con fermezza. "Un modo per essere più di questo, per usare ciò che sono diventata per qualcosa di più grande."
Lisa si alzò, avvicinandosi alla finestra. Guardò il mondo esterno, così vicino eppure così irraggiungibile. Le persone che camminavano nei giardini dell'ospedale sembravano appartenere a un universo completamente diverso dal suo. Il suo sguardo fu catturato da una donna al vestito azzurro he camminava con sicurezza entrando nella struttura dell’ospedale.
La stanza d'ospedale poteva contenere il suo corpo, ma non poteva più contenere i suoi sogni e le sue ambizioni.
In una stanza, la donna dal vestito azzurro si incontrò con Mark. Si salutarono con familiarità, scambiandosi un breve abbraccio seguito da un bacio.
In quel momento, la neurologa Manuela entrò nella stanza, cogliendo di sorpresa la scena. Rimase stupita nel vedere il suo collega Mark in compagnia di quella presenza femminile elegante con quei atteggiamenti quasi intimi.
La donna dal vestito azzurro si voltò verso Manuela con un sorriso cordiale. "Piacere di conoscerla, sono la dottoressa Emy, psicologa," si presentò con naturalezza.
Manuela ricambiò il saluto con modi educati e gentili. "Il piacere è mio, dottoressa Emy. Sono Manuela, la neurologa che segue il caso di Lisa."
Emy annuì, il suo sorriso si allargò leggermente. "Ah sì, Lisa. È proprio per questo che sono qui. Mark è una mia vecchia conoscenza e mi ha contattata per una consulenza sul caso."
Mark, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne. "Esatto. Ho pensato che l'esperienza di Emy potesse essere preziosa per Lisa." Si rivolse poi alle due donne. "Se non vi dispiace, vorrei andare a parlare con Lisa ora. Vi lascio fare conoscenza."
Con tono quasi sarcastico indirizzando la voce verso Mark “preziosa per Lisa! Si certo!”
Con un cenno del capo, Mark si congedò, lasciando Manuela ed Emy sole nella stanza. L'atmosfera era carica di una sottile tensione, mista a curiosità professionale e personale.
Manuela ed Emy si trovarono faccia a faccia, l'atmosfera carica di una tensione sottile.
Manuela prese l'iniziativa, la sua voce ferma ma controllata. "Dottoressa Emy, devo ammettere che sono sorpresa. Non ero stata informata di questa consulenza psicologica."
Emy rispose con un tono leggero, cercando di stemperare la diffidenza di Manuela. "Capisco la sua sorpresa, dottoressa Manuela. In realtà, questa visita non è stata ideata da Mark, ma dall'organizzazione che ha fornito l'assenso per l'utilizzo del cervello artificiale per salvare Lisa."
A queste parole, l'atteggiamento di Manuela cambiò visibilmente, assumendo un tono più investigativo. "L'organizzazione? Può dirmi di più?"
Emy annuì, mantenendo un tono professionale. "Certamente. Questo progetto è ancora in fase sperimentale. L'autorizzazione anticipata è stata concessa solo per salvare Lisa, con Mark che si è assunto tutte le responsabilità del caso."
Manuela ascoltava con attenzione, assorbendo ogni parola. Poi, con un sorriso che nascondeva una punta di malizia, cambiò argomento. "Interessante. E mi dica, dottoressa Emy, da quanto tempo conosce Mark?"
Emy sorrise, cogliendo la sfumatura nella domanda di Manuela. "Mark è un amico di lunga data, con cui ho molta confidenza," rispose con diplomazia. "Ma preferirei non entrare nei dettagli in questo momento. Siamo qui per Lisa, dopo tutto."
Manuela annuì, rispettando la riservatezza di Emy ma facendo mentalmente nota della sua reticenza. "Certamente. Allora, parliamo di Lisa e di come possiamo aiutarla al meglio."
Le due donne si sedettero, pronte a discutere del caso, ma entrambe consapevoli che c'era molto di non detto che fluttuava nell'aria tra loro.
Quando Mark entrò nella camera da letto d'ospedale di Lisa, trovò la giovane donna distesa sul letto, indossando solo l'intimo. Accanto a lei c'era il fisiatra Poul, un uomo di mezza età con una corporatura atletica e mani esperte che eseguivano delicati esercizi di fisioterapia sulle gambe di Lisa. L'atmosfera era professionale ma rilassata, con Poul che spiegava pazientemente ogni movimento.
