Luna e il viaggio imbarazzante

di
genere
fantascienza

Luna e il viaggio imbarazzante

Il volo di linea si svolgeva in un'atmosfera di calma e riservatezza, interrotta solo dal lieve ronzio dei motori. Una hostess, Luna, si avvicinò a un passeggero, indossando un elegante tailleur blu scuro che evidenziava la sua figura slanciata. I suoi capelli biondi, raccolti in una coda alta, incorniciavano un viso dal sorriso contagioso e dagli occhi brillanti. Con un tono cordiale, chiese: "Buonasera, cosa desidera da bere?"
Il passeggero, un uomo affascinante di circa quarant'anni con gli occhi penetranti e un sorriso intrigante, ordinò un Gin & Tonic. Poi, con un sorriso malizioso, le propose di sedersi accanto a lui per chiacchierare: "Sei così bella che non posso fare a meno di ammirare più da vicino le tue gambe."
Divertita dalla sua audacia, Luna rise gentilmente. "Va bene, solo per un po'." Si sistemò accanto a lui, accavallando le gambe con grazia, mentre iniziarono a chiacchierare.
Dopo un momento, Luna si alzò, salutando Andrea con un sorriso. Tornò verso la sua collega Lucrezia, che nel frattempo era assorbita nella visione di filmati di gattini sul cellulare. Lucrezia, con i capelli castani e mossi che incorniciavano il suo volto vivace, indossava una divisa simile a quella di Luna, ma con un tocco di personalità: una sciarpa colorata annodata in modo creativo.
"Volo tranquillo?" chiese Lucrezia, alzando lo sguardo dalla sua schermata.
"Decisamente," rispose Luna, un sorriso impertinente sul volto. "Il numero 42 voleva solo fare due chiacchiere… e ammirare più da vicino le mie gambe."
Lucrezia scoppiò a ridere. "Pervertito! A me uno ha persino toccato il sedere. La sua scusa? 'Scusi, volevo solo attirare la sua attenzione'."
"Siamo fortunate, non si può negare. Che tipo strano di gente c'è su questo volo notturno!" commentò Luna, divertita. "La settimana scorsa ho beccato uno che si stava masturbando sotto il giubbotto. È stato incredibile!" La risata si diffondeva tra di loro.
Lucrezia scrollò la testa, divertita ma anche disgustata. "E poi macchiano i sedili! Sai quanto è difficile lavare via le macchie di sperma dai sedili?" fece una smorfia. Poi, con un'aria più seria, chiese: "Comunque, come va con Alan?"
Un velo di tristezza oscurò il viso di Luna. "Ah, nota dolente. Mi ha tradito. Posso solo dire che è un figlio di… ogni volta che partivo, lui si divertiva," confessò, cercando di nascondere la frustrazione. “Ma ora sto meglio.”
"Sì, è giusto," concordò Lucrezia. "Fai come me: quando ti prude, scegli un bel ragazzo e togli la voglia." La sua risata leggera riempì l'aria, cercando di alleggerire la situazione.
"Non lo so," rispose Luna, con un sorriso nostalgico. "Ho sempre quel lato romantico che mi frena."
"Ma dai, il numero 42 non è affatto male! È un bell'uomo! E scommetto che ha un argomento interessante nei suoi pantaloni," continuò Lucrezia con malizia, strizzando l'occhio.
Luna arrossì, mescolando imbarazzo e divertimento. "Ma dai, Lucrezia! Sei senza pudore!" rise, riducendo la distanza della loro conversazione.
"Vado nella cuccetta un attimo a sonnecchiare un'oretta. Ce la fai da sola?" chiese Luna, il rumore della cabina smorzato dal brusio in lontananza.
"Da sola? Certo! Ci sono Leandra e Judith a occuparsi della economy. Se avrò bisogno, chiamerò loro," assicurò Lucrezia, con un sorriso rassicurante.
Luna si allontanò verso la piccola cuccetta. Si sistemò in un angolino accogliente, i pensieri che danzavano tra il divertimento e il dispiacere, mentre si disponeva a chiudere gli occhi e concedersi un breve rilascio di tensione, lontana dalle follie di quel volo.

