Stress da post partum
di
mimma_goose
genere
incesti
Mi chiamo Silvio e ho 28 anni.
Un giorno, mia sorella Sandra mi chiamò sul cellulare chiedendomi di passare da casa sua. Aveva bisogno di un favore.
-Vengo nel pomeriggio. Questo mese lavoro la mattina.
Sandra aveva partorito da poco meno di un mese. La sua vita era completamente stravolta. Negli ultimi tempi avevo colto nel suo atteggiamento un certo nervosismo. Sapevo che le donne potevano essere vittime di uno stress psicologico connesso al parto. E lei ne manifestava i sintomi. Volli capire di più sul fenomeno. Così cercai le informazioni su internet. Trovai un commento interessante.
Sosteneva che una donna, quando diventa madre, spesso va in depressione perché la sua vita subisce un cambiamento radicale e sconvolgente. Ciò che crea turbolenza non è la difficoltà legata alla riorganizzazione della propria vita familiare. E’ la trasformazione del proprio corpo che sconcerta. Lo intuiscono subito dal comportamento dei mariti, che smettono di considerarle come femmine e le idolatrano come la mamma dei loro figli. Spesso si ignora che le donne, dopo la gestazione, conservano intatti i loro istinti sessuali primordiali. E’ un paradosso, ma la fame di sesso è maggiore durante l’allattamento del figlio.
Di conseguenza vorrebbero che le attenzioni del marito non smettessero mai, auspicando di vedersi desiderate come prima. I mariti, spesse volte, non colgono questo aspetto, ritenendo a torto, di dover rispettare una maternità santificata, con un atteggiamento di assoluto rispetto per la donna, vista come una madre asessuata, amorevole, protesa a curare i bisogni del neonato.
Mentre in lei la brama di sesso è pari agli stimoli ormonali femminili secreti in abbondanza a causa della dinamica fisiologica connessa all’allattamento, che martellano il cervello con messaggi subliminali, compresi la voglia di sesso. Per cui quando un desiderio è inappagato, a livello inconscio, scattano reazioni di irrequietezza. E’ terribile sentirsi inadeguata come donna.
Entrai e trovai Sandra seduta sul divano, con i seni scoperti, mentre stava allattando il piccolo Alex, un pargoletto, rotondo e biondo, che ricordava i puti alati degli altari delle nostre chiese.
-Ciao Sandra!
-Ciao Silvio!
-Ehi, piccolino stai mangiando? È incredibile! Guarda come ciuccia! Ha una fame terribile 'sta canaglia!
-Sì! È sempre affamato! Appena piange, la mucca Sandra corre! Con le sue mammelle!
-Ah, quanto lo invidio! Una vita tranquilla! Grandi dormite, poi quando ti viene fame, ciucci! Deve essere strano per te sentire questa specie di ventosa che tira come un aspirapolvere!
-I primi tempi mi faceva venire i brividi! Poi ti abitui!
-Da ragazza non avevi i seni così grossi! Ti sono cresciute dopo il parto?
-E già! La poppatoia della piccola peste!
Prima erano piccoli, a pera, appena pronunciate, ma meravigliosamente eccitanti. Da ragazzino l’avevo spiata tante volte in bagno, mentre faceva la doccia o si cambiava, e confesso che spesso mi masturbavo pensando alle sue cosce, al suo culo e alle sue tette. Sono cresciuto con l’immagine di mia sorella nella mente. Ho avuto tante occasioni, persino dormito con lei nello stesso letto, e non sono mai riuscito a realizzare quello che mi passava per la testa.
-Appena mi hai chiamato sono corso! Dimmi? Quale è il problema?
-La settimana scorsa ho comprato un tavolino da computer, è ancora incartato! Mario non ha mai tempo per montarlo! Oggi addirittura è via tutto il giorno! Ed io sono disperata! Da sola! Ad accudire Alex ed occuparmi di tutto!
Era nervosa. La sua voce celava un sentimento di livore nei confronti del marito.
-Certo! Lo faccio volentieri! Che bello vedere Alex tranquillo mentre dorme e lo allatti al tuo seno! Siete un bel quadretto!
-Bello! È solo apparenza! Non sai quanti problemi ci sono dietro questo bel quadretto! Meno male che ci sei tu! Sempre disponibile!
-Siamo fratello e sorella! Se non ci aiutiamo tra di noi?
-Aspetta che finisco di allattare Alex e poi ti mostro la scatola!
