Sesso senza età
di
Doris.night
genere
dominazione
Una donna che abbia avuto una vita sessuale estesa, vivace e multiforme emana una specie di magnetismo o di luce, che l'età non distrugge né degrada anzi...
Sedevo al tavolo di un ristorante abbastanza esclusivo, ma informale, ero con due signore e tuttavia il mio sgardo si volgeva al tavolo a fianco.
Anche lei era con due o tre amici e anche il suo sguardo si volgeva spesso verso di me, non potevo non inventare qualche cosa e lo feci: Andai in bagno, scrissi sul retro di un biglietto da visita non mio il mio numero di telefono e, tornando dal bagno, mi chinai al suo angolo di tavolo, fingendo di averlo appena raccolto lì, e glielo porsi.
Le è caduto questo, credo!
Oh...molte grazie!
E, dopo uno sguardo appena gettato al fronte e al retro del biglietto, lo fece sparire nella borsa che aveva accanto. Naturalmente questo ci permise anche di fissarci ogni tanto, anzi ancora e spesso, giustificandosi a priori il tipo di interesse. D'altronde l'evidente distanza d'età non dastava alcun sospetto presso le mie ospiti.
Ero felice come un ragazzino per il fuoco covato sotto quella cenere e che la mattina seguente, poco prima di mezzogirno, produsse la prima fiammata.
Caro F. posso presumere che il biglietto di ieri sera voglia dire che vuoi vedermi?
Non mi sogno minimamente di negarlo!
Allora casa mia, casa tua o dove?
Casa tua, direi, se per te va bene...io sono sposato!
Va benissimo casa mia alle cinque?
Era inverno, alle cinque era già buio e l'indirizzo indicava una zona di ville assai bella. Ricordavo il leggero sorriso che aveva accompagnato il suo sguardo quando le avevo porto il biglietto e sfiorato le dita. E, ancora...il profumo, leggero, ma intenso, come di rose sfatte.
Era così...così...adeguato, non voler nascondere nulla e insieme dispiegare il proprio fascino...naturalmente...quasi “ingenuamente”: il massimo risultato di un operazione seduttiva intelligente.
La bellezza c'era stata e quel che ne restava era tuttavia sufficiente ad affascinarmi. Quanti anni sopra o sotto i settanta non mi importavano, desideravo il suo corpo come che fosse e soddisfarne tutte le voglie e godere della sua stessa soddisfazione.
Era vestita, una veste larga ma che lasciava intuire, pur muovendosi appena, le sue forme, non perfette: un po' di ventre, seni abbondanti, ma ben sostenuti dal reggiseno e poi...quel profumo, leggero e tuttavia ubriacante
Chiusa la porta, la attirai a me senza parlare, e affondai la lingua nella sua bocca in un bacio condiviso e stordente.
Quando cominciai a restare a corto di fiato, lei mi respinse delicatamente e mi sospinse oltre il soggiorno verso un letto che non sapevo trovare da solo.
C'era un'ansia trattenuta nei gesti che sembravamo agirci al rallentatore o correvamo entrambi scivolando, io almeno, in una specie di sogno?
Il letto era grande e la luce invernale, che stava scemando, confondeva i colori e alitava sui desideri. La toccai con dita leggere, le cominciai a togliere una morbida camicia di seta, ma poi rinunciai per toglierle invece la gonna ed il triangolino di uno slip trasparente, mi inginocchiai a respirarne l'odore e lei scivolò indietro, trascinando me su di se.
Affondai le labbra sul morbido ciuffetto di pelo che si offriva alla mia lingua e ne cercai la carne umida, pulsante, calda, aperta e condiscendente. Cercai con le dita di ampliare la carezza e la penetrazione.
Le sue mani sulla mia testa, nei miei capelli, mi premevano il viso a strappi frenetici, mentre un gemito prolungato le usciva dalle labbra come un sibilo o un suono eccitato ed eccitante.
Non avrei potuto staccarmi neanche volendo perchè il nettare che cominciava a fluire all'unisono col mio desiderio di berlo, suggerlo, bagnarmene il viso, le dita, in una dilagante vertigine di tutti i sensi, mi stava invadendo come il montare della marea.
Alla fine, esausta, mi respinse.
Spogliati, è ora che anche io ti faccia godere!
Mi alzai in piedi.
Perchè cosa credi che abbia fatto fin'ora?
Si certo, ma voglio anche io il tuo siero...lo voglio dentro fino all'esaurimento!
Le nostre mani copletarono il compito e corsero ansiose sulla superfice dei reciproci corpi, ma la mia lingua non era sazia e prese a correre sulla sua pelle anche laddove era cedevole e favolose rughe e anse e morbide discese si offrivano orgogliose delle battaglie combattute e vinte,
La adorai sfacciatamente, ne percorsi avido il ventre, ne morsi il broccato dei seni e le chiesi di montare lei su di me e possedermi.
