History I

di
genere
confessioni

Era un mercoledì e stavo tornando a casa dopo una giornata di merda. Rigiravo tra le mani il cellulare quando fui distratto da un leggero clamore che proveniva dal fondo del vagone, a quell’ora zeppo di pendolari dalla faccia grigia.
- Permesso...mi scusi...ops.....permesso...-
Una donna stava tentando di passare oltre la coda formatasi tra i sedili di persone pronte a scendere alla stazione di Cavalluccio.
- Permesso...scusi, devo scendere...- sentii dire più chiaramente dalla donna con un tono misto tra preghiera e intimazione.
- Tutti dobbiamo scendere, signora! - esclamò un tipo con la berretta a quadroni.
- Stia calma, qui scendiamo tutti! - disse un altro uomo dopo aver ricevuto un piccolo spintone dalla donna.
Lei era quasi arrivata accanto al mio sedile, ma ora era bloccata. Io stavo seduto al mio posto, non era ancora la mia fermata, tutto quel trambusto non mi riguardava. La donna mi guardò con aria di scusa, io non ricambiai lo sguardo.
Il treno si arrestò dopo un paio di minuti e la folla assiepata nel corridoio centrale si mise in lento movimento. Un attimo dopo, udii di nuovo la donna che sbraitava.
- Ma non è la mia stazione! - esclamò agitatissima.
- Permesso, lasci passare!! si tolga! dobbiamo scendere! - Le persone si erano chiaramente spazientite, e a ragione, pensai.
La donna era ormai incastrata tra i sedili e bloccava il passaggio. Tra le maledizioni di coloro che dovevano raggiungere l’uscita, si incuneò tra il mio posto e quello di fronte e planò letteralmente al mio fianco.
Il treno finalmente si svuotò e ripartì dopo un minuto.

- Mi scusi tanto, signore. Non volevo disturbarla...anzi, mi sposto qui di fronte, visto che il posto è vuoto. -
- Prego - risposi, anche se la sua non mi era sembrata una domanda.
La donna posò il cappotto sul sedile libero, raccolse una grossa borsa che aveva appoggiato a terra e la mise alla sua destra, tenendola abbracciata.
Durante i suoi spostamenti ebbi modo di osservare meglio la signora: un volto molto carino ma senza eccessi, che però possedeva uno strano fascino, seminascosto da un’agitazione che, per fortuna, mi pareva stesse scemando. Sui quarant’anni, forse qualcuno in più, capelli castani, lunghi e mossi, indossava un vestito, secondo me, un po’ stretto, poichè la fasciava evidenziando molto quel poco che avevo potuto vedere durante tutti i suoi movimenti. In generale la giudicai una bella donna.
Ripresi a trastullarmi col cellulare, io avevo ancora più di un’ora da riempire prima di arrivare alla mia destinazione.
- Mi chiamo History - esordì la donna tamponandosi la fronte con un fazzolettino.
“Che nome del cazzo”, pensai, ma mi parve educato rispondere.
- Piacere, io mi chiamo Alex. - Chissà perchè, mi pentii subito di averle detto il mio nome.
Seguì un minuto di silenzio.
- Giornata grama? - domandò.
Io misi in tasca il cellulare, sospirai e confermai con un’alzata di spalle.
- L’avevo capito, sa? Forse lei avrebbe bisogno di...non so...di distrarsi... -
“Ma che cazzo vuole questa?” pensai.
- Oh, non mi giudichi una ficcanaso, non volevo importunarla.- disse la donna, e sembrò che mi avesse letto nel pensiero. Decisi di darle un po’ retta, giusto per passare il tempo.
- Mi dica, signora, cosa...-
- Mi chiami pure History, la prego! -
- Ok...allora, History, qual buon vento la porta da queste parti? non l’ho mai vista su questo treno.-
- Uhhh, che esperienza! Lei non ha idea delle palpatine che ho dovuto subire in quel corridoio.-
- Eh, gli uomini...si sa... - dissi giusto per dire qualcosa.
- Crede? anche una donna ha partecipato! -
- E come fa ad esserne così sicura, in quella calca? -
- Si vede che non è pratico...gli uomini danno una pacca, magari leggera, ma sempre una pacca è! invece le donne accarezzano, e questa accarezzava, altrochè!-
- La ringrazio per questa spiegazione, non ci dormivo la notte, pensi.-
Non volle, o non seppe, cogliere il mio sarcasmo. Si voltò ad osservare il suo riflesso sul finestrino.
- Comunque ha ragione - disse- non sono mai salita su questo treno. Forse è il destino che mi ha portata qui. Non è contento? -
Le sue ultime parole mi strapparono un sorriso.
- Certo, ne sono felicissimo! - dissi in modo un po’ troppo enfatizzato.
- Bene, adesso sono più tranquilla. Si figuri che a momenti scendevo alla stazione sbagliata, sarebbe stato un bel guaio. Oltretutto lei avrebbe dovuto continuare il viaggio da solo! -
- Temeva che mi sarei potuto perdere? - le domandai, sperando che adesso cogliesse il mio tono ironico.
Lei lasciò cadere il discorso.

