Tutto l'amore che c'è
di
GattaBianca
genere
etero
Sono arrivato sotto casa di Andrea, ho suonato il citofono: nessuna risposta, nessun 'scrak' dal portone. Ho riprovato, stavo per fare il suo numero, ma ho visto un suo SMS, l'ho aperto: "Sono incasinato, ti spiegherò. Scusa ma ho litigato con Paolo. Ti chiamo domani, ciao."
'Cazzo faccio adesso, senza macchina, ... Bon dai torno a casa.. quattro chilometri a piedi con sto caldo'. Neppure finito di pensarlo, che mi è arrivata una voce da dietro: «Ciao bello, cercavi Andrea? Mi ha mandato un messaggio e torna domani sera, dorme da sto Paolo, o Paola?» Colto impreparato mi giro e mi perdo nella bellezza di quella mamma, arrossisco prima di trovare una risposta: «Sì signora Sara, ho appena visto il messaggio. Lei come sta? Non va in ferie?» indossava un vestitino estivo, nero, largo di cotone che non lasciava molto all'immaginazione. Perlomeno non alla mia, che da quando l'ho vista la prima volta la osservo come fosse un'opera d'arte. Ho ancora vivo nella mente il ricordo di lei nuda in bagno, immagine che avevo colto dal corridoio mentre si cambiava.
«Io e Francesca, tua madre, non andiamo a lavorare, ma in missione, ogni benedetto giorno, altroché... Dai Leonardo, vieni su che ci beviamo qualcosa di fresco, non fare storie.» Facevano entrambe l'avvocato, e lavoravano nello stesso studio associato.
Ha aperto il portone e accorgendoci che l'ascensore era fuori uso, ci siamo incamminati per le scale. Tre piani, sei rampe, ne avrei fatte duecento dietro quel meraviglioso e sinuoso culetto, che mi precedeva di quattro e cinque scalini. Rallentavo apposta per avere una visuale migliore, ed un torbido bollore nel mio corpo si è aggiunto al caldo che già c'era fuori. Intravedevo la righina del perizoma nero e questo mi scatenava una voglia e una lussuria sfrenata.
Mi vedevo con le mie labbra baciarle quelle rotondità, e abbassandole le mutandine rimanere estasiato a guardare i suoi buchetti, come fosse davvero un Van Gogh o un Picasso. Avevo 20 anni e almeno da 5, era per me la rappresentazione di tutta la mia sessualità più ardita, la materializzazione dell'essere donna, una donna magnifica, oltre che fisicamente: aveva la quarta, le lunghe gambe che si racchiudevano delicate in un sedere non secco: tornito, formoso, burroso; ma lei era anche: elegante, signorile, di classe, insomma il compendio di tutti i miei desideri.
Ero insieme ad una ragazza, Giulia: bella, bionda, corpicino giovane e splendido, ma quello che mi ispirava Sara era qualcosa di più completo, per me era la perfezione.
Andrea mi aveva raccontato che sua madre aveva piantato Carlo, suo padre, perché aveva scoperto una storia extraconiugale tra il marito e la segretaria, e Sara non aveva perdonato. Per due anni, aveva aggiunto il mio amico, Carlo implorandola si presentava a casa, ma in lei nessun ripensamento. 'Quanto si può essere stupidi a volte', è questo che pensavo di lui, e quelle rare volte che lo vedevo, oltre ad una sottile invidia, perché lui l'aveva posseduta, mi destava un senso di grande malumore, e di tristezza perché se l'era giocata con una ragazzina della mia età.
Ma io avevo ancora il suo paradisiaco lato B davanti, e svoltando l'angolo credo che Sara se ne fosse accorta, perché quando ho alzato lo sguardo mi ha sorriso con malizia, e io sono sbiancato per la figuraccia. Da lì però, forse sarà stata solo la mia immaginazione, mi sembrava che si muovesse in maniera più provocante.