Sedevo al tavolo di un ristorante abbastanza esclusivo, ma informale, ero con due signore e tuttavia il mio sgardo si volgeva al tavolo a fianco.
Anche lei era con due o tre amici e anche il suo sguardo si volgeva spesso verso di me, non potevo non inventare qualche cosa e lo feci: Andai in bagno, scrissi sul retro di un biglietto da visita non mio il mio numero di telefono e, tornando dal bagno, mi chinai al suo angolo di tavolo, fingendo di averlo appena raccolto lì, e glielo porsi.
Le è caduto questo, credo!
Oh...molte grazie!
E, dopo uno sguardo appena gettato al fronte e al retro del biglietto, lo fece sparire nella borsa che aveva accanto. Naturalmente questo ci permise anche di fissarci ogni tanto, anzi ancora e spesso, giustificandosi a priori il tipo di interesse. D'altronde l'evidente distanza d'età non dastava alcun sospetto presso le mie ospiti.
Ero felice come un ragazzino per il fuoco covato sotto quella cenere e che la mattina seguente, poco prima di mezzogirno, produsse la prima fiammata.
Caro F. posso presumere che il biglietto di ieri sera voglia dire che vuoi vedermi?
Non mi sogno minimamente di negarlo!
Allora casa mia, casa tua o dove?
Casa tua, direi, se per te va bene...io sono sposato!
Va benissimo casa mia alle cinque?
Era inverno, alle cinque era già buio e l'indirizzo indicava una zona di ville assai bella. Ricordavo il leggero sorriso che aveva accompagnato il suo sguardo quando le avevo porto il biglietto e sfiorato le dita. E, ancora...il profumo, leggero, ma intenso, come di rose sfatte.
Era così...così...adeguato, non voler nascondere nulla e insieme dispiegare il proprio fascino...naturalmente...quasi “ingenuamente”: il massimo risultato di un operazione seduttiva intelligente.
La bellezza c'era stata e quel che ne restava era tuttavia sufficiente ad affascinarmi. Quanti anni sopra o sotto i settanta non mi importavano, desideravo il suo corpo come che fosse e soddisfarne tutte le voglie e godere della sua stessa soddisfazione.
Era vestita, una veste larga ma che lasciava intuire, pur muovendosi appena, le sue forme, non perfette: un po' di ventre, seni abbondanti, ma ben sostenuti dal reggiseno e poi...quel profumo, leggero e tuttavia ubriacante
Chiusa la porta, la attirai a me senza parlare, e affondai la lingua nella sua bocca in un bacio condiviso e stordente.
Quando cominciai a restare a corto di fiato, lei mi respinse delicatamente e mi sospinse oltre il soggiorno verso un letto che non sapevo trovare da solo.
C'era un'ansia trattenuta nei gesti che sembravamo agirci al rallentatore o correvamo entrambi scivolando, io almeno, in una specie di sogno?
Il letto era grande e la luce invernale, che stava scemando, confondeva i colori e alitava sui desideri. La toccai con dita leggere, le cominciai a togliere una morbida camicia di seta, ma poi rinunciai per toglierle invece la gonna ed il triangolino di uno slip trasparente, mi inginocchiai a respirarne l'odore e lei scivolò indietro, trascinando me su di se.
Affondai le labbra sul morbido ciuffetto di pelo che si offriva alla mia lingua e ne cercai la carne umida, pulsante, calda, aperta e condiscendente. Cercai con le dita di ampliare la carezza e la penetrazione.
Le sue mani sulla mia testa, nei miei capelli, mi premevano il viso a strappi frenetici, mentre un gemito prolungato le usciva dalle labbra come un sibilo o un suono eccitato ed eccitante.
Non avrei potuto staccarmi neanche volendo perchè il nettare che cominciava a fluire all'unisono col mio desiderio di berlo, suggerlo, bagnarmene il viso, le dita, in una dilagante vertigine di tutti i sensi, mi stava invadendo come il montare della marea.
Alla fine, esausta, mi respinse.
Spogliati, è ora che anche io ti faccia godere!
Mi alzai in piedi.
Perchè cosa credi che abbia fatto fin'ora?
Si certo, ma voglio anche io il tuo siero...lo voglio dentro fino all'esaurimento!
Le nostre mani copletarono il compito e corsero ansiose sulla superfice dei reciproci corpi, ma la mia lingua non era sazia e prese a correre sulla sua pelle anche laddove era cedevole e favolose rughe e anse e morbide discese si offrivano orgogliose delle battaglie combattute e vinte,
La adorai sfacciatamente, ne percorsi avido il ventre, ne morsi il broccato dei seni e le chiesi di montare lei su di me e possedermi.
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