Via dei Bardi - 04 Corpi che raccontano

di
genere
prime esperienze

La porta del bagno si chiuse con un lieve clic.

Chiara si appoggiò con la schiena al legno, il cuore che le martellava nel petto come dopo una corsa. Non capiva se fosse il vino, la doccia imminente, o il modo in cui Giulia l’aveva guardata — le ginocchia che si toccavano sotto il tavolo, le parole pronunciate a mezza voce, con lentezza, come se ogni sillaba fosse una carezza.

Spogliarsi fu un gesto lento, pensato.

Sfilò il vestitino tirandolo su per l’orlo, lasciandolo scivolare lungo la schiena. Poi le mutandine, che tolse sollevando una gamba alla volta, come faceva quando era consapevole di essere osservata. Ma qui, ora, era sola. O quasi. Perché l’idea che Giulia fosse nella stanza accanto, che l’avesse ascoltata parlare di sé in quel modo, che potesse immaginarla nuda… era un pensiero che la stava consumando.

Entrò nella doccia con il corpo già teso.

Aprì l’acqua calda e lasciò che le colasse addosso, lenta, avvolgente. Il vapore salì subito a riempire l’ambiente, offuscando lo specchio, come un sipario che si chiudeva su tutto il resto.

Chiara appoggiò le mani alle piastrelle umide, le gambe leggermente divaricate, la schiena arcuata appena. L’acqua le colpiva il collo, le scapole, scendeva tra i seni, lambiva il ventre e poi più giù, dove il suo pube liscio era già sensibile, già caldo.

Passò le dita tra le labbra del sesso, scoprendo una lubrificazione naturale, abbondante. La tensione era lì da prima ancora che entrasse. Bastò un tocco, uno solo, e il corpo reagì. Inspirò a fondo. Fece scivolare l’indice sul clitoride, poi più in basso, aprendosi piano. Ogni gesto era rallentato, rituale. Ogni movimento aveva un’immagine nella mente: Giulia seduta con le gambe incrociate, il viso attento, le labbra che raccontavano storie umide e proibite.

Si immaginò accovacciata tra le sue cosce. La lingua calda che le apriva il sesso, il rumore lento di un respiro eccitato. Ma anche l’opposto: il viso di Giulia sotto di sé, la bocca aperta, gli occhi che le chiedevano più.

Chiara affondò due dita dentro, mentre con l’altra mano premeva sul clitoride. Il getto d’acqua ora era più freddo, ma il contrasto la faceva impazzire.

Mosse il bacino avanti e indietro, lentamente, come se cercasse un ritmo che non fosse solo fisico, ma mentale. La pressione montava, esplodeva, si ritraeva. Voleva trattenerlo, ma non poteva. L’orgasmo la travolse senza preavviso, la fece quasi cedere sulle ginocchia.

Un gemito soffocato si perse nel rumore dell’acqua. Gli occhi chiusi, il respiro spezzato.

Stette lì, immobile, per lunghi secondi. Poi si risciacquò piano, si avvolse in un asciugamano e uscì.

In cucina, l’aria era diversa.

Giulia non era rimasta con le mani in mano. Anzi.

Aveva preso un’altra bottiglia di vino — un rosé fresco, fruttato — e l’aveva lasciata sul tavolo, ma ancora chiusa. Invece, se ne stava appoggiata al bancone, le cosce nude contro il legno freddo, e un oggetto tra le mani: uno dei suoi dildo preferiti. Non lo aveva usato in senso stretto. Non ancora. Ma lo teneva, lo accarezzava, ne tracciava il profilo con le dita.

Il corpo era già teso.

Il vino l’aveva sciolta, sì, ma era l’immaginazione che le stava scaldando le vene. Immaginava Chiara sotto l’acqua, le gocce che le scorrevano sui seni, la mano tra le gambe. Immaginava il respiro, il movimento delle anche, la bocca socchiusa.

Aveva infilato il dildo tra le cosce, a cavalcioni sullo sgabello della cucina, e lo premeva contro la vulva, attraverso le mutandine, lentamente. Non voleva venire. Voleva restare lì, sospesa, bagnata e pronta.

Quando sentì i passi, lo rimise subito nella scatola, la chiuse e la ripose. Si alzò, sistemò i capelli, prese due bicchieri e li riempì di vino fresco.

Chiara entrò ancora avvolta nell’asciugamano. I capelli gocciolanti, le guance rosse, lo sguardo opaco.

«Neanche cinque minuti e hai già aperto l’altra?» disse con un sorriso.

«In realtà… stavo solo aspettandoti.»

Si sedettero di nuovo. Le gambe stavolta non si sfioravano. Ma erano rivolte l’una verso l’altra, come corpi pronti a combattere un desiderio che cresceva.

«Posso chiederti una cosa?» disse Giulia, dopo un lungo sorso.

Chiara annuì.

«Hai mai fatto sesso con una ragazza?»

La domanda fu diretta. Nuda.

Chiara sospirò. «No. Ma ci ho pensato. Più di una volta. Sai quando? Quando sono con qualcuno e mi sento delusa. Quando lui viene e io no. Quando sento che tutto è ruvido, meccanico. Allora penso… che forse solo una donna saprebbe dove toccarmi. Con che ritmo. Con che rispetto.»

Giulia si morse il labbro. «Io sì. Due volte.»

«E com’era?» La voce di Chiara si era fatta più bassa.

«Diverso. Più profondo. Non c’era la fretta. Non c’era l’ego. Era come… danzare in uno specchio. Riconoscere ogni gesto. Ogni suono. Ogni umidità.»

Chiara si fece seria. «Ti manca?»

Giulia si versò altro vino. «A volte. Ma non si tratta solo del corpo. Si tratta di complicità. Di desiderare chi ti capisce. E io, in questo momento…»

Si interruppe. Le guardò.

«…sto capendo molte cose.»

Il silenzio tra loro non era più imbarazzato. Era carico.

«Tu come lo vivi il desiderio?» chiese Giulia. «Quando ti prende? Quando senti che sta per travolgerti?»

Chiara abbassò lo sguardo. Poi lo rialzò.

«Quando mi sento guardata. Ma davvero. Non come oggetto. Ma come qualcosa che si vuole scoprire piano. Come un segreto da leccare via.»

Giulia chiuse gli occhi un secondo. Un fremito le percorse la spina dorsale.

«E quando vieni… cosa ti piace?»

Chiara non rispose subito.

Poi, con un filo di voce:
«Mi piace tremare. Non avere più controllo. Essere vulnerabile. E gridare. Quando posso. Quando nessuno sente.»

«E io… potrei sentirti?» chiese Giulia.

Chiara non rispose. Ma bevve. Un lungo sorso. Poi si alzò.

«Io vado a letto. Ma… grazie per la serata.»

«Chiara?»

Si fermò.

«Anche io ho tremato. Prima. In cucina. Senza toccarmi davvero. Solo… pensandoti.»

Un brivido. Poi Chiara sparì nel corridoio.

Ma la notte, quella notte, non fu fatta per dormire.


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scusate la lentezza nella pubblicazione, ma la scrittura va un po' a rilento. Se volete darmi consigli, sono ben graditi
scritto il
2025-04-05
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