Mi eccitai a vedere mia sorella con le tette in bella mostra. In quel momento invidiai mio nipote, mi sarebbe piaciuto essere al posto suo. Immerso con la faccia in quelle meraviglie della natura. La gestazione le aveva fatto crescere due belle tette. Grosse e sode. Osservando la bocca di mio nipotino mentre succhiava avido quei capezzoli neri, mi venne un desiderio di attaccarmi e mordere quelle ciliegie scure, e di baciare la pelle bianca del seno. Insomma quella scena mi aveva suscitato solo pensieri libidinosi.
-Tranquilla! Mi siedo e mi gusto la scenetta degna del libro cuore!
-Spero che ti limiti a quello! Mi hai già fatto i complimenti per le tette! E non smetti di fissarle! La tua ragazza non te le fa vedere?
-Certo! Mettiamola così! Lei non le ha grosse come le tue!
Sto facendo un bello sforzo a dirmi che sono quelle di mia sorella!
-Magari stai invidiando Alex che se le sta ciucciando?
-Beh! Visto che siamo in argomento! Ti confesso che un po’ lo invidio! Mi ci vedi a ciucciarti le tette? Il latte che gusto ha? Dicono che sia dolce!
-Vuoi provarlo? Così verifichi personalmente che gusto ha?
-Sandra! Stai scherzando?
-No! Non sto scherzando! Aspetta metto a letto Alex e torno subito!
Portava un vestitino intero. Arrivava appena sopra le ginocchia. Si apriva sul davanti, con una serie di bottoni che terminava fino all’orlo inferiore, lasciando una piccola apertura sul davanti. Le sue gambe bianche spiccavano sul blu dell’abito. Nel momento in cui si alzò, spalancò le cosce, mostrandomi il suo meraviglioso scoscio. Sandra ha ventisette anni, è nel pieno della sua giovinezza. La gravidanza le ha un po’ ingrossato i fianchi, ma non ha tolto nulla alla sua conturbante sensualità. Il vestito era aperto sul petto. Non portava il reggiseno per cui le tette erano completamente in bella vista, grosse e candide, con il nero dei capezzoli, che risaltava come un buco nero. Calzava gli infradito, e nel movimento improvviso una ciabatta si sfila e cade.
-Accidenti! Mi aiuti a metterla!
-Faccio subito!
Mi chinai tra le sue cosce spalancate, raccolsi la ciabatta. Lei alzò la gamba e, mentre la stavo calzando sul piede, lo sguardo si infilò in mezzo al suo scoscio. Come ai vecchi tempi, quando eravamo ragazzi, lei si sedeva sul divano a guardare la televisione, poi si allungava mettendo le gambe sulle mie ginocchia, le sue cosce aperte mi facevano impazzire i sensi.
Con poche mosse mi aveva suscitato un impeto spaventoso. Nei jeans percepivo un’incipiente erezione che stava crescendo in modo esponenziale con il desiderio stimolato da quell’atmosfera eccitante.
Rimasi seduto sulla poltrona ad attenderla. Ero emozionato. Chissà che cosa si era messa in testa. Voleva farmi assaggiare il suo latte.
Ritornò subito, infatti, non aveva abbottonato la parte superiore del vestito, che era aperta e le tette spuntavano come due montagne bianche.
Sorrideva. Si sedette sul divano. Allunga le braccia.
-Dai vieni! Assaggia il latte! Non sei curioso di provare?
-Dai Sandra! Stavo scherzando!
-Io no. Lo so che stai morendo dalla voglia di provare! Sei mio fratello che c'è di male!
Non ero curioso, ero completamente incantato dalle sue tette. Avevo una gran voglia di toccarle, baciarle e succhiarle.
-Ah d’accordo! Se proprio insisti! Come mi debbo mettere? Certamente non in braccio come Alex!
-No sei troppo cresciuto! Prova ad inginocchiarti qua!
Spalancò le cosce indicandomi il tappeto davanti al divano. Imbarazzato, anche divertito per quella situazione incandescente, mi avvicinai a lei e mi inginocchiai tre le sue cosce aperte. Il mio inguine era perfettamente allineato al suo scoscio. Il mio cazzo era duro come l’acciaio se solo mi fossi appoggiato lei lo avrebbe percepito.
-Da quale vuoi cominciare?
Si era prese le tette in mano esibendole come due meloni. Le guardai, i capezzoli erano grossi e scuri, ancora umidi di latte bevuto da Alex. Lei le premette un pochino, dai fori cominciò a colare un liquido giallastro.