Luna si risvegliò confusa, ancora intontita dal sonno. Le voci concitate e spaventate dei passeggeri la circondavano, il panico si diffondeva nell’aria come un’onda inarrestabile. "Che succede?" chiese a Lucrezia, il cuore che batteva forte nel petto. Lucrezia, con uno sguardo atterrito, le indicò delle luci strane che sfrecciavano accanto all'aereo. "Guarda!" esclamò, e Luna si voltò per vedere.
Le luci apparivano come globi luminosi con una coda scintillante, che si muovevano velocemente e danzavano nel ciel notturno. "Cosa sono?" chiese Luna, incredula e affascinata allo stesso tempo. "Sembrano meduse volanti," commentò.
"A me sembrano spermatozoi," rispose Lucrezia, con un tono misto di terrore e ironia che rendeva l'atmosfera ancora più surreale.
Improvvisamente, una luce penetrò nell'aereo, causando un'ondata di panico tra i passeggeri. Urlavano, chiedendo aiuto, mentre una voce preoccupata si alzava: "Aiuto! Aiutatemi!" Qualcuno venne colpito e le urla aumentarono. "Oh mio Dio, dobbiamo atterrare subito!" Si sentì una disperazione crescente mentre le luci continuavano a invadere l'abitacolo.
A un certo punto, una di quelle luci emerse dal pavimento e colpì Luna proprio sotto la gonna. Fu una sensazione strana, un brivido elettrico che attraversò il suo corpo mentre si piegava in ginocchio, colpita da un’ondata di sorpresa e panico. Lucrezia, nel frattempo, venne colpita a sua volta. "Oddio! Oddio! Mi hanno posseduta!" strillò, con gli occhi sgranati.
"Stai bene?" chiese Luna, accorrendo verso l’amica, il timore che le stringeva lo stomaco.
"Non lo so, mi sento strana…" rispose Lucrezia, appoggiandosi a un sedile per sostenersi.
"Sì, tremano le gambe anche a me," ammise Luna, disorientata. In quel momento, la tensione si fece palpabile e Luna, spinta da un impulso quasi inarrestabile, si avventurò verso la porta della cabina di pilotaggio. "Comandante?" disse, cercando di mantenere la calma, ma l'ansia si diffondeva nel suo tono.
"I comandi non rispondono," rispose il comandante, visibilmente scosso. Luna avvertì una sensazione strana e umida. "Oh," esclamò, toccandosi. Si rese conto che si stava orinando addosso, un misto di imbarazzo e disperazione che le invadeva la mente.
"Ah, Luna," disse Lucrezia, con la voce tremante. "Ho un dolore… Qui, tra le gambe… Aah!" La sua esclamazione di dolore sembrava fondersi con il caos che regnava attorno. Luna si sentiva sempre più sopraffatta, mentre il suo corpo sembrava perdere liquidi senza controllo.
I passeggeri urlavano, alcuni di terrore e altri che si contorcevano in preda al panico. Tornando a guardare il pilota, e oltre il suo volto angustiato, Luna sporse lo sguardo fuori dal finestrino. Quello che vide la lasciò senza parole: qualcosa di enorme si stava manifestando nel cielo, proprio davanti a loro.
"Oh, per la Grande Madre!" esclamò il comandante, il suo volto pallido come un lenzuolo. "Cosa diavolo è quell'affare?"
Luna spalancò la bocca dallo stupore, incapace di elaborare ciò che stava vedendo. La forma che si ergeva nel cielo era una gigantesca vagina luminosa, pulsante di una luce calda e sacra, come se una potenza ancestrale si fosse affacciata loro davanti. L’aereo continuava a tremare, e Luna sapeva che le loro vite erano appese a un filo, mentre la realtà stessa sembrava dissolversi in quel momento surreale e inquietante.