- Viene notte presto in questo periodo - disse dopo un buon minuto di silenzio. Io non risposi.
- Ma...mi scusi...- riprese - non sente che aria calda viene da qui, sotto il sedile? - La donna iniziò a dimenarsi e a sventagliarsi il viso con le mani.
- Dovrebbe esserci il condotto del riscaldamento. In effetti fa molto caldo. - dissi, e pensai “cazzo, ma che rompicoglioni!”
- Alex, io non resisto, sto impazzendo! - disse poco dopo la donna.
E si tolse il vestito. Si levò in piedi, fece scorrere la zip e semplicemente se lo tolse! Così, di botto!
- Ohhh, non gliel’ho chiesto...per lei è un problema? - domandò mentre raccattava il vestito da terra, dove era scivolato.
- No...direi di no. Faccia pure. - dissi cercando di dissimulare lo stupore. Lei si voltò per appendere il vestito al gancetto in alto, vicino al finestrino.
Presi subito atto che il corpo di quella donna era di una bellezza sconvolgente: leggermente in carne, certo, ma con cosce snelle e ben tornite che guidavano lo sguardo verso due natiche sontuose, ben suddivise dal filo che spariva nel solco di pesca.
Poi si girò e mi offrì la vista di un seno davvero importante, credo almeno una terza tendente alla quarta, imprigionato in un reggiseno nero. Dello stesso colore era il perizoma che le copriva il pube.
Finalmente si sedette, mi guardò e sbottò in una sonora risata.
- Mi scusi se rido eh? - disse - Vedesse la faccia che ha fatto...-
- Beh, lo ammetto - dissi senza nascondere l’imbarazzo - diciamo che non me l’aspettavo. -
- Che cosa non si aspettava, Alex? Me lo dica. -
- Non mi aspettavo di incontrare stasera una donna così bella, lo confesso. In questo contesto, su questo treno. - In fondo era la verità, anche se parziale. In realtà ero più imbarazzato perchè la donna era mezza nuda!
- Grazie, lei è troppo galante. - disse.
Poi si guardò intorno, si alzò in piedi e si sporse verso il corridoio.
- Allora le chiedo ancora un piccolo favore. Può dare un’occhiata che non ci sia nessuno in vista? Lei capirà...-
- Vado io, però lei non si muova, altrimenti siamo nei guai. Io torno subito. -
Mi recai al fondo della carrozza, aprii lo scorrevole verso l’altro scompartimento, che risultava completamente vuoto, e poi tornai nella parte opposta, scesi i tre scalini verso l’uscita, notai che non c’era anima viva, allora ripresi rapidamente il mio posto.
- E’ come speravo, non c’è nessuno - dissi.
- Ouff...meno male...allora ne approfitto. Grazie Alex, lei è gentilissimo. -
Senza altre parole, la donna si slacciò il reggiseno lasciando sfociare due mammelle leggermente tremolanti per i sussulti del treno, poi sollevò le gambe per sfilare il perizoma, riabbassò le gambe lasciandole divaricate quel poco che bastava affinchè potessi osservare il suo tesoro senza troppo affanno.
- C...credo di sentirmi in dovere di dire qualcosa. - sussurrai deglutendo più volte.
- Ma no, su....lo ha visto anche lei che non c’è nessuno, si senta pure libero di guardare finchè vuole, non è necessario che parli.-
- Lei ha una pelle...non so come dire...una pelle luminosa! - Dovevo pur dire qualcosa, e non mi venne in mente altro.
- Ho capito, ha deciso di mettermi in imbarazzo. -
- Perchè, non lo è? - domandai con curiosità.
- Assolutamente no! E perchè mai? I complimenti fanno sempre piacere! -
Allungai una mano con l’intenzione di sfiorarle una gamba, e giuro che era una situazione davvero insostenibile.
- Posso?- mi sentii domandare, e la mia voce mi suonò fasulla come una moneta da tre euro.
- Non so cosa aspetta ancora, Alex. Se vuole gradire...-
Io sorvolai sulle mie reminiscenze felliniane e mossi una mano aperta per agguantarle con impeto una coscia. Subito pensai a ciò che aveva detto History sugli uomini che danno le pacche, quindi cercai di limitare la forza senza però arrivare alla carezza. Al primo contatto accusai un forte brivido in tutto il corpo.
Era avorio puro, levigata e soda come una statua del Canova, una meraviglia di femmina.

[continua ]
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2025-02-16
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