Iack e Carlo (Quinta parte)
di
Aramis
genere
gay
Quando Carlo sbattè la porta del bagno dietro di se, Jack si morse un labbro, aggrottando le ciglia confuso. Cosa aveva detto di sbagliato? Forse Carlo era ancora arrabbiato con lui perché l'aveva baciato. O forse non lo voleva intorno per quello che era successo. I suoi occhi blu di cristallo cominciarono a pungere per le lacrime e batté le palpebre furiosamente per alcuni secondi per non farle rotolare sulle guance, era determinato a non piangere. Se Carlo era adirato con lui era colpa sua per essere stato così stupido. Perché non aveva tenuto per se i suoi sentimenti pensò infuriato.
Passarono dieci minuti, poi quindici e Carlo non era ancora riapparso dal bagno. Ad ogni secondo che passava Jack perdeva il coraggio di aspettare e parlare col suo amico per tentare di raddrizzare le cose. Il suo corpo era rigido per lo stare fermo nella stessa posizione così a lungo e si strofinò la nuca snella nel tentativo di alleviare la tensione. Andò in camera sua e cominciò a spogliarsi lentamente decidendo di andare a dormire, almeno così lui non avrebbe pensato a Carlo.
Carlo rabbrividì; il pavimento del bagno era freddo, il suo corpo cominciava ad essere intirizzito ma non si mosse immediatamente, non poteva. Sentì di nuovo la delusione che lo schiacciava e si avvolse le braccia intorno al torace come se stesse tentando di tenersi insieme. Ora il freddo stava cominciando a colare nel suo corpo e si costrinse ad alzarsi. Aprì la porta del bagno e lasciò la stanza tentando di fare il minor rumore come possibile. Stava per entrare nella sua camera quando notò che la porta di quella di Jack era ancora leggermente aperta. Non poteva resistere, diede un'occhiata attraverso la fessura e vide che Jack era a letto, addormentato su di un fianco, come faceva sempre con le coperte tirate su di sé.
Esitò per un secondo, poi spinse la porta e silenziosamente si portò al lato sinistro del letto. Un debole sorriso comparve agli angoli della sua bocca quando guardò il suo amico. Sembrava così innocente e bello; le ciglia scure che vibravano nel sonno e le morbide guance leggermente rosa. Allungò una mano e gli carezzò delicatamente con la punta delle dita la guancia prima di costringersi a girarsi ed uscire dalla stanza. Nell’oscurità era difficile vedere ma riuscì ad attraversare il soggiorno e sdraiarsi sul divano. Non aveva voglia di andare a letto, così accese la televisione senza preoccuparsi del canale. Stavano trasmettendo un vecchio film che non conosceva e stette a guardarlo. Dopo poco, non riuscendo a tenere le palpebre aperte, si addormentò di un sonno profondo con in mano il telecomando e la televisione che brillava sullo sfondo.
La mattina Jack andò in cucina dopo aver fatto la doccia ed essersi vestito con jeans stretti blu scuro, una camicia nera ed un paio di Van nere e bianche. Con la cosa dell’occhio vide Carlo addormentato sul divano; sorrise, si sedette silenziosamente sul bracciolo del sofà e diede un bacio delicato alla fronte dell’amico. Le palpebre di Carlo si aprirono e sbadigliò mentre lo guardava. “Mattina, baby.” sospirò dimenticando momentaneamente quello che era successo il giorno precedente.
“Mattina,” Gli sorrise Jack spostandogli i capelli dalla fronte con la punta delle dita. “Hai dormito bene?” Ed aggrottò le leggermente le ciglia tentando di approfondire perché Carlo avesse dormito nel soggiorno piuttosto che nella sua camera.
“Sì, bene, credo di essermi addormentato qui huh?” Ridacchiò piano Carlo ed accennò col capo alla televisione dove stavano ora trasmettendo delle ripetizioni di soap opera. Appoggiò indietro la la testa e guardò Jack. “E tu?”
Jack accennò col capo sempre giocando delicatamente coi suoi capelli. “Mi sono dimenticato di dirti ieri che Laura ha chiamato, voleva sapere se hai scritto quel saggio di economia perchè lei non l’ha fatto e voleva che tu le dessi una mano.”