"Mark!" salutò Lisa con la sua solita malizia, un sorriso accattivante che illuminò il suo viso. "Sei venuto a farmi compagnia mentre il buon Poul mi rimette in sesto?"
Mark sorrise, avvicinandosi al letto. "Vedo che sei in buone mani."
Poul annuì, continuando la sua seduta con la consueta concentrazione. "Lisa sta facendo ottimi progressi. Con un po' di impegno, tornerà in forma in men che non si dica."
Mentre Lisa eseguiva gli esercizi sotto la guida attenta di Poul, Mark si sedette su una sedia accanto al letto, osservando i movimenti fluidi e controllati di Lisa. "Lisa," iniziò, cercando le parole giuste, "c'è una persona che desidera parlarti. Vorrebbe farti qualche domanda appena finita la seduta fisiatrica."
Lisa, continuando con gli esercizi, annuì leggermente. "Va bene, Mark. Di chi si tratta?"
Mark le sorrise, senza svelare ulteriori dettagli. "Te lo dirò più tardi. Intanto, concentrati sulla tua fisioterapia."
La neurologa Manuela e la psicologa Emy erano pronte per confrontarsi
"Emy," iniziò Manuela con tono cauto, "considerando le condizioni di Lisa, penso che sarebbe meglio se indossassi un camice d'ospedale per rendere meno invasiva questa visita."
Emy sorrise serenamente. "Manuela, conosco perfettamente le condizioni di Lisa. Mark mi tiene aggiornata costantemente. Fui proprio io a consigliare a Mark di eliminare le subroutine del senso del pudore e dell'inibizione dalla mente artificiale di Lisa."
Quelle parole lasciarono Manuela attonita. Non aveva idea che Emy fosse così profondamente coinvolta nelle decisioni riguardanti la mente artificiale di Lisa. Prima che potesse rispondere, Emy si avvicinò con molta naturalezza, posizionandosi quasi di lato a Manuela e posandole una mano sulla spalla in un gesto confidenziale.
"Capisco perché Mark ti trovi così attraente," sussurrò Emy con un sorriso, mentre Manuela rimaneva quasi immobilizzata dalla sorpresa e dalla vicinanza inaspettata. Sentiva il profumo delicato di Emy, una fragranza leggera ma avvolgente che le fece girare la testa.
Con un ultimo sguardo enigmatico, Emy si congedò dalla stanza, dirigendosi verso lo spogliatoio.
Poul si trovava nella parte pubblica dello spogliatoio, intento a mettere il suo camice usato nell'armadietto per farlo igienizzare, lo stava per chiudendo quando fece il suo ingresso Emy.
"Buongiorno," salutò con un sorriso. "Dove si trovano i camici igienizzati?"
Poul indicò un distributore all'angolo della stanza. "Sono lì, in quel distributore"
Emy si avvicinò al distributore con molta naturalezza, iniziando a slacciarsi il vestito. Con un movimento fluido, si sfilò il vestito, rivelando un corpo coperto solo da un sottilissimo perizoma. Poul rimase stupefatto dalla visione improvvisa, il suo sguardo fisso su Emy che si muoveva con disinvoltura.
Emy notò lo stupore di Poul e sorrise maliziosamente. "Non hai mai visto una donna nuda?" chiese con tono provocatorio.
Poul rispose titubante, cercando di mantenere la compostezza. "Non in questo spogliatoio. Esistono gli stanzini per avere un po' di privacy e cambiarsi."
Con finta ingenuità, Emy rispose: "Ops, che sbadata. Non me n'ero accorta. Spero che rimanga tra noi questo piccolo inconveniente."
"Sì, certo," rispose Poul, ancora scosso dalla visione del corpo di Emy.
Emy, con un ultimo sguardo malizioso, prese un camice igienizzato e iniziò a indossarlo. Poul rimase ancora lì immobile, osservandola mentre infilava il camice, incapace di distogliere lo sguardo.
Notando l'attenzione di Poul, Emy si voltò con molta malizia e si avvicinò a lui, ponendo una mano sul petto di lui e spingendolo delicatamente verso l'armadietto. "Lo sai che i guardoni sono dei cattivi ragazzi?" disse con un sorriso provocante.
Poul, sorpreso dal gesto e dalle parole di Emy, arrossì leggermente e balbettò una risposta. "Mi dispiace, non volevo... era solo... non mi aspettavo..."