Arrivati davanti all'uscio, ha aperto la porta e l'aria fresca del condizionatore, mi ha fatto tornare in me, sbollendo i miei sordidi struggimenti. «Leo mettiti sul divano, mi faccio una doccia velocissima, e poi stiamo un po' insieme, così mi racconti qualcosa di Andrea, lui non mi dice mai niente.» Seduto al fresco mi sono rilassato, e sentendo la doccia andare, ho pensato morbosamente a quell'acqua che la bagnava e al sapone che detergeva quelle forme.
Quando è entrata in salotto, ho dovuto far forza a tutta la mia volontà, per non mettermi a gridare di gioia, indossava un abitino largo, bianco di un cotone leggero, che in trasparenza delineava tutto quello che avrei voluto. E' andata in cucina tornando con due bicchieri di prosecco, me ne ha passato uno e sedendosi accanto a me ha detto: «Dai, non far storie, è quasi l'ora dell'aperitivo, e devo festeggiare, perché oggi ho vinto una causa importante, dove tutti mi davano per spacciata, ok? E visto: che i tuoi sono al mare, Andrea dorme fuori io e te siamo entrambi soli , potresti proprio fare un po' di compagnia ad una vecchia signora. Cin cin intanto» ero estasiato da quelle parole «Certo signora, avevamo già organizzato tutto con suo figlio, dovevamo raggiungere i miei, quindi non ho impegni, ma non la vorrei disturbare, e poi sono tutto appiccicaticcio... tra il caldo afoso fuori e il condizionatore, mi sento sporco.» mi sono voltato a guardarla e le sue gambe accavallate, quella gonnellina corta, che mi permetteva di vedere l'inizio della suo coscia, hanno sancito che da quella casa, finché lei non mi avrebbe detto di andarmene, non sarei uscito. Lei pacifica e rilassata ha aggiunto: «Tua madre spesso in ufficio mi chiama Mr Wolf, ma non c'è nessun riferimento a lupi o licantropi, Mr Wolf è un personaggio di "Pulp fiction", e lui era il 'risolvi guai'. Adesso risolvo i nostri: vai a farti la doccia, trovi tutto nel secondo cassetto sotto lo specchio, prendi quello che ti serve, tanto hai la stessa taglia di Andrea, intanto io preparo un sughetto e mentre si cucina scendo alla Conad, e compro un po' di pane e il vino. Dai sono stufa di stare sempre sola. E se ti va dopo guardiamo proprio quel film, che è stupendo? Che ne dici, problemi risolti? L'unica cosa: se mi dai ancora del lei ti caccio via subito, chiamami Sara. Sì che potrei essere tua madre, ma così mi fai sembrare tua nonna. Tutto ok?»
Ero felice che Andrea avesse litigato con Paolo, chi poteva immaginarsi una serata con Sara, tutti soli: meraviglioso: «Penso che abbia ragione mia madre, allora, ha chiamarla Mr Wolf, scusa a chiamarti...comunque quel film non l'ho mai visto, ma ne ho sentito parlare, e lo guarderei proprio volentieri, grazie mille Sara.» Il prosecco mi ha dato un po' di coraggio e sono andato verso il bagno, ed ho iniziato a spogliarmi. Ho chiuso a chiave, e mentre lo stavo facendo mi veniva di sorride, chiudevo una porta che avrei voluto non esistesse, anzi avrei sperato che Sara, fosse lì in doccia con me. Poi ho guardato sotto il lavandino per prendere un asciugamano, ed un brivido mi ha colto: il perizoma usato di Sara era lì, sopra la biancheria da lavare. Senza neppure pensarci me lo sono portato al naso, ho odorato e aspirato quell'inebriante e intensa fragranza di lei. Mi sono guardato allo specchio, ed ho pensato di aver perso la mia sanità mentale.