Luna non poteva credere a ciò che stava accadendo. Mentre continuava a sgocciolare, si rese conto che il pavimento era ormai intriso dei suoi liquidi. L'ansia la sopraffaceva e il panico si impadroniva della sua mente.
D'improvviso, notò che Lucrezia, visibilmente scossa, stava facendo qualcosa di strano. La vide slacciarsi la gonna e, in un attimo, il terrore traversò il viso di Luna quando si accorse che tra le gambe dell'amica le era spuntato un pene, gonfio e innaturale. "Oh, no!" esclamò Luna, indietreggiando, il cuore in gola. "Ma cosa sta accadendo? Cos'è questo incubo?" Non poté trattenere le lacrime mentre il panico si impossessava di lei.
"Ci stiamo finendo dentro!" proclamò il comandante, il volto teso mentre cercava di mantenere il controllo della situazione. Le parole del pilota risuonavano nella testa di Luna, e un pensiero assurdo si fece strada nella sua mente: l'aereo assomigliava paradossalmente a un fallo gigantesco, e quella manifestazione luminosa, pulsante, sembrava essere l'entrata verso un abisso sconosciuto.
La realtà si frantumava attorno a loro e, in un istante, l’aereo colpì quella strana anomalia. Tutto divenne un'esplosione di luce accecante, un'onda che trascinò via ogni pensiero razionale, avvolgendo Luna in un abbraccio di energia pura e trascendente. Il caos si dissolse, e mentre la luce avvolgeva ogni cosa, il confine tra sogno e realtà sfumava, lasciando spazio all'ignoto.

Il fenomeno della crescita di peni nelle donne si era manifestato tra i passeggeri in aereo, mentre gli uomini sembravano vittime di un irrisorio ed esagerato virilismo. Alan, l'uomo con cui Luna aveva parlato in precedenza, si era slacciato i pantaloni e si copriva con un pezzo di tenda, il volto contratto in una smorfia di dolore.
"Dove siamo finiti? In una puntata di hentai di *Ai confini con la realtà?*" digrignò i denti, cercando di mantenere il controllo della situazione. "Se non fossi qui dentro, non ci crederei nemmeno."
"Come ti senti?" chiese Luna, cercando di mantenere la calma nonostante il caos attorno a loro.
"Beh, di norma non mi dispiacerebbe avere una manifestazione virile, ma questo... è troppo. Non hai idea di cosa stia provando in questo momento," rispose Alan, lanciando un'occhiata a lei e notando il suo stato fradicio. "Tu?"

"Continuo a gocciolare come un rubinetto aperto," confessò Luna, sentendo la vergogna mescolarsi alla confusione. "Hai idea di cosa stia accadendo?"
"Ne so quanto te," replicò lui, serrare i denti in una smorfia di disagio.
"Vuoi che ti porti del ghiaccio?" chiese Luna, sperando di poter offrire un po' di aiuto alleviatore.
"Credo che dovrei provare con qualcos'altro," rispose lui, con un tono che suggeriva che la situazione fosse diventata insostenibile. "Dovrò macchiare i sedili..."
"Ah, beh, sei giustificato," disse Luna, iniziando a muoversi nel corridoio dell'aereo.
Mentre avanzava, scoprì che alcune donne erano nella sua stessa condizione, gocciolando come rubinetti aperti, mentre altre, in preda a uno shock evidente, assomigliavano a Lucrezia. "Cosa sta succedendo?" chiedevano disperate, le loro voci intrise di paura. "Cos'è questa follia?"
L'atmosfera era carica di ansia e incredulità, con il frastuono dei passeggeri inasprito dai loro lamenti e dalle richieste di spiegazioni, in un vortice surreale di emozioni che sembrava trascendere ogni logica. Luna si sentiva persa, contesa tra la realtà e un incubo che sembrava non avere fine. La luce pulsante e la confusione dell'aereo le circondavano, e-l’ignoto si preparava a inghiottirli tutti, mentre le loro vite si avviavano verso un destino incerto e inquietante.