-Dai assaggialo!
Mi appoggiai con la bocca, abboccando ad un capezzolo, come un pesce all’amo. Leccai leggermente la punta del capezzolo e un sapore dolcissimo si diffuse nel palato.
Era buonissimo. Quel contatto mi diede un brivido alla schiena. Mi venne naturale afferrare le tette con entrambe le mani e soppesarle mentre leccavo quel liquido dolciastro.
Mi piaceva. Come se un istinto primordiale si fosse destato dentro di me. Così mi feci prendere da quella sensazione straordinaria; la mente si era stordita dall'eccitazione suscitata della situazione di intimità che si era venuta a creare tra me e Sandra.
-E' buono! Ci credo che Alex non vorrebbe smettere!
Alzai lo sguardo ed incrociai gli occhi di Sandra. Era seria. Una luce profonda traspariva dal suo sguardo. Non rideva, mi fissava intensamente. Mi accorsi che le sue cosce si erano strette ai miei fianchi, serrandomi come una tenaglia.
Forse il gioco ci aveva coinvolto in un vortice di sensualità che non era più possibile controllare.
Comunque mi piaceva. Mentre la guardavo le mie mani continuavano ad accarezzare le sue meravigliose tette. Era difficile staccarsi da quel contato morbido e caldo. Mi dilettavo a palpare le sue tette con una libidine che mi aveva sconvolto i sensi, annullando ogni freno inibitorio; notai che anche lei si era fatta coinvolgere emotivamente dalle circostanze, le carezze le piacevano.
All'improvviso ci guardammo intensamente, un istante che sembrava eterno. Fu lei a fare il primo passo. Mi afferrò la testa si avvicinò con la bocca e mi baciò.
Le sue mani si mossero lunga la mia schiena, stringendomi a lei. Mi toccavano con un’enfasi incredibile. Fu allora che mi accorsi che mi ero completamente addossato al suo scoscio e che stavo spingendo il grembo, oscenamente ingrossato con un’erezione spaventosa, contro la sua figa, calda e accogliente.
Ci baciammo a lungo, nessuno dei due accennava a smettere.
Mentre la sua bocca tormentava la mia, muovevo le mani sotto il vestito, sulle cosce e sulle natiche, fino ad arrivare ai bordi delle mutandine, li afferrai e lentamente tirai verso di me. Mi spostai indietro quel tanto da poter sfilare l’indumento intimo.
Una volta tolto, le sue cosce si spalancarono di nuovo, adesso in mezzo campeggiava boriosa la sua figa. Un folto vello castano chiaro mi aggredì la mente. In mezzo si scorgeva la fenditura che divideva le labbra grosse, carnose, che serravano all’interno quelle piccole, era una visione da infarto.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Avevamo paura di rompere la magia di quell'istante.
Colto da impeto frenetico, un desiderio morboso incontrollato di possederla, mi sbottonai i pantaloni abbassandoli fino a metà coscia, insieme alle mutande. Lei ne approfittò subito impossessandosi del mio cazzo. Lo menò in lungo per alcuni istanti, poi puntò la cappella contro la figa, quindi avvicinando il bacino si fece penetrare profondamente fino alla base dei coglioni.
La penetrazione fu rapida e facilitata dagli umori secreti in abbondanza. Appena mi trovai dentro quelle pareti infuocate:
-Mmm Sandra! non sai da quanto tempo ho sognato questo momento!
-Silvio anche io, scopami ti prego! Silvio non puoi immaginare il bene che mi stai facendo!
-Anche tu. Oh, finalmente dopo tanti anni.
L’afferrai dal culo e cominciai a scoparla. Il mio cazzo spariva dentro la sua figa ingorda ad un ritmo forsennato. Era uno spettacolo che avevo immaginato tante volte nella mia fantasia, ed ora si stava concretizzando sotto i miei occhi. Mi sembrava di sognare. Ma ero cosciente che quella era la realtà. Sandra era davanti a me con le cosce spalancate, ed io incuneato in mezzo mentre con il cazzo le stavo scombussolando la figa.
Quello fu solo l’assaggio, poi segui l’apoteosi.
Ero talmente eccitato che sborrai quasi subito. Dopo alcuni affondi convulsi, me l’abbracciai e le inondai la figa di sborra.
Provai un senso di delizia estrema mentre scaricavo quell’impeto dentro di lei. Quella scopata era diversa, non aveva la stessa intensità emotiva di quelle che facevo con la mia ragazza. Dava un piacere sublime, unico, eccezionale, perché era esaltato dal legame di sangue che ci univa. L’incesto ci aveva coinvolti un inferno di piacere estremo.
