Via dei Bardi - 08 La stanza che geme

di
genere
trio

La luce era ancora quella calda della lampada da terra. Morbida. Quasi dorata. Proiettava ombre lunghe sui corpi, disegnava curve, riflessi di pelle sudata, capelli scompigliati. Il rumore più forte nella stanza era il suono umido e regolare di Edo che penetrava Tatiana con le dita e la lingua, alternandole con precisione. Lei gemeva apertamente, senza pudore, il corpo spalancato sul divano, le gambe divaricate, il bacino che si sollevava a ogni leccata.

Chiara e Giulia erano rimaste immobili. Non più appoggiate al muro. Ora vicine al centro, attratte da quella scena come da una calamita.

Matteo li osservava tutti. Seduto, gambe aperte, la birra poggiata a terra. Gli occhi lucidi, la bocca leggermente dischiusa.

Si alzò.

Non con foga. Ma con lentezza. Deciso.

Si avvicinò prima a Giulia.

«Tu mi guardi come se mi volessi usare.»

Giulia sollevò un sopracciglio. «E se fosse vero?»

«Allora lasciamelo fare.»

Le mise una mano sulla guancia. Le dita larghe, calde. Le sfiorò le labbra con il pollice. Giulia non si tirò indietro. Non lo aiutò. Ma non lo fermò.

Matteo abbassò il viso. E la baciò.

Un bacio lento. Con la bocca socchiusa. La lingua che sfiorava, che si infilava piano, che cercava l’umidità nascosta tra le labbra. Giulia gli prese il viso tra le mani. Lo guidò. Lo accolse.

Nel frattempo, Chiara li guardava.

E sentiva qualcosa muoversi dentro. Non era gelosia. Era eccitazione pura. Il desiderio di provare. Di essere guardata così. Di essere baciata con quella lentezza.

Matteo si staccò da Giulia. Le passò il pollice sul labbro inferiore.

Poi si voltò verso Chiara.

Non disse nulla. Si avvicinò. E fece lo stesso gesto. La mano sulla guancia. Il pollice sulle labbra. Chiara aprì appena la bocca, lo lasciò entrare.

Il bacio fu più incerto. Ma solo per un attimo. Poi le loro bocche si incastrarono con naturalezza. La lingua di Chiara trovò quella di lui. Si rincorsero. Si strusciarono. Si cercarono come se fossero già state lì, altre volte.

Matteo sollevò una mano, gliela passò dietro la nuca, poi sulla schiena. La sentì nuda sotto la maglietta, calda, accaldata. Chiara si aggrappò alla sua T-shirt, lo attirò a sé, le cosce leggermente aperte, il bacino che premeva appena in avanti, senza volerlo.

Dietro di loro, Tatiana gemeva più forte.

Edo era passato alle mani. Ora la stava penetrando con due dita, le gambe di lei sulle sue spalle, il sesso nudo spalancato, bagnato, visibile da ogni angolazione. Il rumore delle dita che entravano e uscivano si mischiava ai respiri.

Matteo si staccò da Chiara, ansimando.

Si voltò verso Giulia.

Le prese una mano. Poi prese l’altra mano di Chiara.

E le fece avvicinare.

Le due ragazze ora erano una accanto all’altra. Vicinissime. I seni che si sfioravano sotto le magliette leggere. I fianchi che si toccavano appena. Il respiro che si faceva corto.

Matteo si mise davanti. Le guardò entrambe. E cominciò a baciarle a turno.

Prima Giulia. Poi Chiara. Poi di nuovo Giulia.
Senza fretta. Senza chiedere.
Facendo danzare le sue labbra da una bocca all’altra.

Le sue mani le toccavano tutte e due: una sulla vita di Giulia, l’altra che si posava sulla coscia di Chiara, la accarezzava, saliva.

Giulia si lasciò andare. Appoggiò la testa sulla spalla di Chiara. Sentiva il suo profumo, il suo fiato. Le loro guance si toccarono. E Giulia gemette piano, per la prima volta.