Luna trovò Lucrezia intenta in un gesto disperato, tirando il suo fallo con frenesia. “Fermati!” le gridò, correndo per cercare di immobilizzarla. “Perché?” piangeva, confusa e spaventata.
“Hostess Luna!” ansimò il comandante, il suo volto teso. “Davanti a noi…” Il suo sguardo era incollato a una visione surrealista: una stazione fluttuante sopra una nube rosa al neon, con una pista di atterraggio che sembrava provenire da un sogno.
“Alieni?” si chiese Luna, incredula eppure affascinata.
L'aereo atterrò rozzamente, e, pur non essendo una pilota, Luna si mise all'opera, aiutando il comandante con i comandi in quella situazione di emergenza. Un colpo d'occhio le rivelò che anche il comandante aveva un'erezione enorme e rigida, ma lui sembrava ignaro e non si preoccupava di coprirsi. Arrossendo per la vergogna, Luna si concentrò e riuscì a portare l’aereo a un atterraggio senza gravi conseguenze.
“Credo che spetti a te esplorare il luogo, dal momento che i maschietti su questo aereo sono… impossibilitati,” disse il comandante, con un misto di serietà e ironia.
Luna annuì, decisa. “Cercherò delle volontarie.”
Si allontanò, non prima di notare Lucrezia che la seguiva. “Portami con te,” disse l’amica, la voce tremante.
“Riesci a camminare?” chiese Luna, un po’ preoccupata.
“Sì, ce la faccio,” rispose Lucrezia, cercando di mostrarsi forte nonostante il caos attorno a loro.
Alan, nel frattempo, sembrava combattere contro se stesso, e a giudicare dalle macchie sui sedili, il suo tentativo di risolvere la situazione non stava andando a buon fine. Il suo volto era un quadro di sofferenza. “Se mai usciremo da questa situazione, giuro che non vorrò mai più avere un'erezione,” commentò, la voce ridotta a un sussurro.
In quel momento, una hostess di classe economica si avvicinò, gocciolando. “Leandra?” chiamò Luna, riconoscendo l'amica.
“Judith?” Leandra rispose, visibilmente sconvolta. “Presumo che abbia lo stesso problema di Lucrezia.”
“Noi stiamo uscendo,” dichiarò Luna con determinazione.
“Volete uscire?” chiese stupita Leandra. “Potrebbe essere pericoloso…”
“Tranquilla. Se vediamo i Langolieri, corriamo subito indietro,” commentò Luna, cercando di mantenere un registro leggero per sollevare il morale.
“Chi?” domandò Leandra, confusa.
Con decisione, Luna aprirono il portellone e si prepararono a scendere, pronte ad affrontare l'ignoto. L'adrenalina era palpabile mentre il gruppo si avventurava verso una realtà senza precedenti, consapevoli che qualunque cosa le attendesse, avrebbero dovuto affrontarla insieme.

“Cos'era quella cosa che hai detto a Leandra? ‘Langolieri?’” chiese Lucrezia, il viso strano per la curiosità.
“Mai letto Stephen King?” rispose Luna, sorpresa dalla domanda.
Lucrezia scosse la testa. “No, mai.”
“Beh, parla di un aereo che si perde dentro una frattura nel cielo e finisce nel passato. Si scopre che, se mai esistesse una macchina del tempo, non si potrebbe esplorare nulla perché ci sono delle creature che divorano il tempo,” spiegò Luna, cercando di fare chiarezza. “Un po’ me lo ricorda questa situazione…”
“Oh, speriamo siano solo frutto della fantasia di uno scrittore,” disse Leandra con una nota di apprensione nella voce.
“E come va il tuo pene?” chiese Luna, con un tono scherzoso per alleviare la tensione.
“Mi sto abituando,” rispose Leandra, con una certa incredulità nella voce. “E tu? Hai smesso di gocciolare…”
“Ehi, hai ragione,” ammise Luna, toccandosi. “Mi formicola un po’…”
Lucrezia, però, si toccò, esprimendo la sua frustrazione: “Oh… secondo te è un esperimento del governo oppure siamo finiti in mano a degli alieni pervertiti?”
“Non lo so, ma spero davvero che non sia la seconda ipotesi,” ribatté Luna, cercando di mantenere un atteggiamento ottimista. “Andiamo di là, verso l'edificio più grosso.”
Con un senso di determinazione, il gruppo si avviò verso l'ignoto, pronti ad affrontare ciò che li aspettava, uniti dalla speranza di trovare risposte nel mistero che li circondava.