Carlo fece rotolare indietro gli occhi ma stava sorridendo. “Sarà meglio che la chiami più tardi, sarò in università tutto il giorno. Cosa fai stasera; stavo pensando che potremmo uscire.” Carlo sbadigliò di nuovo sdraiandosi sul divano.
“Perchè no, vado al lavoro ma dovrei essere a casa circa alle sei, ci vediamo?” Carlo accennò col capo e Jack rimase fermo. “Sarà meglio che vada.” Disse gettando uno sguardo all'orologio sul suo polso e sospirando.
Carlo rise ed alzò un sopracciglio. “Jay , Jay, passerai tutta la giornata a prendere fotografie di belle ragazze e ragazzi caldi, perché non sei ansioso di andare? Io lo sarei maledettamente!” Carlo scosse la testa e sporse il labbro inferiore.
“Non è affascinante come credi.” Jack scosse le spalle con noncuranza ma non poteva fare a meno di sorridere a quel nomignolo. “Ci vediamo stasera.” Gli arruffò allegramente i capelli, prese le sue chiavi ed uscì.
Carlo sorrise guardandolo allontanarsi pensando che le cose non erano strane tra di loro. Ma nonostante questo sapeva che voleva di più della sola amicizia e che non poteva continuare per molto tempo a fingere. Sospirò pesantemente e spense la televisione. Si alzò ed andò in bagno per fare una doccia. Quando l’ebbe fatta prese nel guardaroba i primi vestiti che capitavano come faceva sempre, un paio di stretti jeans neri ed una t-shirt bianca con un simbolo rosso sul torace. Aggrottò le ciglia davanti alla sua immagine riflessa nello specchio e fece passare una mano tra i capelli per spettinarli, anche se non era particolarmente attento al suo aspetto, riusciva sempre a sembrare bello. Alzò le spalle e cominciò a cercare un paio di scarpe che fossero sue, sembrava sempre pieno di vestiti e scarpe che non erano sue. Forse appartenevano ad amici o semplicemente a persone che le avevano dimenticate alla mattina, non se n’era mai realmente preoccupato. Quando finalmente le ebbe trovate prese le chiavi della macchina ed uscì. Rischiava di essere di nuovo in ritardo ad un'altra lezione del suo professore, non voleva mettersi nei guai, voleva solo passare gli esami ed uscire al più presto possibile dall'università. Non c'era nessuno che potesse essere arrabbiato con lui per scarsi risultati a scuola ma voleva farlo per se stesso.
Carlo già era a casa da almeno un'ora prima che Jack arrivasse e si alzò quando sentì l’amico infilare la chiave nella serratura. Si morse un labbro e corse alla porta, aveva pensato a Jack per tutto il giorno ed ora voleva disperatamente vederlo. Jack lasciò cadere la borsa sul divano e Carlo lo tirò immediatamente nelle sue braccio per un abbraccio. “Ciao,” Rise piano Jack ed avvolse le braccia intorno alla vita dell’amico rendendogli l’energico abbraccio. “Ti sono mancato?” Scherzò.
“Sì...” Borbottò Carlo sulla sua spalla continuando ad abbracciarlo. Chiuse gli occhi per un momento, inspirando il profumo familiare del dopobarba dell’amico. Lo lasciò andare di malavoglia e con un mezzo sorriso gli chiese alzando un sopracciglio: “Una buona giornata?”
“Beh molti bei ragazzi con indosso poco.... Sì è stata una buona giornata.” Jack rise e gli colpì allegramente la spalla. “Geloso?”
“Noo, io ho qui quello più bello!” Carlo sorrise e lo afferrò per le spalle spingendolo sopra il divano e mettendosi a cavalcioni su di lui con le ginocchia ai lati delle sue gambe. Rise e gli baciò la punta del naso. “Sembra che la tua giornata sia stata migliore della mia per almeno un chilometro!”
Jack sorrise e sperò che la sua faccia non mostrasse quanto amava essere così con lui. “Posso prendere un drink o starai seduto su di me tutta la sera?” Chiese guardando l’amico con i suoi occhi da cucciolo.
“Non fingere che non ti piaccia!” e gli fece l'occhiolino sfacciatamente. Si alzò ed andò a prendere due birre nel frigorifero, ne diede una a Jack e si sedette sul divano appoggiandosi all’amico. “Allora, c’è stato qualche modello che ha catturato la tua attenzione?”