Ho lavato perfettamente ogni parte di me, e uscendo dal box, mi sono accorto che, ovviamente non avevo un ricambio, così ho preso dal cassetto di Andrea un paio di boxer neri, e un accappatoio, che mi arrivava al ginocchio, e sono uscito. Era ancora via, mi sembrava di essere un po' troppo volgare indossando solo quelle due cose, ma non ero intenzionato a rimettermi i vestiti già usati, almeno fino a che non sarei tornato a casa. Quando è rincasata, si è tolta il camicione, che copriva il vestitino corto che si era messa prima «Con tutte le malelingue che ci sono in giro, devi stare attento anche a respirare. Ho visto che hai trovato, vuoi una maglietta, non ti do una tuta, con questo caldo, giusto?» E' tornata sul divano e togliendosi le scarpe, mi ha accennato: «Sono andata a camminare in montagna con una mia amica domenica, ed ho ancora i piedi distrutti. Meglio se mi metto un po' di crema. Approposito, ma chi è sta Paola, o Paola? A volte Andrea mi lo dice al maschile, altre al femminile, sono due diverse persone?, ho mi confondo io? E' la sua morosetta?» Per un attimo sono sbiancato, era un discorso che speravo non uscisse, ed era difficilissimo da spiegare. Andrea aveva un moroso, era gay, ma non aveva il coraggio di fare coming out, soprattutto con sua madre. Ho cercato di tergiversare: «E' una persona, si sono conosciuti da poco, per il momento, per quello che ne so, non è nulla di importante.» e poi per cambiare totalmente discorso le ho chiesto: «Posso fartelo io un massaggio ai piedi, mia madre dice che sono bravissimo.» Non so dove avessi trovato il coraggio, e mi aspettavo un secco «No», invece: «Ma sei sicuro?»
Ho preso la crema, lei ha alzato le gambe e le ha distese lungo il divano, me le ha messe sulle mie, ed ha appoggiato la testa sulla sponda opposta a dove io ero seduto. Non potevo crederci, ho iniziato a massaggiarle il piede sinistro, e con gli occhi fissavo i suoi polpacci, poi più su, riuscivo a vedere uno spicchio di bianco del suo intimo. Il mie 22 cm hanno iniziato a farmi soffrire, per me era un calvario, e al tatto quella pelle delicata mi donava un piacere immenso: «Così va bene? Dimmi se ti piace, o se sono proprio incapace.» Sara ha sollevato un attimo la testa: «Leo sei bravissimo, mi stai facendo rilassare e... lascia stare, continua per favore.» Avevo il cazzo schiacciato nei boxer, era anche messo male, e dovevo sistemarmelo. Poi ho preso il suo piede destro, e l'ho portato verso me, e mentre spalmavo la crema lei ha aperto un po' di più le gambe, lasciandomi vedere chiaramente le piccole increspature, che i suoi peli creavano da sotto il piccolo triangolino di cotone dei suoi slip. Prima di continuare abbiamo bevuto altri prosecchini, e sentivo, anche se ero eccitato selvaggiamente, un rassicurante senso di pace, di pura tranquillità.
