Non sai mai dove ti può capitare

di
genere
gay

L'autobus della linea 910 si era guastato e i passeggeri scendevano tutti e si sparpagliavano davanti a me, che ero in auto, bloccato da quel maledetto bus.
Uno dei passeggeri, un distinto signore sopra i cinquanta, si abbassò all'atezza del finestrino opposto al lato guida e mi chiese se per caso non ero diretto a una certa piazza o potevo passarci, eravamo lontani da un qualsiasi stazionamento taxi e io effettivamente facevo il percorso richiesto.
Lo feci salire senza obiezioni e ripartii con lui a bordo. Il percorso non era breve e quando la macchina attraversò la zona industriale, deserta a quell'ora di pomeriggio domenicale, il tipo mi fece una strana richiesta.
Potresti svoltare alla prossima traversa, vorrei controllare una cosa?
Non avevo fretta e lo accontentai, andavo pianissimo quando lui mi fece cenno di arrestare e mi mise una mano fra le gambe.
Sei stato un amore, adesso lasciati masturbare, ti piacerà, vedrai?
Ero completamente stupefatto, ma non so perchè, non ero spaventato e una forte corrente empatica mi attanagliava il cervello e...l'inguine.
Una mano decisa, quasi violenta, mi slacciò i bottoni della patta, mi abbassò rapidamente pantaloni e slip e si imposessò del mio pene.
Ti piace?
Si! - Ero sincero,
Ero sconcertato e allibito, non era vergogna, ma, al contrario una strana e permissiva euforia. Entrai in una specie di trip, di strana acquiescenza, di stupefatta succubanza e cominciai a provare un piacere sconosciuto ed intenso. Ero nelle mani di uno estraneo che mi chiedeva qualcosa che avrei normalmente ritenuto lurida e degradante: di accettare un rapporto omosessuale.
Reclinai il capo all'indietro e chiusi gli occhi abbandonandomi completatamente a quel piacere osceno, poi li riaprii e contemplai quella mano affusolata, da musicista, che mi faceva quello strano massaggio intimo e sentii il bisogno di abbassarmi ancora di più calzoni e mutande per offrirgli una superfice più estesa, un'adesione senza alcuna vergogna.
Eravamo nello spazio di parcheggio di un capannone e la mano del tipo scivolava fra i miei testicoli e invadeva lo spazio fra le natiche, facendomi sollevare leggermente e spontaneamente sul sedile.
Era come se non avessi più il senso del tempo e dello spazio, non vedevo nessuno lì attorno ma anche se ci fosse stata una folla non mi sarebbe importato nulla.
E il tipo aveva cominciato a vellicarmi l'ano con un dito, approfittando di quel mio iniziale consenso e della mia evidente acquiescenza ad una libidine montante.
Si aprì con calma la patta ed estrasse una bella sventola di cazzo.
Lo vuoi assaggiare?
Con la bocca?
Per ora!
Lui aveva preso il mio e io presi il suo con mano tremante.
Dai prendilo in bocca, leccalo!
Non potei sottrarmi alla voglia e lo presi: era grosso ma non spaventoso, era buono, sugoso di un liquido opalescente e salato, con un irresistibile profumo di peccato. Era anche sudato e l'odore di sudore e di sesso mi arrivava alle narici e al cervello-
Mi vuoi venire in bocca?
Tu lecca!
Ormai era anche lui con pantaloni e braghe calate e gli toccai i testicoli e tutto il pube ormai nudo, era come una golosa primizia e presi a spompinarlo con accanimento mentre le sue dita mi stavano violando lo sfintere.
Si, così, bravo, fatti venire in bocca! Lo succhi davvero bene...si, si...anche con la mano!
L'dea che mi riempisse la bocca della sua sborra mi dette uno spasmo di godimento tremendo, rischiavo di venire prima di lui alla sola idea di affogare nel suo sperma e il pensiero che poi avrebbe profittato anche del mio culo, mi fece bagnare di un terribile preorgasmo
scritto il
2016-05-11
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