Jack scosse la testa prendendo un sorso. “Sono belli, evidentemente, ma non sono quello che sto cercando...” e si morse un labbro, Carlo era precisamente quello che stava cercando ma non c'era modo che lui potesse dirlo. “Così come va tra te e Max?” Chiese senza guardarlo.
Passarono dieci minuti, poi quindici e Carlo non era ancora riapparso dal bagno. Ad ogni secondo che passava Jack perdeva il coraggio di aspettare e parlare col suo amico per tentare di raddrizzare le cose. Il suo corpo era rigido per lo stare fermo nella stessa posizione così a lungo e si strofinò la nuca snella nel tentativo di alleviare la tensione. Andò in camera sua e cominciò a spogliarsi lentamente decidendo di andare a dormire, almeno così lui non avrebbe pensato a Carlo.
Carlo rabbrividì; il pavimento del bagno era freddo, il suo corpo cominciava ad essere intirizzito ma non si mosse immediatamente, non poteva. Sentì di nuovo la delusione che lo schiacciava e si avvolse le braccia intorno al torace come se stesse tentando di tenersi insieme. Ora il freddo stava cominciando a colare nel suo corpo e si costrinse ad alzarsi. Aprì la porta del bagno e lasciò la stanza tentando di fare il minor rumore come possibile. Stava per entrare nella sua camera quando notò che la porta di quella di Jack era ancora leggermente aperta. Non poteva resistere, diede un'occhiata attraverso la fessura e vide che Jack era a letto, addormentato su di un fianco, come faceva sempre con le coperte tirate su di sé.
Esitò per un secondo, poi spinse la porta e silenziosamente si portò al lato sinistro del letto. Un debole sorriso comparve agli angoli della sua bocca quando guardò il suo amico. Sembrava così innocente e bello; le ciglia scure che vibravano nel sonno e le morbide guance leggermente rosa. Allungò una mano e gli carezzò delicatamente con la punta delle dita la guancia prima di costringersi a girarsi ed uscire dalla stanza. Nell’oscurità era difficile vedere ma riuscì ad attraversare il soggiorno e sdraiarsi sul divano. Non aveva voglia di andare a letto, così accese la televisione senza preoccuparsi del canale. Stavano trasmettendo un vecchio film che non conosceva e stette a guardarlo. Dopo poco, non riuscendo a tenere le palpebre aperte, si addormentò di un sonno profondo con in mano il telecomando e la televisione che brillava sullo sfondo.
La mattina Jack andò in cucina dopo aver fatto la doccia ed essersi vestito con jeans stretti blu scuro, una camicia nera ed un paio di Van nere e bianche. Con la cosa dell’occhio vide Carlo addormentato sul divano; sorrise, si sedette silenziosamente sul bracciolo del sofà e diede un bacio delicato alla fronte dell’amico. Le palpebre di Carlo si aprirono e sbadigliò mentre lo guardava. “Mattina, baby.” sospirò dimenticando momentaneamente quello che era successo il giorno precedente.
“Mattina,” Gli sorrise Jack spostandogli i capelli dalla fronte con la punta delle dita. “Hai dormito bene?” Ed aggrottò le leggermente le ciglia tentando di approfondire perché Carlo avesse dormito nel soggiorno piuttosto che nella sua camera.
“Sì, bene, credo di essermi addormentato qui huh?” Ridacchiò piano Carlo ed accennò col capo alla televisione dove stavano ora trasmettendo delle ripetizioni di soap opera. Appoggiò indietro la la testa e guardò Jack. “E tu?”
Jack accennò col capo sempre giocando delicatamente coi suoi capelli. “Mi sono dimenticato di dirti ieri che Laura ha chiamato, voleva sapere se hai scritto quel saggio di economia perchè lei non l’ha fatto e voleva che tu le dessi una mano.”
Carlo fece rotolare indietro gli occhi ma stava sorridendo. “Sarà meglio che la chiami più tardi, sarò in università tutto il giorno. Cosa fai stasera; stavo pensando che potremmo uscire.” Carlo sbadigliò di nuovo sdraiandosi sul divano.