Matteo scivolò in ginocchio.

Le guardò dal basso. E infilò le mani sotto le loro magliette. Prima su Giulia. Le mani sui fianchi, poi sul ventre, poi sotto il seno. I capezzoli tesi sotto il reggiseno.
Poi su Chiara. Le mani calde sulla pelle liscia, rasata, il pube teso sotto l’elastico degli shorts.

Matteo si fermò lì.

Le guardò.

«Posso toccarvi. Ma voi dovete restare così. Vicine. Senza sfiorarvi. Capito?»

Le due annuirono.

Il gioco era cominciato.
Ma il confine — quel filo sottile tra loro due — non era ancora stato varcato.
Solo teso. Tirato. Vibrante.

Edo stava venendo. Tatiana urlava il suo nome.

Chiara e Giulia erano bagnate, accaldate, sfiorate da uno stesso uomo, ma rivolte l’una verso l’altra.

Il tempo aveva smesso di esistere.
La stanza era una bolla. Calda, satura, vibrante. Il respiro di cinque corpi che si muovevano, si sfioravano, si offrivano.

Tatiana gemeva ancora sul divano, il corpo lucido di sudore e desiderio. Edo la penetrava con lentezza, in piedi tra le sue gambe, mentre le mani le stringevano le cosce e la guardavano negli occhi con fame. Lei si piegava all’indietro, il seno ondeggiante, la bocca dischiusa, e ogni tanto gettava uno sguardo al trio al centro della stanza. Era lì, dove si stava consumando il vero spettacolo.

Chiara e Giulia, ancora una accanto all’altra, ancora senza toccarsi direttamente, ma sempre più vicine. I loro fianchi si sfioravano, le ginocchia si piegavano verso il centro, i respiri si fondevano.

Matteo, in mezzo, li assaporava entrambi.

Aveva spinto le mani sotto le loro magliette, ormai quasi completamente sfilate, e carezzava le loro pelli con gesti ampi, sensuali, studiati. Sotto le sue dita, la pelle di Giulia sembrava vibrare: calda, setosa, con i capezzoli tesi che quasi bucavano l’aria. Chiara era un gemito contenuto: i muscoli tesi, i fianchi che si muovevano con piccoli scatti, come se stesse cercando un punto invisibile da colpire, da soddisfare.

«Toccatele insieme...» sussurrò Tatiana, osservando la scena con gli occhi sbarrati.

Matteo sorrise, ma non rispose.
Fece di meglio.

Si inginocchiò davanti a loro. Poi afferrò l’elastico dei pantaloncini di Chiara e li abbassò lentamente, centimetro dopo centimetro. Non aveva le mutandine. Il pube rasato, completamente nudo, le grandi labbra lucide, gonfie, brillavano sotto la luce calda della lampada.

Un brivido attraversò Giulia.
Non distolse lo sguardo.

Matteo si voltò verso di lei. «Posso?»

Giulia annuì. Matteo sfilò anche i suoi shorts. Le mutandine erano lì, sottili, nere, già umide al centro. Le scostò piano, con due dita, e vide il rosa che si apriva tra le pieghe. Un profumo dolce, salato, animale, gli salì al naso.

Poi guardò entrambe.

«In piedi. Davanti a me.»

Chiara e Giulia obbedirono. Si misero una accanto all’altra, nude dalla vita in giù, i corpi tesi, vibranti. I seni ancora coperti dalle magliette, ma visibilmente gonfi, i capezzoli in rilievo sotto il tessuto.
Matteo era in ginocchio. In mezzo. Il volto all’altezza dei loro fianchi.

Passò una mano tra le gambe di Chiara. Le aprì appena le cosce. Infilò due dita dentro di lei.
Chiara sussultò. Si aggrappò alla spalla di Giulia per equilibrio. Non poteva fingere. Era fradicia.