Dopo quella veloce scopata, ci spostammo in camera da letto. Ci spogliammo a vicenda nel tragitto tra la sala e la camera, dissemindando i vestiti per casa.
Appena si è sdraiata, mi sono avventato su di lei. Ci siamo amati per tutto il pomeriggio, riempiendole la figa di sborra ogni volta.
In un momento di lucidità, montai il tavolino da computer che mi aveva chiesto. Non mi portò via più di mezz'ora. Almeno avevo la scusa pronta per la mia presenza lì.
Mio cognato rincasò verso le otto. Lo salutai e me ne andai, lasciandoli soli.
Quel giorno fu l’inizio di un lungo e piacevole rapporto. Sandra uscì dalla depressione post partum. Perché si sentiva una donna desiderata ed appagata pienamente nei propri istinti sessuali.
Per soddisfarla passavo da casa sua quando ero libero dal lavoro. O la mattina, o il pomeriggio. Ho mollato anche la ragazza, per mia sorella. Avevo già tutto quello che volevo in lei. L'ho sempre amata.
Il matrimonio di Sandra non durò molto. Con la seconda gravidanza, gli screzi divennero più profondi. Una sera non rientrò affatto. Non si fece vedere per una settimana. Poi tornò per prendere le sue cose. Imballò e portò via i suoi oggetti preferiti e la collezione di dischi, e naturalmente portò via tutti i suoi vestiti.
La sera stessa mi chiamò Sandra.
-Silvio, Arturo se ne è andato. Mi ha lasciato. E' passato e ha portato via tutte le sue cose.
-Mi dispiace, amore. Vengo subito.
Monto in macchina e senza perdere tempo mi dirigo a casa sua. Quando mi apre, mi abbraccia e mi bacia. E' felice.
-Se n'è andato per davvero?- chiedo io.
-Sì! Ora puoi venire ad abitare qui con noi- mi risponde Sandra al settimo cielo.
Le accarezzo dolcemente la pancia, dove cresce mia figlia. E' una femmina, l'ho saputo la settimana scorsa, quando l'ho portata a fare l'ecografia.
-Non sospetta nulla Arturo?
-Non si è mai accorto di nulla. Mi ha detto che ha trovato una ragazza più giovane e carina di me che soddisfa le sue esigenze e che ha già avviato le pratiche per il divorzio. Ora dobbiamo solo aspettare.
Già, solo aspettare. Ci vuole un sacco di tempo per il divorzio, se ci sono dei bambini. Comunque la sera stessa mi trasferisco da lei. Non voglio che resti sola in casa. Nel suo palazzo ognuno pensa ai fatti suoi e nessuno ci disturba. Chiudiamo il mondo fuori dalla porta. Per me esiste solo mia sorella e mia figlia.
Quando l'avvocato ci dice che Arturo vuole l'affidamento dei suoi figli, Sandra gli risponde che è d'accordo. Ma avrà solo Alex. Dobbiamo per forza dirgli che la bambina non è sua figlia. Non me ne frega niente se Arturo vuole suo figlio, che se lo prenda pure. Ma la mia bambina non la avrà mai. Sono anche disposto a fare il test di paternità, pur di tenerla. Con la nuova legge sulla famiglia, la posso anche riconoscere.
Quando il divorzio diviene effettivo, Alex è già da tempo col padre. Anche Sandra non sente la mancanza di quel figlio. Noi, ora, abbiamo i nostri. Infatti, dopo che la bambina è nata, ho di nuovo messo incinta mia sorella Sandra. E pensa un po': mia sorella non ha più sofferto di depressione.
Il mio lavoro mi permette di lavorare da casa per cui posso accudire la mia bambina, mentre Sandra termina l'università. Le mancano pochi esami, ma non credo che lavorerà mai. Guadagno molto e viviamo bene col mio stipendio. Farà la mamma.
Io sono strafelice di questo. Una fica da riempire sempre a mia disposizione. Ho intenzione di chiedere a mia sorella di non prendere mai degli anticoncezionali. Voglio vederla sempre pregna del mio seme.
-Certo. Non lo farò mai. Non preoccuparti. Anche a me piace sentirmi pregna del tuo amore. Voglio darti tutti i figli che vuoi e tutti quelli che posso darti. Mi hai salvato dalla depressione e credo che questo sia l'unico modo per non ricascarci.