Poi preso dalla voglia ho azzardato, e con la mano sono salito verso il ginocchio, e lei ha aperto gli occhi, e senza dire niente li ha richiusi. Avevo il cervello che elaborava e resettava milioni di input al secondo: vado avanti ho mi fermo? E questa domanda come un 'bip' mi lampeggiava fissa. Ho iniziato ad accarezzargli l'interno delle coscia, e Sara ha intensificato il suo respiro, le passavo piano le dita, quasi ha sfiorarla, ed ho notato che i suoi capezzolini, nascosti dal vestito facevano capolino, come due palline dure. Le stava piacendo, e quando sono arriva all'inguine mi ha detto: «Però Leo, se fai così, ti tengo anche a dormire con me, mi stai facendo venire strane, e quasi dimenticate, voglie. Ma ti prego non fermarti.» A quel punto, ha aperto le gambe ed il paradiso mi si è fatto reale davanti a me. Ho spostato di lato il perizoma, ed è uscito un rettangolo di peli scuri e morbidi, che al centro facevano vedere chiaramente le grandi labbra, rosa chiaro. Sembrava una meravigliosa bocca socchiusa, un bocca che aspettasse solo di essere baciata. «Mi stai facendo bagnare, è troppo tempo che nessuno mi tocca, e soprattutto non così. A te piace?» la carica erotica, quello che stavo vedendo: «Sara, devo essere un po' sporcaccione, posso? Beh sono almeno 5 anni che ti desidero, che ti guardo, che scruto ogni parte di te, di nascosto certo. Sei una donna straordinaria, per me questo è un sogno.» Detto ciò, lei ha alzato le ginocchia e si è sfilata l'intimo, rimanendomi con la sua perfetta vagina a mezzo metro dalla mia vista. Mi sono accucciato ed ho cominciato a leccarle tutto l'esterno, sentivo il profumo nei suoi peletti morbidi, un misto tra sapone ed i sui liquidi densi. Mi sono perso, non mi sarei mai fermato, sentirla ansimare, respirare forte mi mandava in visibilio, mi sono tolto i boxer, con le mani ho aperto quel caldo scrigno e con la lingua sono entrato tra le piccole labbra. Era madida dei suoi succhi aromatici, che mi inebriavano. E li aspiravo con dedizione. Ho divaricato per bene la sua fica, con le labbra ho iniziato un movimento rotatorio sul suo turgido clitoride, lo mordicchiavo e mi schiacciavo a lei con tutto il viso, prima più forte, poi rallentavo.
Sara: «Leonardo, io sto per... io sto per... così, non fermarti, io goo... doooo... sì... sì...», mi ha sussurrato piano, facendo esaltare il mio 'ego', la mia virilità. Amavo quella donna, mi piaceva tutto di lei. Ha ripreso pian piano a respirare normalmente, si è alzata, è venuta tra le mia braccia e ci siamo baciati a lungo, dolcemente, le nostre lingue sembravano conoscersi. Ci siamo spogliati nudi, io ancora seduto sul divano, e Sara con la sua testa è scesa dalla mia bocca, al torace , poi agli addominali, baciandomi e 'slapazzandomi' tutto. Lasciava una scia di saliva, alzava il capo e soffiava aria fredda, ed i brividi si rincorrevano rapidissimi, la pelle d'oca esplodeva ad ogni suo soffio, però subito dopo passava con la guancia, con le labbra a donarmi calore, che spegnevamo i brividi e quel ritrovato tepore mi eccitava da star male. Arrivando al mio cazzo, che mi doleva dalla forte passione, con la mano mi ha abbassato il prepuzio, e ha cominciato a muovere la lingua sulle mia punta rosa, girando in tutta la sua circonferenza. Anche qui faceva il giochetto di prima, soffiava e poi se lo metteva dentro la bocca calda. Io con la mano le accarezzavo i capelli, la schiena, vivevo in una fantasia erotica che non avevo mai provato. Toccare, scopare fino a quel momento era stato dozzinale, meccanico, una cosa che si 'doveva' fare, più che 'volerlo' fare, era lo stesso campo di gioco ma con altre regole. Era un mondo a me sconosciuto.
Sentire la sue labbra: desiderare, gingillarsi, appassionarsi, in quel modo su di me mi faceva credere di vivere in una dimensione astratta, a se stante. Lei proseguiva con la mano e con a bocca in movimenti cadenzati e all'unisono, fino a che ho sentito avanzare un terremoto dentro me, ho cercato di fermarla, ma con gli occhi mi ha fatto capire di lasciarla fare, ha stretto di più le guance, ha serrato la mano sul mio glande, e nel cervello sono partite luci accecanti che mi hanno fatto lievitare in aria: brividi, fremiti e piccoli spasmi che mi hanno lasciato senza fiato, con il cuore a 1000 all'ora e sono venuto, in un orgasmo: totalizzante, esplosivo, tutto dentro la sua bocca. Ho chiuso gli occhi, piegando la testa di lato, e non ho pensato a niente, non ne sarei stato capace, ero inebetito, scombussolato dalla forza di quello tsunami che era uscito da dentro me. Sara meticolosamente con la lingua mi ha leccato tutto, ripulendo ogni singola goccia del mio seme.