“Perchè no, vado al lavoro ma dovrei essere a casa circa alle sei, ci vediamo?” Carlo accennò col capo e Jack rimase fermo. “Sarà meglio che vada.” Disse gettando uno sguardo all'orologio sul suo polso e sospirando.
Carlo rise ed alzò un sopracciglio. “Jay , Jay, passerai tutta la giornata a prendere fotografie di belle ragazze e ragazzi caldi, perché non sei ansioso di andare? Io lo sarei maledettamente!” Carlo scosse la testa e sporse il labbro inferiore.
“Non è affascinante come credi.” Jack scosse le spalle con noncuranza ma non poteva fare a meno di sorridere a quel nomignolo. “Ci vediamo stasera.” Gli arruffò allegramente i capelli, prese le sue chiavi ed uscì.
Carlo sorrise guardandolo allontanarsi pensando che le cose non erano strane tra di loro. Ma nonostante questo sapeva che voleva di più della sola amicizia e che non poteva continuare per molto tempo a fingere. Sospirò pesantemente e spense la televisione. Si alzò ed andò in bagno per fare una doccia. Quando l’ebbe fatta prese nel guardaroba i primi vestiti che capitavano come faceva sempre, un paio di stretti jeans neri ed una t-shirt bianca con un simbolo rosso sul torace. Aggrottò le ciglia davanti alla sua immagine riflessa nello specchio e fece passare una mano tra i capelli per spettinarli, anche se non era particolarmente attento al suo aspetto, riusciva sempre a sembrare bello. Alzò le spalle e cominciò a cercare un paio di scarpe che fossero sue, sembrava sempre pieno di vestiti e scarpe che non erano sue. Forse appartenevano ad amici o semplicemente a persone che le avevano dimenticate alla mattina, non se n’era mai realmente preoccupato. Quando finalmente le ebbe trovate prese le chiavi della macchina ed uscì. Rischiava di essere di nuovo in ritardo ad un'altra lezione del suo professore, non voleva mettersi nei guai, voleva solo passare gli esami ed uscire al più presto possibile dall'università. Non c'era nessuno che potesse essere arrabbiato con lui per scarsi risultati a scuola ma voleva farlo per se stesso.
Carlo già era a casa da almeno un'ora prima che Jack arrivasse e si alzò quando sentì l’amico infilare la chiave nella serratura. Si morse un labbro e corse alla porta, aveva pensato a Jack per tutto il giorno ed ora voleva disperatamente vederlo. Jack lasciò cadere la borsa sul divano e Carlo lo tirò immediatamente nelle sue braccio per un abbraccio. “Ciao,” Rise piano Jack ed avvolse le braccia intorno alla vita dell’amico rendendogli l’energico abbraccio. “Ti sono mancato?” Scherzò.
“Sì...” Borbottò Carlo sulla sua spalla continuando ad abbracciarlo. Chiuse gli occhi per un momento, inspirando il profumo familiare del dopobarba dell’amico. Lo lasciò andare di malavoglia e con un mezzo sorriso gli chiese alzando un sopracciglio: “Una buona giornata?”
“Beh molti bei ragazzi con indosso poco.... Sì è stata una buona giornata.” Jack rise e gli colpì allegramente la spalla. “Geloso?”
“Noo, io ho qui quello più bello!” Carlo sorrise e lo afferrò per le spalle spingendolo sopra il divano e mettendosi a cavalcioni su di lui con le ginocchia ai lati delle sue gambe. Rise e gli baciò la punta del naso. “Sembra che la tua giornata sia stata migliore della mia per almeno un chilometro!”
Jack sorrise e sperò che la sua faccia non mostrasse quanto amava essere così con lui. “Posso prendere un drink o starai seduto su di me tutta la sera?” Chiese guardando l’amico con i suoi occhi da cucciolo.
“Non fingere che non ti piaccia!” e gli fece l'occhiolino sfacciatamente. Si alzò ed andò a prendere due birre nel frigorifero, ne diede una a Jack e si sedette sul divano appoggiandosi all’amico. “Allora, c’è stato qualche modello che ha catturato la tua attenzione?”
Jack scosse la testa prendendo un sorso. “Sono belli, evidentemente, ma non sono quello che sto cercando...” e si morse un labbro, Carlo era precisamente quello che stava cercando ma non c'era modo che lui potesse dirlo. “Così come va tra te e Max?” Chiese senza guardarlo.
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