Emy lo interruppe con un leggero bacio stampo sulle labbra, segnalando di non preoccuparsi troppo. "Tranquillo, Poul," disse con un tono seducente, "è stato solo un piccolo divertimento tra colleghi. Ma ricorda, la prossima volta chiudi meglio la bocca,"
L'aria in quella stanza era carica di tensione erotica, la sua mano di Emy scivolò sulla patta dei pantaloni di lui, sentendo la durezza del suo pacco. Un brivido di piacere la percorse.
Poul trattenne il respiro, sopraffatto dalla sensazione delle dita di Emy che accarezzavano la sua virilità. Senza dire una parola, Emy si inginocchiò davanti a lui, rannicchiando le gambe e aprendo i pantaloni di Marco con gesti esperti.
Con un movimento fluido, Emy liberò il membro turgido di Poul dalle strettoie dei boxer. La sua bocca si schiuse, accogliendo la sua virilità con una maestria che lasciò Poul senza fiato...
Manuela, che si trovava nella stanza di Lisa, notando il ritardo di Emy, decise di andare a vedere cosa stesse succedendo. Si diresse verso lo spogliatoio dove si trovavano i camici igienizzati. Quando aprì la porta, vide Emy di spalle e Poul proprio di fronte a lei, visibilmente imbarazzato.
Manuela decisamente alterata esclamò! “questo e troppo!!!”
Emy, riconoscendo la voce di Manuela, interruppe, lasciando Poul esattamente come lo aveva lasciato, confuso e imbarazzato.
Mentre si dirigeva verso la stanza di Lisa, passò vicino a Manuela e, con un sorriso malizioso, le sussurrò: "Fossi in te, andrei a continuare quello che ho interrotto. È ben messo."
Manuela la guardò con un misto di ira e sconcerto, cercando di mantenere la compostezza. "Emy, questo non è il momento né il luogo"
Emy si limitò a sorridere, alzando leggermente le spalle in un gesto di indifferenza, e continuò a camminare verso la stanza di Lisa. Manuela la seguì.
Nella stanza, Mark era in piedi accanto al letto di Lisa, che era distesa, visibilmente rilassata. La porta si aprì e la psicologa Emy fece il suo ingresso con aria serena e appagata, seguita poco dopo da Manuela, il cui volto tradiva un'evidente alterazione.
"Buongiorno, dottoressa Emy," salutò Mark con un sorriso, cercando di mantenere un tono professionale. "Lisa, questa è Emy, la nostra psicologa."
Lisa sorrise e salutò Emy. "Ciao, Emy. Piacere di conoscerti."
Emy ricambiò il sorriso, avvicinandosi a Lisa con un atteggiamento amorevole e delicato. "Ciao, Lisa. Come ti senti oggi?" chiese, posando una mano gentile sulla spalla di Lisa.
"Diciamo che mi sento un po' confusa," rispose Lisa con un sorriso incerto. "Ma sto bene, grazie."
Emy annuì comprensiva. "Bene, ora ti farò qualche domanda per comprendere meglio il tuo stato mentale e le tue potenzialità."
Manuela, che era rimasta in piedi accanto alla porta, osservava la scena con un misto di preoccupazione e curiosità. Nonostante l'incontro precedente, cercò di mantenere la professionalità.
Emy iniziò a fare a Lisa una serie di domande, la sua voce era dolce e rassicurante. "Lisa, ti ricordi cosa ti è successo prima di essere qui?"
Lisa rifletté per un momento. "Sì, ricordo l'incidente. È stato terribile."
Emy annuì. "Capisco. E come ti senti ora, con il nuovo impianto?"
Lisa si strinse nelle spalle. "È strano. A volte mi sento come me stessa, altre volte mi sembra di essere qualcun altro."
Emy continuò con le sue domande, esplorando i sentimenti di Lisa, le sue memorie, e le sue percezioni attuali. Man mano che il colloquio proseguiva, l'atmosfera nella stanza si fece più rilassata. Emy dimostrava una grande empatia, e Lisa rispondeva con sincerità.
Manuela, vedendo la dedizione di Emy e la reazione positiva di Lisa, cominciò a calmarsi. Anche se inizialmente era stata infastidita dall'atteggiamento di Emy, non poteva negare l'efficacia del suo approccio.
Il colloquio continuò per un po', con Emy che esplorava vari aspetti dello stato mentale di Lisa, cercando di capire come l'impianto stava influenzando le sue capacità cognitive e emotive.
Lisa con molta naturalezza le racconto del sogno erotico che ebbe avuto, di come si era presentata nuda a Mark e Manuela di come sedusse Mark nel bagno e di come Manuela si unì a loro.