Davanti a loro apparvero delle figure avvolte in una strana nebbia carminia, alieni umanoidi dello stesso colore etereo. Una di quelle figure si avvicinò e, con una voce calma, disse: “Non abbiate paura, non vogliamo farvi del male.”
“Chi siete? Siete voi che avete causato tutto quel caos?” chiese Lucrezia, l'ansia evidente nella sua voce.
“Sì, ci dispiace, ma avevamo bisogno di voi in modo urgente,” rispose l'aliena.
“Bisogno di noi?” Lucrezia si infervorò, indicando la sua intimità. “Mi avete fatto crescere una cosa che non è mia!”
“Lo so, lo so, e ci dispiace,” ammise l'aliena. “Abbiamo commesso un errore, ma vi prego di ascoltarci. Mi chiamo Eteria e appartengo a una razza proveniente da un mondo nel sistema Tau Ceti.”
Luna, che aveva una certa familiarità con l'astronomia, intervenne. “Tau Ceti? Dalla costellazione della Balena?”
“Esatto, voi la chiamate così,” confermò Eteria. “Abbiamo bisogno del vostro sperma e, per ottenerlo, avevamo bisogno di modificare il vostro DNA e le vostre strutture anatomiche.”
“Quindi ci state dicendo che ci avete fatto crescere apposta questa… cosa?” chiese Lucrezia, incredula.

“In teoria, il processo avrebbe dovuto iniziare facendovi svuotare dei liquidi e poi portare alla crescita dei vostri apparati,” spiegò Eteria. “Come è accaduto a lei.” Indicò Lucrezia.
“Vuoi… vuoi dire che anche a me nascerà qualcosa del genere?” domandò Luna, preoccupata.
“Vi vogliamo aiutare,” rispose Eteria, cercando di rassicurarle.
“Avete già aiutato abbastanza,” ribatté Lucrezia con determinazione. “Riportateci alla normalità e rimandateci indietro.”
“Non possiamo, non subito,” disse Eteria, con un tono di rassegnazione.
“Perché no?” chiese Lucrezia, frustrata.
“Perché dobbiamo prima completare il processo di trasformazione, altrimenti potreste morire,” spiegò l'aliena.
“Credo che dobbiamo farci aiutare,” disse Luna, con una certa preoccupazione.
“Ma hai visto che casino hanno combinato? E, a proposito, perché tutta questa pagliacciata?” chiese Lucrezia, furiosa.
“Perché stiamo morendo e abbiamo bisogno del vostro sperma per riattivare la nostra specie,” rispose Eteria, la sua espressione seria e disperata.

Alla fine, dopo un lungo confronto e molte esitazioni, decisero di collaborare con gli alieni e accettare il loro aiuto. Col passare del tempo, anche Luna cominciò a percepire una trasformazione nel suo corpo e si rese conto di star crescendo un fallo. A differenza di Lucrezia e di altre, però, non sentiva alcun dolore.
“Uh, che bello che è?” esclamò Lucrezia, ammirando il cambiamento con entusiasmo.
“Sì, per quanto mi riguarda, vorrei farne a meno,” commentò Luna, con un tono di leggero disappunto.
Dopo aver accettato di partecipare al processo, si concentrarono sull'estrazione dello sperma. Luna, un po’ titubante, si avvicinò a Eteria e le chiese, “Quanto ci vorrà per tornare indietro?”
L'aliena la guardò con un'espressione seria. “Ci vorrà del tempo, ma lavoreremo il più velocemente possibile. La vostra collaborazione è fondamentale.”
Luna annuì, cercando di mantenere la calma mentre il mistero della situazione si faceva sempre più complesso.
Luna respirò profondamente, cercando di mantenere il controllo mentre le emozioni si amalgamavano nel suo animo: paura, confusione, e un'insolita adrenalina. L'idea di lavorare con Eteria e di affrontare l'ignoto del processo la disturbava, ma capiva che non avevano molte alternative.