Poi fece lo stesso con Giulia. Una carezza. Due dita dentro. Calda, stretta, pulsante.

«Siete… meravigliose.»

Cominciò a leccarle. Alternando. Prima Chiara: una lingua lenta che partiva dall’interno coscia e risaliva fino al clitoride, dove restava a girare in cerchi larghi, provocatori. Poi Giulia: la bocca che si schiacciava contro le labbra intime, la lingua che affondava dentro, veloce, affamata.

Chiara si aggrappava a Giulia. Giulia si lasciava andare. I loro fianchi si muovevano con un ritmo comune, come se stessero danzando. I gemiti erano contenuti, sussurrati, ma sempre più alti.

Dietro di loro, Edo aveva fermato il suo movimento. Guardava. Tatiana si stava toccando da sola, le gambe ancora divaricate, due dita tra le labbra, il respiro affannoso.

Poi Matteo si fermò. Si alzò. Si tolse la maglietta.

E le guardò.

«Sdraiatevi.»

Chiara e Giulia si sdraiarono sul tappeto, una accanto all’altra. Le cosce appena aperte, le mani che sfioravano il tessuto ruvido, le schiene arcuate. La pelle delle cosce si toccava, calda, viva, tesa. Nessuna parlava. Il respiro bastava.

Matteo si chinò tra loro, si inginocchiò.

Le mani sue scorrevano su entrambi i corpi: la sinistra su Chiara, il palmo largo sul ventre, il pollice che disegnava cerchi intorno all’ombelico; la destra su Giulia, con le dita che le accarezzavano l’interno coscia e risalivano tra le labbra bagnate, esplorandola con lentezza.

Poi abbassò la testa, e cominciò a usare la bocca.

Prima su Chiara: la lingua piatta che premeva contro il clitoride, le labbra che succhiavano, poi si aprivano, poi affondavano in mezzo. Lei gemette, forte, si torse verso Giulia, il viso quasi contro il suo.

Poi passò a Giulia: la punta della lingua che scriveva lettere invisibili, le mani che le aprivano le grandi labbra, due dita dentro, poi tre, poi la lingua che premeva in alto, sul punto esatto che la faceva tremare. Giulia gemette, e il suo gemito si fuse con il fiato di Chiara, che lo respirò.

Il tappeto era bagnato sotto di loro.

Matteo si sollevò. Si tolse i jeans, lentamente. Senza fretta. Il suo cazzo era teso, pulsante, dritto contro l’addome, le vene in rilievo, il glande lucido. Le guardò entrambe.

«Avvicinatevi. Voi due. In ginocchio. Davanti a me.»

Chiara si spostò per prima, poi Giulia la seguì. Le loro cosce si sfiorarono. I capelli che cadevano ai lati del viso, i seni ancora coperti da magliette sollevate, bocche aperte, occhi lucidi. Si misero in ginocchio davanti a lui. Una a destra. Una a sinistra.

Matteo prese il proprio membro tra le mani. Lo accarezzò piano.

«Lo volete?»

Chiara lo guardò. Giulia annuì.

Matteo li guidò. Prima Chiara: le spinse la testa in avanti, lei aprì la bocca, lo prese dentro. Morbida, calda, umida. Cominciò a succhiare piano, con movimenti lunghi, profondi, senza fretta.

Poi Giulia: Matteo lo fece scivolare fuori, poi lo girò verso di lei. Giulia aprì le labbra, le passò la lingua sul glande, lo baciò, poi lo prese tra le labbra. Anche lei lenta, sensuale, con piccoli colpi di lingua sotto la cappella.

Chiara osservava. Poi si avvicinò di nuovo.

E successe.

Le loro bocche si trovarono sullo stesso cazzo, a pochi centimetri. Chiara succhiava il glande. Giulia leccava il lato. Le lingue si toccarono. Un istante.

Un lampo.

Si guardarono. Poi continuarono. Alternandosi. A volte insieme. A volte passandosi il piacere.