"Lisa sta facendo grandi progressi. Il sogno è un segnale della buona integrazione del cervello artificiale con il corpo. C'è ancora molto lavoro da fare, ma sono fiduciosa che con il giusto supporto potrà affrontare la fase iniziale del Progetto."
Mark apprese per la prima volta del sogno di Lisa mentre ascoltava la conversazione tra Emy e la paziente. Pur non sorprendendosi più di tanto, si rese conto che qualcosa di profondo stava emergendo.
Emy, vedendo l'interesse di Lisa e la presenza attenta di Mark e Manuela, decise che era il momento giusto per rivelare il progetto segreto dietro il cervello artificiale di Lisa. "Lisa," iniziò con tono serio ma gentile, "c'è qualcosa che devi sapere. Il tuo cervello artificiale non è solo un esperimento medico. Dietro c'è un progetto più grande, un progetto segreto."
Lisa si sollevò leggermente sul letto, curiosa e leggermente preoccupata. "Di cosa si tratta?"
Emy continuò: "Da tempo, diversi stati mondiali stanno progettando di esplorare il nostro sistema solare con una nave spaziale, una missione che potrebbero durare dai 5 ai 20 anni. Per affrontare questa missione, è necessaria un'intelligenza artificiale"
Lisa annuì, seguendo attentamente le parole di Emy.
"Inizialmente," proseguì Emy, "si pensava di integrare l'intelligenza artificiale direttamente nell'astronave. Tuttavia, per la riuscita della missione, era necessario avere una seconda intelligenza artificiale che interagisse con l'equipaggio umano. Il problema era trovare un volontario. Ed è qui che entri in gioco tu, Lisa. Il tuo era un caso disperato: eri stata dichiarata in morte cerebrale e non c'era tempo da perdere."
Lisa rimase in silenzio per un momento, analizzando attentamente quelle parole. Poteva percepire l'importanza e l'entusiasmo dietro quel progetto.
"Lisa, tu rappresenti una speranza per questa missione. Il tuo cervello artificiale è stato progettato per interagire con gli esseri umani e risolvere problemi complessi in situazioni critiche. È una responsabilità enorme, ma anche un'opportunità straordinaria."
Anche Manuela, ascoltando la spiegazione di Emy, si commosse. "È incredibile," disse, con la voce leggermente rotta dall'emozione. Sentire parlare di quel progetto li fa capire che il percorso di Lisa in questo ospedale stava per concludersi."
Lisa, con uno sguardo deciso, annuì. "Sono pronta”.
Manuela, ancora emozionata, si avvicinò a Lisa, prendendole la mano con un gesto affettuoso e sedendosi nel letto vicino a lei. "Sei sempre stata forte, Lisa. Da quando sei arrivata qui, ho visto in te una determinazione che pochi possiedono. Questo progetto è una prova della tua forza e del tuo spirito combattivo."
Mark, che fino a quel momento era rimasto in piedi, fece un passo avanti con un sorriso rassicurante. "Lisa, hai il supporto di tutti noi..
Emy e Mark uscirono dalla camera di Lisa, lasciandola sola con la neurologa Manuela. Si diressero insieme verso lo spazio comune dello spogliatoio. Durante il tragitto, Emy si complimentò con Mark per come aveva gestito tutto il percorso. "Hai fatto un lavoro straordinario, Mark," disse con ammirazione. "Se oggi Lisa è viva, lo deve solo a te."
Mark arrossì leggermente, ma sorrise con gratitudine. "Grazie, Emy. Non avrei potuto farcela senza il supporto di tutti voi."
Arrivati, Emy con molta naturalezza si levò il camice, rimanendo solo con il perizoma, e lo gettò nel distributore. Poi, con un gesto fluido e sicuro, si avvicinò a Mark e lo abbracciò, sentendo il calore del suo corpo contro il suo.
"Sai," sussurrò Emy con voce suadente, "sei stato veramente bravo." E con un tocco di dolcezza e desiderio, lo baciò sulle labbra.
Mark, sorpreso ma non riluttante, ricambiò il bacio. Sentiva la tensione e lo stress dei mesi passati dissolversi in quell'istante di intimità. Le mani di Emy si mossero con delicatezza, esplorando il corpo di Mark, mentre li levava il camice ed ogni indumento che indossava, il loro bacio diventava sempre più appassionato.
Il contatto tra i loro corpi si intensificò, con Mark che avvolgeva Emy in un abbraccio più stretto, percependo ogni curva del suo corpo. L'energia tra loro era palpabile, carica di una passione che entrambi avevano represso troppo a lungo.