"Va bene," disse Luna, cercando di sembrare autorevole nonostante la sua vulnerabilità, "se dobbiamo farlo, vogliamo sapere esattamente come funziona questo processo."

Eteria annuì e spiegò con calma: “La vostra specie ha una rara combinazione di geni che è cruciale per il nostro progetto. Abbiamo bisogno di raccogliere il vostro sperma per mescolarlo con il nostro DNA e ripristinare la nostra razza. Questo richiederà alcuni passaggi, ma vi garantisco che sarà sicuro. Inizieremo una forma di estrazione che vi darà un certo grado di piacere.”

“E che tipo di piacere?” chiese Lucrezia, scettica, alzando un sopracciglio.

“Un effetto simulante, in un certo senso. Voi riceverete una sorta di stimolo che vi permetterà di raccogliere i fluidi necessari senza traumi. E vi promettiamo che, una volta completato il processo, tornerete alla vostra forma originale,” rispose Eteria, cercando di rassicurarle.

“D'accordo, ma se questo processo non funziona e non torniamo indietro?” domandò Luna, la sua voce tremava appena.

“Vi promettiamo che faremo tutto ciò che è in nostro potere. Non siamo i vostri nemici. Abbiamo agito in modo avventato e ora coinvolgeremo il meglio della nostra tecnologia avanguardistica. Vi mostreremo che ci teniamo sinceramente alla vostra sicurezza,” affermò Eteria, con un tono che rifletteva la sua urgenza.

Una certa curiosità cominciò a sovrastare la paura di Luna. “Va bene, proviamo,” disse con fermezza. Lucrezia annuì in segno di accordo, mentre i loro sguardi si incrociavano in un silenzioso scambio di determinazione. Se davvero erano a un passo da un cambiamento epocale, avrebbero dovuto affrontarlo insieme.

Nel frattempo, le altre donne cominciarono a radunarsi attorno a Eteria, visibilmente interessate, alcune eccitate dall'idea di scoprire questo nuovo potere mentre altre sembravano più scettiche. “Ci fidiamo di te,” disse una delle hostess di classe economica, mentre altre mormoravano fra di loro.

Eteria guidò il gruppo verso una struttura luminosa pulsante, che sembrava emanare energie vivide. "Qui dentro," disse, "utilizzeremo la mia tecnologia per facilitare il processo."

Luna e Lucrezia entrarono nel grande spazio, un ambiente futuristico, con tubi e schermi che collegavano diverse apparecchiature che emanavano una luce azzurra. L’atmosfera era carica di aspettativa e, sebbene ci fosse un certo nervosismo, anche entusiasmo.

“Abbiamo bisogno di preparazione,” disse Eteria mentre iniziava a muoversi tra i macchinari. “Fate ciò che vi sembra naturale. L'estrazione avverrà in un cerchio di energia che stimolerà i vostri corpi in modo sicuro e indolore.”

Con un gesto della mano, creò un campo di energia intorno a loro, la luce all’interno del cerchio vibrava, avvolgendo ciascuna delle donne in una sensazione calda e avvolgente. Luna chiuse gli occhi per concentrarsi e sentire il cambiamento. Un sorriso si fece strada sul suo volto mentre percepiva un leggero formicolio.

“Allora… è così che funziona?” chiese Lucrezia, abbandonando il suo scetticismo mentre si lasciava effetto avvolgente del campo energetico.