Un giorno, mia sorella Sandra mi chiamò sul cellulare chiedendomi di passare da casa sua. Aveva bisogno di un favore.
-Vengo nel pomeriggio. Questo mese lavoro la mattina.
Sandra aveva partorito da poco meno di un mese. La sua vita era completamente stravolta. Negli ultimi tempi avevo colto nel suo atteggiamento un certo nervosismo. Sapevo che le donne potevano essere vittime di uno stress psicologico connesso al parto. E lei ne manifestava i sintomi. Volli capire di più sul fenomeno. Così cercai le informazioni su internet. Trovai un commento interessante.
Sosteneva che una donna, quando diventa madre, spesso va in depressione perché la sua vita subisce un cambiamento radicale e sconvolgente. Ciò che crea turbolenza non è la difficoltà legata alla riorganizzazione della propria vita familiare. E’ la trasformazione del proprio corpo che sconcerta. Lo intuiscono subito dal comportamento dei mariti, che smettono di considerarle come femmine e le idolatrano come la mamma dei loro figli. Spesso si ignora che le donne, dopo la gestazione, conservano intatti i loro istinti sessuali primordiali. E’ un paradosso, ma la fame di sesso è maggiore durante l’allattamento del figlio.
Di conseguenza vorrebbero che le attenzioni del marito non smettessero mai, auspicando di vedersi desiderate come prima. I mariti, spesse volte, non colgono questo aspetto, ritenendo a torto, di dover rispettare una maternità santificata, con un atteggiamento di assoluto rispetto per la donna, vista come una madre asessuata, amorevole, protesa a curare i bisogni del neonato.
Mentre in lei la brama di sesso è pari agli stimoli ormonali femminili secreti in abbondanza a causa della dinamica fisiologica connessa all’allattamento, che martellano il cervello con messaggi subliminali, compresi la voglia di sesso. Per cui quando un desiderio è inappagato, a livello inconscio, scattano reazioni di irrequietezza. E’ terribile sentirsi inadeguata come donna.
Entrai e trovai Sandra seduta sul divano, con i seni scoperti, mentre stava allattando il piccolo Alex, un pargoletto, rotondo e biondo, che ricordava i puti alati degli altari delle nostre chiese.
-Ciao Sandra!
-Ciao Silvio!
-Ehi, piccolino stai mangiando? È incredibile! Guarda come ciuccia! Ha una fame terribile 'sta canaglia!
-Sì! È sempre affamato! Appena piange, la mucca Sandra corre! Con le sue mammelle!
-Ah, quanto lo invidio! Una vita tranquilla! Grandi dormite, poi quando ti viene fame, ciucci! Deve essere strano per te sentire questa specie di ventosa che tira come un aspirapolvere!
-I primi tempi mi faceva venire i brividi! Poi ti abitui!
-Da ragazza non avevi i seni così grossi! Ti sono cresciute dopo il parto?
-E già! La poppatoia della piccola peste!
Prima erano piccoli, a pera, appena pronunciate, ma meravigliosamente eccitanti. Da ragazzino l’avevo spiata tante volte in bagno, mentre faceva la doccia o si cambiava, e confesso che spesso mi masturbavo pensando alle sue cosce, al suo culo e alle sue tette. Sono cresciuto con l’immagine di mia sorella nella mente. Ho avuto tante occasioni, persino dormito con lei nello stesso letto, e non sono mai riuscito a realizzare quello che mi passava per la testa.
-Appena mi hai chiamato sono corso! Dimmi? Quale è il problema?
-La settimana scorsa ho comprato un tavolino da computer, è ancora incartato! Mario non ha mai tempo per montarlo! Oggi addirittura è via tutto il giorno! Ed io sono disperata! Da sola! Ad accudire Alex ed occuparmi di tutto!
Era nervosa. La sua voce celava un sentimento di livore nei confronti del marito.
-Certo! Lo faccio volentieri! Che bello vedere Alex tranquillo mentre dorme e lo allatti al tuo seno! Siete un bel quadretto!
-Bello! È solo apparenza! Non sai quanti problemi ci sono dietro questo bel quadretto! Meno male che ci sei tu! Sempre disponibile!
-Siamo fratello e sorella! Se non ci aiutiamo tra di noi?
-Aspetta che finisco di allattare Alex e poi ti mostro la scatola!