Matteo gemeva. Le mani nei capelli di entrambe. Gli occhi chiusi. La bocca aperta.

Dietro, Tatiana si stava cavalcando Edo, sopra di lui, i seni enormi che ondeggiavano, le mani sui fianchi di lui. Lo guardava mentre veniva succhiato da due ragazze, e si mordeva il labbro.

«Dio... ma vi vedete?» sussurrò. «Sembrate nate per farlo insieme...»

Chiara prese il cazzo tra le mani. Lo puntò verso Giulia. Giulia lo leccò dalla base alla punta. Poi lo prese di nuovo tra le labbra. Matteo tremava. Chiara si avvicinò. Le loro lingue si toccarono di nuovo.

Questa volta più a lungo.

Un bacio, ma su di lui.
Un bacio rubato, indiretto.
Ma reale.

E mentre Matteo si faceva inghiottire da entrambe, tra sospiri e gemiti, le due ragazze capirono che il confine era stato toccato. Non superato. Ma assaporato.

Matteo non resisteva più.

Aveva le gambe tese, la schiena arcuata all’indietro, le mani intrecciate nei capelli di entrambe, il respiro corto. Guardava in basso, e vedeva due bocche, due lingue, due sguardi che si alternavano tra lussuria e gioco, adorazione e fame.

Chiara succhiava con il ritmo perfetto. Giulia leccava e accarezzava i testicoli con una dolcezza quasi commovente. Poi si scambiavano. Come se lo facessero da sempre. Come se fossero coordinate da un’intesa profonda, che non avevano mai osato confessarsi.

Il cazzo era lucido, gonfio, completamente lucido di saliva. A ogni passaggio da una bocca all’altra, le loro lingue si sfioravano, si accarezzavano, restavano a contatto quel mezzo secondo in più.

Tatiana, poco distante, cavalcava Edo con movimenti ampi, il culo che batteva forte contro il bacino di lui. I gemiti erano diventati quasi urla, le mani sui suoi pettorali, i seni pesanti e grondanti di sudore. Stava venendo. Si vedeva. Si sentiva. Le cosce tremavano, le unghie affondavano nella pelle.

«Oh Dio... sì, sì, sì, vengo… Edo… continua… non ti fermare!»

Edo la teneva per i fianchi, la sollevava e la faceva scendere con forza. Ma guardava altrove.
Guardava le ragazze.
Quelle due.
In ginocchio.
Con le labbra sul cazzo di Matteo.
Le lingue mischiate.
Le guance arrossate.

Fu Matteo a spezzare la tensione.

«Ragazze… se continuate così…»

Non finì la frase. Chiara aumentò il ritmo. Giulia lo prese in bocca tutto, profondamente, poi lo lasciò a Chiara, che glielo accarezzò sulla lingua. Lo prese in mano, lo strinse. Le loro teste si muovevano in sincronia. Come se volessero farlo esplodere.

E così fu.

Matteo emise un gemito profondo, roco, animalesco. Le gambe si irrigidirono. Il bacino si spinse in avanti. E poi venne.

Un fiotto caldo, intenso, colpì la lingua di Giulia, poi Chiara lo prese in bocca, assaporò, lasciò colare. Un altro spruzzo sul petto di Giulia. Ancora un poco tra le dita di Chiara. Nessuna si tirò indietro.

Anzi. Leccarono insieme.
Pulirono.
Sorridendo.
Una all’altra.
Lingua contro lingua.

Il momento fu breve.
Ma definitivo.

Tatiana, intanto, aveva urlato il proprio orgasmo. Un urlo vero, forte, da svegliare i vicini. Si era accasciata sul petto di Edo, che ansimava, esausto ma appagato.

Nella stanza, all’improvviso, solo silenzio e respiro.

Chiara e Giulia si guardarono.
Ancora in ginocchio.
Ancora nude.
Ancora una di fronte all’altra.

Non si toccarono.

Ma il corpo aveva già parlato.


scritto il
2025-04-07
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