“Esattamente!” rispose Eteria, visibilmente sollevata dalla reazione positiva. “Questa è solo la prima fase. Continuate a rilassarvi, permettetevi di sentirvi piacevoli mentre la tecnologia lavora con i vostri corpi.”

Luna si lasciò andare, permettendo alla sensazione di esplorare nuove sensazioni. Le altre donne sembravano seguirle, e in breve il cerchio si riempì di risate e commenti entusiasti. Questa atmosfera di libertà e scoperta alleviava in parte la tensione della situazione.

Ma mentre il processo iniziava, il battito del cuore di Luna accelerava. Cosa accadrebbe dopo? Quale sarebbe stato il risultato finale del loro accordo con Eteria? La curiosità le pulsava, mescolata a un residuo di ansia. Ma in quel momento, sebbene incerta, sapeva di non essere sola.

“Ricordate, non è solo un processo biologico,” disse Eteria intercalando le spiegazioni con le sue rassicurazioni. “È un passo per riattivare una specie, unione di esseri, un nuovo inizio.”

Mentre Luna si respirava a fondo e si concentrava sulla trasformazione, una parte di lei sperava che quello fosse davvero l'inizio di qualcosa di straordinario, sia per lei che per le altre. Una possibilità di esplorare nuove dimensioni della vita e, forse, un legame misterioso che trascendeva le convenzioni.

E, in fondo, si rese conto, stava vivendo un'avventura senza precedenti, persino se lo scenario era surreale quanto mai. Sola ma supportata, tornò ad assaporare il momento, decide di affrontarlo con coraggio e curiosità, sperando che il sogno che stava vivendo non fosse anch'esso un inganno.

Il processo andava avanti, il cerchio fatto di energia pulsava di più, e Luna si sentì sempre più coinvolta. Certo, avevano preso una decisione audace. Ma di fronte all'ignoto, ogni avventura portava con sé il potenziale di scoprire nuove verità su di sé e sul mondo. Con il cuore palpitante di emozione e paura, si preparava a scoprire cosa riservava il destino.

--
Alla fine del processo di estrazione, Luna si ritrovò accanto ad Alan. Con un sorriso, chiese: "Come va?"
"Meglio ora," sospirò lui, cercando di mascherare un’espressione di imbarazzo. "Imbarazzatissimo, ma più rilassato."
"Ancora non riesco a credere che tutto questo sia reale," commentò Luna, guardando il soffitto luminoso. "Stiamo contribuendo a salvare una specie aliena… è folle!"
Alan scoppiò a ridere. "Siamo delle specie di supereroi! O, per essere più precisi… 'Spermaroi'!"
"Spermaroi?" ripeté Luna ridendo. "Mi sa che le battute non sono proprio il tuo forte."
Alan scosse la testa, fingendo di essere colpito, e poi la guardò con un sorriso. "Ehi, ti piacciono ancora le mie battute, vero? Magari non sono il tuo tipo di umorismo, ma…"
"Ti piacciono ancora le mie gambe?" lo interruppe Luna, lanciandogli un’occhiata maliziosa.
"Certo che sì!" rispose Alan, con gli occhi che brillavano. "Vorrei rivederle ancora quando questa storia sarà finita..."
"Beh," disse Luna, accennando a un sorriso furtivo, "penso che te le sei guadagnate. E non solo quelle."
"Dunque… abbiamo appena avuto un appuntamento?" chiese Alan, mettendo in dubbio se fosse davvero possibile in una situazione come quella.
"Sei sicuro di volerlo definire così?" rise Luna, prendendo in giro la situazione. "Ho sempre pensato che gli appuntamenti non comportassero dei cambiamenti genetici improvvisi."
"Beh, chi lo sapeva? Magari è il nuovo modo di conoscere qualcuno!" Alan rispose, divertito.
“Sei un vero romantico, lo sai?” gli lanciò Luna, godendosi il momento leggero nonostante l'assurdità di tutto ciò che avevano vissuto.
"Un romantico… o un 'Spermaro'!" ribatté Alan, alzando le sopracciglia in modo esagerato.
Con un sorriso, entrambi capirono che, in mezzo alla follia, stava nascendo un legame unico e sorprendente.
--
Con il processo concluso, Luna, Alan e Lucrezia si ritrovarono davanti a Eteria e agli altri alieni, un misto di ansia e gratitudine nei loro occhi. L'atmosfera, sebbene ancora strana e surreale, era sollevata dalla consapevolezza che avevano svolto un ruolo cruciale nel salvataggio di una specie.