Si è girata e mia ha sorriso, «Posso essere volgare una volta nella vita? Il tuo cazzo mi piace da morire, te lo avrei mangiato; mi piace anche, ed è la prima volta, il tuo sapore, hai mangiato cocco? Sa di cocco... Comunque la tua ragazza deve proprio essere contenta del tuo 'coso', e se non lo è tu passa a trovare la zia Sara, che ti farà sempre felice. Capito? Sono due ore che ci trastulliamo, che ci perdiamo nei nostri corpi, cosa dici se andiamo a mangiare un po' di pasta? Fine primo tempo? Tu stasera avrai bisogno di energia, dormi con me vero?» ero al settimo cielo: «Cero Sara, io vivrei con te, te lo ribadisco, se tutti hanno le attrici, le modelle come sogno, io qui con te sto realizzando il mio, sei una donna speciale.» Nudi ci siamo alzati e siamo andati per mano in cucina.
Vederla in piedi, completamente senza vestiti, non mi faceva mai distogliere lo sguardo da quelle curve, dai suoi glutei rotondi, dai suoi seni gonfi e sodi. Poi, vergognandomi un po', ma non son riuscito a stare zitto ho detto: «Sai cosa ho fatto in bagno prima?»...«No, cosa? Il porcellino?»...«Ecco credo sia proprio il termine giusto, ho preso il tuo perizoma che indossavi e l'ho annusato, hai un odore meraviglioso, essenza di donna, di donna vera.»,,,«Allora sei davvero un piccolo sporcaccione, cosa succede lì sotto? Cristo, sei già pronto?» Confessandogli quella stupida cosa delle mutandine, una forte erezione era tornata a farsi viva, e lei, si è appoggiata con la pancia al tavolo della cucina, ha messo in dietro il culetto, divaricando le gambe a mo' di invito, e mi ha fatto capire ciò che voleva. Sono entrato dentro di lei con una spinta decisa, e mentre le baciavo la schiena, la pompavo con vigore, e lei cercava i miei occhi con i suoi pieni di lussuria, è venuta ancora, ha poggiato il viso sul tavolo, ma io non avevo intenzione di fermarmi, e andavo avanti e indietro senza sosta, le nostre membrane sembravano una sola da quanto si erano compattate, poi un mio nuovo orgasmo, tutto dentro lei, mentre la sua bocca mi urlava di non fermarmi, e che era bellissimo. Quando sono uscito da lei, la mescolanza dei nostri succhi le gocciolava da sotto i peletti e cadeva sul pavimento di marmo. Lei si è girata e mi ha abbracciato e stretti ci siamo baciati.
Sempre nudi dopo cena, abbiamo guardato il film, con lei che avendolo già visto mi stuzzicava, appoggiata con il suo viso al mio bacino, mi toccava e mi leccava in continuazione. Del film ho visto John Travolta, Samuel L. Jakson e Uma Thurman, senza capire nulla della trama, nel momento della parte di Mr Wolf, nell'attore di Harvey Keitel, ero già in camera dentro, sopra di lei, che spingevo e l'adoravo sempre di più. Una notte infinita, e tra coccole e carezze, siamo venuti da non poterne proprio più. Appoggiata con la guancia al mio petto Sara ha detto: «Sei stanco piccolo, ero in arretrato da tre anni, è stato stupendo, tu sei nato in un giorno di tempesta. Odio gli anni che ci dividono all'anagrafe, altrimenti farei tutto per non farti andare via da me. Sei speciale, ricordatelo.», l'ho baciata sulla fronte, ed un lieve velo di tristezza per quelle parole mi ha pervaso. Poi ci siamo addormentati avvinghiati come due serpenti.