Mi eccitai a vedere mia sorella con le tette in bella mostra. In quel momento invidiai mio nipote, mi sarebbe piaciuto essere al posto suo. Immerso con la faccia in quelle meraviglie della natura. La gestazione le aveva fatto crescere due belle tette. Grosse e sode. Osservando la bocca di mio nipotino mentre succhiava avido quei capezzoli neri, mi venne un desiderio di attaccarmi e mordere quelle ciliegie scure, e di baciare la pelle bianca del seno. Insomma quella scena mi aveva suscitato solo pensieri libidinosi.
-Tranquilla! Mi siedo e mi gusto la scenetta degna del libro cuore!
-Spero che ti limiti a quello! Mi hai già fatto i complimenti per le tette! E non smetti di fissarle! La tua ragazza non te le fa vedere?
-Certo! Mettiamola così! Lei non le ha grosse come le tue!
Sto facendo un bello sforzo a dirmi che sono quelle di mia sorella!
-Magari stai invidiando Alex che se le sta ciucciando?
-Beh! Visto che siamo in argomento! Ti confesso che un po’ lo invidio! Mi ci vedi a ciucciarti le tette? Il latte che gusto ha? Dicono che sia dolce!
-Vuoi provarlo? Così verifichi personalmente che gusto ha?
-Sandra! Stai scherzando?
-No! Non sto scherzando! Aspetta metto a letto Alex e torno subito!
Portava un vestitino intero. Arrivava appena sopra le ginocchia. Si apriva sul davanti, con una serie di bottoni che terminava fino all’orlo inferiore, lasciando una piccola apertura sul davanti. Le sue gambe bianche spiccavano sul blu dell’abito. Nel momento in cui si alzò, spalancò le cosce, mostrandomi il suo meraviglioso scoscio. Sandra ha ventisette anni, è nel pieno della sua giovinezza. La gravidanza le ha un po’ ingrossato i fianchi, ma non ha tolto nulla alla sua conturbante sensualità. Il vestito era aperto sul petto. Non portava il reggiseno per cui le tette erano completamente in bella vista, grosse e candide, con il nero dei capezzoli, che risaltava come un buco nero. Calzava gli infradito, e nel movimento improvviso una ciabatta si sfila e cade.
-Accidenti! Mi aiuti a metterla!
-Faccio subito!
Mi chinai tra le sue cosce spalancate, raccolsi la ciabatta. Lei alzò la gamba e, mentre la stavo calzando sul piede, lo sguardo si infilò in mezzo al suo scoscio. Come ai vecchi tempi, quando eravamo ragazzi, lei si sedeva sul divano a guardare la televisione, poi si allungava mettendo le gambe sulle mie ginocchia, le sue cosce aperte mi facevano impazzire i sensi.
Con poche mosse mi aveva suscitato un impeto spaventoso. Nei jeans percepivo un’incipiente erezione che stava crescendo in modo esponenziale con il desiderio stimolato da quell’atmosfera eccitante.
Rimasi seduto sulla poltrona ad attenderla. Ero emozionato. Chissà che cosa si era messa in testa. Voleva farmi assaggiare il suo latte.
Ritornò subito, infatti, non aveva abbottonato la parte superiore del vestito, che era aperta e le tette spuntavano come due montagne bianche.
Sorrideva. Si sedette sul divano. Allunga le braccia.
-Dai vieni! Assaggia il latte! Non sei curioso di provare?
-Dai Sandra! Stavo scherzando!
-Io no. Lo so che stai morendo dalla voglia di provare! Sei mio fratello che c'è di male!
Non ero curioso, ero completamente incantato dalle sue tette. Avevo una gran voglia di toccarle, baciarle e succhiarle.
-Ah d’accordo! Se proprio insisti! Come mi debbo mettere? Certamente non in braccio come Alex!
-No sei troppo cresciuto! Prova ad inginocchiarti qua!
Spalancò le cosce indicandomi il tappeto davanti al divano. Imbarazzato, anche divertito per quella situazione incandescente, mi avvicinai a lei e mi inginocchiai tre le sue cosce aperte. Il mio inguine era perfettamente allineato al suo scoscio. Il mio cazzo era duro come l’acciaio se solo mi fossi appoggiato lei lo avrebbe percepito.
-Da quale vuoi cominciare?
Si era prese le tette in mano esibendole come due meloni. Le guardai, i capezzoli erano grossi e scuri, ancora umidi di latte bevuto da Alex. Lei le premette un pochino, dai fori cominciò a colare un liquido giallastro.
-Dai assaggialo!