Emy si staccò leggermente, guardandolo negli occhi con uno sguardo che era un misto di ammirazione e desiderio. "Sei davvero incredibile, Mark," mormorò, accarezzando il suo viso.
"Anche tu, Emy," rispose Mark, la voce roca per l'emozione. "Non avrei potuto fare tutto questo senza di te."
Senza aggiungere altro, si lasciarono andare a quel momento di pura connessione fisica e emotiva, trovando conforto e sollievo l'uno nell'altra, sapendo che il viaggio che avevano intrapreso insieme era solo all'inizio.
Nella stanza di Lisa, la neurologa Manuela e Lisa si abbracciarono teneramente. "Diventerai una viaggiatrice dello spazio," disse Manuela con entusiasmo.
Lisa annuì soddisfatta, riflettendo sul ruolo di Mark in tutto quel tempo. "Non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere," mormorò, pensierosa.
Ma un pensiero balenò improvvisamente nella mente di Manuela. "Mark!" esclamò, ricordando la sua assenza.
Senza perdere un attimo, uscì di fretta dalla stanza di Lisa, dirigendosi verso lo spogliatoio. Lisa, non capendo la reazione improvvisa di Manuela, decise di seguirla, curiosa e preoccupata.
Quando Manuela giunse nello spogliatoio, spalancò la porta e si trovò di fronte a una scena inaspettata: Emy e Mark erano nel pieno della loro passionalità intima, stretti in un abbraccio e coinvolti in un bacio profondo.
"Che cosa sta succedendo qui?" chiese Manuela, cercando di mantenere la calma ma visibilmente sconvolta.
Emy, con un sorriso che tradiva un leggero imbarazzo, si voltò verso Manuela. "Non preoccuparti, Manuela. Stavamo solo... divertendoci con leggerezza."
Lisa, che era rimasta indietro, osservava la scena con un misto di sorpresa e curiosità. "Manuela, va tutto bene?" chiese, cercando di capire la situazione.
Manuela sospirò, cercando di ricomporsi. "Sì, Lisa, va tutto bene. Solo... non mi aspettavo di trovare Mark ed Emy in questo modo."
Emy, cercando di stemperare la tensione, si avvicinò a Manuela. "Manuela, non volevamo ferire nessuno. È stato solo un momento di debolezza."
Lisa, osservando l'interazione tra i tre, sentì un'ondata emozioni riemergere.
Manuela, cercando di ristabilire un po' di compostezza, fece un passo avanti. "Ragazzi, capisco la situazione, ma dovremmo mantenere un po' di sobrietà davanti a Lisa."
Prima che potesse aggiungere altro, fu proprio Lisa a farsi avanti. Indossava solo delle mutandine e un reggiseno, ma la sua espressione era decisa. Con passo sicuro, si avvicinò a Emy e l'abbracciò strettamente.
Emy, sorpresa ma non contrariata, ricambiò l'abbraccio. Lisa la guardò negli occhi con un sorriso malizioso e poi, senza esitazione, le diede un bacio saffico, profondo e passionale. "Era da tempo che volevo farlo," mormorò Lisa, il desiderio e la determinazione brillavano nei suoi occhi.
Manuela osservava la scena, sconvolta e affascinata al tempo stesso, mentre Mark rimaneva fermo, incapace di distogliere lo sguardo.
Dopo essersi staccata da Emy, Lisa si avvicinò a Mark con la stessa determinazione. Senza dire una parola, iniziò a liberarlo dalla camicia, i suoi movimenti erano lenti e deliberati. Rannicchiando le gambe, gli tolse le scarpe, poi i pantaloni, le calze e infine l'indumento intimo maschile, con una devozione quasi cerimoniale.
Emy, ripresa da quel bacio inaspettato, si avvicinò da dietro a Manuela e le sussurrò: "Forse Lisa non cerca la sobrietà”
Lisa con il membro eccitato di Mark davanti al suo volto riacquisto la sua vecchia identità con una mente artificiale che l’avrebbe portata ad esplorare nuovi limiti.
La prima parte del viaggio di lisa si era conclusa, era pronta ad affrontare un nuovo percorso di vita.

Con questo capitolo finisce la prima parte della storia di Lisa. Se sono riuscito a suscitare il vostro interesse pubblicherò anche le altre tre parti. fattemi sapere: cybermarinaio.gdr@gmail.com
di
scritto il
2024-06-30
5 1 0
visite
7
voti
valutazione
6.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Rombo di tuono - Capitolo 11
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.