Ogni tanto mi svegliavo e vedevo quel corpo nudo, quella pelle liscia e chiara, quelle perfette geometrie delle sue forme, io amavo quella donna, di questo ne ero certo. Facevo scorrere la mia mano lieve dai suoi glutei, fin sul dorso, in adorazione, neanche potesse scomparire da un attimo all'altro.
La mattina, bevuto il caffè, l'abbiamo rifatto in piedi in cucina. Poi dopo un bacio l'ho lasciata nel fresco di casa sua, mentre io già alla fine delle scale avevo la schiena madida di sudore.
Ci siamo visti di nascosto da tutti, per circa un anno, ed ogni volta saziavamo tutti i nostri desideri fino allo spasimo, sempre in ansia per il momento della separazione, per poi ritrovarci più avanti, con le solite voglie e le nostre paure. Una notte, Andrea era da Paolo, dopo i nostri giochi erotici, non riuscivo a prendere sonno, ed ho trovato un quaderno in salotto, e quasi senza pensarci l'ho aperto verso la fina, ed ho iniziato a leggerlo:
" Non posso più andare avanti così, quello che provo per Leo esula dalla differenza delle nostre date di nascita, esula dall'amore banale che avevo vissuto prima di lui. Io lo amo ma non posso permettermi di fermare la sua vita per me, presto avrò 42 anni e lui l'esatta metà. Mi piange il cuore ma non ci può essere futuro, ma io lo amo, il mio piccolo uomo, il mio più grande amore."
A quelle frasi ho pianto, un'inconsolabile senso di vuoto, di inutilità. Certe cose non si possono cambiare.
Mi sono laureato, mi sono sposato con Giulia, donna che amo e rispetto, il tempo ci ha regalato due figli; ma se per strada, in televisione o alla radio sento la parola "donna", il mio pensiero va, rapido e sicuro, a lei, a quel divano e a tutte le incomparabili notti passate a sognare che sarebbe stato per l'infinità. Ma come ci spiegano fin da bambini "nulla dura per sempre": ma il mio cervello, il mio cuore sono completamente in disaccordo; io ho amato, amo e amerò per sempre l'essenza di quella, che per me, e la pura ed esistenziale donna in assoluto. I suoi baci, il calore del suo corpo, il vedere le parole diventare frasi da quella bocca hanno e avranno un valore inestimabile che durerà fino alla mia morte.
15 anni dopo i nostri ultimi incontri, al matrimonio, in seconde nozze, di un collega, suo e di mia madre, ci siamo rivisti, ma non ci siamo quasi calcolati. Forse la paura di... paura di capire che avevamo sbagliato tutto nelle nostre scelte, e che proprio quei timori, ci avevano impoverito la vita, rispetto a quello che sarebbe potuto essere.
Poi la festa ha preso corpo, Giulia era andata a casa, sapevo che Sara non aveva avuto più storie importanti, ed al momento dei saluti, ho aspettato, e mentre saliva in macchina, ho aperto la porta del passeggero e le ho detto: «Portami dove vuoi, per stanotte voglio essere tuo, se tu lo vuoi.» Lei senza parlare ha innestato la marcia e veloce lungo le strade buie, mi ha portato a casa sua e su quel divano abbiamo ritrovato quello che ci legava, come un filo trasparente mi indistruttibile, e ci siamo amati finché dalle persiane la luce del giorno non è venuto a cullarci.
E' stato bellissimo vedere e capire che un corpo cambia, certo, ma la passione, l'amore e quell'aurea che ci ammantava un tempo non si è dissolta. E' stato il più bel rapporto d'amore che io abbia mai avuto, e ripensandoci anche oggi mi scalda il cuore e l'anima.
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