Mi appoggiai con la bocca, abboccando ad un capezzolo, come un pesce all’amo. Leccai leggermente la punta del capezzolo e un sapore dolcissimo si diffuse nel palato.
Era buonissimo. Quel contatto mi diede un brivido alla schiena. Mi venne naturale afferrare le tette con entrambe le mani e soppesarle mentre leccavo quel liquido dolciastro.
Mi piaceva. Come se un istinto primordiale si fosse destato dentro di me. Così mi feci prendere da quella sensazione straordinaria; la mente si era stordita dall'eccitazione suscitata della situazione di intimità che si era venuta a creare tra me e Sandra.
-E' buono! Ci credo che Alex non vorrebbe smettere!
Alzai lo sguardo ed incrociai gli occhi di Sandra. Era seria. Una luce profonda traspariva dal suo sguardo. Non rideva, mi fissava intensamente. Mi accorsi che le sue cosce si erano strette ai miei fianchi, serrandomi come una tenaglia.
Forse il gioco ci aveva coinvolto in un vortice di sensualità che non era più possibile controllare.
Comunque mi piaceva. Mentre la guardavo le mie mani continuavano ad accarezzare le sue meravigliose tette. Era difficile staccarsi da quel contato morbido e caldo. Mi dilettavo a palpare le sue tette con una libidine che mi aveva sconvolto i sensi, annullando ogni freno inibitorio; notai che anche lei si era fatta coinvolgere emotivamente dalle circostanze, le carezze le piacevano.
All'improvviso ci guardammo intensamente, un istante che sembrava eterno. Fu lei a fare il primo passo. Mi afferrò la testa si avvicinò con la bocca e mi baciò.
Le sue mani si mossero lunga la mia schiena, stringendomi a lei. Mi toccavano con un’enfasi incredibile. Fu allora che mi accorsi che mi ero completamente addossato al suo scoscio e che stavo spingendo il grembo, oscenamente ingrossato con un’erezione spaventosa, contro la sua figa, calda e accogliente.
Ci baciammo a lungo, nessuno dei due accennava a smettere.
Mentre la sua bocca tormentava la mia, muovevo le mani sotto il vestito, sulle cosce e sulle natiche, fino ad arrivare ai bordi delle mutandine, li afferrai e lentamente tirai verso di me. Mi spostai indietro quel tanto da poter sfilare l’indumento intimo.
Una volta tolto, le sue cosce si spalancarono di nuovo, adesso in mezzo campeggiava boriosa la sua figa. Un folto vello castano chiaro mi aggredì la mente. In mezzo si scorgeva la fenditura che divideva le labbra grosse, carnose, che serravano all’interno quelle piccole, era una visione da infarto.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Avevamo paura di rompere la magia di quell'istante.
Colto da impeto frenetico, un desiderio morboso incontrollato di possederla, mi sbottonai i pantaloni abbassandoli fino a metà coscia, insieme alle mutande. Lei ne approfittò subito impossessandosi del mio cazzo. Lo menò in lungo per alcuni istanti, poi puntò la cappella contro la figa, quindi avvicinando il bacino si fece penetrare profondamente fino alla base dei coglioni.
La penetrazione fu rapida e facilitata dagli umori secreti in abbondanza. Appena mi trovai dentro quelle pareti infuocate:
-Mmm Sandra! non sai da quanto tempo ho sognato questo momento!
-Silvio anche io, scopami ti prego! Silvio non puoi immaginare il bene che mi stai facendo!
-Anche tu. Oh, finalmente dopo tanti anni.
L’afferrai dal culo e cominciai a scoparla. Il mio cazzo spariva dentro la sua figa ingorda ad un ritmo forsennato. Era uno spettacolo che avevo immaginato tante volte nella mia fantasia, ed ora si stava concretizzando sotto i miei occhi. Mi sembrava di sognare. Ma ero cosciente che quella era la realtà. Sandra era davanti a me con le cosce spalancate, ed io incuneato in mezzo mentre con il cazzo le stavo scombussolando la figa.
Quello fu solo l’assaggio, poi segui l’apoteosi.
Ero talmente eccitato che sborrai quasi subito. Dopo alcuni affondi convulsi, me l’abbracciai e le inondai la figa di sborra.
Provai un senso di delizia estrema mentre scaricavo quell’impeto dentro di lei. Quella scopata era diversa, non aveva la stessa intensità emotiva di quelle che facevo con la mia ragazza. Dava un piacere sublime, unico, eccezionale, perché era esaltato dal legame di sangue che ci univa. L’incesto ci aveva coinvolti un inferno di piacere estremo.