"Vi ringraziamo di cuore," disse Eteria, la sua voce calma e rassicurante. "Quello che avete fatto è stato fondamentale per il nostro futuro. Speriamo che un giorno possa esserci una nuova alleanza tra i nostri mondi."

Luna annuì, toccata dalla sincerità dell'aliena. "È stato un viaggio incredibile. Spero davvero che tutto vada per il meglio per voi."

Con un sorriso, Eteria aggiunse: “Vi preghiamo di mantenere il riserbo su tutto ciò che è accaduto. La nostra esistenza potrebbe dipendere dalla vostra discrezione.”

“Ci abbiamo pensato,” rispose Alan, “non diremo una parola.”

Lucrezia, che nel frattempo si era distratta, interrompe la conversazione con un urlo carico di euforia: "Evviva! Ho ritrovato la mia vagina! Sono tornata alla normalità!" Esclamò con un sorriso radioso, sollevando le braccia al cielo in un gesto di liberazione.

Le risate di sollievo riempirono l’aria, mentre tutte si scambiarono uno sguardo complice. L’ansia che aveva gravato sui loro cuori si allentò, sostituita da una nuova speranza e dall’opportunità di tornare a vivere senza l’ombra dell’ignoto che fino a poco prima le aveva sopraffatte.

Mentre la stazione aliena cominciava a brillare di una luce sempre più intensa, il gruppo si avviò verso l’uscita. Con un gesto da vera leader, Eteria guidò il gruppo nuovamente verso l’astronave. "È giunto il momento di tornarvene a casa," disse, con un tono che mescolava nostalgia e determinazione.

Salendo a bordo, Luna sentì il battito del suo cuore accelerare. Nel suo spazio individuale, si sedette accanto a Alan e Lucrezia mentre l'astronave si preparava al decollo. "Pronti per un viaggio di ritorno nella realtà?" chiese, cercando di nascondere l'emozione che la attraversava.

“Prontissimi,” rispose Alan, quasi incredulo di essere ancora lì.

L’aereo ruggì mentre si sollevava da terra, i motori che ronzavano con potenza. Luna guardò fuori dal finestrino, gli alieni che diventavano sempre più piccoli mentre l’astronave si allontanava dalla stazione fluttuante. La nebbiolina carminia si dissolse in un solo istante, rivelando il vasto vuoto cosmico.

Sentì il respiro farsi più regolare mentre l’astronave attraversava il confine dell’anomalia. “Stiamo uscendo,” mormorò Lucrezia, gli occhi spalancati per l’eccitazione.

Dopo attimi che sembrarono eterni, la nave scivolò attraverso un varco scintillante, e un brivido di liberazione attraversò i passeggeri. Un sospiro collettivo di sollievo risuonò nel compartimento quando il contraccolpo della riemersione nella realtà li accolse come un abbraccio familiare.

"Ce l'abbiamo fatta," disse Luna, illuminata da un sorriso di incredulità. Suo malgrado era giunta a comprendere che non solo avevano affrontato l'ignoto, ma avevano anche trovato una nuova forza dentro di sé.

Con gli occhi fissi nel futuro, Luna, Lucrezia e Alan sapevano di essere cambiati per sempre. I legami che si erano formati nell'intreccio di esperienze straordinarie erano ora più forti, così come il loro senso di avventura. E mentre la nave li riportava a casa, erano pronti per affrontare qualsiasi cosa la vita avesse in serbo per loro.






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2025-04-20
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