Dopo quella veloce scopata, ci spostammo in camera da letto. Ci spogliammo a vicenda nel tragitto tra la sala e la camera, dissemindando i vestiti per casa.
Appena si è sdraiata, mi sono avventato su di lei. Ci siamo amati per tutto il pomeriggio, riempiendole la figa di sborra ogni volta.
In un momento di lucidità, montai il tavolino da computer che mi aveva chiesto. Non mi portò via più di mezz'ora. Almeno avevo la scusa pronta per la mia presenza lì.
Mio cognato rincasò verso le otto. Lo salutai e me ne andai, lasciandoli soli.
Quel giorno fu l’inizio di un lungo e piacevole rapporto. Sandra uscì dalla depressione post partum. Perché si sentiva una donna desiderata ed appagata pienamente nei propri istinti sessuali.
Per soddisfarla passavo da casa sua quando ero libero dal lavoro. O la mattina, o il pomeriggio. Ho mollato anche la ragazza, per mia sorella. Avevo già tutto quello che volevo in lei. L'ho sempre amata.
Il matrimonio di Sandra non durò molto. Con la seconda gravidanza, gli screzi divennero più profondi. Una sera non rientrò affatto. Non si fece vedere per una settimana. Poi tornò per prendere le sue cose. Imballò e portò via i suoi oggetti preferiti e la collezione di dischi, e naturalmente portò via tutti i suoi vestiti.
La sera stessa mi chiamò Sandra.
-Silvio, Arturo se ne è andato. Mi ha lasciato. E' passato e ha portato via tutte le sue cose.
-Mi dispiace, amore. Vengo subito.
Monto in macchina e senza perdere tempo mi dirigo a casa sua. Quando mi apre, mi abbraccia e mi bacia. E' felice.
-Se n'è andato per davvero?- chiedo io.
-Sì! Ora puoi venire ad abitare qui con noi- mi risponde Sandra al settimo cielo.
Le accarezzo dolcemente la pancia, dove cresce mia figlia. E' una femmina, l'ho saputo la settimana scorsa, quando l'ho portata a fare l'ecografia.
-Non sospetta nulla Arturo?
-Non si è mai accorto di nulla. Mi ha detto che ha trovato una ragazza più giovane e carina di me che soddisfa le sue esigenze e che ha già avviato le pratiche per il divorzio. Ora dobbiamo solo aspettare.
Già, solo aspettare. Ci vuole un sacco di tempo per il divorzio, se ci sono dei bambini. Comunque la sera stessa mi trasferisco da lei. Non voglio che resti sola in casa. Nel suo palazzo ognuno pensa ai fatti suoi e nessuno ci disturba. Chiudiamo il mondo fuori dalla porta. Per me esiste solo mia sorella e mia figlia.
Quando l'avvocato ci dice che Arturo vuole l'affidamento dei suoi figli, Sandra gli risponde che è d'accordo. Ma avrà solo Alex. Dobbiamo per forza dirgli che la bambina non è sua figlia. Non me ne frega niente se Arturo vuole suo figlio, che se lo prenda pure. Ma la mia bambina non la avrà mai. Sono anche disposto a fare il test di paternità, pur di tenerla. Con la nuova legge sulla famiglia, la posso anche riconoscere.
Quando il divorzio diviene effettivo, Alex è già da tempo col padre. Anche Sandra non sente la mancanza di quel figlio. Noi, ora, abbiamo i nostri. Infatti, dopo che la bambina è nata, ho di nuovo messo incinta mia sorella Sandra. E pensa un po': mia sorella non ha più sofferto di depressione.
Il mio lavoro mi permette di lavorare da casa per cui posso accudire la mia bambina, mentre Sandra termina l'università. Le mancano pochi esami, ma non credo che lavorerà mai. Guadagno molto e viviamo bene col mio stipendio. Farà la mamma.
Io sono strafelice di questo. Una fica da riempire sempre a mia disposizione. Ho intenzione di chiedere a mia sorella di non prendere mai degli anticoncezionali. Voglio vederla sempre pregna del mio seme.
-Certo. Non lo farò mai. Non preoccuparti. Anche a me piace sentirmi pregna del tuo amore. Voglio darti tutti i figli che vuoi e tutti quelli che posso darti. Mi hai salvato dalla depressione e credo che questo sia l'unico modo per non ricascarci.
2
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Mio zio, padroneracconto sucessivo
Vita da pensionato
Commenti dei lettori al racconto erotico